Sono trascorsi non molti giorni da quando Maurizio
Landini, segretario generale FIOM-CGIL, si commosse alla sentenza del Tribunale
del Lavoro di Roma che imponeva a FIP l’immediato reintegro di 145 lavoratori
nello stabilimento di Pomigliano.
Come uno sprovveduto, però, Landini non aveva considerato che essendo al completo l'organico dello stabilimento di Pomigliano,
richiedere l’esecuzione della sentenza avrebbe comportato o il licenziamento di
145 lavoratori già da tempo impiegati o il ricorso alla cassa integrazione per oltre
280.000 ore/anno.
Ma il signor Landini non è l’unica persona geniale che sta
di casa nel mondo sindacale italiano !
È di queste ore la notizia che in seguito
all’incorporazione di INPDAP (Istituto nazionale previdenza dipendenti pubblica amministrazione) l’INPS, dovendosi sobbarcare i disavanzi portati in dote da
INPDAP, chiuderà il 2012 con una perdita di 6 miliardi, ed il 2013 ed il 2014
con perdite annuali di circa 7 miliardi.
È lecito interrogarsi se questo sconquasso, che
viene da lontano, non comporti un problema di sostenibilità dell’intero sistema
pensionistico.
Un sindacalista buontempone, commentando la notizia, ha
dichiarato che la responsabilità di questa situazione è di chi ha deciso di
attuare il “blocco delle assunzioni”.
Parole che esprimono una logica diabolica che si traduce in: l’assunzione di un
lavoratore è un diritto che deve prescindere dall’esistenza o meno di un posto
di lavoro … per cui il “blocco delle
assunzioni” potrebbe configurarsi perfino come comportamento antisindacale !
Con questo assurdo postulato la pubblica amministrazione,
con il passare degli anni, è diventato un carrozzone costoso, inefficiente e malandato.
Ma, ritorniamo a INPDAP ed alle sue traversie.
Era il 1973 quando il Governo Rumor, ebbe la brillante idea
di concedere la facoltà di andare in pensione a coloro che non ne avessero
maturato il diritto.
Questa scellerataggine fu concepita ed attuata con l'accordo dei sindacati che, soddisfatti di aver trovato lo "scivolo" per accompagnare le riduzioni degli organici, non si preoccuparono affatto degli effetti che quella scelta avrebbe avuto negli anni futuri.
Nacquero così le cosiddette “baby pensioni” che incidono, ogni anno, sulle casse INPDAP per ben
7,4 miliardi di euro, e sulle casse INPS per 2,1 miliardi.
A godere di questa assurda liberalità sono stati 535.752
fortunati che hanno iniziato a percepire la pensione in età compresa tra
i 30 ed i 50 anni.
Oltre il 60% di “baby
pensionati” risiede nelle regioni del nord, e 240.000 “baby pensionati” hanno lasciato il lavoro prima dei 45 anni, come,
ad esempio, la moglie di Bossi, Manuela
Marrone, andata in pensione a 39 anni, l’onorevole Antonio Di Pietro che
percepisce la pensione dall’età di 44 anni, e 2 bidelle, simbolo di questo scandalo
italiano, andate in pensione all’età di 29 e 32 anni !
Per troppi decenni, quindi, l’Italia è stato il paese
della cuccagna, dove “spendere e
spandere”, senza preoccuparsi di quello che sarebbe successo, era diventata
la religione di tutti.
A questo sfrenato gozzovigliare hanno partecipato naturalmente
anche i sindacati tutti, senza distinzione di sigla.
Oggi, però, al Paese viene chiesto di pagare il conto dei
debiti fatti in decenni di scialacquamenti !
Ha voglia Bonanni, segretario nazionale CISL, di ripetere
la solita tiritera “bisogna trovare i
soldi”, perché le casse dello Stato sono vuote e restano purtroppo solo
debiti, anche quelli fatti da Bonanni e dai suoi predecessori.
Le responsabilità, perciò, della rovinosa condizione in
cui versa il Paese sono di tutti, dei governi che si sono avvicendati, dei politici
che si sono preoccupati solo di massimizzare il loro tornaconto, dei sindacati
che hanno approfittato di ogni situazione per conquistare illusori e fragili
benefici che, oggi, pesano come palle di piombo sul “sistema Italia”.
Auguriamoci di non veder mai arrivare alle nostre frontiere gli “ufficiali esattori” incaricati dai
paesi creditori di riscuotere i loro crediti, perché allora per noi italiani sarebbe veramente il momento
della disperazione.
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