venerdì 6 luglio 2012

Cassazione, una sentenza giusta anche se insufficiente


Ieri, la quinta sezione penale della Corte di Cassazione ha confermate, in via definitiva, le condanne inflitte agli alti funzionari di Polizia ed agli agenti, colpevoli delle violenze avvenute il 21 luglio 2001 a Genova, in occasione del G8.
Sono stati dichiarati prescritti, invece, i reati di lesioni gravi di cui erano imputati nove agenti del nucleo speciale della Mobile.
Dopo 11 anni è stata scritta la parola fine di questo triste e tragico accadimento della storia italiana.
Personalmente detesto ogni forma di violenza, chiunque la metta in atto.
Detesto chi usa la violenza come unica forma di confronto con chi la pensa in modo diverso.
Detesto chi usa la violenza come occasione di vendetta o rivalsa.
Detesto chi usa la violenza come valvola di sfogo delle proprie frustrazioni.
Perciò non trovo nessuna giustificazione alle brutali violenze, ordinate dagli alti funzionari della Polizia e perpetrate dagli agenti, non nelle strade di Genova per contrastare la furia devastatrice dei "black bloc", ma di notte nella scuola Diaz.
Ritengo però ancora più ingiustificabili, perché efferate ed ignobili, le violenze compiute sui giovani fermati e condotti nella caserma di Bolzaneto.
Violenze che, tra l'altro, sono costate allo Stato italiano quasi 10 milioni di euro in risarcimenti alle vittime delle violenze.
Era logico, perciò, che la Corte di Cassazione, nonostante le molte pressioni subite, procedesse a confermare le condanne inflitte dalla Corte d'Appello.
Tra gli imputati non c'era Giovanni De Gennaro, nel 2001 Capo della Polizia ed oggi sottosegretario del Governo Monti.
Si tratta di una sentenza che mi lascia l'amaro in bocca perché colpisce gli esecutori e non i mandanti.
Infatti è un po' come se in un processo per droga ci si accontentasse di condannare i puscher e si lasciassero impunti i trafficanti.
D'altra parte non era, e non poteva essere compito della Cassazione giudicare le indubbie responsabilità di coloro che esercitavano il potere politico in quegli anni, ad incominciare dall'allora Ministro degli interni, Claudio Scajola.
In una dichiarazione di quei giorni, poi ritrattata, Claudio Scajola ammise di aver dato ordine alla Polizia di sparare sui manifestanti se avessero sfondata la zona rossa.
Un potere politico che, quindi, in occasione del G8 aveva impartite direttive rigorose ai vertici delle Forze dell'Ordine che non fecero altro che eseguirle, anche se eccedendo nelle modalità attuative.
Ora, che il potere politico sia stato, di fatto, il mandante di quanto successo a Genova, trova conferma anche nella riconoscenza dimostrata nei confronti dei più alti funzionari di Polizia, implicati nei fatti di Genova, dispensando loro una pioggia di promozioni ad incarichi di maggior prestigio.
Non possiamo, oggi, che rassegnarci ed accettare una sentenza in verità "insufficiente" perché colpisce solo gli esecutori e lascia impuniti gli intoccabili mandanti.

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