Pur
avendo già superata da lungo tempo la maggiore età, Bersani ragiona e si
comporta come un bambino che, giocando nella sua cameretta, brandisce a mò di spada un
righello di plastica e fantastica di essere alla testa di un'invincibile armata
per la conquista del regno dei balocchi.
Il
gioco di quel bambino ci farebbe sorridere e susciterebbe in noi tenerezza.
Bersani
invece no !
Ostentando
eccessiva sicumera, Bersani continua a vaneggiare di un PD primo partito
italiano sognando di potersi accomodare lui a Palazzo Chigi nel 2013.
Eppure
da ogni parte ed a più riprese si abbattono su di lui segnali forti e chiari
che dovrebbero risvegliarlo da queste fantasie.
L’ultima
avvisaglia, in ordine di tempo, ha preso forma concreta in occasione dell'assemblea del PD che si è svolta a Roma sabato mattina.
Ancora
una volta, cioè, il PD ha rivelata tutta la sua fragilità e le sue
contraddizioni, ribadendo di essere un patchwork
di culture e di intendimenti molto diversi tra loro e, spesso, perfino antitetici.
Una
assemblea contrassegnata da contestazioni, tessere strappate, gazzarre indegne di un partito che
intenda candidarsi alla guida del Paese.
Sperare,
perciò, che gli italiani affidino il loro destino nelle mani di questa armata brancaleone, nella quale coesistono, l'un contro l'altro armati, ex comunisti ed ex democristiani, liberali e socialisti, cattolici integralisti
e laici, può essere dettato solo da una assoluta cecità e da una scarsa
intelligenza politica.
L’assemblea
di sabato ha offerto uno spettacolo inquietante ed avvilente, mettendo a nudo,
di nuovo, che esistono difformità di pensiero così radicali, su temi
indifferibili per la loro rilevanza, da rendere impossibile, di fatto, la proposta all’elettorato di un programma politico condiviso da tutte le anime del
PD.
Su
uno contesto già di per sé difficile e cupo si sovrappongono poi alcuni fattori
che logorano anche l’esistenza quotidiana del partito.
L'insicurezza di Bersani nell’indicare la rotta da seguire; un'insicurezza che, oltre a creare
smarrimento e confusione, lascia che all’esterno il partito si presenti con
tutte le sue contraddizioni.
Perturbante è anche l’ottusità nell’ostacolare il rinnovamento interno, al solo
scopo di conservare le poltrone a molti, troppi notabili superati dai tempi e
dagli eventi, e ciò nonostante lo statuto del partito preveda la non ricandidabilità
di coloro che abbiano già espletati tre mandati parlamentari.
Ma
a rendere incerto il procedere quotidiano del partito ci sono anche i troppi e
continui ripensamenti che confermano come manchi, in realtà, chiarezza su ciò
che il PD è e vuole essere. Da Vasto all'UDC, dal rinvio delle primarie già fissate per il 14 ottobre al sostegno a Monti passando per "subito al voto", etc.
Se
questo sarà il PD che si presenterà all’elettorato nel 2013 le sue possibilità
di successo saranno veramente ridotte al lumicino, a dispetto di quello che
continua a fantasticare Bersani.
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