Maurizio Sacconi, ex ministro del Governo Berlusconi, nel
corso di un dibattito televisivo ha paragonato Mario Monti ad un Alka Seltzer in
grado di far digerire a Bersani & Co. provvedimenti che fino ad ieri sarebbero
risultati indigesti a tutto il Partito Democratico.
Non sappiamo come l’abbia presa il professor Monti a
sentirsi accostato ad una compressa effervescente antiacido, però bisogna
riconoscere che, oltre ad essere simpaticamente scherzoso, il parallelo
contiene un certo substrato di verità.
In effetti basterà ricordare gli sbarramenti opposti dal
PD, neppure molto tempo fa, ad ogni ipotesi di modifica del sistema
pensionistico per registrare che in parlamento la radicale riforma delle
pensioni proposta dal Governo Monti è stata approvata, seppur con qualche mal
di pancia, anche con i voti del PD.
Sembrerebbe più arduo, però, per Mario Monti, anche con l’ausilio
di un Alka Seltzer, convincere Bersani, Bindi, Fassina e soci, ad approvare
oggi, con altrettanta condiscendenza, la riforma del mercato del lavoro.
Forse che Bersani & Co. abbiano meno a cuore il
malessere di pensionati e soprattutto dei pensionandi ?
No, senz'altro no, ma nel PD sono subentrate alcune considerazioni
contingenti.
- Innanzitutto nel PD c’è l’illusione che il peggio sia ormai passato e che l’Italia si sia allontanata dal precipizio; il che purtroppo non è vero.
- Fra poco più di un mese si svolgeranno le elezioni amministrative e nel PD si è convinti che cavalcando il disagio sociale sia possibile rastrellare voti e non farsi scavalcare a sinistra da Di Pietro e Vendola.
- Poi, un possibile successo elettorale rinvigorirebbe la malferma leadership di Bersani.
- Difatti, nel PD c'è la consapevolezza che il partito sia tormentato da fratture interne solo provvisoriamente ricomposte da Bersani, nei giorni sorsi, in occasione della direzione politica.
- Infine, il taglio dell’atavico cordone ombelicale con la CGIL di Susanna Camusso vorrebbe dire spostare l’asse politico del partito verso posizioni più centraliste, e recidere definitivamente i ponti con l’incontro di Vasto e le possibili future alleanze elettorali con Di Pietro e Vendola.
Poiché, però, il PD è conscio di non potersi assumere
la responsabilità di far cadere il Governo Monti, perché pagherebbe un prezzo
politico molto caro, ha scelto di temporeggiare fino al 6 maggio, facendo la voce grossa
contro la riforma dell’art. 18, per poi, in base ai risultati elettorali decidere
il da farsi.
Nel frattempo l’Italia e gli italiani possono aspettare e …
sperare !
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