domenica 4 marzo 2012

Di Pietro, Vendola, Ferrero, l’antagonismo di comodo


In Italia è frequente imbattersi in strade e piazze invase da manifestazioni e cortei anche pacifici.
A volte si è potuto assistere a raduni che non proponendosi nessuna azione violenta risultavano anche gradevoli da osservare.
Tutto dipende dalla volontà degli organizzatori e dai messaggi che lanciano ai partecipanti nei giorni che precedono l’evento (ma a proposito, l’art. 414 del codice penale italiano non prevede il reato di istigazione a delinquere per "chiunque pubblicamente istiga a commettere uno o più reati ed è punito per il solo fatto dell'istigazione?).
Ieri molte città sono state percorse da cortei di “sedicenti” No TAV, da Milano a Roma, da Firenze a Torino, rappresentanti soprattutto delle molteplici espressioni dell’antagonismo duro ma così vigliacco da prendersela con il diritto all’informazione, malmenando giornalisti, fotoreporter e cameraman.
Se ad un giornalista fosse stato permesso di rivolgere ai manifestanti tre banalissime domande:
  1. sai dirmi dov’è la Val di Susa ?
  2. perché secondo te non si dovrebbe realizzare la TAV ?
  3. quanti abitanti della Val di Susa, invece, sono favorevoli alla TAV ?
si sarebbe avuta conferma che la maggior parte dei dimostranti non aveva proprio nulla da spartire con il movimento No TAV !
Probabilmente, se fossero state rivolte le stesse domande anche a Di Pietro (IdV), Vendola (SeL) e Ferrero (PRC) intrufolatisi nel corteo … ne sarebbe  uscita qualche sorprendente risposta.
Così come accadde a Torino il 14 ottobre 1980, quando, esasperati da 35 giorni di violente forme di picchettaggio, 40.000 colletti bianchi sfilarono in silenzio, per le vie della città, rivendicando il diritto di poter lavorare, gli abitanti di 15 comuni della Val di Susa, favorevoli alla TAV, hanno in programma, per i prossimi giorni  una marcia pacifica per affermare il loro dissenso dalle violenze del movimento No TAV.
Nel 1980 la “marcia dei 40.000” segnò una svolta radicale nelle relazioni industriali ed il sindacato ne uscì con le ossa rotte.
Cosa farà ora Alberto Perino, leader storico del movimento No TAV ? Scatenerà contro gli abitanti di quei 15 comuni le milizie d’assalto dell’antagonismo a lui tanto vicino ?
E Di Pietro, Vendola e Ferrero, pur di accaparrarsi qualche voto, avranno la faccia tosta di sfilare anche a fianco dei valsusini favorevoli alla TAV ?

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