Fino al 20 agosto 1991 importante
membro e dirigente del KGB, la potente polizia segreta comunista, Vladimir
Putin rassegnò le dimissioni dai servizi segreti solo dopo il fallito colpo di
stato contro Michail Gorbaciov, il propugnatore dei processi di democratizzazione
dell’Unione Sovietica più noti come “perestrojka” e “glasnost’”.
Nel 1998 Vladimir Putin fu nominato
a capo del FSB, una delle agenzie che avevano raccolta l’eredità del KGB.
Oggi, l’ex dirigente del KGB e del
FSB, comunista autentico del quale Silvio Berlusconi si vanta di essere
amico di merende e di dacia (anche se, per
le certezze divulgate dal verbo berlusconiano, l’amico Vladimir da comunista
verace avrà banchettato anche lui con teneri bambini cucinati sulla brace e vodka !),
è stato ancora eletto Presidente federale.
Sul risultato di queste elezioni
presidenziali aleggia più di un qualche dubbio di brogli.
Da ore, infatti, sul Web tutti
possono esaminare numerosi filmati di seggi elettorali dove individui, a viso
scoperto, infilano nelle urne non qualche scheda elettorale di troppo, ma veri
e propri pacchi di schede che, sicuramente, non contenevano voti favorevoli alle opposizioni
altrimenti sarebbero intervenuti i servizi segreti con l’immediato arresto dei furfanti.
Nonostante questi rospi sulla
coscienza, il nuovo Zar è apparso nella “Piazza del Maneggio” con le lacrime
agli occhi per la commozione.
Almeno questa presa per i fondelli
il signor Putin la poteva risparmiare innanzitutto al popolo russo, ma poi
anche al resto del mondo che le prove dei suoi brogli le ha sotto gli occhi.
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