Produrre disinformazione per esacerbare gli animi è un
modo di fare riprovevole per qualsiasi persona, ancor più se questa persona di
mestiere fa il giornalista e deontologicamente dovrebbe assicurare al suo
lettore, radioascoltatore o telespettatore una decifrazione obiettiva dei
fatti.
Questa mattina su “Il
Manifesto”, Guido Viale scrive un editoriale nel quale, consapevole di non
dire il vero ai suoi lettori, afferma: “L’azzeramento
dell’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori non è una misura per rendere
flessibile il mercato del lavoro, ma per rendere rigidi…”.
Non è mia intenzione esprimere un parere sull’editoriale, vorrei
semplicemente soffermarmi sulla prima parola di questo editoriale “azzeramento” che, letta sbrigativamente
da 1, 100, 1000 lettori potrebbe essere fomentatrice di iniziative violente e di
atti inconsulti.
Un qualsiasi dizionario della lingua italiana alla parola azzeramento
declina : “ritorno di una situazione al
punto di partenza, generalmente considerato come pregiudiziale per il
raggiungimento di un accordo”.
Ora, il signor Viale, sicuramente persona colta, informata
e padrona della lingua italiana, sa benissimo che l’art. 18 non è stato azzerato
ma semplicemente rivisitato nella sua struttura prevedendo e definendo con precisione
tre diverse possibili situazioni.
I licenziamenti discriminatori non solo erano e restano
nulli, ma in più, saranno nulli anche per i lavoratori che operano in aziende
con meno di 15 dipendenti, lavoratori, cioè, che fino ad oggi non erano
tutelati dall’art. 18.
Per i licenziamenti disciplinari sarà il giudice, così
come è accaduto fino ad oggi, a decidere, imponendo all’azienda un “indennizzo economico”, da 15 a 27
mensilità, oppure il “reintegro” nel caso in cui i motivi del licenziamento
fossero ritenuti infondati od irrilevanti.
Per i licenziamenti cosiddetti “economici”, ai quali è
previsto il ricorso solo nei casi di crisi aziendale o di ristrutturazioni
organizzative e produttive, è previsto l’indennizzo economico da 15 a 27
mensilità. Certamente un aggravio economico e finanziario non lieve per una
azienda già in crisi !
Ricorrere, perciò, alla parola “azzeramento” non solo mi sembra scorretto ma credo anche che
faccia torto all’intelligenza dei lettori di "Il Manifesto”.
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