Avrebbe dovuto essere il giorno per brindare all’accordo sulla riforma
del mercato del lavoro, ed invece tutto è rinviato di altre 48 ore, come se ciò
che non è stato condiviso ieri lo possa essere domani.
Ancora una volta CGIL ha scelto di fare le barricate per l’ostinata difesa
dell’art.18, dissociandosi nuovamente dalle scelte delle altre
organizzazioni sindacali, CISL ed UIL in primo piano.
Eppure è trascorso solo poco più di un anno da quando, prima a Pomigliano
e poi a Mirafiori, i lavoratori FIAT votando “si” ai referendum indetti dall’azienda avevano mandato un
messaggio forte e chiaro a FIOM, e quindi a CGIL.
In entrambi gli stabilimenti, al contrario di CISL ed UIL, FIOM si era
schierata per il “no” e ne era uscita
sconfitta.
Possibile che Camusso e Landini non vogliano prendere atto che dai tempi dello Statuto dei Lavoratori sono
passati oltre 40 anni, che la stessa struttura del mondo del lavoro si è modificata,
ma che soprattutto sono cambiati i lavoratori, il loro modo di pensare, le loro
esigenze ?
Cosa c’è di così inaccettabile nelle modifiche all’art. 18 proposte dalla
riforma del Ministro Fornero ?
I licenziamenti per motivi discriminatori erano e restano nulli, non solo,
ma mentre prima questa norma era valida solo per le aziende con più di 15
dipendenti, ora sarebbe efficace per tutti i lavoratori. È una scelta di
assoluta equità e giustizia !
Per i licenziamenti riconducibili a “motivi
economici”, imposti cioè da crisi aziendali o da processi di ristrutturazioni
organizzative e produttive, la riforma prevede un “indennizzo economico” e non più il “reintegro”.
Ma che significato avrebbe il reintegro del lavoratore in un’azienda già
in crisi, se non quello di acuire la crisi aziendale e, quindi, di rinviare nel
tempo il licenziamento, probabilmente mettendo a rischio anche il posto di altri
lavoratori ?
Per CGIL, però, inaccettabilli sono i “licenziamenti disciplinari”, cioè
quelli che l’azienda potrebbe effettuare nei casi in cui il lavoratore trasgredisse
ai doveri regolati dai contratti di lavoro o da regolamenti e procedure
aziendali.
In questi casi la riforma contemplerebbe, comunque, che sia il giudice a
decidere tra “indennizzo” e “reintegro”, disponendo quest’ultimo nei casi in
cui i motivi del licenziamento risultassero infondati od irrilevanti.
Solo in Italia ed in Grecia esiste la tutela dei lavoratori improduttivi,
negligenti, irrispettosi di doveri e regole.
Ed è assolutamente insignificante la considerazione che alcuni commentatori
stanno facendo, in queste ore, affermando che, di fatto, le cause di lavoro provocate
dall’art. 18 sarebbero solo poche centinaia.
In realtà questi commentatori ignorano quante siano, invece, le trasgressioni “disciplinari” intollerabili che le
aziende hanno evitato di affrontare e definire, negli anni, proprio perché
esisteva l’art. 18 !
1 commento:
sono a favore dell'articolo 18.......ma una considerazione la devo fare :sino ad ora la manovra ha toccato solo i pensionati e gli operai......per giudicare questo governo aspetto la riforma della giustizia......se salveranno il nano con me hanno chiuso......
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