Senza dubbio in Italia si è vissuto da sempre un clima
permanente di contrapposizioni.
Contrapposizioni sempre meno ideologiche e sempre più originate
da impulsi di ottusa tifoseria.
Sarebbe stato logico, ad esempio, attendersi che la tregua
raggiunta tra le tre formazioni politiche maggiori per sostenere il Governo
Monti, sicuramente sofferta e tormentata per gli uni e per gli altri, avesse indotto
tutti, politica e società civile, ad abbassare i toni almeno nell’attesa che il
Paese uscisse dalle sabbie mobili della crisi economica e finanziaria.
Invece, purtroppo, ogni giorno ci rendiamo conto che non è
così.
Eppure è da molte settimane, ad esempio, che Berlusconi
non si rivolge più ai rappresentanti del PD chiamandoli “comunisti”, e che
Bersani, dal canto suo, non è più ossessionato dalla anche sola presenza sulla scena di
Berlusconi.
Era impensabile, fino a qualche mese fa, che Alfano,
Bersani e Casini non solo potessero incontrarsi, ma che lo facessero con frequenza,
per cercare e concordare scelte e comportamenti a sostegno del governo tecnico.
Credo che tutti e tre avvertissero la
necessità di rasserenare un clima politico, ormai tossico, almeno per dimostrare
di non essere indifferenti ai reiterati inviti del Presidente Napolitano.
Occorreva, però, un agente catalitico che facilitasse la disintossicazione
da arroganze, presunzioni, pregiudizi e diffidenze.
A fare da catalizzatore doveva essere, però, un fattore
necessariamente esterno alle logiche politiche, dal momento che neppure il
rischio reale di default del Paese era riuscito a far convergere la classe
politica su obiettivi e scelte collegiali.
Cosa accadrà, però, fra poco più di un anno quando gli
elettori saranno chiamati alle urna ? L’Italia sarà uscita definitivamente sana
e salva dalle sabbie mobili della crisi ? Riusciranno Alfano, Bersani e Casini, prima di
allora, a restituire credibilità alla politica ?
Il percorso non si presenta né facile né breve.
Innanzitutto perché
proprio il nuovo clima, apparentemente più sereno del panorama politico, ha
fatto venire a galla, soprattutto all’interno dei due partiti maggiori, divergenze
ed asprezze fino a quel momento sopite.
Poi, perché il clima collaborativo nato nell’interesse
dell’Italia, ha di fatto emarginati coloro che alla politica chiedono solo l’appagamento
di abietti interessi di bottega, e che pur di salvaguardare il loro tornaconto soffiano
sul fuoco del disagio sociale.
Infine, perché in questo momento quasi il 50% dell’elettorato
dichiara, senza mezzi termini, la propria insofferenza ed indifferenza per la
politica.
Occorrerà, perciò, che Alfano, Bersani e Casini agiscano
in fretta anche con scelte che li possano rendere malvisti ai loro stessi colleghi
di Casta.
Senza provvedimenti seri e severi, ad esempio, contro il
malaffare, per la riduzione di costi e privilegi della Casta, per estromettere
le lobbies dalle scelte economiche, per favorire il ricambio generazionale della
classe politica, sarà difficile che riuscano a risalire la china della
insofferenza e della indifferenza.
Se, malauguratamente, dalla tornata elettorale del 2013 dovesse
uscire un Parlamento votato solo dal 50% dell’elettorato sarebbero dolori per
tutti, ma soprattutto per l’Italia.
Nessun commento:
Posta un commento