Milano, Napoli, Cagliari, Genova… ed
oggi Palermo !
Se questa fosse la successione delle
sconfitte di una squadra di calcio, il suo allenatore sarebbe stato cacciato a
pedate e rincorso da frotte di tifosi incavolati.
Queste città, invece, costituiscono,
per la politica italiana, l’eccezionale progressione delle
disfatte in cui sono incappati tutti i candidati sostenuti da Bersani, non sfidando
agguerriti concorrenti di PdL o UDC, … ma in casa loro, in bonarie primarie di
partito.
A qualunque persona di buon senso
già il primo insuccesso avrebbe suggerito una attenta riflessione sulle
possibili cause della debacle e sui necessari interventi correttivi.
Invece al segretario del PD... no !
Bersani, trincerato nella sua
insipienza, è andato incontro alla seconda, alla terza, alla quarta, ed oggi
alla quinta disfatta.
Ebbene, che l’idea del PD, partito
alternativo al centro-destra, fosse così stramba ed utopistica da far sorridere
non solo gli addetti ai lavori, era evidente da anni.
In tutti questi anni, se i notabili
del partito si fossero interrogati su cosa stava tenendo insieme una armata brancaleone
formata da “ex” di ogni credo e colore, con onestà intellettuale sarebbero
giunti all’unico responso possibile: “l’antiberlusconismo”
!
Era prevedibile, di conseguenza, che
nel momento in cui il “nemico numero uno”
non avesse più dominato il proscenio politico, spaccature, dissapori,
contraddizioni, da sempre rinviati, sarebbero esplosi con asprezza.
Come se già non bastassero le ferite
esistenti, a versare ripetuto aceto sulle piaghe ci ha pensato l’incessante ondeggiare
di Bersani tra posizioni contrapposte.
Ricerca il dialogo con UdC mentre continua
ad amoreggiare con Di Pietro e Vendola, due barricadieri di mestiere, ora anche
antagonisti al fianco dei “No Tav”.
Manifesta il convinto sostegno al
Governo Monti, ma non disdegna il “lingua in bocca” con le posizioni massimaliste
della Camusso.
Dichiara il cosciente disimpegno nei
referendum (sul “porcellum” e su “acqua
pubblica”) ma, di fronte a 1.210.466 firmatari, improvvisamente corregge la rotta e cerca
di saltare sul carro dei vincitori.
Inevitabile, quindi, che di fronte
ad un segretario del PD così “insicuro
ed annebbiato”
ogni possibile elettore di centro-sinistra rimanga disorientato ed amareggiato.
Per questo approfitta delle
primarie per mandare un messaggio forte e chiaro appoggiando proprio i candidati che si presentino alternativi
a quelli proposti da Bersani, un segretario ritenuto
ormai non più credibile dalla maggioranza della base elettorale.
Di sicuro in un match di pugilato l’arbitro non attenderebbe il quinto KO per dichiarare concluso l’incontro !
Invece, a quanti altri KO dovrà
ancora assistere quel che rimane dell’elettorato PD prima che i maggiorenti del
partito si sveglino dal torpore e prendano le decisioni del caso ?
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