Non vedo come si possa abusare della parola "eroismo" per qualcuno che, per tronfia esibizione, si arrampichi su un traliccio dell’alta tensione al solo scopo di farsi vedere dagli amici di contrada mentre chiacchiera per telefono, da lassù, con un'emittente privata.
Così come non credo che sia prova di coraggio provocare ed insultare a brutto muso un carabiniere nell’esercizio delle sue funzioni, sapendo bene che non potrà reagire. Credo, anzi, che proprio l’imperturbabilità di quel carabiniere, che ha dimostrato selfcontrol e sangue freddo, abbia fatto fare la figura del pirla al suo provocatore.
Sono due delle centinaia di situazioni
deplorevoli e di sfida che oramai da tempo avvelenano le manifestazioni di parte degli abitanti della Val di Susa contro la TAV.
È doveroso ricordare, infatti, come non
tutti gli abitanti e gli amministratori della Val di Susa siano contrari alla
TAV.
La protesta del cosiddetto “popolo No
TAV”, ha avuto inizio con la prima manifestazione del 2 marzo 1996 a Sant’Ambrogio di Torino.
Nei primi tempi, alle manifestazioni partecipavano solo pacifici cittadini che si proponevano di esporre ed argomentare
le ragioni per le quali erano contrari alla costruzione della direttrice Torino
– Lione.
Numerosi incontri,
susseguitesi negli anni, tra promotori del movimento “No TAV” ed amministratori locali, da una parte, e rappresentanti regionali e tecnici,
dall’altra, non hanno interrotte, comunque, manifestazioni civili e
pacifiche.
E' doveroso ricordare, anche, che proprio grazie
a questi incontri sono state introdotte alcune significative modifiche al
progetto originario.
Purtroppo, come spesso accade,
c’è sempre qualcuno che, fregandosene dei cittadini e delle loro ragioni, mosso da
ottuso protagonismo o da meschino tornaconto o più semplicemente dal solo piacere
di fare casino, decida di cavalcare la protesta, anche la più giusta e tranquilla,
vigliaccamente consapevole che con il suo intervento nuocerà sia al sacrosanto diritto di manifestare,
sia alle ragioni stesse della protesta.
Così è successo anche in Val di Susa, dove sono arrivati, uno
dopo l’altro, Beppe Grillo, centri sociali, anarchici, autonomi, arrabbiati di
ogni specie e, non potevano mancare i politici, verdi, comunisti italiani,
rifondaroli comunisti.
Dopo l’infiltrazione sempre più
numerosa di questi professionisti della sobillazione e della violenza, il
movimento “No TAV”, è sfuggito a poco a poco di mano agli abitanti della Val di
Susa, ed ha ceduto il campo a manifestazioni di vera e propria guerriglia
contro le forze dell’ordine a presidio dei cantieri.
Delle autentiche ragioni, per le quali una
parte degli abitanti della Val di Susa sarebbe contraria alla TAV, di fatto non se
ne è più parlato; si è arrivati al muro contro muro ed a scontri violenti che hanno stroncata ogni possibilità di dialogo e di confronto.
Il ruolo della politica per evitare
che si arrivasse a questo punto è stato praticamente nullo.
Se i governanti che si sono susseguiti
avessero messa da parte l’arroganza del “tanto
noi andiamo avanti comunque”, e si fossero resi disponibili, fin dai primi
giorni, al confronto con quella parte di abitanti della Val di Susa contrari
alla TAV, le tensioni si sarebbero potute gestire meglio e con soddisfazione di
tutti.
Oggi, però, che, per la presenza di
troppi agitatori, l’opzione scelta da una parte è unicamente quella dello
scontro violento, è diventato impossibile, di fatto, recuperare ancora spazi per discussioni
serene; d’altra parte, è inevitabile che decisioni prese nell’interesse di tutto il
Paese debbano essere portate avanti senza se e senza ma.
1 commento:
sei stato chiaro.......
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