martedì 17 gennaio 2017

Que reste-t-il de ces 1000 jours ?

Spero che Charles Trenet mi perdonerà se oso scopiazzare, e male, i  meravigliosi versi di quella dolce melodia che lui scrisse e musicò nel 1942: “Que rest-t-il de nos amours ?”.
In queste ore, però, quando ripenso a ciò che è rimasto agli italiani dei 1000 giorni trascorsi da Matteo Renzi al governo del nostro Paese, riecheggia in me quella stessa tormentosa domanda che Charles Trenet si poneva su ricordi sicuramente più coinvolgenti ed appassionanti.
“Que reste-t-il ?”, ad esempio, se lo stanno chiedendo in questi giorni, sommersi dalla neve ed assiderati dal freddo polare, le vittime del terremoto che in agosto ha devastato il centro Italia.
Infatti, nel post-terremoto l’allora premier Renzi, esibendosi in passerelle-show tra Amatrice ed Accumoli, aveva rassicurati i terremotati impegnandosi a mettere a loro disposizione prima di Natale centinaia di confortevoli casette di legno.
Con cinismo mentiva sapendo di mentire perché i tecnici gli avevano già ribadito che non sarebbe stato possibile montare le casette prima della primavera 2017.
Ma questa è solo una delle tante cialtronate che con spudorata faccia tosta Renzi ha propinate agli italiani nei suoi 1000 giorni a Palazzo Chigi.
Oltre alla prodigalità di fandonie, però, quei 1000 giorni a Palazzo Chigi hanno rivelata la fallimentare inconcludenza di un governo che ha lasciati irrisolti, dietro di sé, problemi quali: conti pubblici a rischio della procedura europea di infrazione, disoccupazione giovanile incontenibile, povertà dilagante, situazione rovinosa del Monte dei Paschi, sistema creditizio traballante, debito pubblico fuori controllo, etc. etc.
Sono convinto, però, che i fallimenti più clamorosi siano stati causati dalla ottusità nell’inseguire false priorità che, una dopo l’altra, stanno franando come castelli di sabbia.
“Que reste-t-il ?”, per esempio, della legge elettorale, l’Italicum, che ha impegnato per mesi il Parlamento ?
Una legge nata già morta non solo perché in odore di anticostituzionalità, ma perché concepita per eleggere solo la Camera dei deputati quando ancora era incerto se il Senato elettivo sarebbe stato cancellato.
Per questo trovo sconcertante che il Capo dello Stato, Sergio Mattarella, non abbia manifestata alcuna riserva all’atto di promulgare, con la sua firma, l’Italicum il 6 maggio 2015, mentre oggi consideri invece “inconcepibile indire elezioni” senza disporre di una legge elettorale omogenea per Camera e Senato.
Mi domando: perché, allora, promulgò una legge elettorale valida solo per la Camera dei deputati ?
“Que reste-t-il ?”, oggi, di quella mostruosa riforma costituzionale sulla quale Renzi & Co. avevano detto di giocarsi i loro destini politici, fragorosamente bocciata da oltre 19 milioni di elettori con il referendum del 4 dicembre 2016 ?
Mi domando, perciò, cosa ci facciano ancora sulla scena politica Renzi & Co. dopo la batosta referendaria.
Ma soprattutto mi domando: quante iniziative più urgenti ed utili per il Paese avrebbero potuto essere adottate da governo e Parlamento nell’anno e più  scialacquato nel discutere, approvare e poi propagandare questa riforma miseramente defunta nelle urne referendarie ?
“Que reste-t-il ?”, al momento, della magnificata riforma Madia della Pubblica Amministrazione, altro fiore all’occhiello del governo Renzi, oggi ferma al palo dopo che la Consulta ha giudicati incostituzionali 4 dei suoi 11 decreti attuativi?
“Que reste-t-il ?”, ancora, di quella che era stata esaltata come la miracolosa riforma per rilanciare l’occupazione e normalizzare il mercato del lavoro ?
Mi riferisco ai provvedimenti legislativi, meglio noti come “Jobs Act”, sui quali pende la spada di Damocle delle due proposte di referendum approvate dalla Consulta, ma che al tempo stesso vede impegnato pancia a terra il governo Gentiloni per correggere in fretta i disastrosi effetti del “Jobs Act” nel diffondere il precariato.
“Que reste-t-il ?”, infine, dei molti provvedimenti annunciati per eliminare le Province, sopprimere il CNEL, ridurre i costi della politica, mettere mano alle pensioni d’oro, aumentare la prescrizione per i reati di corruzione, combattere gli sprechi nella PA, etc. etc. etc. ?
Insomma, 1000 giorni fallimentari che, anche se infiocchettati con fandonie e tronfie promesse cialtronesche, lasciano l’amaro in bocca agli italiani, soprattutto a quanti avevano creduto nel ducetto di Rignano.
C’è una cosa, però, che purtroppo resta ancora per ricordarci quei nefandi 1000 giorni.
Ed è la compagine del governo Gentiloni che, con l’approvazione del Capo dello Stato, resta tuttora farcita con gli stessi ministri e sottosegretari che hanno condivisa la scellerata conduzione del governo Renzi, e questo, mi sembra davvero uno schiaffo a milioni di italiani.