sabato 30 giugno 2012

Calarsi nei panni di un pidiellino … che faticaccia !


Poiché sono incuriosito dal cogliere cosa frulli nelle cocuzze del signore di Arcore e dei suoi lacchè, sarò costretto a sottopormi ad un esperimento particolarmente ripugnante ma necessario.
Cercherò, ammesso che ci riesca, di calarmi nei panni e nel modo di arzigogolare di un pidiellino, per tentare di decriptare cosa ci sia dietro alle tante e spesso ambigue dichiarazioni di Berlusconi e dei suoi portavoce Alfano, Cicchitto, Gasparri, Napoli, etc.
Per attivare il difficoltoso e penoso sdoppiamento di personalità non mi resta che sparare una domanda esistenziale : “quali angosce e timori ti assillerebbero, in questo momento, se tu fossi un parlamentare del PdL ?”.
Cado in trance e mi immedesimo in un pidiellino.
“Innanzitutto la mia prima preoccupazione è quella di salvare il mio scranno in Parlamento.
I sondaggi, nei quali LUI crede ciecamente, ci confinano, di fatto, al terzo posto, accreditandoci oggi, quando va bene di un 18/20% che potrebbe arrivare fino al 25% se il “grillismo” perderà consensi.
Il disastro è che se i sondaggisti avessero ragione noi precipiteremmo da 239 a più o meno 80/100 deputati ! Una catastrofe per quasi 150 di noi !
La sciagura avrebbe effetti ben più drammatici se dovesse passare addirittura la stramaledetta idea di ridurre a 508 il numero dei deputati !
Una vera falcidia dalla quale non mi salverei neppure se LUI mi inserisse tra i suoi favoriti. Finirà che dovrò tornarmene a casa e rinunciare a questo straordinario bengodi.
Ma io non voglio rinunciare a prendere tutti questi soldi e godermela altri 5 anni  !
Non mi resta che fare di tutto per mandare a puttane gli accordi ABC per riformare la legge elettorale e ridurre il numero dei parlamentari.
Ma come posso fare ?
Occorrerà tirar fuori dal cilindro un qualcosa che sparigli le carte.
Mitico! Ho trovato ! Tenterò di buggerare la Lega promettendogli il senato federale se, in cambio, appoggerà la proposta del presidenzialismo alla francese. Spiazzerei tutti e bloccherei sia la nuova legge elettorale che la riduzione dei parlamentari.
Detto fatto, la Lega ha abboccato ! Sono un genio !
Già, ma ce la faremo a resistere fino al 2013 senza perdere altri consensi ?
Temo proprio di no, quindi occorre trovare un pretesto per staccare la spina a Monti e votare ad ottobre con il “porcellum”.
Si, cavolo, ma con quale scusa posso proporre di sfiduciare Monti se LUI ha giurato e spergiurato, a destra ed a manca, che lo avremmo sostenuto fino al 2013 ?
Proverò a farmi venire un’idea !
Se Monti tornasse dal Consiglio Europeo a mani vuote potrei appigliarmi alla sua incapacità di far valere le ragioni dell’Italia e proporre di sfiduciarlo, perché sono certo che in questo caso neppure il rompiglione del Colle potrebbe mettersi di traverso.
E se, invece, Monti tornasse da Bruxelles con qualche successo ?
Ancora meglio ! Suggerirei a LUI di andare a “Porta a porta”, dal suo compare Bruno Vespa, per raccontare al popolo bue, pardon al “popolo sovrano”, che Monti era andato a Bruxelles con le proposte scritte da noi del PdL, per cui il successo è stato nostro e non di Monti.
Che colpo geniale !
Non è stato mica un caso se non ho mai voluta la mozione unitaria con quelli di PD, UDC e FLI, altrimenti come avremmo fatto a tenerci le mani libere !”
Basta ! Torno in me, non ce la faccio più ad immaginarmi nei panni di un pidiellino ed a scervellarmi con le sue masturbazioni mentali.

venerdì 29 giugno 2012

Il contrappeso di Formigoni è un Angelo invisibile


Non so quanto ci sia di vero nel pezzo “L'angelo invisibile di Milano” scritto da Giangiacomo Schiavi per il Corsera di oggi.
Personalmente mi considererei già più che appagato se anche solo un 50% degli episodi che Schiavi racconta fossero autentici.
Sapere che in una Milano, inquinata da Formigoni e dalla sua torbida congrega di ciellini, esista per contro un personaggio che, senza cercare pubblicità né affermazione politica, spenda se stesso ed i suoi beni per aiutare gli emarginati ai quali la società ha voltato le spalle, mi riconcilia con la vita.
Poco importa che l’angelo sia un facoltoso imprenditore od uno strapagato manager di una multinazionale o di una grande finanziaria.
E’ importante che esistano ancora milanesi, ai giorni nostri, con la sensibilità e la volontà di regalare “frammenti di umanità e di speranza” agli emarginati, proprio nella città che, da troppo tempo, assiste, con indifferenza, all’ipocrita religiosità di ciellini che intrallazzano tutto l’intrallazzabile, o ai bunga bunga e alle escort che vivacizzano le notti di un signorotto di provincia.
Anche se non conosceremo mai l’identità di questo “angelo della solidarietà che appare e scompare” credo che i milanesi, almeno quelli che non hanno consegnato il loro cervello al letamaio, ne elogeranno le gesta e lo ringrazieranno.

giovedì 28 giugno 2012

Politici imbronciati … senza sabbia, secchiello e paletta.


Alle reazioni stizzite di Fabrizio Cicchitto, nevrotico in servizio permanente effettivo, mi sono assuefatto da anni, per cui non mi sono né stupito né angosciato ascoltando le parole che ha rivolte al Governo: "se ci volete far stare qui fino al 13 agosto, sono problemi vostri... e ve la dovete trovare da soli una maggioranza". 
D'altra parte, appena poche ore dopo Cicchitto smentiva tutto, rispettando così la tradizione berlusconiana.
A sconcertarmi di più, invece, sono state le parole di Pierluigi Bersani che, sempre a proposito del dover lavorare in agosto, è arrivato a dire:  stiamo passando il segno …  c'è un limite a tutto. Abbiamo tutti una famiglia che ha diritto di stare due giorni con il padre o la madre. Queste cose mi preoccupano perché portano il Paese al disastro !".
Ora, che Bersani affibbi il pericolo di portare “il Paese al disastro” al rinvio delle vacanze ferragostane, sue e dei suoi colleghi, è indecente!
Così come mi sembra insopportabile che Bersani non riconosca che al disastro, ma quello vero, sia già stata l’insipienza di questa classe politica a trascinare il Paese.
Ciò premesso non credo di poter essere tacciato di “antipolitica” se ricordo a Bersani, Cicchitto e soci che, se invece di dedicarsi alle beghe di bottega e ad insensati bizantinismi, avessero lavorato con impegno e serietà senza rinviare, di settimana in settimana, quelle decisioni importanti che il Paese attende, non sarebbero obbligati a saltare qualche giorno di vacanza.
Oltre tutto, Bersani, Cicchitto e soci non dovrebbero dimenticare di essere dei “dipendenti del popolo sovrano” che li paga profumatamente perché lavorino per il bene del Paese e non per fare gli affari loro o per gozzovigliare e sollazzarsi.
Ora, in quanto “dipendenti del popolo sovrano”, come prevede qualsiasi contratto di lavoro dipendente, il godimento delle loro ferie deve essere compatibile con le esigenze funzionali.
Nel caso del Parlamento l’esigenza funzionale è che siano esaminati ed approvati tutti i provvedimenti che sono all’ordine del giorno, per cui, prima di schiamazzare per il diritto alle ferie, i parlamentari dovrebbero terminare il loro lavoro.
Prima comunque di parlare di diritti a ferie, vacanze e relax, sarebbe più decente che Besani, Cicchitto e soci chiedessero scusa al loro datore di lavoro, “il popolo sovrano”, per il disgustoso spettacolo, per buona parte dell’anno, delle aule parlamentari semideserte perché disertate da moltissimi “dipendenti” (cioè deputati e senatori) che non si degnano neppure di presenziare alle sedute.   
Quindi, mi sembra logico ed inevitabile che, solo dopo smaltito tutto l’arretrato accumulato in mesi di assenteismo ed oziosità, i signori parlamentari possano godere delle loro ferie per correre verso le spiagge con secchiello e paletta e divertirsi a fare altri castelli di sabbia.

mercoledì 27 giugno 2012

“Moralizzeremo la spesa pubblica !” … cos’è una barzelletta ?


Per i cattolici esiste la sacralità della famiglia !
Per i mafiosi esiste l’egemonia della famiglia !
Ma mentre il concetto di “famiglia”, per cattolici e mafiosi, ha contenuti e finalità comprensibilmente diversi, in SIAE (società autori ed editori), dove si è riusciti a fondere le due diverse concezioni, domina un particolarissimo concetto di onnipotenza della famiglia !
Un concetto che, proprio in SIAE, ha ottenuto molto successo e stupefacente diffusione. 
Infatti, dei 1.257 dipendenti, con contratto a tempo indeterminato, 527, vale a dire il 42% del totale, sono figli, nipoti, mariti o mogli di dipendenti o ex-dipendenti.
Tra le file dell’altro 58% trovano posto amici degli amici, figli di compositori e parolieri, familiari di sindacalisti, etc.
Insomma, certi di non essere smentiti, potremmo affermare che la SIAE è il prototipo di un autentico ente “a conduzione familiare”.
Non ci sarebbe nulla da eccepire se si trattasse di una impresa privata, se non che la SIAE oltre ad essere un “ente pubblico” è anche sottoposto, dal 2005, alla vigilanza del Ministero dei Beni ed Attività Culturali.
Al di là, però, dei processi di assunzione, palesemente nepotistici, la SIAE meriterebbe l’oscar della “faccia di tolla” anche per altri numerosi primati tra i quali, a titolo esemplificativo possiamo ricordare:
  • stipendio medio di € 64.000, per i dipendenti, e di € 158.000, per i dirigenti;
  • adeguamento biennale degli stipendi, tra il 7,5% e l’8,5%;
  • “indennità di penna” (sic !), da 53 a 159 euro mese, riconosciuta a tutto il personale da quando le procedure operative sono state informatizzate con il “passaggio dalla penna al computer”;
  • una media di 38 giorni di ferie all’anno;
  • “indennità di lavanderia” (sic !), pari a € 10,91/giorno, che scatta automaticamente con il 4° giorno di trasferta;
  • immobili a destinazione residenziale, di proprietà dell’ente, concessi con affitti di favore a 37 affittuari tra cui ben 34 sindacalisti.
Oramai da molti anni la SIAE chiude in rosso i suoi bilanci con perdite oscillanti tra i 25 ed i 35 milioni di euro ogni anno.
Per i mestieranti della politica e del sindacato, accecati da fette di salame sugli occhi, il problema non esiste tanto c’è sempre il solito cittadino “pantalone” che paga per gli scialacquii degli altri !

martedì 26 giugno 2012

Riprovevole esempio di giornalismo in malafede !


Boia fauss (come si direbbe dalle mie parti), non so proprio come reprimere quella sensazione di nausea e quei riflussi che espelle il mio stomaco ogni volta che lo vedo in TV o leggo un suo pezzo.
Sto parlando di Alessandro Sallusti, si proprio del direttore di “Il Giornale”.
La sfrontata ipocrisia che trapela da tutto ciò che dice o scrive è semplicemente nauseabonda.
Ieri dalla sua penna, con il pretesto di minimizzare le colpe del suo amico Formigoni, è balzato fuori l’ennesimo schizzo di fango sulla magistratura.
Per questo poco esimio giornalista si potrebbe configurare al massimo come comportamento eticamente discutibile”  il fatto che il Presidente della Regione Lombardia ed il suo “convivente” Alberto Perego disponessero a loro piacimento, a sbafo e per anni, di yacht e ville da favola, o utilizzassero aerei privati, ovviamente gratis, per trascorrere ai Caraibi rilassanti vacanze da nababbi, chiaramente pagate da altri !
Un modo così fariseo di travisare la realtà che se non fosse vomitevole farebbe scompisciare dalle risa.
In verità, a Sallusti di Formigoni e Perego e delle loro possibile malefatte non gliene fregava assolutamente nulla.
Gli serviva solo come appiglio, da un lato per calunniare i magistrati che indagano, e dall’altro per dedicare un nuovo panegirico al suo padrone, Silvio Berlusconi, in vista di una sua nuova eventuale discesa in campo.
Ora, per soddisfare il suo padrone Sallusti è libero, evidentemente, di prostrarsi ai suoi piedi, di incensarlo come eminente statista, di celebrarne la assoluta moralità cattolica, tanto poi gli italiani, quelli cerebro dotati, hanno occhi ed orecchie per vedere e giudicare.
Quello che trovo invece oltre che scorretto anche molto disonesto è che un giornalista, indegno di far parte dell'ordine, possa appioppare ad un “generico PM” questa gravissima dichiarazione: colleghi, una volta abbattuto Berlusconi, se vogliamo raggiungere i nostri obiettivi, dovremmo occuparci dei berlusconiani”.
A questo punto, o Sallusti si è inventata di sana pianta questa presunta dichiarazione, al solo scopo di plagiare quei gonzi che ancora leggono “Il Giornale” e si fanno infinocchiare dalle sue parole, oppure conosce nome e cognome del “generico PM” ed a questo punto non lo ha reso pubblico o per tornaconto personale o perché è un “cacasotto”.
Personalmente, però, propendo più per la volontà di suggestionare i suoi gonzi lettori, perché è senz'altro quello che gli riesce meglio.

lunedì 25 giugno 2012

Professor Monti … conti fino a 10 prima di aprir bocca !


Quando, qualche mese fa, Mario Monti dichiarava “il posto fisso è monotono”, non si rendeva conto che con quella affermazione stava inimicandosi, oltre a precari e disoccupati, proprio coloro che consentivano la sopravvivenza del suo governo.
Professor Monti, perciò, prima di aprire bocca si guardi intorno e poi … conti fino a 10 !
Se, infatti, si fosse informato prima di fare quella affermazione, il professor Monti avrebbe scoperto che più di 360 parlamentari, tra deputati e senatori, in realtà, da più di 10 anni hanno trovato il loro posto fisso nel Parlamento italiano.
Un posto fisso che, anche se monotono, comunque assicura loro laute prebende, un soggiorno confortevole tra buvette e comodi salotti, segretarie ed uffici gratis, auto blu con autista, cospicui vitalizi, e per i più scafati anche opportunità di arricchimento personale.
Una monotonia sicuramente più che accettabile, visto che si tratta di un posto fisso per il quale non è richiesta neppure la presenza costante sul posto di lavoro.
Non nascondo di provare un po’ di invidia per posti fissi così allettanti e così poco faticosi.
E’ più che naturale, perciò, che ognuno di quei 360 parlamentari odi Matteo Renzi e detesti l’insistenza con cui vuole fissare a 2 mandati il tetto di eleggibilità.
Infatti, se oggi si andasse alle urne, con il tetto proposto da Renzi, nel PdL non sarebbero più eleggibili 241 degli attuali 368 parlamentari, e nel PD ben 203 su 318.
A sfilare sotto le forche caudine, proposte dal “rottamatore fiorentino”, ci sarebbero nomi di illustri mestieranti della politica, da Beppe Pisanu, con i suoi 11 mandati, a Giorgio La Malfa, con 10 mandati, da Emma Bonino e Altero Matteoli, che vantano 8 mandati, a Massimo D’Alema, Walter Veltroni ed Angela Finocchiaro, che seguono a ruota con 7 mandati, da Fabrizio Cicchitto ed Ignazio La Russa, parcheggiati in parlamento da 6 mandati, a Rosy Bindi, Stefania Prestigiacomo e Giulio Tremonti, che vivono a spese degli italiani da 5 mandati.
E poi, incredibile ma vero: nell’anno del Signore 2012, comodamente adagiato sul suo scranno, c’è ancora qualcuno, un po’ invecchiato, che già occupava un seggio nel 1972, ai tempi del secondo governo Andreotti.
Immaginiamo, ora, quanto sarebbe opportuno e benefico, per le sorti del nostro Paese, uno tsunami che sconquassasse i partiti costringendo PdL, PD, UDC e FLI a sostituire con giovani rappresentanti della società civile, quelle centinaia di parlamentari ormai incartapecoriti ed incapaci di idee nuove. 

domenica 24 giugno 2012

La mattanza dei delfini … nel centrodestra

Dopo aver sbandierato ai quattro venti la decisione di passare il testimone ai loro successori, ecco che i padri padroni di PdL e Lega, nelle stesse ore, scelgono di sacrificare i loro delfini agli interessi di bottega.
Così, Alfano rinuncerà al miraggio di candidarsi come premier, mentre Maroni metterà da parte la scopa vendicatrice e subirà la restaurazione del cerchio magico.
Sebbene Alfano e Maroni, facendo buon viso a cattivo gioco, provino a minimizzare il prepotente ritorno sulla scena di Berlusconi e Bossi, con un minimo di buon senso si saranno resi conto che, per il momento, sono solo commissariati … e poi chi vivrà vedrà.  
C’è da chiedersi, però: si è trattato di una semplice coincidenza oppure la riapparizione, nello stesso momento, fa parte di un preciso disegno, studiato e concordato tra Berlusconi e Bossi ?
Ed anche: come mai la risurrezione dei due despoti viene divulgata proprio in questi giorni ?
Meditandoci sopra qualche minuto, ci renderemmo conto che l’annuncio, forse, ha un rilievo ben più ampio di come potrebbe sembrare a prima vista, e che, soprattutto, non è indirizzato solo ai due delfini sacrificali, Alfano e Maroni.
Per esempio il messaggio potrebbe preannunciare a Mario Monti che, al rientro da Bruxelles dopo il Consiglio Europeo, il PdL ritirerà il suo sostegno ed aprirà la crisi di governo.
Una crisi voluta per spingere o verso un governo “Monti bis”, nel quale i ministri tecnici sarebbero sostituiti da mestieranti politici di provata fede berlusconiana, oppure per preparare le elezioni anticipate in autunno.
In entrambe le ipotesi la Lega sarebbe pronta a ritornare in gioco.
A Berlusconi un “Monti bis” andrebbe particolarmente a genio.
Infatti, cosa ci sarebbe di meglio che poter operare, all’ombra della credibilità internazionale di Mario Monti, per fare puttanate quali, ad esempio, la cancellazione dell’asta per le frequenze televisive, una norma che punisca la magistratura, l’archiviazione del decreto anticorruzione (del quale il signore di Arcore ha detto contiene delle norme che ci mettono tutti nelle mani dei Pm”, confessando così che nel DNA suo e dei suoi sodali c’è l’attitudine a corrompere,).
Poiché, però, improbabilmente Monti si presterebbe al gioco, non resterebbe che andare a nuove elezioni in autunno, magari con una legge elettorale alla tedesca, risultato di un inciucio con PD e Lega.
Con le elezioni anticipate, tra l'altro, si eviterebbe la riduzione del numero dei parlamentari, il finanziamento ai partiti rimarrebbe invariato, i mestieranti della politica ed i lacchè resterebbero al loro posto, il processo Ruby subirebbe uno stop, ma, soprattutto, si impedirebbe al M5S di guadagnare ulteriore consenso.
Già, ma come reagirebbero l’Europa ed i mercati finanziari, potrebbe domandarsi un qualsiasi cittadino di buon senso ?
Ed ancora, l’Italia rischierebbe di stramazzare nel baratro in cui stava per precipitare otto mesi fa ?
Domande assolutamente legittime e assennate, però, caro cittadino cosa vuole che possa fregare a Berlusconi e Bossi dell’Italia se ci sono di mezzo i loro miserabili interessi di bottega !

sabato 23 giugno 2012

Il PD, un pollaio con troppi capponi e nessun gallo !


Nel periodo natalizio, sulle tavole degli italiani, ovviamente di quelli che se lo possono permettere, il cappone costituisce un piatto classico della tradizione nostrana, così come lo è il tacchino per gli americani nel giorno del ringraziamento.
Essendo animalista e vegetariano, sono tradizioni che evidentemente non possono appassionarmi.
Così come assisto senza entusiasmo e sconcertato alla vicenda che vede, giorno dopo giorno per la confusione e la babele che ne caratterizzano l’esistenza, il PD mostrarsi sempre più come un pollaio,.
Se vogliamo attribuire ai sondaggi un qualche credito non possiamo non leggere, nei numeri che ci prospettano, una circostanza di facile decodificazione.
Sono mesi che i sondaggisti, unanimi, segnalano che mentre il partito berlusconiano continua nel suo turbinoso declino ruzzolando ad un più o meno 15% di consensi nelle ultime settimane, il PD prosegua nel non schiodarsi da un livello di consensi indicato, da mesi, in un più o meno 25%.
Ora, di fronte a questi dati, se è vero che i berlusconiani non possono far altro che stracciarsi le vesti e frignare, è però altrettanto vero che Bersani & Co. dovrebbero incominciare a valutare se sia meno penoso suicidarsi con un colpo di pistola alle tempie o con una robusta corda al collo.
Sarebbe infatti la prima volta che il tracollo del partito di maggioranza non veda premiato il partito di opposizione !
Sembra che Bersani non si renda conto che il clamoroso crollo del PdL evidenzi appunto la sconfitta lampante del PD.
Per questo, prestando credito alla convinzione popolare che attribuisce scarsa intelligenza ai galliformi, mi sembra inevitabile immaginare il PD come un pollaio.
Un pollaio nel quale uno sciocco allevatore ha ritenuto possibile far convivere razze di polli così diverse, da Fioroni a Fassina, da D’Alema a Serracchiani, da Marino a Livia Turco, da Bersani a Renzi, etc.
Un pollaio nel quale mancano galli capaci di governare la vita interna e di progettare con chiarezza le prospettive in termini di programmi e di alleanze.
Un pollaio nel quale convivono, invece, troppi capponi che, ridotti alla frustrazione dal loro stato, si beccano tra loro.
Rottamatori e cigiellini, laici e bacchettoni, integralisti e riformisti …
Così, in questo caldo week end di fine giugno, a confermare lo scollamento sostanziale del PD, Fassina sputa veleno contro Renzi, a Firenze Renzi riunisce gli amministratori locali, a Roma Bersani incontra i segretari di circolo, e chissà cos'altro potrà succedere.
L’unica evidenza, purtroppo, è che le facce dei polli sono sempre le stesse da decenni ! 

venerdì 22 giugno 2012

Il ritorno alla lira è come la nipote di Mubarak !


Quando si trova alle corde il signore di Arcore perde la bussola e le spara grosse !
Non è la prima volta che accade.
Quando, la sera del 27 maggio 2010,  telefonò al Capo di Gabinetto della Questura di Milano, per chiedere di lasciar andare Ruby, nel tentativo, rivelatosi poi inutile, di  non far venire a galla il suo vizietto di farsela con una minorenne, lì per lì riuscì solo ad inventarsi la balla che la fanciulla marocchina fosse nipote del dittatore egiziano Mubarak, suo carissimo amico.
Ad una panzana così inverosimile potevano abboccare solo gli sciocchi che, per la loro insipienza, militano nelle file del PdL; ed è ciò che è accaduto.
Passano due anni e questa volta il signore di Arcore si rende conto di essere impotente di fronte alla disintegrazione del PdL, ma soprattutto è sconvolto dall'idea di dover cedere a Beppe Grillo il ruolo di cacciaballe.
Ed allora, nel suo delirio immaginifico vagheggia di rilanciare un suo progetto politico sparando un'altra balla da dare in pasto agli allocchi.
Questa volta tocca all'euro, o per essere più precisi alla idiozia di abbandonare l'euro e tornare alla lira.
A poche ore dalla scelta che ha fatto il popolo greco di non lasciare l'euro per tornare alla dracma, l'uomo di Arcore si propone di andare contro corrente.
Sicuramente, per coloro che hanno parcheggiate nei paradisi fiscali le loro casseforti piene di euro e di dollari, il ritorno alla lira equivarrebbe ad una vincita al superenalotto !
Infatti, la svalutazione che accompagnerebbe il dissennato ritorno alla lira, valutata dagli economisti nel 30/40%, rivaluterebbe della stessa percentuale i capitali fuggiti all'estero, con goduria di chi ha le proprie fortune nei paradisi fiscali.
Al contrario, stipendi e pensioni degli italiani risulterebbero svalutate del 30/40%, e di pari passo aumenterebbero i prezzi di tutti i prodotti di importazione, primo fra tutti il petrolio.
E' anche vero che, nel breve termine, ne trarrebbero vantaggio le esportazioni dei prodotti italiane, ma si tratterebbe di un vantaggio effimero perché nel giro di qualche mese i costi di produzione sarebbero destinati a crescere, annullando il vantaggio competitivo.
Mi viene quasi il dubbio che l'idea di ritornare alla lira sia semplicemente uno stravagante arzigogolo  per aggiungere alle "leggi ad personam" anche la "svalutazione ad personam".

giovedì 21 giugno 2012

Ai politici, del popolo sovrano "nu gliene pò fregà de meno"


Se qualche italiano si illudeva ancora che i politici fossero attenti e rispettosi degli umori e delle aspettative del "popolo sovrano", ebbene ieri avrà patita l'ennesima e definitiva frustrazione.
Dopo che per settimane e mesi i partiti avevano sbandierata la loro ferma intenzione di mettere mano alla riforma costituzionale per ridurre il numero dei parlamentari, ecco che ieri il PdL si accorda con la Lega per bloccare in Parlamento il taglio di "parassiti".
Eppure lo stesso Angelino Alfano aveva affermato, con squilli di tromba, che i senatori sarebbero passati da 315 a 254 ed i deputati da 630 a 508.
Tralasciando le ridicole assicurazioni di Alfano, è però molto grave che lo stop a questa riforma costituzionale sia avvenuta dopo che il 23 maggio la Commissione Affari Costituzionali del Senato aveva approvata proprio quella parte della riforma riferita alla riduzione del numero di parlamentari.
Ma quella di ieri doveva essere proprio una giornata sfigata per quei pochi italiani che ancora nutrono sentimenti di fiducia nei politici nostrani.
Infatti, sull'altro fronte, quello del PD, è stata messa in scena una imbarazzante manfrina sull'approvazione della riforma del lavoro.
Forse per soddisfare la CGIL, o forse per compiacere ai deliri massimalisti di Stefano Fassina, fatto sta che i parlamentari del PD hanno posto un vero e proprio ricatto al Governo, subordinando il voto della riforma del lavoro alla soluzione del problema degli esodati.
Praticamente una pretesa impossibile da soddisfare tenendo conto che Mario Monti vorrebbe presentarsi, il prossimo 28 giugno al Consiglio UE con la riforma del lavoro approvata ed a quell'appuntamento mancano solo 7 giorni.
Possibile che una riforma, all'esame del Senato dal 5 aprile, dopo oltre 2 mesi e mezzo sia ancora in attesa di approvazione dai "parassiti parlamentari" ?
Interrogativo inquietante che ovviamente potremmo porci anche per la riforma della legge elettorale, della quale si discute da mesi, o per la modifica del finanziamento ai partiti che, dopo gli scandali Belsito e Lusi, lo sfrontato trio Alfano, Bersani e Casini, aveva assicurato che sarebbe stata approvata in pochi giorni.
A concludere questa giornata sfigata mancava solo il voto del Senato sull'autorizzazione a procedere all'arresto di Luigi Lusi, ex tesoriere della ex Margherita.
Ed ecco l'ultima sconcezza! Adottando un comportamento tipicamente omertoso e solidarizzare con il senatore, accusato di associazione a delinquere finalizzata all'appropriazione indebita, i senatori del PdL si sono astenuti dal voto allontanandosi dall'aula, forse con la speranza di far mancare il numero legale.
Oddio, omertà e solidarietà del Pdl verso coloro che hanno problemi con la giustizia non sono una novità e non possono più sorprendere.
Immaginiamoci, ora, come dovevano essere gongolanti Beppe Grillo e la Casaleggio Associati, ieri sera, dopo una giornata così infamante per i politici nostrani ! 

mercoledì 20 giugno 2012

I sindacati, una brigata di smemorati e farisei


Anche domenica Angeletti, Bonanni e Camusso, erano tutti e tre in piazza a protestare contro il Governo.
Come la bislacca maggioranza che fa finta di sostenere il Governo, anche il sindacato ha il suo bizzarro trio ABC.
Strana coincidenza !
Nel corso della mia vita lavorativa non ho mai presa la tessera né di un partito né di un sindacato perché, osservandoli, mi sono capacitato che politici e sindacalisti appartengano a quella razza di individui che antepongono sempre, agli interessi dei loro rappresentati, il loro meschino tornaconto. 
Come non restare sgomenti di fronte a due personaggi, Angeletti e Bonanni, che nelle piazze o davanti ai microfoni si accalorano in difesa dei diritti acquisiti dai lavoratori, poi, di fatto, si fanno sodomizzare da Sergio Marchionne, sottoscrivendo per la FIAT accordi che fanno scempio di molti diritti dei lavoratori ?
Per compiacere Marchionne, Angeletti e Bonanni hanno perfino polemizzato con la amicuccia di merende, Susanna Camusso, ma sembra che nessuno se ne ricordi più.
Cosa dire della cagnara che l'ABC sindacale sta scatenando sul delicato problema dei cosiddetti "esodati" ?
Se con questa orrenda parola, esodati, si intendono coloro che oggi sono stati di fatto già espulsi dal sistema produttivo con la prospettiva, in base ad accordi siglati in sede governativa, del pensionamento immediato, il loro numero è sicuramente determinabile con precisione.
Se invece l'ABC sindacale vuol far passare come "esodati" anche coloro che rischiano il loro posto di lavoro, oppure sono in cassa integrazione speciale che prima o poi avrà termine, allora evidentemente il trio ABC sta ciurlando nel manico, come si dice dalle mie parti.
Il malizioso tentativo di far passare come "esodati" quelli che non lo sono oggi e forse non lo saranno neppure in futuro, riporta alla memoria la sconcezza delle famigerate "baby pensioni".
Con l'assenso sindacale, dal 1973 ben 531.725 lavoratori del settore pubblico, d'età compresa tra i 30 ed i 50 anni, sono andati in pensione con un numero molto ridotto di anni contributivi.
Due esempi su tutti: Manuela Marrone, moglie di Umberto Bossi, è andata in pensione come insegnante all'età di 39 anni, ed Antonio Di Pietro, leader dell'IdV, è andato in pensione come magistrato a 44 anni !
L'indecenza delle "baby pensioni" costa ogni anno al sistema pensionistico 9,5 miliardi.
Se invece i 531.725 babypensionati fossero andati in pensione secondo i dettami del sistema pensionistico, lo Stato avrebbe risparmiato dal 1973 ad oggi oltre 148 miliardi di euro.
Quante manovre lacrime e sangue sarebbero state risparmiate agli italiani, se il sindacato non avesse sostenuto questo sconcio ?

martedì 19 giugno 2012

Le vergogne di una giustizia ingiusta ed amorale


L’Italia, universalmente riconosciuta come la patria del diritto, è in realtà anche il Paese in cui troppo spesso si fa scempio proprio dei principi fondamentali del diritto.
Gran parte della responsabilità va attribuita, di certo, ai legislatori che hanno legiferato in modo sconsiderato, a volte solo per compiacere a questa o quella lobby.
Ma anche la magistratura non è esente da colpe per l’eccesso di soggettività con cui interpreta le norme.
Non mi riferisco alle molte ed indecenti leggi “ad personam”, che  negli ultimi anni sono state introdotte nel nostro ordinamento da ministri e parlamentari lacchè, ma a norme che dovrebbero rendere giustizia ai comuni cittadini, ad esempio punendo i responsabili di omicidi con pene semplicemente giuste.
Mi riferisco agli automobilisti assassini che dopo aver ucciso, per imperizia o perché ubriachi o drogati, rimangono impuniti con disprezzo per le vite umane che hanno distrutte.
Che possa raffigurarsi come istigazione a delinquere il messaggio pubblicitario che, trasgredendo ai limiti di velocità posti dal codice della strada, esalta le prestazioni velocistiche di una autovettura, è assolutamente realistico, e qui il discorso si potrebbe allargare alla diretta responsabilità delle stesse case automobilistiche.
Che l’automobile possa trasformarsi in uno strumento di morte se condotto da soggetti imprudenti, incapaci o non nel pieno possesso delle loro facoltà, è assolutamente evidente.
Ora mi domando, perché se da una pistola parte inavvertitamente un colpo che uccide una persona il responsabile deve fare anni di galera, mentre se lo stesso individuo, ubriaco o drogato, al volante fa una strage non trascorre neppure un giorno dietro le sbarre ?
Forse, per il rilascio della patente automobilistica sono richieste minori preparazione ed oculatezza di quelle richieste per il porto d’armi ?
Ma che cavolo di giustizia è mai questa ?
A Marsala un automobilista 22enne, in stato di ebbrezza, per aver uccisa una donna di 37 anni ed i suoi due figli di 12 e 10 anni, patteggia una pena a due anni di carcere, ovviamente sospesa.
Sulla A26 un SUV condotto da un 35enne sbronzo, dopo aver imboccata l’autostrada contromano piomba su due auto ed uccide 4 giovani turisti francesi. Pur avendogli riscontrato un tasso alcolico tre volte superiore al consentito il giudice decide di non firmare l’ordine di arresto.
Un automobilista, sotto l’effetto di droghe, alla guida di un’auto rubata falcia tre ciclisti tra Porto Garibaldi e Lido degli Scacchi, uccidendone uno. Da non credere: è arrestato per il furto d’auto e non per l’omicidio !
Potrei continuare all’infinito a riportare notizie come queste … ma credo che siano già più che sufficienti per porre legittimamente una domanda : quando il legislatore si deciderà finalmente ad emanare norme che contemplino il reato di omicidio stradale con pene rigorose ed aggravanti severe per guida in stato di ubriachezza e sotto l’effetto di droghe ?
Ovviamente con il ritiro immediato della patente, il che oggi non avviene.

lunedì 18 giugno 2012

Lega, ciò che resta del partito di lotta e di potere


Il tradizionale raduno di Pontida era in programma per domenica 10 giugno.
Maroni, uomo prudente, prima di far squillare le trombe per chiamare a raccolta il popolo leghista ha afferrato un pallottoliere ed ha fatta la conta.
Ha capito subito che per accogliere ciò che resta del popolo leghista invece del prato di Pontida sarebbe stato più che sufficiente un monolocale 4 x 4 !
Da qui l’idea del “No IMU Day”, non più a Pontida ma a Verona, per non deludere quelle poche centinaia di cocciuti che, la domenica, si intestardiscono nell’indossare ancora la camicia verde.
Nonostante, però, Maroni a Bergamo avesse assicurata al popolo leghista una grande scopata (solo nel senso di ramazzare via dalla Lega i malfattori ed i disonesti) sul palco di Verona al suo fianco c’è ancora Umberto Bossi.
Un Bossi, sempre meno lucido, che dai microfoni di Verona ha confermato che “quando c'eravamo noi i conti quadravano”, facendo riferimento chiaramente al benessere che regnava a casa sua e di cui godeva tutta la sua famiglia.
Da Maroni, invece, è arrivato l’ormai monocorde attacco al Governo Monti che affama i popoli del nord per completare la Salerno – Reggio Calabria, dimenticando, meschinello, che il Governo, di cui lui era ministro, si era impegnato ad ultimare i lavori dell’autostrada già nel 2006.
Il tratto più significativo delle parole di Maroni, però, sta nel rinnovato corteggiamento ad Alfano perché stacchi la spina al Governo Monti.
Come mai questo ritorno di fiamma dopo aver snobbato Alfano ed il PdL in occasione delle amministrative ?
Elementare, mio caro Watson !” risponderebbe Sherlock Holmes.
Dopo aver assistito alla disfatta della Lega proprio in quelle che erano state da sempre le sue roccaforti, dopo aver appreso dai sondaggi che, in caso di elezioni, la Lega non riuscirebbe neppure a superare la soglia di sbarramento del 5%, cosa resta da fare a Maroni ?
“Elementare !”. Aggrapparsi al PdL come alla ciambella di salvataggio che eviti a Maroni, prossimo segretario, di trovarsi a capo di un partito senza alcuna rappresentanza in Parlamento, e, ancora più grave, senza la provvidenza dei finanziamenti pubblici.
E Maroni non vuole che Umberto Bossi possa incazzarsi perché nelle casse della Lega non sia più disponibile la provvista di denaro pubblico con la quale spassarsela lui, il Trota e la sua famiglia ! 

domenica 17 giugno 2012

Che paranoia ! A Berlusconi succede il “new berlusconismo”


A chi passerà il testimone Mario Monti quando lascerà Palazzo Chigi ?
Anche se il panorama dipinto dai sondaggisti è molto vago e nebbioso, nulla vieta di divertirci penetrando tra le pieghe dei fatti quotidiani per azzardare scenari di fantapolitica.
Mentre Grillo ed il M5S procedono al galoppo, nei sondaggi il PdL è ormai alla frutta e nonostante sia da mesi in caduta libera dal fronte pidiellino nessuna reazione.
Eppure era il 20 aprile, cioè due mesi fa, quando un Alfano tronfio proclamava che … “subito dopo il ballottaggio delle amministrative io e Berlusconi annunceremo la più grossa novità della politica italiana che cambierà il corso della politica nei prossimi anni”.
Dov’è finita “la più grossa novità” e come interpretare un silenzio così fragoroso?
A lasciare disorientati è soprattutto il silenzio di Berlusconi.
Infatti, per come abbiamo avuto modo di conoscerlo in questi lunghissimi anni, quando non ha proprio nulla da dire quantomeno sfodera una barzelletta.
Ora, se il personaggio tace per un così lungo tempo c’è da temere che probabilmente stia già allevando il coniglio che tirerà fuori dal cilindro al momento opportuno.
Con un po’ di dietrologia si potrebbe immaginare, per assurdo, che il coniglio abbia già perfino un nome e cognome.
Proviamo a partire, perciò, dalla trionfale galoppata di Grillo e del M5S.
Per quanto gli italiani possano essere incazzati e rincoglioniti da 20 anni di berlusconismo, riesce difficile immaginare che si possa ottenere un tale successo soltanto denigrando ed insultando tutto e tutti, senza proporre concrete soluzioni alternative.
Gran parte del merito di questo exploit, perciò, va accreditato alla abile regia della Casaleggio Associati che, almeno in apparenza, sembrerebbe essere lo spin doctor del grillismo.
Tra i partner della Casaleggio Associati, però, spicca un nome di grande rilevanza, quello di Enrico Sassoon.
Enrico Sassoon, giornalista, dopo aver lavorato a lungo ne Il Sole 24 Ore è oggi Direttore Responsabile della rivista Affari Internazionali nel cui Comitato di Redazione troviamo, tra gli altri, Tommaso Padoa-Schioppa, Giuliano Amato, Enrico Letta, Antonio Maccanico e perfino Mario Monti.
Ma, Enrico Sassoon è soprattutto membro del Board of Directors della American Chamber of Commerce in Italia.
In questo Board of Directors, a fianco di Sassoon oltre a Cesare Romiti, Presidente Onorario RCS, ed a David H. Thorne, Ambasciatore USA in Italia, siedono i personaggi che sono ai vertici italiani di McKinsey, 3M Italia, Esso, Standard & Poor's., Philip Morris, IBM, Twentieth Century Fox, Microsoft, ENI, Enel, Intesa San Paolo, Hewlett-Packard, solo per citarne alcuni.
Di fatto, in questo  Board possiamo ravvisare la lobby che promuove e tutela gli interessi in Italia delle imprese americane.
Ora, supponiamo che Enrico Sassoon abbia contribuito, in Casaleggio Associati, a progettare la regia del grillismo magari proponendo idee ed indirizzi strategici elaborati dal Board della AmCham.
Grillo ed il grillismo, dunque, non sarebbero altro che un prodotto politico, inventato ed elaborato nelle stanze dei bottoni con il supporto di abili esperti di marketing.
Toh … un nuovo “partito azienda” … esattamente come accadde nel 1993 con la nascita di “Forza Italia” e la discesa in campo di Berlusconi.
A differenza di “Forza Italia”, però, il grillismo, come ha riconosciuto lo stesso Grillo, non può contare su strutture e processi organizzativi consolidati, né è pensabile che i membri del Board AmCham vogliano uscire allo scoperto con le loro imprese.
Perciò, una volta che l’elettorato ha promosso il Movimento 5 Stelle a primo partito italiano, cosa fare ?
Ed è a questo punto che da AmCham parte una telefonata per George W. Bush pregandolo di intercedere presso il suo grande amico Berlusconi affinché metta a disposizione del “grillismo” le sue strutture e la loro esperienza politica.
Ed il gioco è fatto !
Berlusconi si appropria del grillismo e prende due piccioni con una fava.
Si propone come il deus ex machina di una nuova politica aperta alla società civile e, nel contempo, si scolla di dosso tutto il vecchiume che ha portato allo sfascio il PdL, da Cicchitto a Gasparri, da Quagliariello a Bondi, da La Russa a De Gregorio, da Giovanardi a Matteoli, e via dicendo.
A Berlusconi succede così il “nuovo berlusconismo”… ma per il momento è soltanto fantapolitica !