giovedì 28 giugno 2012

Politici imbronciati … senza sabbia, secchiello e paletta.


Alle reazioni stizzite di Fabrizio Cicchitto, nevrotico in servizio permanente effettivo, mi sono assuefatto da anni, per cui non mi sono né stupito né angosciato ascoltando le parole che ha rivolte al Governo: "se ci volete far stare qui fino al 13 agosto, sono problemi vostri... e ve la dovete trovare da soli una maggioranza". 
D'altra parte, appena poche ore dopo Cicchitto smentiva tutto, rispettando così la tradizione berlusconiana.
A sconcertarmi di più, invece, sono state le parole di Pierluigi Bersani che, sempre a proposito del dover lavorare in agosto, è arrivato a dire:  stiamo passando il segno …  c'è un limite a tutto. Abbiamo tutti una famiglia che ha diritto di stare due giorni con il padre o la madre. Queste cose mi preoccupano perché portano il Paese al disastro !".
Ora, che Bersani affibbi il pericolo di portare “il Paese al disastro” al rinvio delle vacanze ferragostane, sue e dei suoi colleghi, è indecente!
Così come mi sembra insopportabile che Bersani non riconosca che al disastro, ma quello vero, sia già stata l’insipienza di questa classe politica a trascinare il Paese.
Ciò premesso non credo di poter essere tacciato di “antipolitica” se ricordo a Bersani, Cicchitto e soci che, se invece di dedicarsi alle beghe di bottega e ad insensati bizantinismi, avessero lavorato con impegno e serietà senza rinviare, di settimana in settimana, quelle decisioni importanti che il Paese attende, non sarebbero obbligati a saltare qualche giorno di vacanza.
Oltre tutto, Bersani, Cicchitto e soci non dovrebbero dimenticare di essere dei “dipendenti del popolo sovrano” che li paga profumatamente perché lavorino per il bene del Paese e non per fare gli affari loro o per gozzovigliare e sollazzarsi.
Ora, in quanto “dipendenti del popolo sovrano”, come prevede qualsiasi contratto di lavoro dipendente, il godimento delle loro ferie deve essere compatibile con le esigenze funzionali.
Nel caso del Parlamento l’esigenza funzionale è che siano esaminati ed approvati tutti i provvedimenti che sono all’ordine del giorno, per cui, prima di schiamazzare per il diritto alle ferie, i parlamentari dovrebbero terminare il loro lavoro.
Prima comunque di parlare di diritti a ferie, vacanze e relax, sarebbe più decente che Besani, Cicchitto e soci chiedessero scusa al loro datore di lavoro, “il popolo sovrano”, per il disgustoso spettacolo, per buona parte dell’anno, delle aule parlamentari semideserte perché disertate da moltissimi “dipendenti” (cioè deputati e senatori) che non si degnano neppure di presenziare alle sedute.   
Quindi, mi sembra logico ed inevitabile che, solo dopo smaltito tutto l’arretrato accumulato in mesi di assenteismo ed oziosità, i signori parlamentari possano godere delle loro ferie per correre verso le spiagge con secchiello e paletta e divertirsi a fare altri castelli di sabbia.

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