venerdì 15 giugno 2012

Il Parlamento … specialista nell’infinocchiare gli Italiani


Mentre tutti i sondaggi, in base alle intenzioni di voto, accreditano il Movimento 5 stelle come seconda formazione politica e confermano la diffusa propensione dell’elettorato all’astensione, i partiti politici offrono l’ennesima prova della loro insipienza e del loro rifiuto a cambiare per assecondare la volontà del cosiddetto “popolo sovrano”.
La Camera, dopo 4 voti di fiducia ha fatto finta di approvare le norme anticorruzione ponendo però “molti se e molti ma”.
Di fatto, come ha anticipato stizzito un vecchio marpione come Fabrizio Cicchitto la vera battaglia contro l’approvazione delle norme anticorruzione il PdL la farà al Senato, in terza lettura.
Ora, se un personaggio scafato ed esperto di cose parlamentari, come Gianfranco Fini, ha potuto commentare : “spero di essere smentito ma dopo l’intervento dell’onorevole Cicchitto temo che il Ddl non sarà approvato dal Senato prima della fine della legislatura” significa che, ancora una volta, il PdL farà le barricate pur di impedire che siano approvate norme contro la corruzione.
A confermare le parole di Fini e ad avvalorare la prevedibile opposizione che il PdL farà al Senato ci sono i fatti.
Il “si” della Camera al Ddl anticorruzione è stato ottenuto con soli 354 voti a favore, come conseguenza del fatto che dei 210 deputati del PdL presenti solo 98 hanno votato a favore, mentre altri 61 pidiellini eccellevano per la loro assenza (evidentemente si stavano preparando spiritualmente per assistere all’incontro di calcio Italia - Croazia !).
Da sottolineare però che, al momento del voto, per dare il buon esempio erano assenti dall’aula anche Angelino Alfano e Pierluigi Bersani.
Perché così tanta contrarietà al Ddl anticorruzione ?
Innanzitutto perché le norme prevedono la “non candidabilità” al Parlamento e ad ogni incarico istituzionale di soggetti colpiti da una condanna.
È evidente che qualora passasse questa norma molti degli attuali “rappresentanti del popolo” in Parlamento, così come nelle amministrazioni locali, dovrebbero starsene a casa.
Poi, perché il PdL, non avendo ottenuta la modifica del testo che definisce il reato di concussione, non è riuscito a rimuovere almeno una parte delle accuse di cui è imputato Berlusconi nel processo Ruby.
Inoltre, perché al PdL risulta indigesto il reato indicato come “traffico di influenze”, fattispecie della quale in tanti anni di governo i pidiellini si sono rivelati particolarmente intenditori.
Al PdL, infine, preme molto riuscire ad inasprire la norma sulla “responsabilità civile dei giudici” per poter concludere finalmente il suo regolamento di conti con la Magistratura.  
Ad onor del vero anche a Bersani & Co. il Ddl non va giù per la parte che disciplina il reato di “corruzione” che avrebbero voluto modificare per salvare Filippo Penati, ex presidente PD della Provincia di Milano.
A lasciare perplessi, però, è anche il voto contrario al Ddl espresso dai parlamentari di IdV.
Infatti, anche se meno rigoroso di come lo avrebbe richiesto IdV, tuttavia piuttosto del nulla questo Ddl rappresenterebbe già un passo avanti.

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