domenica 31 marzo 2013

Ai lettori del Blog ...


L’augurio di BUONE FESTE PASQUALI
a tutti i LETTORI del Blog

El saludo de FELIZ SEMANA SANTA
a todos los LECTORES del Blog

Le voeu de BONNES FÊTES PASCALES
à tous les LECTEURS du Blog

The greeting of HAPPY HOLIDAYS EASTER
to all READERS of the Blog


Alex di Monterosso




sabato 30 marzo 2013

Giorgio Napolitano fa gli straordinari pasquali


“Io non mi sento italiano, ma per fortuna o purtroppo lo sono” cantava l’indimenticabile Giorgio Gaber.
In giornate come quelle che il nostro Paese sta vivendo, per colpa di una classe politica che proprio noi italiani abbiamo avuta la dabbenaggine di eleggere solo qualche settimana fa, mi riconosco nelle parole cantate da Gaber.
Che pena !
L’Italia è in ginocchio, scampata quindici mesi fa, per il rotto della cuffia, dal possibile default, con un’economia asfittica, con imprese costrette a tirare giù le saracinesche per colpa sia della crisi e sia dei crediti non onorati dallo Stato, con la disoccupazione che aumenta di giorno in giorno e la povertà che si estende a macchia d’olio.
Ebbene, di fronte a questa drammatica contingenza i politici, invece di affrettarsi nell’affrontare e risolvere almeno qualche priorità, si comportano in modo grottesco, perdendo tempo a sbattersi le porte in faccia reciprocamente.
Siamo al punto che persino François Hollande, che non è proprio il primo della classe visto che il suo consenso in Francia è precipitato al 20%, si è permesso di citare il nostro Paese come esempio negativo, per i radicalismi populistici che si sono diffusi a seguito delle politiche di austerità adottate.
Non che la Francia navighi in acque tranquille per quanto concerne difficoltà economiche, disoccupazione e disagio sociale … ma lo scaricabarile è uno sport molto diffuso.
Ora, personalmente, quello che pensa e dice Hollande dell’Italia mi lascia assolutamente indifferente e lo ritengo comunque di nessun conto di fronte alla gravità reale dei nostri problemi.
Ed è grave che, purtroppo, anche ieri sera gli italiani siano andati a dormire senza la certezza che il Paese possa avere presto un governo in grado di prendere decisioni efficaci per il bene dei cittadini, visto che quello di Monti è dimissionario.
Questo, nonostante l’impegno del Capo dello Stato che sta lavorando senza sosta per risolvere l’intricata situazione.
Infatti, anche al termine del secondo giro di consultazioni all’orizzonte permangono cumuli inquietanti di nubi.
È probabile che anche Giorgio Napolitano abbia fatto fatica, ieri sera, ad addormentarsi, pensando a come uscire dal vicolo cieco in cui lo hanno spinto tutti i partiti.
Siccome, però, la speranza è l’ultima a morire e la fiducia nella saggezza di Giorgio Napolitano è granitica, confido che nell’uovo di Pasqua il nostro Presidente della Repubblica saprà farci trovare la sorpresa migliore per il Paese.
Non resta, perciò, che aspettare ancora qualche ora, prima di scartare l’uovo pasquale ed accogliere festosamente la sorpresa … almeno è quello che mi auguro, anche se “io non mi sento italiano, ma per fortuna o purtroppo lo sono”.

venerdì 29 marzo 2013

Raggio di luce a Montecitorio … nuvoloni neri al Colle


Anche ieri sera non sono riuscito ad appuntare, sull’agenda di oggi, un unico evento da commentare sul blog, per cui non mi resta che mettermi al PC ed incominciare a pigiare sui tasti.
  1. La prima notizia è di quelle che regalano un primo raggio di luce sul percorso dell’agognato cambiamento. La Presidente della Camera, Laura Boldrini, ha dismessi, dichiarandoli cioè non più godibili, gli otto appartamenti di servizio che erano a disposizione del Presidente, dei quattro vice presidenti e degli otto questori. Si tratta di appartamenti di proprietà del demanio dello Stato, ma i cui costi di mantenimento gravano sulle casse di Montecitorio. A questo gesto di sobrietà, Laura Boldrini ha abbinata anche la nuova disciplina per l’utilizzo delle 10 auto blu, limitandone l’uso a documentate ragioni di servizio ed, esclusivamente, all’interno della cinta comunale e per trasferimenti agli aeroporti di Fiumicino e Ciampino. Per martedì prossimo è stata indetta la riunione con all’OdG la revisione delle spese di segreteria, dei trattamenti integrativi e delle spese di rappresentanza. Grazie, Presidente Boldrini, per questi primi spiragli di speranza ma, per favore, avanti a tutta forza anche per prebende e privilegi dei deputati.
  2. “Chi va al mulino s’infarina” recita un antico adagio che oggi calza a pennello a due consiglieri siciliani del M5S. Dopo aver strombazzato sul web: “noi rinunciamo ad ogni tipo di benefit e le auto blu non ci interessano”, proprio lui, Antonio Venturino consigliere M5S a Palermo, con il suo collega grillino Giampiero Trizzino, si sono accomodati su un’auto blu, con tanto di lampeggiante, per recarsi all’incontro con il Console USA Donald Moore. Colti in flagrante, i due grillini hanno cercato di giustificarsi dicendo che loro hanno solo due vecchie auto, una Micra ed una Multipla. Ed allora? A cosa si riferiscono i rimborsi chilometrici che intascano? E poi, a Palermo non esistono i taxi ?
  3. Il virulento attacco personale che, ieri, il capogruppo PdL ha rivolto a Mario Monti, alla Camera, non poteva essere solo frutto delle frustrazioni e dei complessi d’inferiorità che Renato Brunetta ha covati, per anni, nei confronti del Professor Monti. Ci doveva pur essere qualcosa di sospetto dietro tutti quei veleni. Infatti, ora dopo ora, incominciano ad emergere indiscrezioni che avvalorano i dubbi. All’origine di tutto ci sarebbe un ordine, forte e chiaro, impartito da Berlusconi ai suoi lacchè più fidati: “al Quirinale ci devo andare io, o in subordine Gianni Letta !”, il che sottintendeva “ora datevi da fare”. Obbedienti, i leccapiedi berlusconiani hanno messa subito in campo una strategia demolitrice per eliminare possibili candidati al Colle, incominciando, per appunto, da Mario Monti. Fitti contatti ed incontri top secret di Berlusconi, La Russa e Brunetta con Giulio Terzi per convincerlo a dare le dimissioni, da Ministro degli Esteri, in modo teatrale alla Camera, così da cogliere di sorpresa e mettere in difficoltà gli ignari Presidente del Consiglio ed il Capo dello Stato. In cambio di questa vigliaccata, invece dei 30 denari a Giulio Terzi è stato offerto un posto di ministro, in un eventuale nefasto nuovo governo Berlusconi, oppure in alternativa la poltrona di sindaco di Roma o Bergamo. Fantapolitica? Basterà attendere con pazienza e la realtà supererà la fantasia.
  4. Anche Celentano recita la sua ridicola farsa! Dopo aver sollecitati gli elettori a votare per Beppe Grillo, oggi accortosi con ritardo che il guitto genovese abusa del turpiloquio e non è uno statista, lo invita a seguire Papa Francesco sulla via dell’amore. Si limitasse a cantare … almeno potremmo applaudirlo !
  5. E per finire, la giornata si è conclusa con la conferma che, dopo 31 giorni dalla chiusura delle urne, siamo ancora al nulla di fatto. Bersani ha fallito perché, al Senato, non ha i numeri per fare il governo, cosa che anche il più fessacchiotto degli italiani aveva capito 31 giorni fa. Il fallimento di Bersani, però, non è solo “merito” suo ma di tutto il rimbambito apparato PD che, già nel novembre 2012 taroccando le primarie, aveva scelto di perdere le elezioni. Purtroppo non c’è peggior cieco di chi non vuol vedere. Così, al Paese sempre più inguaiato non resta che confidare nel Capo dello Stato perché riesca a districare la matassa ed a nominare un governo che incominci finalmente ad affrontare i problemi reali.

giovedì 28 marzo 2013

In viaggio da Ferrara ai rigurgiti di cianuro


Ci sono delle sere in cui individuare l’argomento della giornata, sul quale buttar giù le mie annotazioni personali, da postare sul blog, risulta particolarmente complesso.
Ieri, per appunto, ho vissuta una di quelle serate.
Mi sono ritrovato in difficoltà, infatti, a focalizzare su un solo tema la mia attenzione, giacché più di uno sono stati gli accadimenti che mi hanno fatto divertire o incazzare.
Nei primi mesi di vita del blog avevo risolto l’imbarazzo compilando il post quotidiano intitolato banalmente “Incazzario del giorno …”, nel quale, come in un patchwork, ricomponevo gli eventi che più mi avevano colpito.
Oggi ripescherò dagli archivi quella modalità per potermi riferire a più eventi.
  1. A Ferrara un capannello, di rappresentanti del sindacato di polizia COISP, in borghese, accompagnati dall’eurodeputato FLI, Potito Salatto, ha avuta la miseranda idea di organizzare un sit-in davanti agli uffici del Comune. Perché davanti al Comune? Per provocazione nei confronti della signora Patrizia Moretti che lavora in quegli uffici. La signora Moretti è la madre di Federico Aldrovandi, un giovane di 18 anni che, nel 2005 fermato ad un posto di blocco, è morto in seguito alla bestiale aggressione riservatagli da quattro poliziotti. I quattro "tutori dell'ordine" sono stati condannati in via definitiva a 3 anni e 6 mesi di reclusione. La totale mancanza di rispetto per la morte di un ragazzo, assassinato dai quattro poliziotti, dimostrata con il loro sit-in dai rappresentanti del COISP e dall’europarlamentare, mi ha fatto incazzare. Ritengo questa provocazione non meno infame della brutale aggressione subita da Federico Aldrovandi.
  2. Per la prima volta, nella storia della Repubblica, ieri mattina gli italiani hanno potuto assistere, comodamente seduti nelle loro poltrone, all’incontro esplorativo per la formazione del governo, svoltosi tra Pierluigi Bersani e la delegazione del M5S. L’incontro, infatti, è stato ripreso e diffuso in streaming per volontà dei grillini con la ridicola fandonia di voler garantire trasparenza alle loro azioni. Si è trattato di una balla comica e cosmica, perché la presunta voglia di trasparenza è già stata ripetutamente sconfessata dalle riunioni dei gruppi parlamentari M5S, realizzate, fino ad oggi, in forma assolutamente blindata e senza trasmissione in streaming. È solo una delle tante pagliacciate alle quali, purtroppo, dovremo fare l’abitudine per la presenza dei grillini in Parlamento.
  3. Nel pomeriggio di ieri, alla Camera, il Presidente del Consiglio Mario Monti ha riferito in merito alla discutibile vicenda dei due Marò italiani, attualmente in India in attesa di giudizio. Dopo la relazione del Presidente Monti sono seguiti gli interventi dei rappresentanti dei partiti. Dopo i primi due interventi, del PD e del M5S, è toccato al PdL. Sono stati, questi, lunghi ed insopportabili momenti di sfrontatezza, boria, virulenza, cafoneria. Da una piccola botte, straripante di cianuro, è schizzato fuori, nei confronti di Mario Monti, un tossico attacco personale covato, evidentemente, in anni di frustrazioni, invidie, gelosie, complessi d’inferiorità culturale e professionale. Un’incursione, assolutamente fuori tema, priva di qualsiasi nesso con la vicenda dei due Marò. Dalle mie parti, una volta si diceva “nella botte piccola c’è il vino buono”, credo, però, che il padre di quella massima non avesse ancora incontrata la botte piccola al cianuro.

mercoledì 27 marzo 2013

Italia … repubblica democratica delle banane


Non posseggo la sfera di cristallo, quindi non sono in grado di prevedere che cosa Bersani andrà a dire domani al Capo dello Stato.
Certo è che, se mi soffermo ad osservare lo scenario politico, l’impressione più indulgente che riesco a  ricavarne è quella di essere oramai cittadino di una repubblica delle banane.
Siccome, però, l’Italia è un paese democratico e, a dispetto delle apparenze, anche evoluto, a determinare lo scenario politico è il libero voto espresso dagli italiani, per cui con amarezza ne desumo che siamo noi cittadini, con la nostra miope stupidità, a far sì che l'Italia sia una repubblica delle banane.  
Eppure mi ero illuso che, scornati dalle buggerature politiche degli ultimi 20 anni, debilitati dalla drammatica congiuntura economica, ci saremmo scrollati di dosso abulia e torpore per rivendicare, con il voto, la richiesta di cambiamento della politica e della classe dirigente del Paese.
Invece, nulla di tutto ciò … anzi, abbiamo dato prova di essere più plagiabili, di quanto fosse immaginabile, perché con masochismo abbiamo premiati con il voto proprio coloro che più ci hanno lusingati, gabbati, truffati ed alla fine beffati.
Così, non la fatalità ma noi cittadini siamo responsabili di aver spinto il Paese in un “cul-de-sac”, nel momento di una delle più drammatiche congiunture economiche della storia repubblicana.
Più ci penso e più mi sembra di assistere ad uno spettacolo degno del miglior teatro dell’assurdo.
Ci sono due tizi, Beppe Grillo e Gianroberto Casaleggio che, pur non essendosi candidati e quindi neppure eletti, si sono appropriati degli 8.784.377 di voti per usarli a loro piacimento, ingiungendo con modi dispotici a coloro, che invece con quei voti sono stati eletti, cosa dire e cosa fare, minacciandoli di espulsione qualora osassero trasgredire ai loro diktat.
Siamo all’apogeo dell’assurdo perché due esseri estranei al Parlamento non solo vorrebbero condizionare il lavoro dei parlamentari, ma soprattutto minacciano di espulsione gli eletti dal popolo sovrano !
Dall’altra parte, invece, 8.932.511 voti sono andati ad un partito, il PD, che pur avendo vinte le elezioni, anche se di misura, per l’assurdità della legge elettorale in vigore, non dispone della maggioranza per poter formare il governo.
Se poi, all’illogicità della legge elettorale si accompagna l’assurda ostinazione di Bersani e del PD di voler comunque formare un governo autoreferenziale, costi quel che costi, le prospettive per il Paese si presentano con tinte molto plumbee.
Ma, a recitare in questo dramma dell’assurdo non manca un terzo protagonista, il PdL, che italiani, confusi ed un po’ svampiti, hanno gratificato ancora con 7.478.663 voti, nonostante 16 anni di governi incapaci, cacciaballe ed indecenti, responsabili di aver portato il Paese sull’orlo del default e di aver screditato il nostro Paese a livello internazionale.
A confermare l’assurdità della nostra politica, nel momento in cui la priorità dovrebbe essere quella di fare proposte per risollevare il Paese dalla crisi, ecco che, appena spalancatisi i portoni del Parlamento, Raffaello Vignali, deputato PdL, si è precipitato a depositare una proposta di legge per modificare l’art. 68 della Costituzione e ripristinare l’immunità parlamentare anche nei casi in cui le sentenze siano diventate irrevocabili.
Cioè, per Vignali l’Italia può anche finire a scatafascio ma fondamentale per lui è salvare Berlusconi dalle condanne che lo potrebbero colpire nelle prossime settimane.
Insomma, l’Italia assomiglia, o no, sempre più ad una repubblica delle banane ?    

martedì 26 marzo 2013

Mancavano solo escort e baionette


Mi domando come fare a non giustificare Ilda Boccassini quando s’incazza accorgendosi di essere presa in giro da Berlusconi e dal gatto e la volpe, i suoi fedelissimi azzeccagarbugli ?
Avvalendosi, infatti, di legittimi impedimenti a gogò, impegni televisivi, riunioni del PdL ed, alla fine, anche di un tragicomico ricovero ospedaliero, Berlusconi da molti mesi riesce oramai ad impedire che i processi, a suo carico, arrivino a sentenza.
La conferma che si era trattato, ancora una volta, di una messinscena per impedire lo svolgimento dei processi, l’ha data lo stesso Berlusconi sabato pomeriggio 23 marzo a Roma, in Piazza del Popolo.
Ma procediamo con ordine.
Atteso dai giudici di Milano per assistere alle udienze dei processi, Berlusconi adduce come ennesimo legittimo impedimento il ricovero, in una suite dell’Ospedale San Raffaele, a causa di una asserita infezione agli occhi, diagnosticata come uveite bilaterale.
Non appena terminato il soggiorno di 7 giorni, in quel luogo di sofferenze, Berlusconi si precipita a Roma ed appare in Senato, esibendo un vistoso paio di occhiali scuri per proteggere gli occhi dalle luci, notoriamente accecanti, di quell’aula.
La sceneggiata, però, dura poco perché gli occhiali scuri spariscono, come per incanto, davanti ai flash delle macchine fotografiche.
E gli occhiali scuri non rispuntano neppure sabato 23 marzo, appunto, quando gli occhi sofferenti di Berlusconi sono stati esposti, indifesi, al radioso sole del pomeriggio romano, in Piazza del Popolo, dove si svolgeva la manifestazione indetta dal PdL.
Una manifestazione che ha restituiti alla memoria i raduni dell’era mussoliniana, con la presenza di figuranti assoldati, confluiti da tutta Italia, con pullman “a gratis” e la promessa di una gita a Roma, come ha documentato un reportage realizzato da una troupe di La Repubblica.
Ma, più che le vagonate di figuranti, a ricordare il folclore fascista è stato il carattere distintivo dato alla manifestazione dal PdL.
Di questi tempi sarebbe stato logico attendersi una manifestazione improntata ai temi politici, che opprimono un Paese in affanno da molto tempo.
Invece no !
Solo idolatria e fanatismo per il Capo Supremo, osannato anche come Onnipotente !
Un feticismo che ha permeato gadget, slogan, canti, fino all’unica scritta che campeggiava sul palco “Tutti con Silvio”.
Certo, mancavano i milioni di baionette … ma chissà che, andando avanti così, in Piazza del Popolo la prossima volta non marceranno in fila le legioni di escort “olgettine”, con fez e baionette.

lunedì 25 marzo 2013

Un politico omuncolo … o solo un omuncolo ?


Secondo la vox populi, coloro con i quali la natura è stata più prodiga, facendoli crescere grandi e grossi, nella loro vita rivelerebbero, di solito, un carattere bonario e generoso.
Non credo alle generalizzazioni, però devo riconoscere di aver notato in soggetti, con queste peculiarità, l’attitudine ad amare la vita, a dimostrare attenzione per il prossimo, a fare fronte con serenità anche agli eventi meno gradevoli.
La stessa vox populi, per contro, pensa che coloro che sono stati bistrattati da madre natura, sarebbero portati a prendersela con tutto e tutti dimostrandosi astiosi, lunatici, intrattabili, vendicativi.
Per mia fortuna, soggetti di questo tipo non ne ho incontrati nel corso della vita.
C’è però un personaggio pubblico, un politico, che, osservato con attenzione, sembrerebbe avvalorare questa credenza popolare.
Il tipo, in questione, in realtà ha fatto della trivialità e dell’insulto il suo unico modo per comunicare ciò che rimugina.
Dalla tribuna di un convegno, ad esempio, ha definiti “elite di merda” gli avversari politici, augurando loro di “andare a morire ammazzati”.
Ora, quando il confronto delle idee riesce a produrre solo questo modo d'esprimersi non può che confermare la piccolezza dell’individuo e la sua miseria intellettuale.
Questo omuncolo, però, non si infuria solo contro gli avversari politici, ma vive sfogando su tutti la sua ossessione di rivincita.
Ad esempio, destinatari delle villanie sono stati gli agenti delle forze dell’ordine, definiti “panzoni”, mentre è capitato, ai dipendenti del dicastero del quale, con decisione insana, era stato nominato ministro, di essere bollati come “fannulloni”.
Ma la sua villania non ha risparmiati neppure i precari ai quali si è rivolto dicendo “voi siete l’Italia peggiore”.
Nell’offendere i precari mi sembra che questo coso abbia toccato il fondo del cinismo e dell’imbecillità.  
Il fatto poi che, in nessun caso, abbia sentito il dovere, almeno, di chiedere scusa dimostra che alla sua astiosità si unisce un’ottusità sconfinata.
Ma, confermando di essere irrecuperabile l’individuo, nei giorni scorsi, ha voluto mettere una ciliegina sulla torta.
Un commesso del Parlamento, colpevole di non essere scattato sull’attenti, battendo i tacchi, al suo passaggio, è stato deferito per lesa maestà al Segretario Generale della Camera.
Com’era logico il deferimento è stato accolto tra lo stupore generale e il sarcasmo di tutti.
Vuoi vedere che, alla fine sarò costretto a riconoscere che la vox populi aveva ragione ? 

domenica 24 marzo 2013

Un Travaglio … al vaglio dei telespettatori


Sono anni che Marco Travaglio, dagli schermi TV, fa l’ammazzasette con il beneplacito del rodomonte Michele Santoro, e lancia critiche, accuse e disapprovazioni veementi a questo o quel personaggio pubblico.
È una sceneggiata che si ripete da anni, con un copione molto preciso: assoluta assenza di un contraddittorio per la non presenza dei soggetti contro i quali Travaglio lancia i suoi strali.
Un giorno, però, accadde qualcosa d’imprevedibile.
Fu l’occasione, per i telespettatori, di giudicare finalmente il livello di mediocrità moralistica ed intellettuale della consolidata coppia Santoro – Travaglio.
Era la sera del 10 gennaio 2013, su LA7 andò in onda una puntata di “Servizio Pubblico”.
Michele Santoro, sempre affamato di protagonismo, aveva deciso di tirare la campagna elettorale a Berlusconi e lo invitò alla puntata di “Servizio Pubblico”.
Come argutamente commentò qualche ora dopo Beppe Grillo, fu chiaro a tutti, fin dalle prime battute, che a giocare in casa fosse Berlusconi e ad essere ospiti del programma fossero Santoro e Travaglio.
Infatti, sia il rodomonte che l’ammazzasette furono solo mediocri  figuranti, sgomenti e maldestri, messi alla gogna da uno più gigione di loro.
Non solo Travaglio non ripropose una delle sue filippiche contro Berlusconi ma, con la coda tra le gambe, si lasciò svillaneggiare, in lungo e in largo, proprio da colui contro il quale si era da sempre accanito.
Sono trascorsi solo due mesi da quella sera e nessuno dei due, né rodomonte né ammazzasette, sembra aver imparata la lezione.
Infatti, l’altra sera Travaglio decide di scagliarsi, con il suo abituale livore, contro Pietro Grasso, ex magistrato, da pochi giorni assurto alla carica di Presidente del Senato.
Ovviamente, l’interessato non è presente e l’ammazzasette declama la sua filippica senza contraddittorio.
Grasso, però, non ci sta ad essere vilipeso da Travaglio, prende il telefono, chiama in diretta e sfida l’ammazzasette ad un confronto televisivo.
Travaglio sbianca, non proferisce sillaba, rivolge il suo sguardo sbigottito verso Santoro per chiedere aiuto.
Il rodomonte, che fiuta lo scoop, invita Pietro Grasso alla successiva puntata di “Servizio Pubblico”, ma il rifiuto è netto perché il confronto deve avvenire subito, nel giro di pochi giorni.
I giornalisti di LA7 vanno in fibrillazione, Gad Lerner, Corrado Formigli, Enrico Mentana, intravedendo in quel “duello” televisivo una ghiotta opportunità si affrettano ad offrire i loro programmi.
Pietro Grasso dà la sua disponibilità a tutti, purché si faccia presto.
L’ammazzasette, però, è recalcitrante, ha paura di affrontare il confronto senza essere fiancheggiato da Santoro e dalla solita claque.
Travaglio cerca ogni pretesto per sottrarsi al confronto, fino a ricorrere all’infantile scusa che lui ha un contratto che lo lega a “Servizio Pubblico”.
Balla colossale, innanzitutto perché il confronto sarebbe ospitato, comunque, da una trasmissione diffusa dalla stessa rete, LA7, e poi perché il menzionato contratto già non gli aveva impedito di partecipare ad altre trasmissioni della rete, come ospite, ad esempio, di Mentana e di Gruber.
Conclusione: Travaglio sfuggirà al confronto, avvalorando la convinzione che la sua abilità sia solo quella di infierire contro qualcuno al quale, però, non sia concessa la facoltà del contraddittorio.
Lunedì sera, invece, Pietro Grasso dovrebbe essere ospite di Corrado Formigli, avendo come convitato di pietra Marco Travaglio.
Nel giro di due mesi, due figuracce iscritte nel curriculum di Marco Travaglio la dicono lunga su questo meschino ammazzasette.

sabato 23 marzo 2013

PD schizofrenico e masochista


Che, in occasione delle primarie per la scelta del candidato premier, l’apparato del PD abbia dimostrata scarsa intelligenza politica ed assoluta mancanza di visione strategica, non è la prima volta che lo affermo in questo blog, e mi rincuora di non essere il solo a pensarlo.
Come spesso accade, infatti, nei vertici del PD ha prevalso la voce di vecchi marpioni politici che, terrorizzati dall’eventualità di essere rottamati, hanno imposte regole insensate e discriminatorie, pur di impedire al nuovo di avere la meglio.
Le conseguenze di questa schizofrenia masochistica sono sotto gli occhi di tutti, con il risultato non solo che il PD ha vinte, perdendo, le elezioni, ma che in difficoltà si trova il Paese pressato dai tanti drammatici problemi che aspettano di essere affrontati e risolti.
In verità, non è la prima volta che la sinistra italiana, o se si preferisce perché fa più trendy, il centrosinistra veda passare il treno e non riesca a saltarci sopra neppure con un regolare biglietto di viaggio.
Così, nei pasticci c’è finito Giorgio Napolitano che, a poche settimane dalla conclusione del suo mandato ed al termine di due giornate di consultazioni, dall’esito più che mai intricato e nebuloso, si è ritrovato tra le mani il rompicapo di dover conferire l’incarico per formare il governo.
Per fortuna che a Capo dello Stato c’è Giorgio Napolitano con la sua pazienza, la sua saggezza ed il suo rispetto per la Carta Costituzionale.
Alla fine, com’era prevedibile, ieri il Presidente della Repubblica ha convocato, al Quirinale, Pierluigi Bersani per affidargli un pre-incarico condizionato, sul cui successo credo che saremmo in molti a non scommetterci il classico soldo bucato.
Però, molto spesso, il caso gioca tiri maliziosi, così proprio poche ore prima che Napolitano conferisse il pre-incarico, SWG aveva diffusi i risultati di un sondaggio condotto nei giorni scorsi.
Dal sondaggio risulterebbe che Matteo Renzi, di cui l’apparato PD ha sancita la sconfitta alle primarie, sia il personaggio politico ritenuto più degno di fiducia da parte del 49% degli intervistati, distaccando di ben 17 punti percentuali l’improbabile premier Pierluigi Bersani che, a sua volta, si è visto anche superare di 4 punti perfino dal guitto Beppe Grillo.
I sondaggisti, nel presentare i risultati, hanno voluto sottolineare la totale trasversalità del giudizio espresso su Matteo Renzi, a conferma che, oggi, con molta probabilità, il responso delle urne sarebbe stato diverso e la formazione di un nuovo governo meno problematica.
Purtroppo, però, la mancanza di acume dei dinosauri PD e l’ambizione personale di Bersani, hanno fatto sì che le primarie si giocassero con carte truccate, pur di salvare le poltrone a qualcuno di loro, facendosi beffe del cambiamento che tutti auspicavano.

venerdì 22 marzo 2013

Beppe Grillo a stelle e strisce


Non so se sia fantapolitica cercare di comprendere se, anche in politica, due più due faccia quattro.
Certo è che non può essere passato inosservato il susseguirsi, curioso e sospetto, di eventi insoliti che hanno avuto al centro Beppe Grillo ed il M5S.
Dopo il risultato elettorale del 24 e 25 febbraio, a stupire, per primo, è stato Jim O’Neill, presidente della Goldman Sachs, che a poche ore dall’apertura delle urne aveva accreditato il responso elettorale come “abbastanza entusiasmante”, aggiungendo che il risultato ottenuto dal M5S poteva essere il “segnale dell’inizio di qualcosa di nuovo”.
A sorprendere, più che le parole, era stato il ruolo ricoperto dal personaggio che le aveva pronunciate.
Eppure, la Goldman Sachs era stata oggetto delle intemperanze di Beppe Grillo che, con il solito linguaggio virulento, l’aveva tacciata in più occasioni di essere una banca di ebrei e di vampiri.
Per questo, la strizzatina d’occhio a Grillo ed al M5S, da parte di O’Neill, ha suscitato un qualche stupore.
Passano soli pochi giorni, però, ed ecco che l’Ambasciatore americano a Roma, David Thorne, parlando agli studenti del liceo Visconti rivolge loro l’invito ad “agire come il Movimento 5 Stelle per le riforme ed il cambiamento”.
Ohibò ! Stai a vedere che gli americani sono stati sconvolti da un colpo di fulmine per Beppe Grillo ed il suo movimento !
Ieri accade che il guitto si presenti al Quirinale, insieme ai capigruppo del M5S, per conferire con il Presidente della Repubblica sulle consultazioni per il nuovo governo, e subito si diffonde la notizia che, dopo il colloquio con Napolitano, i tre si recheranno in Via Veneto per incontrare l’Ambasciatore americano.
Cosa sarà mai successo ? L’Ambasciatore li avrà chiamati a rapporto per ragguagliarlo sull’incontro con il Capo dello Stato ?
In realtà, poi, l’incontro presso l’Ambasciata americana non si è svolto ed è stato rinviato alla prossima settimana.
Come non pensare ad un dejà vu ?
Infatti, in Italia, agli inizi degli anni ’90 accaddero altre circostanze altrettanto poco nitide, ma sempre tinteggiate a stelle e strisce.
Erano gli anni nei quali il Procuratore di Milano, Francesco Saverio Borrelli, con il pool di magistrati lavoravano alle indagini su tangentopoli.
Protagonista, allora, di ambigui accadimenti fu un anonimo magistrato del pool, Antonio Di Pietro che risultò, dopo anni, essere stato al centro di un particolare interesse, da parte di autorevoli rappresentanti degli Stati Uniti, e di inusuali relazioni.
Come ha dichiarato, al quotidiano “La Stampa”, l’ex Ambasciatore americano in Italia, Reginald Bartholomew, Antonio Di Pietro nel corso delle inchieste di “mani pulite”, intratteneva rapporti assidui con Peter Semler, Console generale americano di Milano.
Lo stesso Semler ha ammesso, in più occasioni, di essere stato regolarmente informato, sugli sviluppi delle inchieste in corso, da Di Pietro, resosi reo così della palese violazione del segreto istruttorio.
Non solo, ma nell’ottobre 1992, cioè nel momento top di quelle inchieste che avrebbero messo a soqquadro la scena politica italiana, l’ente governativo USIA (United States Information Agency) ospitò per due settimane negli USA proprio Antonio Di Pietro, e non certo per turismo.
I dubbi sulla correttezza del modo di agire, dell’allora PM Antonio Di Pietro, nessuno li ha mai dissipati.
Certo è che “mani pulite”, con o senza una regia a stelle e strisce, decretò la fine di un importante periodo storico della democrazia italiana.
Ecco perché mi sorge un dubbio !
Vuoi vedere che, dopo 20 anni, da oltre oceano hanno pensato di affidare, a Beppe Grillo il compito di sigillare la fine di un’altro ciclo della nostra storia democratica per destabilizzare ancora una volta il nostro Paese ?

giovedì 21 marzo 2013

Rompicapo per il Presidente Napolitano


Sono trascorsi già 19 giorni dall’apertura delle urne elettorali che hanno consegnato al Paese un responso di ingovernabilità.
La colpa, in parte, può essere attribuita alla legge elettorale, quel “porcellum” in apparenza detestato ma anche tanto gradito agli apparati dei partiti per la possibilità, che concede loro, di scegliere chi mandare in Parlamento.
Ma, in gran parte, la colpa è degli elettori che, ignorando la drammatica congiuntura in cui versa il Paese, si sono fatti abbindolare, ancora una volta, da illusorie promesse di un inverosimile paradiso terrestre, o dal velleitario nuovo modo di gestire la cosa pubblica.
Fatto sta che, dopo 19 giorni, il Capo dello Stato ha avviate le consultazioni per formare il governo, in un clima di assoluta confusione ed incertezza.
Il Paese confida nella saggezza di Giorgio Napolitano sperando che tiri fuori dal cilindro una soluzione in grado di offrire risposte concrete agli indifferibili bisogni degli italiani.
Anche per il Presidente della Repubblica non sarà facile dissolvere la spessa coltre di fuliggine che grava sullo scenario politico.
Napolitano, infatti, si troverà a fare i conti con il disperato tentativo di Berlusconi che insisterà per un “governo di concordia”, PD - PdL, pur di non vedersi tagliato fuori dai giochi, proprio nel momento in cui la botola della giustizia si sta per aprire sotto i suoi piedi.
Ora, a parte l’annotazione che c’è già stata una “Concordia” iellata sugli scogli dell’isola del Giglio, domando come possa essere serio e realista il solo supporre che questa ipotesi funzioni, dopo che le inconciliabilità politiche ed etiche, tra PD e PdL, hanno resa tormentata la vita al Governo Monti, che entrambi sostenevano ?
Come credere che questi due partiti possano governare insieme, in un momento così difficile, dato che in 12 mesi, oltre a non essere riusciti ad accordarsi neppure sulla legge elettorale, hanno tagliate le gambe al Governo Monti, boicottando le liberalizzazioni, annacquando le leggi sulla corruzione e sulla riforma del lavoro, facendo orecchie da mercante alla richiesta di ridurre i costi della politica, solo per citare alcune circostanze ?
Dall’altra parte, però, Napolitano avrà anche il difficile compito di far capire a Bersani che le elezioni le ha perse, anche se da vincitore, quindi, la sua pretesa di voler fare il premier a tutti i costi, è un’assurdità inaccettabile.
Bersani deve prendere atto, insomma, che non ha i numeri al Senato e, quindi, un suo eventuale incarico sarebbe il primo caso al mondo di aborto praticato ancor prima del concepimento.
Ma, il Capo dello Stato incontrerà anche Beppe Grillo, e non so quanto Napolitano gradisca questa circostanza, sapendo che non riuscirà a cavarne un ragno dal buco.
Il velleitarismo del M5S e la decisione di vivere da spettatori le vicende del Parlamento, senza assumersi alcuna responsabilità, non saranno benaccette al Presidente della Repubblica che, invece, ha l’ardua missione di assicurare la governabilità al Paese, per affrontare i problemi che si aggravano di giorno in giorno.
Peraltro, la stessa ipotesi di tornare subito alle urne con il “porcellum” non sarebbe la soluzione migliore.
Forse, l’unica via praticabile potrebbe essere quella di un “governo di scopo”, affidato ad una personalità estranea alla politica, che, ricorrendo ai voti di fiducia, costringa il Parlamento ad approvare alcuni provvedimenti urgenti.
Provvedimenti quali, ad esempio: nuova legge elettorale, riduzione del numero dei parlamentari, pagamento dei debiti della pubblica amministrazione, incentivi per l’occupazione giovanile e femminile, abolizione del finanziamento pubblico ai partiti, riduzione di compensi e privilegi dei parlamentari, nuova legge anticorruzione, legge sul conflitto d’interessi, norme rigorose sull’incandidabilità e sul cumulo delle cariche, etc.
Lavorando di buona lena un governo di scopo potrebbe anche stanare i politici dai loro meschini interessi di bottega per offrire agli elettori un quadro chiaro di chi operi al servizio del Paese e non al servizio di lobbies e categorie privilegiate.

Solo così si potrebbe tornare alle urne, se ancora indispensabile, tra un anno.

mercoledì 20 marzo 2013

Il progressismo e Papa Francesco


Nella omelia pronunciata da Papa Francesco in occasione della cerimonia d’intronizzazione sul soglio pontificio, ricorrono alcune espressioni che indicano, secondo me, l’impronta che il Pontefice intende dare al suo pontificato.
Mi riferisco, in particolare, ai concetti di “misericordia”, “tenerezza”, “il potere è servire i deboli”, “custodire il creato”.
Messaggi indirizzati non solo al popolo dei fedeli che gremiva Piazza San Pietro ma prima di tutto, credo, ai tanti capi di stato e di governo presenti alla cerimonia.
D’altra parte, è apparso evidente, fin dai primi momenti del suo pontificato, che Papa Francesco abbia la consapevole volontà di rinnovare lo spirito ed il modo di porsi, della Chiesa Cattolica, nei confronti del sociale e dei più umili e poveri.
Peraltro, ai temi sociali hanno rivolta sempre molta attenzione i padri gesuiti, ordine al quale appartiene Jorge Mario Bergoglio che, anche da Papa, ha voluto conservare il suo stemma cardinalizio nel quale campeggia, appunto, il sole raggiante e fiammeggiante, sovrapposto dalle lettere IHS, simbolo dei gesuiti.   
Chi ha avuto modo di conoscere Jorge Mario Bergoglio negli anni del suo episcopato a Buenos Aires riconosce assoluta linearità tra il suo operato in Argentina e questi primi gesti da Pontefice.
Pur non essendo né un vaticanista né uno studioso delle vite dei Pontefici, credo però di riconoscere in Papa Francesco anche lo stesso desiderio di revisionismo che ha animati i 33 giorni del pontificato di Giovanni Paolo I, anche noto come Papa Luciani.
Sicuramente si tratta di due personalità molto diverse, anche caratterialmente, accomunate però dall’amabilità del loro sorriso.
Eletti entrambi a dispetto di ogni previsione, come Papa Luciani anche Papa Francesco si trova a dover fare i conti con un ambiente curiale non certo bendisposto nei confronti della sua volontà di cambiamento e di moralizzazione.
Papa Luciani, infatti, si batteva per il ritorno della Chiesa alla povertà evangelica, era contrario ad uno I.O.R. attivo nei mercati finanziari internazionali, aveva manifestata l’intenzione di devolvere ai poveri gran parte degli introiti curiali e di utilizzare le ricchezze vaticane per realizzare opere a favore dei più bisognosi.
Il suo progetto di trasformare lo I.O.R. in una banca etica andava a sbattere contro l’egemonia dell’arcivescovo americano Paul Marcinkus, potente ed incontrastato gestore delle finanze vaticane.
Ma anche altri propositi di cambiamento di Giovanni Paoli I non erano graditi alle gerarchie della Curia romana, dalla sua intenzione di nominare cardinali alcuni vescovi africani, asiatici e del sud america, all’apertura alle donne della realtà ecclesiale, fino a nutrire l’idea di una “maternità responsabile”.
Nonostante siano trascorsi 35 anni dalla morte di Papa Luciani, i suoi propositi, di moralizzazione e cambiamento, sono rimasti lettera morta sia per l’atavico immobilismo della Chiesa Cattolica sia, soprattutto, per la caparbia difesa del potere acquisito e consolidatosi, attraverso decenni, dai membri della Curia romana.
Spetterà, quindi, a Papa Francesco riprenderne il filo del rinnovamento e cercare di cambiare la Chiesa con la stessa attenzione per i poveri che già aveva Papa Luciani.
Dopo aver tentato di trovare una consonanza tra questi due Pontefici progressisti, mi auguro sinceramente, però, che Padre Amorth, il più famoso esorcista, si sbagli quando, parlando di Papa Francesco, dice: “temo che faccia la fine di Papa Luciani”.

Per questo è categorico che concluda queste righe augurando lunga vita a Papa Francesco !

martedì 19 marzo 2013

Impresentabili ? … forse più irresponsabili !


Considero biasimevole ed inopportuno che la conduttrice della trasmissione “In mezz’ora” su RAI 3, Lucia Annunziata abbia bollato, con l’espressione “impresentabili” Angelino Alfano ed i suoi colleghi di partito.
Non intendo confutare la fondatezza della espressione, ma piuttosto stigmatizzare il comportamento, della conduttrice Lucia Annunziata, scorretto, ancor prima che insolente ed impulsivo.
Un comportamento ancor più inaccettabile perché compiuto da una giornalista esperta e su una rete del servizio pubblico televisivo.
Si fa un gran parlare del degrado nel linguaggio e della rissosità che caratterizzano, da qualche tempo, il confronto politico per cui sarebbe opportuno che i giornalisti non contribuissero, almeno loro, ad incoraggiare la corsa al peggio.
Fatta questa premessa, vorrei tornare, però, sull’addebito di “impresentabili” che è stato indirizzato, non tanto alla persona di Angelino Alfano, quanto piuttosto alla genia dei berlusconiani nel suo insieme.
Prima ancora di capire i perché dell’addebito di “impresentabili”, Alfano si è subito inalberato affermando che si stavano offendendo milioni di elettori che hanno votato per il PdL.
Devo dire che, secondo me, Angelino Alfano aveva colto nel segno perché, in realtà, i primi a meritare il biasimo di “impresentabili” sarebbero proprio coloro che persistono nel votare il signorotto di Arcore, dopo anni di panzane e di impegni non mantenuti.
Quasi certamente, però, l’intenzione era di indirizzare la critica di “impresentabili” solo ai parlamentari PdL i quali, se solo avessero un minimo di onestà morale, dovrebbero dedicare un po’ del loro tempo ad un esame di coscienza per scoprire, così, che prima di essere impresentabili sono irriducibili irresponsabili.
  1. Irresponsabili, nel non far conoscere al Paese che il contratto con gli italiani del 2001 è stato un totale fallimento, e che, di conseguenza, Berlusconi è uno spergiuro non avendo mantenuto la parola data, ritirarsi dalla scena politica se non avesse realizzate almeno quattro dei cinque impegni assunti.
  2. Irresponsabili, nell’aver abbandonata la nave Italia, nel novembre 2011, dopo averla portata contro gli scogli.
  3. Irresponsabili, nel mentire agli italiani sul rischio default del Paese, raccontando loro la barzelletta dei ristoranti pieni.
  4. Irresponsabili, poi, nello scaricare la colpa su Mario Monti per aver prese decisioni impopolari, con senso di responsabilità, per salvare il Paese, scordando che loro stessi avevano approvati i provvedimenti del governo Monti.
  5. Irresponsabili, nell’aver sputtanato il Parlamento italiano votando la favoletta che Ruby fosse nipote di Mubarak.
  6. Irresponsabili, nell’aver dedicato gran parte del loro impegno parlamentare per votare leggi non nell’interesse degli italiani, ma nell’interesse esclusivo di Berlusconi e delle sue aziende.
  7. Irresponsabili, nel non censurare il golpe bianco messo in atto, dal loro padre padrone, assoldando senatori per far cadere il governo Prodi, come ha ammesso lo stesso De Gregorio.
  8. Irresponsabili, per aver occupato il palazzo del Tribunale di Milano, per manifestare platealmente contro una delle istituzioni fondamentali dello stato democratico.
  9. Irresponsabili, nel condannare il PD per le elezioni dei presidenti di Camera e Senato, nascondendo agli italiani che, con i governi Berlusconi, le presidenze di Camera e Senato erano state occupate entrambe dai candidati del centrodestra, come testimoniano le accoppiate Pivetti – Scognamiglio, nel 1994, Casini – Pera, nel 2001 e Fini – Schifani, nel 2008.
  10. Irresponsabili, nel sobillare la piazza contro la magistratura e le sentenze dei giudici solo per compiacere il signorotto di Arcore.
  11. Irresponsabili, nel minacciare proteste in Parlamento e nelle piazze se al Quirinale non sarà eletto uno di loro.
Potrei proseguire, però già queste spregevolezze sono sufficienti per darmi il voltastomaco.

lunedì 18 marzo 2013

Il grillismo è una sala giochi


Sono  state  sufficienti  le  prime ore di presenza in Parlamento, delle truppe  grilline,  per  avere  la  conferma  definitiva che la conclamata affermazione di Beppe Grillo “uno vale uno” sia una delle tante bufale raccontate dal comico genovese e dal suo sodale Casaleggio.
Infatti, mi era parso di capire, ma potrei aver presa una cantonata, che lo slogan “uno vale uno” esprimesse l’impegno per una democrazia partecipativa, nella quale, cioè, ad ogni cittadino fosse garantita pari facoltà di pensiero e di parola, e quindi anche la libertà di dissentire.
Immaginavo fosse l’apprezzabile e meritoria alternativa alla consuetudine, inveterata nei partiti tradizionali, che attribuisce ai soli capobastone il potere di decidere cosa sia giusto o sbagliato, vincolando a seguirne le direttive, supinamente e totalmente, tutti coloro che avessero conferito il loro cervello all’ammasso.
Un proposito lodevole se indirizzato a restituire dignità alle persone, in quanto cittadini.
Se poi, al “uno vale uno” si fosse accompagnata per davvero anche quella trasparenza di ogni atto o scelta del M5S, che Beppe Grillo ha proclamato, ripetutamente, essere uno dei punti cardinali del M5S, c’era da attendersi davvero un modo nuovo di esercitare il mandato politico.
Purtroppo, però, tra il dire ed il fare c’è di mezzo il mare, recita un vecchio adagio !
Così Beppe Grillo ha incominciato con il proibire prima ai militanti del M5S, e poi ai parlamentari eletti di incontrare giornalisti, di rilasciare interviste, di partecipare a programmi TV.
Solo lui, guitto donatosi alla politica, e Casaleggio, il guru, godrebbero del diritto esclusivo di parlare, come se nel M5S militanti e parlamentari fossero soggetti acefali, incapaci di intendere e di volere.
E per chi non ubbidisse … radiazione dal movimento !
Come si concilia, acciderba, il principio “uno vale uno” con un atteggiamento tirannico che non solo impedisce ai parlamentari di parlare e di esprimere le proprie idee, ma si arroga anche il diritto di eliminare dal blog i post di quei militanti che criticano le deliranti prese di posizione di Grillo ?
E perché viene cassata anche ogni richiesta dei militanti di sottoporre a referendum online le scelte politiche del movimento ?
Anche il “punto cardinale della trasparenza” sembra annacquarsi !
Per farla breve, come i riflettori hanno iniziato a rischiarare la sala giochi che, per sollazzo, si sono allestita Grillo e Casaleggio, ecco spuntare, insieme alla goliardica foto di un apriscatole sui banchi del Senato, indubbi segnali d’incrinature e di sbriciolamenti. 
Per giorni, ad esempio, i parlamentari M5S, appena sbarcati a Roma, avevano garantito che le riunioni sarebbero state rese pubbliche con diretta streaming.
L’unica riunione pubblica, invece, è stata la sceneggiata della autopresentazione dei parlamentari M5S, perché tutti i successivi incontri sono stati rigorosamente a porte chiuse.
La stessa riunione, che il gruppo di senatori M5S ha promossa per decidere come votare nel ballottaggio tra Grasso e Schifani, è stata blindata mentre all’esterno giungevano indubbi segnali di fragorose baruffe.
La sintesi, di quello che sta accadendo nel M5S, la rivela, con efficacia ed incisività straordinarie, il commento postato sul blog di Beppe Grillo da una militante ed elettrice grillina: “Benito ci aveva messo più tempo a mostrare il suo volto reale”.

Oggi, purtroppo, questo commento nel blog del democratico Beppe Grillo non è più visibile … i censori l’hanno cancellato in gran fretta!