Non vorrei sbagliarmi,
ma credo che quella che ha avuto inizio ieri sia la XVII legislatura della
Repubblica Italiana.
Non appartengo alla
schiera di quanti credono alla superstizione, tuttavia non posso fare a meno di
ammettere che, almeno da quanto è dato di osservare in questi primi giorni, il
numero 17 sembri essere nefasto portatore di sfiga per la nuova legislatura.
Che questa legislatura
non sia nata sotto una buona stella lo si poteva già intuire nella serata del
25 febbraio, appena il responso delle urne faceva prevedere una difficile
governabilità del Paese.
Con il passare dei
giorni, invece di schiarirsi, lo scenario si è sempre più ingarbugliato,
complice anche la cocciutaggine di Bersani che, dopo aver sognato per mesi di
fare il premier, non vuole accettare di essere solo il vincitore – sconfitto, o
meglio l’autentico sconfitto – vincitore delle elezioni.
Dopo essere partito
baldanzoso per smacchiare il giaguaro, Bersani si ritrova, oggi, ad usare litri
di candeggina per smacchiarsi dalle badilate di melma, di ogni tipo, che gli
tirano contro Beppe Grillo e le sue truppe di guastatori.
Anche al suo
dirimpettaio, Berlusconi, la XVII legislatura non porta bene se è vero che un
suo fan (?!?) gli ha infilato un dito nell’occhio mandandolo all’ospedale,
proprio nei giorni in cui i pubblici ministeri di Milano e Napoli fanno a gara
per arrivare primi a mettergli le manette.
Ma come accade oramai da
decenni, a trovarsi a proprio agio nelle situazioni arruffate, invece, è
Massimo D’Alema la cui vera passione è muoversi sotto traccia per tramare
inciuci.
L’inciucio, di fatto, è
nel DNA di “baffino di ferro”,
che non conosce altro modo per rimanere a galla sulla scena politica.
Gli italiani si erano
illusi di esserselo tolto dai piedi, ed invece eccolo, più vispo che mai, a
tessere la sua tela per arrivare al Quirinale.
Assurdo ma, purtroppo,
verosimile !
Nessuno riuscirà a togliermi
dalla testa che, dal 1997, da quando cioè con il famoso “patto della crostata” D’Alema dette una preziosa mano a
Mediaset, tra “baffino di
ferro” e Berlusconi sia stato
stipulato un patto ferreo di mutua assistenza.
Così oggi, in un momento
così incasinato, quel patto potrebbe ritornare in voga per produrre nuovi
malefici effetti.
Limitiamoci
semplicemente ad osservare i fatti.
Berlusconi sta
attraversando un difficile momento: ha fallito il sorpasso elettorale del
centrosinistra, l’accerchiamento da parte della magistratura non gli lascia
scampo, corre il serio rischio di rimanere fuori da ogni gioco politico, si
profila al Quirinale la candidatura di Romano Prodi, personaggio a lui avverso
e che non gli perdonerebbe certo di aver fatto cadere il suo governo, nel 2008,
assoldando alcuni senatori.
Dall’altra parte,
D’Alema oggi non è più parlamentare ed ha come unico sogno quello di sostituire
Napolitano al Quirinale.
Ebbene, che diavoleria
escogita quel berlusconiano di D’Alema ?
Si mette a brigare per
far sì che il PD non solo assegni la presidenza di una delle Camere al PdL, che
per Berlusconi vorrebbe dire rientrare in gioco, ma anche rinunzi a candidare,
alla Presidenza della Repubblica, il gettonatissimo Romano Prodi, indigesto a
Berlusconi.
Se il giochetto
riuscisse, per “baffino di
ferro” si spianerebbe la
strada per il Quirinale, sospinto dai voti del PdL.
Ma mentre D’Alema
intrallazza e si dà da fare, Giorgio Napolitano vive, con inquietudine e
sofferenza, le sue ultime settimane di presidenza.
Tra alcuni giorni
dovrebbe avviare gli incontri con le delegazioni dei gruppi parlamentari per
tentare la formazione di un governo, però, insieme a valenti costituzionalisti
Napolitano è angosciato da un dubbio costituzionale: perché ed a che titolo potrebbe
consentire che un comune cittadino, quale è Gianroberto Casaleggio, partecipi
alle consultazioni come capo della delegazione del M5S ?
Napoletano verace, quale
è, il Capo dello Stato, stringendo in una mano un cornetto di corallo rosso e
nell’altra un ferro di cavallo, starà passeggiando, giorno e notte, su è giù
per le sale del Quirinale, imprecando contro la malasorte che lo costringe a
gestire l’avvio di questa infausta XVII legislatura.
2 commenti:
Ha vinto l'integralismo,
l'indifferenza all'ascolto delle ragioni altrui nell'erronea consapevolezza della superiorità delle proprie.
L'integralismo trasferito in politica, inibisce qualunque forma di dialogo e di semplice comunicazione inter partes, impedendo la costruzione di una fattispecie concreta di governo magari imperfetta, perfettibile ma almeno possibile.
Ciò che più sorprende è l'assenza di ricerca di punti comuni tra soggetti che in teoria non presentano diversità ostative e contestualmente l'enfatizzazione di una pretesa diversità / superiorità ostentata anche nei comportamenti esteriori privi di valenza direttamente politica.
Spingere un partito riformista ad allearsi con la destra populista da sempre avversata, nell'intento di degradarne la forza ed ergersi a giudici di moralità e legittimità, forse questo potrebbe essere l'apparente scopo.
Questi pretesi cavalieri puri, senza macchia o colpa, che considerano gli altri alla stregua di esseri immondi ed evitano addirittura ogni prossimità per non contaminarsi, pronti a sacrificare il paese assomigliano sempre più a talibani distruttori.
Grazie per il suo commento.
Credo che stiamo assistendo, purtroppo, a qualcosa che è ben più mediocre ed intollerabile di un integralismo ideologico.
Mi riferisco ad egoismi ed ambizioni personali.
Dal 25 febbraio sono trascorsi ormai 20 giorni, durante i quali non si è levata nessuna voce preoccupata delle sofferenze degli italiani e della necessità di dare urgenti risposte ai loro bisogni.
No, assolutamente no !
Rinchiusi nelle loro stanze i sedicenti politici si preoccupano solo di come occupare i posti di potere o di come scansare le sentenze dei tribunali.
Trovo disgustoso e disarmante che questo modo di pensare sia trasversale a tutte le forze in campo e temo che, a forza di tirare la corda, a qualche testa calda possano saltare i nervi.
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