venerdì 29 marzo 2013

Raggio di luce a Montecitorio … nuvoloni neri al Colle


Anche ieri sera non sono riuscito ad appuntare, sull’agenda di oggi, un unico evento da commentare sul blog, per cui non mi resta che mettermi al PC ed incominciare a pigiare sui tasti.
  1. La prima notizia è di quelle che regalano un primo raggio di luce sul percorso dell’agognato cambiamento. La Presidente della Camera, Laura Boldrini, ha dismessi, dichiarandoli cioè non più godibili, gli otto appartamenti di servizio che erano a disposizione del Presidente, dei quattro vice presidenti e degli otto questori. Si tratta di appartamenti di proprietà del demanio dello Stato, ma i cui costi di mantenimento gravano sulle casse di Montecitorio. A questo gesto di sobrietà, Laura Boldrini ha abbinata anche la nuova disciplina per l’utilizzo delle 10 auto blu, limitandone l’uso a documentate ragioni di servizio ed, esclusivamente, all’interno della cinta comunale e per trasferimenti agli aeroporti di Fiumicino e Ciampino. Per martedì prossimo è stata indetta la riunione con all’OdG la revisione delle spese di segreteria, dei trattamenti integrativi e delle spese di rappresentanza. Grazie, Presidente Boldrini, per questi primi spiragli di speranza ma, per favore, avanti a tutta forza anche per prebende e privilegi dei deputati.
  2. “Chi va al mulino s’infarina” recita un antico adagio che oggi calza a pennello a due consiglieri siciliani del M5S. Dopo aver strombazzato sul web: “noi rinunciamo ad ogni tipo di benefit e le auto blu non ci interessano”, proprio lui, Antonio Venturino consigliere M5S a Palermo, con il suo collega grillino Giampiero Trizzino, si sono accomodati su un’auto blu, con tanto di lampeggiante, per recarsi all’incontro con il Console USA Donald Moore. Colti in flagrante, i due grillini hanno cercato di giustificarsi dicendo che loro hanno solo due vecchie auto, una Micra ed una Multipla. Ed allora? A cosa si riferiscono i rimborsi chilometrici che intascano? E poi, a Palermo non esistono i taxi ?
  3. Il virulento attacco personale che, ieri, il capogruppo PdL ha rivolto a Mario Monti, alla Camera, non poteva essere solo frutto delle frustrazioni e dei complessi d’inferiorità che Renato Brunetta ha covati, per anni, nei confronti del Professor Monti. Ci doveva pur essere qualcosa di sospetto dietro tutti quei veleni. Infatti, ora dopo ora, incominciano ad emergere indiscrezioni che avvalorano i dubbi. All’origine di tutto ci sarebbe un ordine, forte e chiaro, impartito da Berlusconi ai suoi lacchè più fidati: “al Quirinale ci devo andare io, o in subordine Gianni Letta !”, il che sottintendeva “ora datevi da fare”. Obbedienti, i leccapiedi berlusconiani hanno messa subito in campo una strategia demolitrice per eliminare possibili candidati al Colle, incominciando, per appunto, da Mario Monti. Fitti contatti ed incontri top secret di Berlusconi, La Russa e Brunetta con Giulio Terzi per convincerlo a dare le dimissioni, da Ministro degli Esteri, in modo teatrale alla Camera, così da cogliere di sorpresa e mettere in difficoltà gli ignari Presidente del Consiglio ed il Capo dello Stato. In cambio di questa vigliaccata, invece dei 30 denari a Giulio Terzi è stato offerto un posto di ministro, in un eventuale nefasto nuovo governo Berlusconi, oppure in alternativa la poltrona di sindaco di Roma o Bergamo. Fantapolitica? Basterà attendere con pazienza e la realtà supererà la fantasia.
  4. Anche Celentano recita la sua ridicola farsa! Dopo aver sollecitati gli elettori a votare per Beppe Grillo, oggi accortosi con ritardo che il guitto genovese abusa del turpiloquio e non è uno statista, lo invita a seguire Papa Francesco sulla via dell’amore. Si limitasse a cantare … almeno potremmo applaudirlo !
  5. E per finire, la giornata si è conclusa con la conferma che, dopo 31 giorni dalla chiusura delle urne, siamo ancora al nulla di fatto. Bersani ha fallito perché, al Senato, non ha i numeri per fare il governo, cosa che anche il più fessacchiotto degli italiani aveva capito 31 giorni fa. Il fallimento di Bersani, però, non è solo “merito” suo ma di tutto il rimbambito apparato PD che, già nel novembre 2012 taroccando le primarie, aveva scelto di perdere le elezioni. Purtroppo non c’è peggior cieco di chi non vuol vedere. Così, al Paese sempre più inguaiato non resta che confidare nel Capo dello Stato perché riesca a districare la matassa ed a nominare un governo che incominci finalmente ad affrontare i problemi reali.

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