È trascorsa una settimana da quando le urne hanno emesso il loro responso e lo scenario politico appare confuso ed in apparenza senza sbocchi.
Ho l’impressione di vivere
in un caos dal quale sarà difficile tirarsi fuori.
L’unica formazione che può
dirsi soddisfatta, perché uscita vincitrice dalle elezioni, il M5S, pensa di ritirarsi
sull’Aventino nell’attesa che si ritorni quanto prima alle urne.
Credo che si tratti di
un’opzione tattica per far emergere, in tutta la sua drammaticità, l’inettitudine
del sistema partitico tradizionale.
Eppure, PD e PdL sembrano
non rendersi ancora conto dello smottamento che ha travolto la dicotomia partitica,
e seguitano a giocare con un mazzo di carte fuoricorso e senza valore, incuranti
della grave situazione in cui si trova il Paese.
Lo scenario è cambiato,
e molto, ma i vecchi partiti si ostinano a ragionare con logiche superate.
La contrapposizione
destra - sinistra è ormai un reperto archeologico che, solo Bersani e la
nomenklatura del PD, non riescono a metabolizzare.
Infatti, l’apparato del
PD ha pensato bene di segare Matteo Renzi alle primarie, di mettersi a rimorchio
di Fassina e Camusso e, con furore masochistico, di avvinghiarsi a Vendola in
una coalizione priva di appeal elettorale.
L’intellighenzia PD non
ha voluto capire che la scelta di Matteo Renzi sarebbe stato non solo un segnale
forte e chiaro di rinnovamento, per attrarre gli elettori desiderosi di novità,
ma avrebbe costretto Berlusconi a farsi da parte.
E realisticamente, nel match
tra Renzi ed Alfano, il fiorentino avrebbe vinto per KO alla prima ripresa !
Invece il vecchio apparato
PD si è preoccupato solo di mettersi al sicuro, puntando su Bersani che non
rappresenta nulla di nuovo.
Le primarie non le ha
vinte Bersani ma l’apparato del PD anche ingarbugliando le regole.
E così il PD è riuscito
ad essere il vincitore perdente delle elezioni.
In un paese normale, il
giorno dopo un così clamoroso fallimento il segretario del partito avrebbe avuto
il buon gusto di dimettersi.
Bersani no, non solo non si
è dimesso, ma si comporta, invece, come un bambino isterico che nasconde il
pallone perché nessuno giochi.
Solo che il pallone del
premierato lo hanno sgonfiato gli elettori ed anche per Bersani sarà impossibile
giocarci.
Il suo incaponirsi
sulla strada di Palazzo Chigi avrà come prima conseguenza quella di indurre il
Capo dello Stato a conferirgli solo un semplice ed inutile mandato esplorativo ma,
soprattutto, causerà l'inevitabile procrastinare dei tempi necessari per trovare
una soluzione alla crisi politica, con le reazioni negative, oggi imprevedibili,
da parte dei mercati internazionali.
Non solo, ma Bersani ha
la spudoratezza di pretendere che, nel caso si dovesse tornare alle urne, sia
ancora lui il candidato premier.
Annebbiato
dalla smania di fare il premier, anche se solo per un giorno, Bersani con la sua
ossessione rischia non solo di portare il partito al tracollo, ma di provocare
danni irreparabili al Paese, sotto lo sguardo gongolante ed irresponsabile di
Grillo e Casaleggio.
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