lunedì 4 marzo 2013

Il voto degli italiani sparsi in Europa



Sarà uno dei miei molti limiti, ma non ho mai compreso il significato dell’adagio “la curiosità è femmina”, forse perché sono convinto che le persone, a prescindere dal sesso, siano più o meno curiose in funzione della loro “forma mentis” che stimoli a conoscere, capire, valutare per formarsi una propria opinione.
Ed è la curiosità ad aver suscitato in me il desiderio di percepire, attraverso il voto da loro espresso, come i nostri concittadini, che risiedono nei principali paesi europei, siano partecipi in realtà delle vicende politiche italiane.
Dopo aver vissuto e lavorato all’estero negli anni in cui il diritto di voto non era ancora riconosciuto agli italiani residenti fuori dai confini, considero la mia curiosità più che normale.
Ma che cosa può suscitare tanta curiosità ?
Ad esempio, percepire se il fatto di non essere stati asfissiati da una campagna elettorale, così litigiosa, possa aver influito sul loro voto.
Quale appeal abbiano esercitato su di loro le promesse, anche inverosimili, fatte dagli antagonisti in campo.
In che misura abbia pesato sul voto degli italiani residenti il quadro politico e sociale del paese ospitante.
Oppure, fino a che punto immagine e notizie dell’Italia, riferite dai media locali, abbiano influenzato il voto dei nostri connazionali.
Infine, verso quale tipo di governo sarebbero orientati i nostri connazionali.
È chiaro che ognuno, analizzando i risultati del voto espresso nei 10 paesi europei osservati, potrà trarre liberamente le proprie valutazioni, suggerisco solo di considerare che i voti, espressi dagli italiani residenti in Europa, sono stati 1.886.500 (partecipazione del 71%), cioè un numero  ben più alto degli elettori che si sono recati alle urne in una città come Torino.
L’unica considerazione, sulla quale credo sia possibile essere d’accordo, è che perlomeno gli italiani residenti in Europa, sembrerebbero avere idee più nette sulla governabilità del nostro Paese.


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