Sarà uno dei miei molti
limiti, ma non ho mai compreso il significato dell’adagio “la curiosità è femmina”, forse perché sono convinto che le persone,
a prescindere dal sesso, siano più o meno curiose in funzione della loro “forma mentis” che stimoli a conoscere, capire,
valutare per formarsi una propria opinione.
Ed è la curiosità ad
aver suscitato in me il desiderio di percepire, attraverso il voto da loro espresso, come
i nostri concittadini, che risiedono nei principali paesi europei, siano
partecipi in realtà delle vicende politiche italiane.
Dopo aver vissuto e
lavorato all’estero negli anni in cui il diritto di voto non era ancora
riconosciuto agli italiani residenti fuori dai confini, considero la mia
curiosità più che normale.
Ma che cosa può suscitare
tanta curiosità ?
Ad esempio, percepire
se il fatto di non essere stati asfissiati da una campagna elettorale, così litigiosa,
possa aver influito sul loro voto.
Quale appeal abbiano esercitato
su di loro le promesse, anche inverosimili, fatte dagli antagonisti in campo.
In che misura abbia pesato
sul voto degli italiani residenti il quadro politico e sociale del paese
ospitante.
Oppure, fino a che
punto immagine e notizie dell’Italia, riferite dai media locali, abbiano
influenzato il voto dei nostri connazionali.
Infine, verso quale tipo
di governo sarebbero orientati i nostri connazionali.
È chiaro che ognuno,
analizzando i risultati del voto espresso nei 10 paesi europei osservati, potrà
trarre liberamente le proprie valutazioni, suggerisco solo di considerare che i
voti, espressi dagli italiani residenti in Europa, sono stati 1.886.500 (partecipazione del 71%), cioè un numero
ben più alto degli elettori che si sono
recati alle urne in una città come Torino.
L’unica
considerazione, sulla quale credo sia possibile essere d’accordo, è che perlomeno
gli italiani residenti in Europa, sembrerebbero avere idee più nette sulla
governabilità del nostro Paese.
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