Non ho votato per il M5S, anche perché virulenza e villania
sono molto distanti dal mio modo di concepire il confronto ed il dissenso, però
ne condivido il rifiuto per la politica incapace, affaristica e arraffona che il
sistema partitico ci propina da decenni.
Una politica codarda, che si è data a gambe levate dopo
aver trascinato il Paese sull’orlo del precipizio, mollando ad un governo
tecnico la responsabilità di far trangugiare agli italiani quei bocconi amari che,
il governo Berlusconi, aveva cucinati con gli impegni assunti con l’UE.
Una politica canaglia, così ignobile ed in malafede da aver
fatta ricadere ogni colpa di quei bocconi amari sul governo tecnico.
Una politica sorda e cieca, autoreferenziale, che si è sempre
più allontanata dalla gente, per rinchiudersi nei palazzi del potere a spartirsi posti
ed affari, non sempre rispettosa dell’etica.
Ma è una politica così arrogante, soprattutto nel suo
essere incapace, da non aver saputo dare nessuna risposta alle istanze degli
italiani ed alle sollecitazioni del Capo dello Stato.
Così è stato per il mancato varo della nuova legge
elettorale, sulla quale i partiti non sono riusciti a mettersi d’accordo solo
per voler perseguire meschini interessi di bottega.
Anche sulla riduzione dei costi della politica, dopo
averne blaterato per anni, i partiti non hanno voluto, né saputo, fare nulla.
Quando Mario Monti, rispondendo al SOS lanciato dalla
politica, si è insediato a Palazzo Chigi, i partiti si sono preoccupati subito di
avvertirlo che non avrebbe dovuto mettere mano ai costi del sistema politico
perché di esclusiva competenza del Parlamento.
Con quali risultati ? Alla prova dei fatti nessuno !
Infatti, non è stato ridotto il numero dei parlamentari,
non sono stati aboliti i rimborsi elettorali (modo fariseo per definire il finanziamento pubblico ai partiti !),
non sono stati intaccati né privilegi né rendite di cui gode la Casta.
A proposito, da alcuni giorni mi interrogavo sul perché Bersani
fosse così contrario alla soppressione del finanziamento pubblico ai
partiti, al punto di non averla neppure inserita tra i famosi otto punti
programmatici con i quali vorrebbe presentarsi in Parlamento per governare.
A soddisfare la mia curiosità ci ha pensato Livia Turco
che, dopo 26 anni filati da parlamentare, non è stata rieletta in questa ultima
tornata.
Ebbene, assicuratasi la congrua buonuscita che riscuoterà dalla
Camera ed una pensione mensile di circa € 5.000 che percepirà tra due anni, al compimento
del 60mo anno, Livia Turco ha candidamente dichiarato che, non essendo più
deputato, sarà il PD a corrisponderle uno stipendio come funzionaria del
partito.
A questo punto una domanda sorge
spontanea: per caso non sarà che, qualora avvenisse l’auspicata riduzione del
numero di parlamentari, le casse dello Stato non ne otterrebbero nessun beneficio
perché il costo degli esclusi, uscito dalla porta rientrerà dalla finestra sotto
forma di stipendi come funzionari, stipendi che tutti noi continueremo a sborsare
finanziando i partiti ?
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