giovedì 30 gennaio 2014

Dal “porcellum” al “truffarellum”

Che il popolo italiano sia, in generale, un popolo di individualisti tronfi del proprio “io”, non lo scopriamo di certo oggi.
Che questa peculiarità induca troppi di noi a sognare un proprio movimento politico personale, lo dimostrano i risultati di tutte le consultazioni elettorali che si sono svolte dal 1948 in poi.
Pretendere, perciò, che da un giorno all’altro il quadro politico si semplifichi forzosamente, riducendo a due o tre le forze politiche con rappresentanza parlamentare, è una bestialità che solo la cricca Renzi - Berlusconi poteva architettare con la legge elettorale che sarà al vaglio del Parlamento nei prossimi giorni.
Per rendersi conto quanto sia irragionevole la legge proposta basta dare una occhiata ai risultati della tornata elettorale, svoltasi il 24 e 25 febbraio 2013, e prendere atto che hanno ottenuti voti ben 47 partiti e movimenti politici.
Dei 47, però, solo 10 sono presenti, di fatto, in Parlamento.
Facendo due conti si può notare che, dei 34.002.523 voti validi, pari al 72,5% del corpo elettorale, 2.444.694 voti non si sono tradotti in una rappresentanza parlamentare.
Saranno questi i “partitini” ai quali Matteo Renzi ha dichiarata guerra?
Certamente no, perché in Parlamento sono presenti, invece, gli eletti da 4.067.806 di cittadini che hanno dato il loto voto a quei partiti, partitini e movimenti che, pur con percentuali da prefisso telefonico, si sono salvati perché aggregati ad una coalizione.
Si tratta di: Lega Nord, Fratelli d’Italia, Sinistra Ecologia Libertà, Centro Democratico, SVP, Unione di Centro.
Coalizioni che, comunque, si sono disgregate dopo il voto.
Ecco perché ha ragione la Consulta quando, a proposito delle coalizioni, motivando la incostituzionalità del porcellum,  ha scritto: … accordi tra le liste al fine di accedere al premio (ndr: di maggioranza) … in contraddizione con l’esigenza di assicurare la governabilità, stante la possibilità che, anche immediatamente dopo le elezioni, la coalizione beneficiaria del premio si sciolga o uno o più partiti che ne facevano parte ne escano”.
La coalizione appare, dunque, come un meccanismo truffaldino ideato per imbrogliare gli elettori.
Infatti, senza l’inganno delle coalizioni, dissoltesi come neve al sole, i risultati del 24 e 25 febbraio avrebbero provocato un diverso destino della legislatura, perché in realtà gli elettori avevano così tributati i loro voti:
1.         Movimento 5 Stelle: 8.689.168 voti, pari al 25,55% dei voti validi;
2.        Partito Democratico: 8.644.187 voti, pari al 25,42% dei voti validi;
3.        Popolo della Libertà: 7.332.667 voti, pari al 21,56% dei voti validi;
4.        Scelta Civica: 2.824.001 voti, pari all’8,30% dei voti validi.
Ma il sistema è truffaldino anche perché si arroga il diritto di attribuire alle coalizioni i voti ottenuti dai  movimenti che, pur coalizzati, non superino la soglia di sbarramento.
Ad esempio, a febbraio 2013 il Centrodestra si è visti assegnati i 534.251 voti ottenuti da partiti, partitini e movimenti che, inclusi nella coalizione, sono rimasti fuori dal Parlamento, e cioè: La Destra, Grande Sud, MIR Moderati in rivoluzione, Partito Pensionati, Intesa Popolare, Liberi per una Italia Equa.
Nonostante queste evidenze, la legge elettorale, concertata dalla cricca Renzi – Berlusconi, si incardina ancora una volta sul meccanismo delle coalizioni ma, avendo alzata la soglia di sbarramento per i partiti coalizzati, risulterà più truffaldina del porcellum.
Per di più è anche imbastardita dalla clausola “salva Lega”.
Sarà sufficiente, cioè, aggregare il maggior numero possibile di partiti, partitini e movimenti per fare in modo che i voti da loro ottenuti, anche non superando la soglia di sbarramento del 4,5%, contribuiscano, comunque, ad una vittoria fasulla della coalizione.
Il Capo dello Stato firmerà una legge così fraudolenta ?
Cosa ne penserà la Corte Costituzionale ?

martedì 28 gennaio 2014

Berlusconi … ha gettata una maschera

Finalmente … almeno una delle sue maschere l’ha gettata !!!
Perlomeno, quella costruita con strati di cerone e tutelata da compassionevoli telecamere con calze per nascondere la decadenza senile.
Non c’è da sorprendersi se a fare lo scoop sia riuscito un fotografo non strisciante, quindi non italiano, capace di mettere a nudo il vero aspetto dell’ex premier.
Quella faccia che, per anni, Berlusconi aveva nascosta ai tanti creduloni, incantati dalla leggenda che l’uomo di Arcore beneficiasse di una miracolosa eterna giovinezza.
Alla fine, grazie ad un fotografo del Sunday Times Magazine gli italiani hanno potuto scoprire il volto incartapecorito di Berlusconi.
Sembrerebbe, anzi, che lo stesso Cavaliere (a proposito, ma il cavalierato non doveva essergli revocato perché pregiudicato ?) guardando il servizio pubblicato dal Sunday, superati i primi attimi di smarrimento, alla fine si sia riconosciuto nelle foto ed abbia mormorato: “però, che gran figata, così io sono molto più vero di Renzi !”.
Chissà se, dietro la pubblicazione di quelle foto sul Sunday Magazine, non ci sia qualche astuto raggiro per imbrogliare, ancora una volta ed in modo diverso, i grulli che ancora lo osannano.
Come non insospettirsi, infatti, se Il Giornale e Libero, testate di provata cortigianeria berlusconiana, si sono affrettati a pubblicare in prima pagina quelle foto ?
Ora, però, messo a nudo il suo volto incartapecorito, Berlusconi non accenna, invece, a rinunciare ad un altro dei suoi mascheramenti preferiti, quello che si nasconde dietro interviste, dichiarazioni, collegamenti telefonici, videomessaggi.
È più forte di lui !
Il ruolo di cacciaballe deve fare parte del suo DNA se lo recita così bene da apparire credibile ai più sempliciotti.
Tuttavia, come capita spesso ai cacciaballe, anche a Berlusconi succede di parlare e poi smentirsi, di negare la realtà che è sotto gli occhi di tutti, di fare lo svanito, facendo assegnamento sulla dabbenaggine di chi lo ascolta.
Gli capita spesso !
Ad esempio, ogniqualvolta, pur di dare sfogo alla sua avversità per leggi e regole democratiche, sproloquia della “ventennale persecuzione giudiziaria” di cui sarebbe vittima.
Il meschinello dimentica che nel 1979, cioè ben 25 anni prima della sua discesa in campo, fosse già braccato dalla giustizia per l’affare Edilnord, così come non ricorda che, nel 1989, se la cavò per sopravvenuta amnistia nel processo per falsa testimonianza, presso la Corte di Appello di Venezia, e dimentica perfino che il processo, per la corruzione dei giudici nella vicenda Mondadori, risalga al 1991.
A voler essere indulgenti, data l'età, si potrebbero giustificare questi vuoti di memoria con una smemoratezza senile benigna, se non fosse che Berlusconi fa il cacciaballe da venti anni e spudoratamente continua.
Ad esempio, in queste ore, nel patetico tentativo di ritrovare un po’ di spazio nel teatrino della politica, in merito alla proposta di una nuova legge elettorale va affermando: “questa non è la riforma di Renzi, ma è la mia che volevo fare fin dal 1994”.
Berlusconi è così spudorato da fingere di non ricordare che la sola legge elettorale che lui sia riuscito a partorire, quando nel 2005 sedeva a Palazzo Chigi forte di una maggioranza bulgara, sia stato il porcellum dichiarato incostituzionale dalla Consulta.
Ma che cacciaballe ! 

sabato 25 gennaio 2014

Renzi & Berlusconi … un ballon d’essai ?

Sulla legge elettorale, partorita a quattro mani da Renzi e Berlusconi, da giorni sondaggisti e politologi continuano a fare congetture per ipotizzare gli effetti che la renzusconiana proposta potrebbe avere sulla composizione del futuro Parlamento.
Gli uni e gli altri concordano nel prevedere che, nel migliore dei casi, ad entrare in Parlamento sarebbero solo i rappresentanti di non più di cinque forze politiche: Partito Democratico, Movimento 5 Stelle, Forza Italia, Nuovo Centro Destra e Lega Nord.
Poiché il sistema è strutturato in modo da assegnare il premio di maggioranza ad una delle possibili coalizioni, è chiaro che, se si realizzassero queste previsioni, il Partito Democratico ed il M5S non avrebbero alcuna chance di vittoria.
Solo la coalizione di centrodestra più articolata, composta da Forza Italia, Nuovo Centro Destra e Lega Nord, risulterebbe nettamente favorita nell'uscire trionfatrice dalle urne.
Cosa pensare ?
È mai possibile che Matteo Renzi, dopo la sua visita ad Arcore, sia rimasto così stregato da Berlusconi da risultare scimunito al punto di cadere nelle trappole che il cavaliere gli tende ?
È ciò che sembrerebbe, almeno leggendo la proposta di legge elettorale renzusconiana.
Una proposta nata con il vulnus della incostituzionalità pur di assecondare le libidini totalitarie di Berlusconi.
Eppure, poche settimane prima la Consulta aveva motivate con chiarezza le ragioni che rendevano incostituzionale il porcellum, con riferimento a liste bloccate, inaffidabilità delle coalizioni, squilibrio del premio di maggioranza.
Si è trattato, quindi, di sbadataggine, incompetenza oppure, più semplicemente, di un ballon d’essai lanciato per provocare le reazioni e la bocciatura della proposta ?
Una proposta sottoposta da Renzi, alla direzione PD, con un autoritario “o si fa così o salta tutto”, non concedendo nessun margine di modifica al testo concordato con Berlusconi.
Così come è apparso altrettanto arrogante quel “che si arrangino” rivolto da Renzi alle forze politiche cosiddette minori, escluse dal Parlamento, senza appello, dalla proposta renzusconiana.
Se la proposta di legge elettorale passasse così com’è, infatti, Fratelli d’Italia, Sinistra Ecologia e Libertà, Scelta Civica, Popolari per l’Italia, tra gli altri, scomparirebbero dalla scena politica, e gli oltre sei milioni di elettori che hanno votato per loro, ad esempio nel febbraio 2013, rimarrebbero orfani dei loro rappresentanti. 
C’è da domandarsi, però, perché mai Renzi e Berlusconi avrebbero voluto lanciare questo ballon d’essai sapendo che la loro proposta avrebbe corso il rischio di essere modificata dal Parlamento nei suoi punti salienti, oppure di incorrere, come il porcellum, nella censura della Consulta.
Ora, sarà pur vero che a pensar male si fa peccato, però potrebbe sorgere il dubbio che il vero obiettivo di Renzi e Berlusconi fosse proprio costringere il Parlamento ad emendare la loro proposta di legge elettorale, allo scopo di procurarsi il pretesto per attuare un oscuro “piano B”.
Insospettisce, ad esempio, che Berlusconi in questi giorni non perda occasione per elogiare Renzi, accreditandolo con parole del tipo: “finalmente ho trovato nel PD qualcuno con cui si può parlare e ragionare”.
Forse è per questo che, in collegamento telefonico con il “Club Forza Silvio” della Valle d’Aosta, Berlusconi ha ritirato fuori la “improvvida par condicio”, le “nuove regole per la scelta dei giudici” della Consulta, le sue pessime esperienze con i Capi dello Stato voluti dalla sinistra ?
Quali inconfessabili concessioni, oltre alla legge elettorale, Renzi ha fatto a Berlusconi in quel pomeriggio di sabato 18 gennaio ?    
Di sospetto in sospetto, perciò, perché non immaginare che qualora la proposta renzusconiana non superi indenne le aule parlamentari, Renzi si sia impegnato, ad esempio, ad affossare Enrico Letta ed il suo governo creando le condizioni per le dimissioni di Napolitano ?
Un vero rimescolamento delle carte per un possibile nuovo scenario politico.
Gianni Letta al Quirinale ? Chissà !
Matteo Renzi a Palazzo Chigi ? Chissà !
L’Italia e gli italiani sempre più nei guai ? Ma chi se ne frega !

mercoledì 22 gennaio 2014

Renzusconiano “patto del tè al Nazareno”

Si può pensare e dire tutto il male possibile di Silvio Berlusconi, ma bisogna riconoscere, con onestà, che nell’infinocchiare i suoi interlocutori non ha rivali.
A farsi turlupinare, questa volta, è stato un giovanotto fiorentino neo segretario PD e sindaco di Firenze, Matteo Renzi.
Se si solleva il velo sulla nuova legge elettorale, partorita sabato durante il lingua in bocca tra Renzi e Berlusconi, si comprende che dopo il famoso “patto della crostata”, carpito a D’Alema, da oggi il Cavaliere può sfoggiare anche il “patto del tè al Nazareno”.
Cambiano gli interlocutori ma a far da mazziere è sempre lui, Silvio Berlusconi.
Lo è stato anche sabato pomeriggio quando ha imposto a Renzi di mettere al centro della proposta elettorale le coalizioni, e non i partiti, con il palese scopo di tagliare fuori il M5S che, come è noto a tutti, è visceralmente refrattario a qualsiasi forma di coalizione, alleanza, associazione elettorale.
Berlusconi ha messo a segno, così, il suo primo goal non avendo digerito, nel febbraio 2013, che il Popolo della Libertà, con i suoi 7.332.667, sia stato umiliato dagli 8.689.168 voti del M5S.
Costringendo ad includere nel patto il concetto di coalizione, Berlusconi ha segnato anche il secondo goal, perché confida che l’assembramento composto da Forza Italia, Nuovo Centro Destra, Fratelli d’Italia e Lega Nord, abbia maggiori chance di vittoria sulla eventuale alleanza tra PD e SEL.
A questo punto, però, è inevitabile porsi una domanda.
Possibile che né Renzi né Berlusconi si siano resi conto che il concetto di coalizione sia inconciliabile con le motivazioni espresse dalla Consulta sul porcellum, là dove si afferma che il meccanismo delle coalizioni “… incentivando il raggiungimento di accordi tra le liste al fine di accedere al premio, si porrebbe in contraddizione con l’esigenza di assicurare la governabilità, stante la possibilità che, anche immediatamente dopo le elezioni, la coalizione beneficiaria del premio si sciolga o uno o più partiti che ne facevano parte ne escano” ?
Conoscendo un po’ la storia della politica italiana si deve riconoscere quanto concreto sia l’allarme della Consulta sulla frantumabilità delle coalizioni,  
Il “patto del tè al Nazareno”, quindi, conterrebbe non solo già una prima tara di incostituzionalità, ma anche una vera truffa !
Infatti, in funzione delle soglie di sbarramento, del 5%, per le liste in coalizione, e dell’8%, per le liste non coalizzate, è facile prevedere che alla Camera potrebbero entrare solo tre partiti, PD, FI e M5S, come conferma la simulazione condotta dal sito You Trend in base ai sondaggi degli ultimi 15 giorni.
Già, ma anche i voti, ottenuti da quei partiti della coalizione che non superassero la soglia di sbarramento del 5%, verrebbero comunque conteggiati per ottenere il premio di maggioranza.
Non è questa una truffa elettorale ?
In ogni caso, anche nel premio di maggioranza, accreditato alla coalizione che vincesse al primo turno, raggiungendo la soglia del 35%, si anniderebbe, però, un vulnus di incostituzionalità.
Infatti, riconoscere un premio del 18%, se non addirittura del 20%, alla coalizione che raggiungesse il 35% dei soli voti validi (e, quindi, non dell'intero corpo elettorale) contrasterebbe con le motivazioni espresse dalla Consulta.
A proposito del premio di maggioranza, infatti, la Consulta osserva che potrebbe essere “foriero di una eccessiva sovra-rappresentazione” producendo una “oggettiva e grave alterazione della rappresentanza democratica”.
Considerazione ineccepibile perché, ipotizzando l'astensionismo storico di circa il 30%, la coalizione che ottenesse il 35% dei voti rappresenterebbe, di fatto, il 24/25% del corpo elettorale e, con il premio del 18%, rastrellerebbe il 53% dei seggi alla Camera.
Non sarebbe questa una “eccessiva sovra-rappresentazione” ?
Ma i goal messi a segno da Berlusconi, nel cheek to cheek con Renzi, non finiscono qui !
Berlusconi ha portata a casa anche la possibilità di decidere lui, e non gli elettori, chi mandare in Parlamento.
Dopo lo scorno subito da Alfano & Co, ed alla luce della scissione di FI in atto in Campania, Berlusconi sente traballare la sua leadership e, perciò, vuole evitare che gli elettori possano eleggere parlamentari che non siano suoi lacchè.
Così, con le “liste bloccate”, corte o lunghe che siano, intende arrogarsi il diritto di  decidere solo lui chi dovrà essere eletto.
Ancora una volta, perciò, sarebbero i capobastone, e non gli elettori con il voto di preferenza, a scegliere i parlamentari.
Un Parlamento di nominati, però, sarebbe in aperto contrasto con il parere della Consulta che ha giudicate le liste bloccate una “coartazione della libertà degli elettori nella elezione dei propri rappresentanti in Parlamento”.
Non so se il dibattito parlamentare potrà rendere meno indigesta questa proposta di legge truffaldina, perché l’arruffianamento delle prime ore, dimostrato proprio da quelle forze politiche contro le quali è stato stretto il “patto del tè al Nazareno”, è sconcertante
È più probabile, come è già accaduto per il porcellum, che toccherà invece ad un privato cittadino rivolgersi alla Corte Costituzionale per far cassare questo inciucio renzusconiano.

lunedì 20 gennaio 2014

La mia generazione ha perso … ma la nuova ?

Sono anche disposto a cospargermi il capo di cenere, se necessario, perché con sincerità ammetto che ero tra coloro che credevano fosse possibile dare concretezza alla politica italiana rottamando le frotte di mestieranti che, da decenni, occupano i palazzi del potere e favorendo il passaggio del testimone ad una nuova generazione di politici.
Purtroppo, almeno dalle prime percezioni, devo riconoscere che forse mi sbagliavo !
Le vicende di questi mesi, in cui politici di una nuova generazione si sono fatti largo, risultano deludenti soprattutto sotto il profilo della concretezza e della efficacia del loro agire.
Infatti, persiste il consueto proliferare di bla bla bla, proseguono i giochetti per la occupazione delle poltrone, si replicano gli intrighi di palazzo, ma dell’Italia e degli Italiani, oramai in stato comatoso, nessuno sembra curarsi.
L’indimenticabile Giorgio Gaber con un velo di amarezza cantava “la mia generazione ha perso”, ma cosa dire della nuova ?
A caso prendiamo l’attuale presidente del Consiglio, Enrico Letta.
Quando, il 29 aprile 2013, si presentò alle Camere per ottenere la fiducia, Letta pronunciò un discorso di insediamento pieno zeppo di buoni propositi per affrontare la difficile crisi economica e per “dare risposte vere ai problemi del Paese”, parole sue.
In quella occasione si impegnò a porre come priorità della azione di governo la questione del lavoro che definì essere la “grande tragedia di questi tempi che tocca punte di desolazione  e di allarme sociale”.
Immagino che, ascoltando parole così promettenti, i milioni di disoccupati, di cassintegrati e di precari avranno gongolato con un “finalmente !”, tirando un sospiro di sollievo.
Da quel giorno, però, sono trascorsi ormai nove mesi e chiunque, purtroppo, può rendersi conto che la disoccupazione continua ad avanzare e che il ricorso alla cassa integrazione non è regredito, anzi.
Ma, in questi mesi, ad essere stato disatteso è stato anche l’altro impegno che Letta aveva indicato, nel momento del suo insediamento: “la riduzione fiscale sarà un obiettivo continuo a tutto campo, anzitutto le tasse sul lavoro, in particolare su quello stabile e quello per i giovani neo assunti”.
E' lecito domandarsi, a questo punto, quale rinnovamento abbia prodotto il cambio generazionale a Palazzo Chigi.
Assolutamente nessuno ! Anzi, ancora e sempre impegni disattesi, imperdonabili figuracce ministeriali di ogni tipo, arroganza a gogò, con l’aggravante che la nuova generazione di governanti è anche distratta dalla frenesia di consolidare la propria immagine sia in Italia che all’Estero.
Non meno sconfortanti anche le prime performance del neo segretario PD, Matteo Renzi.
Ignorando che le vere drammatiche difficoltà del Paese sono la disoccupazione giovanile, i cassintegrati, le imprese che chiudono, la delocalizzazione delle produzioni, il progressivo incessante regresso dei consumi interni, la povertà dilagante, Matteo Renzi ha deciso di dedicare tutto il suo impegno alla riforma della legge elettorale.
Sono certo che a tutti noi risulti chiaro che, per sbarcare il lunario, sei milioni di cittadini disoccupati e quattro milioni di italiani in condizione di povertà assoluta, avessero solo bisogno di una nuova legge elettorale.
Eppure, Matteo Renzi , nei comizi per le primarie, aveva ostentato il suo progetto Jobs Act per riformare e far decollare il mercato del lavoro, e creare nuova occupazione soprattutto giovanile.
Una volta ottenuta l’elezione a segretario PD Renzi, però, ha riposto in un cassetto il progetto Jobs Act ed ha ritenuto prioritario dedicarsi alla riforma elettorale considerandola indispensabile per superare la devastante crisi economica.
E sarebbero questi il realismo e la concretezza che gli italiani si devono attendere dai politici della nuova generazione ?

domenica 19 gennaio 2014

Marionetta nuova ma stesso burattinaio

Sono convinto che Silvio Berlusconi non avrebbe mai accettato di varcare la soglia di Piazza Nazareno se non fosse stato certo di ottenere in cambio, da Renzi, favori personali.
Infatti, dover entrare nelle stanze dell’odiato partito che ha votata la sua decadenza da senatore, sarebbe stata una bestemmia per Berlusconi, fino a qualche giorno fa.
Nei giorni scorsi, però, c’era stato già un abboccamento di Denis Verdini con Matteo Renzi, nel corso del quale è evidente che i due non si devono essere confrontati sulla legge elettorale, altrimenti Renzi non si sarebbe incaponito nel voler incontrare Berlusconi.
Verdini, infatti, esponente di primissimo piano della resuscitata Forza Italia, aveva credenziali e carte in regola per esprimere le preferenze del suo partito per uno dei tre modelli elettorali proposti da Renzi.
Di quell’incontro, però, non è trapelato nulla, venendo così meno quella trasparenza della quale Matteo Renzi si è sempre vantato a gran voce.
È lecito ipotizzare, perciò, che Verdini si sia recato da Renzi soltanto come ambasciatore per dettare, al segretario PD, le condizioni alle quali Berlusconi avrebbe accettato di  incontrarlo.
Quali le condizioni ?
Le scopriremo, probabilmente, solo con il trascorrere del tempo perché Renzi ha ritenuto opportuno non accennarne neppure alla direzione PD riunita giovedì scorso a Roma.
Ed è proprio questo impenetrabile silenzio sull’incontro Renzi-Verdini a mettere la pulce nell’orecchio ed a solleticare qualche maliziosa riflessione.
Ad esempio, è verosimile che l’interesse personale di Berlusconi per la nuova legge elettorale sia scarso, dal momento che i due anni di interdizione dai pubblici uffici ed il disposto della Legge Severino lo rendono incandidabile per i prossimi sei anni, a meno che …
Appunto ! A meno che, ad esempio, Renzi, pur di soddisfare la sua smania di incontrare il Cavaliere, non si sia impegnato ad imporre al PD, in Parlamento, di promuovere una revisione, se non addirittura la abrogazione della Legge Severino.
Una ipotesi impraticabile, però, senza la insanabile scissione del PD.
Però, l’ipotizzato “a meno che …” lo si può coniugare, con fantasia, anche immaginando altri possibili inciuci renzusconiani.
Non è assurdo immaginare addirittura che Berlusconi abbia accettato di recarsi al Nazareno solo perché Renzi si è impegnato a far cadere il Governo Letta ed a ritornare alle urne per esempio a settembre 2015, cioè quando per il Cavaliere scadrà la interdizione dai pubblici uffici.
Già, ma Renzi cosa ne otterrebbe in cambio ?
A Renzi, ad esempio, Berlusconi potrebbe aver offerta l’opportunità di diventare il Presidente del Consiglio di un “governo di scopo”, appoggiato da Forza Italia.
Un “governo di scopo” che potrebbe durare fino a settembre 2015 per realizzare: l’approvazione della nuova legge elettorale, la riduzione del numero dei deputati, la trasformazione del Senato in Camera delle Autonomie locali, la riforma del Titolo V della Costituzione e, dulcis in fundo, il varo di un decreto legge, predisposto dagli azzeccagarbugli berlusconiani, che bypassi la Legge Severino e faccia sì che Berlusconi possa ricandidarsi come premier del centrodestra.
È così inverosimile che un Matteo Renzi, ebbro di ambizione, possa essere cascato in questa trappola ?
L’affaire, d'altra parte, potrebbe anche aver successo se sulla testa di Berlusconi non pendessero altri processi che, una volta giunti a sentenza definitiva, lo metterebbero fuori gioco definitivamente, a meno che …
E mentre, grazie a Renzi, il Cavaliere torna al centro della scena politica con la concreta eventualità che il segretario PD ne favorisca anche la agibilità politica … il Paese permane in coma farmacologico ! 

sabato 18 gennaio 2014

L’autolesionismo di Matteo Renzi

Da quel 6 dicembre 2010, quando varcò i cancelli di Arcore per far visita a Berlusconi nella sua villa, Matteo Renzi deve essere rimasto così ammaliato da non riuscire, neppure oggi dopo tre anni, a fare a meno del Cavaliere che nel frattempo è stato messo alla porta dal Senato perché pregiudicato.
Una ostinazione, la sua, che potrebbe insinuare il sospetto che, in quella occasione, Renzi sia stato stregato da Berlusconi con una qualche pozione magica.
Per carità, sarà pur vero che Renzi incontrò Berlusconi, allora presidente del consiglio, perché da sindaco di Firenze voleva caldeggiare i bisogni della sua città, però avergli fatto visita nella sua residenza privata e non averlo incontrato, invece, in una sede istituzionale suscitò non poche perplessità.
In realtà, i due hanno continuato ad annusarsi a distanza, ed in particolare Berlusconi, astuto incantatore, non ha persa occasione per circuire il sindaco fiorentino, a volte lanciando messaggi del tipo “un po’ mi somiglia perché è fuori dagli schemi”, altre volte irretendolo con un “bravo Matteo, io ti avevo capito quella volta che sei venuto ad Arcore”.
Ed il vanitoso Matteo, al solo ricordo delle ore trascorse ad Arcore, va in brodo di giuggiole. 
Poco conta, a quanto sembra, che da allora siano trascorsi tre anni, che molta acqua sia passata sotto i ponti, e che lui oggi sia il neo-segretario del PD, se di fatto resta immutata la accondiscendenza di Renzi nei confronti di Berlusconi.
Una accondiscendenza che Renzi riconferma anche quando, con fervore, vorrebbe battersi per pungolare le forze politiche a mandare definitivamente in soffitta l’ignominioso “porcellum”.
Una accondiscendenza che si palesa con sconcertanti ed insensate modalità.
Sconcertante, ad esempio, l’iniziativa presa da Renzi, dopo la sua nomina a segretario del PD, di rivolgersi alle forze politiche per proporre loro tre possibili modelli elettorali, senza aver avvertita l’esigenza, prima di tutto, di confrontarsi con la direzione del suo partito.
Sarebbe stato sensato, infatti, innanzitutto condividere con la direzione PD, il modello elettorale prescelto, e verificare, solo in seguito, la convergenza sullo stesso delle diverse parti politiche.
Renzi, invece, ha fatta una scelta contrassegnata oltre che da scarsa considerazione per la sua parte politica, anche da una sconcertante ingenuità.
Perfino uno sciocco sarebbe stato in grado di prevedere che, di fronte a tre alternative, ogni partito avrebbe manifestata la preferenza per il modello che più degli altri privilegiasse gli interessi di bottega, vanificando così la convergenza su questo o quel modello.
Ed allora perché lo ha fatto ?
Probabilmente Renzi, ancora in trance per il risultato delle primarie, è ricorso alla proposta dei tre modelli elettorali per dare sfogo alla sua smania di protagonismo.
Certo è che Renzi conferma scarso rispetto per la direzione del suo partito anche quando la convoca, con all’ordine del giorno la scelta della legge elettorale, per lunedì 20 gennaio, cioè solo dopo l'incontro con Berlusconi per accordarsi sulla linea da seguire.
Una scelta insensata ed inspiegabile.
Insensata perché, anche se Berlusconi rimane il vero padre-padrone di Forza Italia, dopo la condanna in via definitiva e la sua espulsione dal Parlamento, non ha più alcun ruolo istituzionale che giustifichi tanta insistenza nel voler definire con lui la legge elettorale.
L’anomalia tutta italiana, infatti, è che, pur se raggiunto oramai da sei mesi da sentenza definitiva, Berlusconi non è ancora ridotto in stato di detenzione domiciliare a causa di arzigogolate procedure giudiziarie che gli consentono di condurre, a tutto oggi, una vita pubblica.
D’altra parte, se il vero obiettivo di Renzi fosse solo quello di confrontarsi con Forza Italia sul possibile modello elettorale, di cosa avrebbe discusso nei giorni scorsi con Denis Verdini, esponente di primissimo piano di quel partito ?
Non solo, ma come mai Renzi non ha chiesto di incontrare i capi gruppo di Forza Italia, alla Camera ed al Senato,  figure istituzionali accreditate di quel partito ?
Evidentemente Renzi si propone di trovare, con Berlusconi, una intesa su un qualche inconfessabile inciucio come, ad esempio, la messa a punto di modalità e tempi per far cadere il Governo Letta ed andare al voto nei prossimi mesi.
Sarebbe fantapolitica immaginare che un Renzi, sempre più pieno di sé, proponga a Berlusconi di fornirgli una stampella che lo disseppellisca dalla estinzione politica ?
Se così fosse, Matteo Renzi si darebbe la zappa sui piedi, pregiudicando in modo definitivo qualsiasi parvenza di innovatore, esponendosi alla contestazione da parte di quella stessa base del PD che lo ha eletto segretario e, forse, compromettendo anche l’eventuale secondo mandato da sindaco di Firenze.
Certo è che se il “cambiamento” di cui Renzi continua a professarsi messia è ancora l’inciuciare con Berlusconi, beh … il fiorentino Dante Alighieri sicuramente declamerebbe: "lasciate ogni speranza o voi elettori del centrosinistra".

sabato 4 gennaio 2014

A zonzo tra i misteri di Antonio Di Pietro e Beppe Grillo

Era il 2 settembre 2012 quando, su questo blog (vedi post “I misteri di Tonino l’americano”) mi ponevo alcune domande dopo aver lette le rivelazioni fatte, in quei giorni, dall’ex-ambasciatore USA a Roma, Reginald Bartolomew e dal ex-console americano di Milano, Peter Semler.
Secondo i due diplomatici nel primi mesi del 1992, cioè nel pieno della stagione di “mani pulite”, l’allora oscuro PM milanese, Antonio Di Pietro, li avrebbe tenuti al corrente delle indagini in corso, non solo, ma nell’ottobre dello stesso anno, Di Pietro sarebbe stato ospite negli Stati Uniti, per due settimane, dell’ente USIA (United States Information Agency).
Ovviamente non sono mai riuscito a dare risposte convincenti alle mie domande.
Ma soprattutto non mi sono mai spiegato perché, dopo dieci anni, i due diplomatici avessero deciso, e proprio negli stessi giorni, di svelare i rapporti confidenziali che Antonio Di Pietro avrebbe tessuti con la diplomazia statunitense.
Poiché Giulio Andreotti sosteneva che “a pensar male si fa peccato, ma spesso ci si indovina”, confesso che questa volta voglio essere un peccatore, anche se rischio di non indovinare.
Probabilmente, nel 2012, a Bartholomew e Semler era stato suggerito di trovare il modo di “scaricare” Antonio Di Pietro e “Italia dei Valori”, il partito politico da lui fondato nel 1998 e rappresentato in Parlamento.
Come mai ? Forse semplicemente perché gli USA avevano deciso di puntare su un cavallo più balzano.
Una ipotesi pazzesca ?
Può anche darsi, però l’idea me l’ha suggerita un documento che, per caso, ho letto qualche ora fa.
Si tratta del rapporto “unclassified”, questa volta stilato da un altro ex-ambasciatore USA a Roma, Ronald P. Spogli.
La relazione, datata aprile 2008, riporta come oggetto: “Pranzo con l’attivista italiano Beppe Grillo: ‘nessuna speranza per l’Italia’; ossessionato dalla corruzione”.
Come si può vedere dalla riproduzione delle prime righe, il rapporto fu inoltrato, dalla Ambasciata di Roma, alla Segreteria di Stato a Washington e, per conoscenza, ai Consolati Usa di Firenze, Milano e Napoli.
In cinque pagine il rapporto descrive, in 15 paragrafi, tutti i peggiori mali dell’Italia che Beppe Grillo ha ritenuto opportuno spiattellare al diplomatico americano per persuaderlo che “non c’è più nessuna speranza per l’Italia”.
In quel momento, era l’aprile 2008, Beppe Grillo era un semplice cittadino italiano ed un blogger, perché, come è noto, il “Movimento 5 Stelle” fu partorito solo nell’ottobre 2009, per decisione di  Gianroberto Casaleggio e sua.
Quindi mi domando: a quale titolo l’allora ambasciatore USA a Roma, Ronald P. Spogli, ricevette il signor Beppe Grillo e si prestò ad ascoltare quegli animosi giudizi sull’Italia ?
Forse, in quella occasione, fu preparata la nascita del “Movimento 5 Stelle” ?
La domanda appare legittima dopo aver letto il 16mo paragrafo, del documento, nel quale l’ambasciatore Spogli riassume il suo giudizio sull’incontro.
“Alcune delle idee di Giuseppe ‘Beppe’ Grillo sono utopistiche ed illusorie. Ma con il livore della sua incoerente filosofia politica ha la possibilità di dare voce a quella parte dell’opinione pubblica che non trova riscontri altrove. Il suo miscuglio di umorismo e provocazioni, supportato da alcuni sufficienti dati statistici e da ricerche, fa di lui un libero interlocutore, credibile nel sistema politico italiano.”
Ancora una volta, dopo aver appreso dei legami, a dir poco inspiegabili e sorprendenti, di Antonio Di Pietro con i diplomatici USA, ecco comparire un’altra inquietante circostanza in cui gli Stati Uniti sembrano voler svolgere, attraverso i suoi diplomatici, un ruolo influente sullo scenario politico italiano.
A questo punto non resta che attendere che venga alla luce qualche altro insospettato caso di diplomatici, impiccioni ed intriganti, speriamo non più a stelle e strisce.

venerdì 3 gennaio 2014

Delirium da tentazioni totalitarie

Nel XXmo secolo il mondo è stato percorso dalle alienazioni di individui che, dando sfogo alle loro ossessioni di dominazione e di autoritarismo, hanno sottoposti milioni di esseri umani a barbarie e sventure.
Da Giuseppe Stalin ad Adolf Hitler, da Benito Mussolini a Jorge Rafel Videla, da Augusto Pinochet a Mao Tse-tung, da Nicolae Ceausescu a Fidel Castro, da Jean Bedel Bokassa a Pol Pot, da Anastasio Somoza a Idi Amin Dada, solo per citarne alcuni.
Per il triste fardello di catastrofi e di lutti, di cui questi individui si sono resi responsabili con la loro follia, gli storici hanno definito il secolo XXmo come il “secolo infamato dalle dittature”.
Chi di noi non ha sperato, almeno per un momento, di essersi lasciato alle spalle le mire totalitarie e l’ingordigia di potere che hanno caratterizzato il secolo scorso.
Invece, purtroppo, anche ai giorni nostri si aggirano aspiranti despoti che, proponendosi come vessilliferi di libertà e giustizia, come patrioti pronti a sacrificarsi per il loro paese, come portatori di equità sociale e di pace, in realtà mascherano le loro turbe ed i loro riprovevoli propositi.
Individui senza scrupoli, smaniosi di conquistare il potere anche a costo di scardinare il sistema democratico che i popoli hanno ottenuto, spesso, attraverso conflitti cruenti e amari sacrifici.
Metodi e processi, per la conquista del potere, subdoli e non univoci.
L’Italia, purtroppo, ancora una volta è un laboratorio nel quale ha terreno fertile la sperimentazione di nuove tentazioni egemoniche.
C’è chi, ad esempio, come Gianroberto Casaleggio, manovrando come una marionetta Beppe Grillo, lo istiga a scardinare l’ordine democratico usando il vilipendio delle istituzioni, accuse calunniose contro tutti, discorsi farneticanti, promessa di impraticabili processi rivoluzionari.
Lo scopo è alimentare un clima da tutti contro tutti, rimestando nelle cocenti sofferenze di una crisi economica e sociale che attanaglia il Paese, sotto lo sguardo indifferente di una classe politica avvilente.
C’è chi, invece, come Silvio Berlusconi, nel momento in cui è chiamato al “redde rationem”, per le nefandezze compiute prima e durante la sua presenza in politica, non si rassegna e sceglie la strada del “muoia Sansone con tutti i filistei”.
Una macchinazione paranoica, quella di Berlusconi, certo meno flagrante, ma proprio per questo più subdola, perché ricorre ad argomentazioni fuorvianti ed ingannevoli, per distrarre dal reale scopo che è quello di porre la sua persona ed i suoi interessi privati al di sopra delle leggi, della giustizia, della convivenza democratica.
Mossi da motivazioni e da finalità differenti, Casaleggio e Berlusconi sono accomunati, tuttavia, da un unico obiettivo.
Ad esempio, è da mesi che entrambi indirizzano i loro strali, calunniosi e grossolani, contro la istituzione che è garante della Carta Costituzionale e del sistema democratico, cioè il Capo dello Stato.
Personalmente non credo che mirino ad una guerra personale contro Giorgio Napolitano, ma piuttosto che si prefiggano di screditare, agli occhi dei cittadini, il ruolo istituzionale che Napolitano ricopre.
Tale, perlomeno, mi è sembrato il tentativo, fatto da Casaleggio e da Berlusconi, ai quali si è accodato Salvini, di boicottare il messaggio di fine anno, teletrasmesso dal Presidente della Repubblica, invitando gli italiani a spegnere i televisori.
Un tentativo fallito miseramente, visto che il messaggio del Capo dello Stato è stato seguito da più di nove milioni e novecentomila telespettatori, con il 53% di share, ed oltre duecentomila cittadini in più di quanti avessero ascoltato il messaggio di fine anno 2012.
Mi sembra, questa, una rassicurante conferma che gli italiani non siano propensi a farsi imbrogliare facilmente dai cialtroni di turno.
Di certo, peraltro, non ha ottenuti equivalenti indici di ascolto il contro-messaggio inscenato da Beppe Grillo.
Un Beppe Grillo, come sempre monotono nella sua insipidezza e ridicolo nella sua spocchiosa megalomania.
Si è fatto immortalare, nel video del contro-messaggio, davanti ad un simulacro di Giuseppe Garibaldi sul quale, però, il volto dell’eroe dei due mondi era stato sostituito da quello di Grillo.
Occorrono ancora altre prove per rendersi conto che Beppe Grillo sia posseduto, ormai, da pericolose turbe psichiche ?