Si
può pensare e dire tutto il male possibile di Silvio Berlusconi, ma bisogna
riconoscere, con onestà, che nell’infinocchiare i suoi interlocutori non ha
rivali.
A
farsi turlupinare, questa volta, è stato un giovanotto fiorentino neo
segretario PD e sindaco di Firenze, Matteo Renzi.
Se
si solleva il velo sulla nuova legge elettorale, partorita sabato durante il
lingua in bocca tra Renzi e Berlusconi, si comprende che dopo il famoso “patto della crostata”, carpito a
D’Alema, da oggi il Cavaliere può sfoggiare anche il “patto del tè al Nazareno”.
Cambiano
gli interlocutori ma a far da mazziere è sempre lui, Silvio Berlusconi.
Lo
è stato anche sabato pomeriggio quando ha imposto a Renzi di mettere al centro
della proposta elettorale le coalizioni, e non i partiti, con il palese scopo
di tagliare fuori il M5S che, come è noto a tutti, è visceralmente refrattario
a qualsiasi forma di coalizione, alleanza, associazione elettorale.
Berlusconi
ha messo a segno, così, il suo primo goal non avendo digerito, nel febbraio
2013, che il Popolo della Libertà, con i suoi 7.332.667, sia stato umiliato dagli
8.689.168 voti del M5S.
Costringendo
ad includere nel patto il concetto di coalizione, Berlusconi ha segnato anche
il secondo goal, perché confida che l’assembramento composto da Forza Italia, Nuovo
Centro Destra, Fratelli d’Italia e Lega Nord, abbia maggiori chance di vittoria
sulla eventuale alleanza tra PD e SEL.
A
questo punto, però, è inevitabile porsi una domanda.
Possibile
che né Renzi né Berlusconi si siano resi conto che il concetto di coalizione sia
inconciliabile con le motivazioni espresse dalla Consulta sul porcellum, là dove si afferma che il
meccanismo delle coalizioni “… incentivando
il raggiungimento di accordi tra le liste al fine di accedere al premio, si
porrebbe in contraddizione con l’esigenza di assicurare la governabilità,
stante la possibilità che, anche immediatamente dopo le elezioni, la coalizione
beneficiaria del premio si sciolga o uno o più partiti che ne facevano parte ne
escano” ?
Conoscendo
un po’ la storia della politica italiana si deve riconoscere quanto concreto
sia l’allarme della Consulta sulla frantumabilità delle coalizioni,
Il
“patto del tè al Nazareno”, quindi, conterrebbe
non solo già una prima tara di incostituzionalità, ma anche una vera truffa !
Infatti,
in funzione delle soglie di sbarramento, del 5%, per le liste in coalizione, e
dell’8%, per le liste non coalizzate, è facile prevedere che alla Camera potrebbero entrare solo tre partiti, PD, FI e M5S, come conferma la simulazione condotta dal
sito You Trend in base ai sondaggi degli ultimi 15 giorni.
Già,
ma anche i voti, ottenuti da quei partiti della coalizione che non superassero la
soglia di sbarramento del 5%, verrebbero comunque conteggiati per ottenere il
premio di maggioranza.
Non è questa una truffa elettorale ?
In
ogni caso, anche nel premio di maggioranza, accreditato alla coalizione che
vincesse al primo turno, raggiungendo la soglia del 35%, si anniderebbe, però,
un vulnus di incostituzionalità.
Infatti,
riconoscere un premio del 18%, se non addirittura del 20%, alla coalizione che raggiungesse
il 35% dei soli voti validi (e, quindi,
non dell'intero corpo elettorale) contrasterebbe con le motivazioni espresse
dalla Consulta.
A
proposito del premio di maggioranza, infatti, la Consulta osserva che potrebbe
essere “foriero di una eccessiva
sovra-rappresentazione” producendo una “oggettiva
e grave alterazione della rappresentanza democratica”.
Considerazione
ineccepibile perché, ipotizzando l'astensionismo storico di circa il 30%, la
coalizione che ottenesse il 35% dei voti rappresenterebbe, di fatto, il 24/25%
del corpo elettorale e, con il premio del 18%, rastrellerebbe il 53%
dei seggi alla Camera.
Non
sarebbe questa una “eccessiva
sovra-rappresentazione” ?
Ma
i goal messi a segno da Berlusconi, nel cheek
to cheek con Renzi, non finiscono qui !
Berlusconi
ha portata a casa anche la possibilità di decidere lui, e non gli elettori, chi
mandare in Parlamento.
Dopo
lo scorno subito da Alfano & Co, ed alla luce della scissione di FI in atto
in Campania, Berlusconi sente traballare la sua leadership e, perciò, vuole
evitare che gli elettori possano eleggere parlamentari che non siano suoi
lacchè.
Così,
con le “liste bloccate”, corte o
lunghe che siano, intende arrogarsi il diritto di decidere solo lui chi dovrà essere eletto.
Ancora
una volta, perciò, sarebbero i capobastone, e non gli elettori con il voto di
preferenza, a scegliere i parlamentari.
Un
Parlamento di nominati, però, sarebbe in aperto contrasto con il parere della
Consulta che ha giudicate le liste bloccate una “coartazione della libertà degli elettori nella elezione dei propri
rappresentanti in Parlamento”.
Non
so se il dibattito parlamentare potrà rendere meno indigesta questa proposta di legge truffaldina, perché l’arruffianamento delle prime ore, dimostrato
proprio da quelle forze politiche contro le quali è stato stretto il “patto del tè al Nazareno”, è sconcertante
È
più probabile, come è già accaduto per il porcellum,
che toccherà invece ad un privato cittadino rivolgersi alla Corte Costituzionale per
far cassare questo inciucio renzusconiano.
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