Era il 2 settembre
2012 quando, su questo blog (vedi post “I
misteri di Tonino l’americano”) mi ponevo alcune domande dopo aver lette le
rivelazioni fatte, in quei giorni, dall’ex-ambasciatore USA a Roma, Reginald
Bartolomew e dal ex-console americano di Milano, Peter Semler.
Secondo i due
diplomatici nel primi mesi del 1992, cioè nel pieno della stagione di “mani pulite”, l’allora oscuro PM
milanese, Antonio Di Pietro, li avrebbe tenuti al corrente delle indagini in
corso, non solo, ma nell’ottobre dello stesso anno, Di Pietro sarebbe stato
ospite negli Stati Uniti, per due settimane, dell’ente USIA (United States Information Agency).
Ovviamente non sono
mai riuscito a dare risposte convincenti alle mie domande.
Ma soprattutto non
mi sono mai spiegato perché, dopo dieci anni, i due diplomatici avessero
deciso, e proprio negli stessi giorni, di svelare i rapporti confidenziali che
Antonio Di Pietro avrebbe tessuti con la diplomazia statunitense.
Poiché Giulio
Andreotti sosteneva che “a pensar male si
fa peccato, ma spesso ci si indovina”, confesso che questa volta voglio essere
un peccatore, anche se rischio di non indovinare.
Probabilmente, nel
2012, a Bartholomew e Semler era stato suggerito di trovare il modo di “scaricare” Antonio Di Pietro e “Italia dei Valori”, il partito politico
da lui fondato nel 1998 e rappresentato in Parlamento.
Come mai ? Forse semplicemente perché gli USA avevano deciso di puntare su un cavallo più balzano.
Una ipotesi pazzesca
?
Può anche darsi, però
l’idea me l’ha suggerita un documento che, per caso, ho letto qualche ora fa.
Si tratta del
rapporto “unclassified”, questa volta
stilato da un altro ex-ambasciatore USA a Roma, Ronald P. Spogli.
La relazione, datata
aprile 2008, riporta come oggetto: “Pranzo
con l’attivista italiano Beppe Grillo: ‘nessuna speranza per l’Italia’;
ossessionato dalla corruzione”.
Come si può vedere
dalla riproduzione delle prime righe, il rapporto fu inoltrato, dalla
Ambasciata di Roma, alla Segreteria di Stato a Washington e, per conoscenza, ai
Consolati Usa di Firenze, Milano e Napoli.
In cinque pagine il
rapporto descrive, in 15 paragrafi, tutti i peggiori mali dell’Italia che Beppe
Grillo ha ritenuto opportuno spiattellare al diplomatico americano per persuaderlo
che “non c’è più nessuna speranza per l’Italia”.
In quel momento, era
l’aprile 2008, Beppe Grillo era un semplice cittadino italiano ed un blogger, perché, come è noto, il “Movimento 5
Stelle” fu partorito solo nell’ottobre 2009, per decisione di Gianroberto Casaleggio e sua.
Quindi mi domando: a
quale titolo l’allora ambasciatore USA a Roma, Ronald P. Spogli, ricevette il
signor Beppe Grillo e si prestò ad ascoltare quegli animosi giudizi sull’Italia
?
Forse, in quella
occasione, fu preparata la nascita del “Movimento
5 Stelle” ?
La domanda appare
legittima dopo aver letto il 16mo paragrafo, del documento, nel quale l’ambasciatore
Spogli riassume il suo giudizio sull’incontro.
“Alcune delle idee di Giuseppe ‘Beppe’ Grillo sono
utopistiche ed illusorie. Ma con il livore della sua incoerente filosofia politica
ha la possibilità di dare voce a quella parte dell’opinione pubblica che non
trova riscontri altrove. Il suo miscuglio di umorismo e provocazioni, supportato
da alcuni sufficienti dati statistici e da ricerche, fa di lui un libero
interlocutore, credibile nel sistema politico italiano.”
Ancora una volta,
dopo aver appreso dei legami, a dir poco inspiegabili e sorprendenti, di
Antonio Di Pietro con i diplomatici USA, ecco comparire un’altra inquietante circostanza
in cui gli Stati Uniti sembrano voler svolgere, attraverso i suoi diplomatici,
un ruolo influente sullo scenario politico italiano.
A questo punto non resta che attendere che venga alla
luce qualche altro insospettato caso di diplomatici, impiccioni ed intriganti, speriamo
non più a stelle e strisce.
Nessun commento:
Posta un commento