Sono anche disposto
a cospargermi il capo di cenere, se necessario, perché con sincerità ammetto che ero tra coloro che credevano fosse possibile dare concretezza alla politica
italiana rottamando le frotte di mestieranti che, da decenni, occupano i
palazzi del potere e favorendo il passaggio del testimone ad una nuova
generazione di politici.
Purtroppo, almeno
dalle prime percezioni, devo riconoscere che forse mi sbagliavo !
Le vicende di questi
mesi, in cui politici di una nuova generazione si sono fatti largo, risultano
deludenti soprattutto sotto il profilo della concretezza e della efficacia del
loro agire.
Infatti, persiste il consueto proliferare di bla bla bla, proseguono i giochetti per la occupazione
delle poltrone, si replicano gli intrighi di palazzo, ma dell’Italia e degli
Italiani, oramai in stato comatoso, nessuno sembra curarsi.
L’indimenticabile
Giorgio Gaber con un velo di amarezza cantava “la
mia generazione ha perso”, ma cosa dire della nuova ?
A caso prendiamo l’attuale
presidente del Consiglio, Enrico Letta.
Quando, il 29 aprile
2013, si presentò alle Camere per ottenere la fiducia, Letta pronunciò un
discorso di insediamento pieno zeppo di buoni propositi per affrontare la
difficile crisi economica e per “dare
risposte vere ai problemi del Paese”, parole sue.
In quella occasione si
impegnò a porre come priorità della azione di governo la questione del
lavoro che definì essere la “grande
tragedia di questi tempi che tocca punte di desolazione e di allarme sociale”.
Immagino che, ascoltando
parole così promettenti, i milioni di disoccupati, di cassintegrati e di precari
avranno gongolato con un “finalmente !”,
tirando un sospiro di sollievo.
Da quel giorno,
però, sono trascorsi ormai nove mesi e chiunque, purtroppo, può rendersi conto che
la disoccupazione continua ad avanzare e che il ricorso alla cassa integrazione
non è regredito, anzi.
Ma, in questi mesi, ad
essere stato disatteso è stato anche l’altro impegno che Letta aveva indicato, nel
momento del suo insediamento: “la
riduzione fiscale sarà un obiettivo continuo a tutto campo, anzitutto le tasse sul
lavoro, in particolare su quello stabile e quello per i giovani neo assunti”.
E' lecito domandarsi, a questo punto, quale rinnovamento
abbia prodotto il cambio generazionale a Palazzo Chigi.
Assolutamente
nessuno ! Anzi, ancora e sempre impegni disattesi, imperdonabili figuracce ministeriali
di ogni tipo, arroganza a gogò, con l’aggravante che la nuova generazione di
governanti è anche distratta dalla frenesia di consolidare la propria immagine
sia in Italia che all’Estero.
Non meno sconfortanti
anche le prime performance del neo segretario PD, Matteo Renzi.
Ignorando che le
vere drammatiche difficoltà del Paese sono la disoccupazione giovanile, i
cassintegrati, le imprese che chiudono, la delocalizzazione delle produzioni,
il progressivo incessante regresso dei consumi interni, la povertà dilagante,
Matteo Renzi ha deciso di dedicare tutto il suo impegno alla riforma della legge
elettorale.
Sono certo che a
tutti noi risulti chiaro che, per sbarcare il lunario, sei milioni di
cittadini disoccupati e quattro milioni di italiani in condizione di povertà
assoluta, avessero solo bisogno di una nuova legge elettorale.
Eppure, Matteo Renzi , nei comizi per le primarie, aveva ostentato il suo progetto Jobs Act per
riformare e far decollare il mercato del lavoro, e creare nuova occupazione
soprattutto giovanile.
Una volta ottenuta l’elezione
a segretario PD Renzi, però, ha riposto in un cassetto il progetto Jobs Act ed ha ritenuto prioritario dedicarsi
alla riforma elettorale considerandola indispensabile per superare la
devastante crisi economica.
E sarebbero questi il
realismo e la concretezza che gli italiani si devono attendere dai politici della
nuova generazione ?
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