Sono convinto che
Silvio Berlusconi non avrebbe mai accettato di varcare la soglia di Piazza
Nazareno se non fosse stato certo di ottenere in cambio, da Renzi, favori
personali.
Infatti, dover
entrare nelle stanze dell’odiato partito che ha votata la sua decadenza da
senatore, sarebbe stata una bestemmia per Berlusconi, fino a qualche giorno fa.
Nei giorni scorsi,
però, c’era stato già un abboccamento di Denis Verdini con Matteo
Renzi, nel corso del quale è evidente che i due non si devono essere
confrontati sulla legge elettorale, altrimenti Renzi non si sarebbe incaponito nel
voler incontrare Berlusconi.
Verdini, infatti, esponente
di primissimo piano della resuscitata Forza Italia, aveva credenziali e carte
in regola per esprimere le preferenze del suo partito per uno dei tre modelli
elettorali proposti da Renzi.
Di quell’incontro,
però, non è trapelato nulla, venendo così meno quella trasparenza della quale
Matteo Renzi si è sempre vantato a gran voce.
È lecito ipotizzare,
perciò, che Verdini si sia recato da Renzi soltanto come ambasciatore per
dettare, al segretario PD, le condizioni alle quali Berlusconi avrebbe
accettato di incontrarlo.
Quali le condizioni
?
Le scopriremo,
probabilmente, solo con il trascorrere del tempo perché Renzi ha ritenuto
opportuno non accennarne neppure alla direzione PD riunita giovedì scorso a
Roma.
Ed è proprio questo impenetrabile
silenzio sull’incontro Renzi-Verdini a mettere la pulce nell’orecchio ed a
solleticare qualche maliziosa riflessione.
Ad esempio, è verosimile
che l’interesse personale di Berlusconi per la nuova legge elettorale sia scarso,
dal momento che i due anni di interdizione dai pubblici uffici ed il disposto
della Legge Severino lo rendono incandidabile per i prossimi sei anni, a meno
che …
Appunto ! A meno che,
ad esempio, Renzi, pur di soddisfare la sua smania di incontrare il Cavaliere,
non si sia impegnato ad imporre al PD, in Parlamento, di promuovere una
revisione, se non addirittura la abrogazione della Legge Severino.
Una ipotesi impraticabile, però, senza la insanabile scissione del PD.
Però, l’ipotizzato “a meno che …” lo si può coniugare, con
fantasia, anche immaginando altri possibili inciuci renzusconiani.
Non è assurdo immaginare
addirittura che Berlusconi abbia accettato di recarsi al Nazareno solo perché
Renzi si è impegnato a far cadere il Governo Letta ed a ritornare alle urne per esempio a settembre 2015, cioè quando per il Cavaliere scadrà la interdizione dai pubblici uffici.
Già, ma Renzi cosa
ne otterrebbe in cambio ?
A Renzi, ad esempio,
Berlusconi potrebbe aver offerta l’opportunità di diventare il Presidente del
Consiglio di un “governo di scopo”, appoggiato
da Forza Italia.
Un “governo di scopo” che potrebbe durare
fino a settembre 2015 per realizzare: l’approvazione della nuova legge
elettorale, la riduzione del numero dei deputati, la trasformazione del Senato
in Camera delle Autonomie locali, la riforma del Titolo V della Costituzione e,
dulcis in fundo, il varo di un
decreto legge, predisposto dagli azzeccagarbugli berlusconiani, che bypassi la
Legge Severino e faccia sì che Berlusconi possa ricandidarsi come premier del
centrodestra.
È così inverosimile che
un Matteo Renzi, ebbro di ambizione, possa essere cascato in questa trappola ?
L’affaire, d'altra parte, potrebbe anche
aver successo se sulla testa di Berlusconi non pendessero altri processi che,
una volta giunti a sentenza definitiva, lo metterebbero fuori gioco
definitivamente, a meno che …
E mentre, grazie a Renzi, il Cavaliere torna al centro
della scena politica con la concreta eventualità che il segretario PD ne favorisca
anche la agibilità politica … il Paese permane in coma farmacologico !
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