giovedì 31 maggio 2012

Sognare con la ricetta del Sciur Mario per il calcio ? Perché no !


Da qualche mese ogni dichiarazione di Mario Monti scatena vivaci reazioni da ogni parte.
Repliche e commenti così trasversali da far capire come sia facile trovare d’accordo centro, destra e sinistra quando si tocchino i loro interessi personali e come sia difficile, invece, vederli uniti se devono occuparsi del Paese.
A proposito del “calcio scommesse”, Mario Monti, parlando come signor Mario e non come Presidente del Consiglio, ha detto : "E' particolarmente triste e fa rabbrividire quando il mondo dello sport, che dovrebbe esprimere i valori più alti, si rivela un concentrato di fattori deprecabili. A volte mi chiedo se non conviene sospendere le partite per almeno 2 o 3 anni".
Apriti cielo ! Il signor Mario ha osato toccare il mondo del calcio ! 
Nel reagire il più fuori di testa è stato Maurizio Zamparini, che di calcio non capisce un tubo come dimostra la sua conduzione di U.S. Palermo Calcio, ma che ha subito sbraitato : ''Monti si vergogni … dice solo delle stupidaggini”. Ora, poiché dare addosso a Monti è lo sport preferito di Zamparini, queste parole contano come il due di picche e lasciano il tempo che trovano.
Quelli che invece vivono nel calcio, o lo seguono da appassionati, hanno comprensa l’amarezza non solo del signor Mario M. ma di tutti gli sportivi.
D’altra parte, una persona di buon senso, amante dei valori dello sport, non può che rattristarsi ed incazzarsi di fronte a vicende che hanno inquinato partite e campionati, imbrogliando non solo i tifosi che vanno allo stadio ma gli sportivi tutti.
Dalle parole di Mario Monti, però, vorrei  estrarre  solo il riferimento alla
ipotesi di sospensione per 2 o 3 anni.
Immaginiamo come sarebbe bello se si potesse adottare la sospensione di qualche anno nei riguardi delle istituzioni i cui appartenenti si siano distinti per comportamenti fraudolenti o delittuosi.
Sarebbe una goduria !
5 anni di sospensione alla Giunta Formigoni che annovera ben 9 assessori indagati.
5 anni di sospensione al Parlamento che ospita 88 soggetti  che hanno avuto od hanno a che fare con la giustizia.
10 anni di sospensione alla Curia Romana per aver occultati, fin dal 1944, gli abusi sessuali su seminaristi da parte di Padre Marcial Maciel Degollado.
5 anni di sospensione al Monsignor Bagnasco ed alla CEI per aver sostenuto che sia opzionale la denuncia alla magistratura di sacerdoti pedofili.
5 anni di sospensione per tutti i parlamentari che hanno votato, fingendosi convinti, che Ruby fosse la nipote di Mubarak.
10 anni di sospensione alle compagnie petrolifere che non hanno correlato, giornalmente, il prezzo dei carburanti alla pompa con il prezzo del barile di petrolio sul mercato internazionale.
10 anni di sospensione alle banche che dopo aver ottenuto denaro dalla Banca Centrale Europea lo hanno investito in speculazioni finanziarie invece di favorire il sistema economico produttivo.    
Si potrebbe proseguire all’infinito con queste sospensioni immaginifiche !
Purtroppo, però, con i provvedimenti di sospensione il Paese finirebbe in una paralisi totale.
Infatti, dove sono le istituzione che non abbiano qualche loro rappresentante inguaiato con la Giustizia o con il malaffare ?
Come tutti i sogni più belli, perciò, anche questo è destinato a svanire nell’incontro con la cruda realtà.

mercoledì 30 maggio 2012

Presidente Napolitano … questa volta Lei sbaglia di grosso !


Sono perfettamente consapevole che già il titolo di questo post sia impertinente ed irrispettoso verso il Capo dello Stato, ma come dicono i miei amici romani “quanno ce vo’ ce vo’” !
I quotidiani di oggi riportano tutti la dichiarazione del Presidente Napolitano: “Celebreremo sobriamente il 2 giugno ma lo dedicheremo alla memoria delle vittime, al dolore delle famiglie e anche a momenti di scoramento che devono essere superati”.
Che io ricordi è la prima volta che Giorgio Napolitano sta tradendo quel tratto di sensibilità e responsabilità che lo ha sempre contraddistinto.
Ma come può pensare a festeggiare il 2 giugno mentre nel Paese centinaia di migliaia di italiani stanno vivendo giornate tragiche ?
Porcaccia miseria, lo sa anche lui che le scosse di terremoto non cessano e si susseguono con violenza da oltre una settimana, che il numero dei morti è sconvolgente e continua ad aumentare, che ci sono cittadine completamente rase al suolo ed evacuate, che migliaia di sfollati trascorrono le notti accampati e disperati per aver perso tutto, che il patrimonio artistico e culturale è in frantumi, ed il Presidente della Repubblica che fa ? Festeggia il 2 giugno !!!
Ma di che cavolo sta parlando ?  Cosa vuole che possa fregare alle vedove ed agli orfani dei lavoratori morti sotto le macerie sapere che la festa, perché sempre di una festa si tratta, sarà dedicata “… alla memoria delle vittime, al dolore delle famiglie” ?
Ma si è reso conto il Presidente Napolitano di quanta ipocrisia ci sia  nelle sue parole e nelle sue decisioni di questo momento ?
Dove sta il buon senso nel celebrare il 2 giugno la festa della Repubblica e nell’indire per il 4 giugno una giornata di lutto nazionale ?
Mi scusi Presidente, ma sarebbe stato suo dovere morale evitare agli italiani, ma soprattutto ai terremotati, una offesa così sfrontata allo spirito di solidarietà !
E poi, possibile che non fosse cancellabile tanta ostentazione di uomini e mezzi con 12 giorni di anticipo ? La prima scossa di terremoto, i primi morti, le prime macerie sono del 20 maggio ! 
Non solo, ma quanto costerà ai contribuenti italiani simile dispendio di uomini, mezzi, spostamenti, etc. e proprio nel momento in cui si impongono loro lacrime e sangue ?
Non sarebbe stato più logico, da parte di un Capo dello Stato saggio, riservare tutto questo denaro e l’impiego di tanti uomini per dare una mano a ricostruire quella parte del Paese cancellata dalle macerie ?
Signor Presidente della Repubblica, per quel che mi riguarda trascorrerò il 2 giugno incazzato e triste, esponendo un tricolore listato a lutto.

martedì 29 maggio 2012

In Vaticano si passa dagli scricchiolii al terremoto


È trascorso poco più di un mese da quando nel blog (11 aprile 2012: “Scricchiolii in San Pietro”) scrivevo dei nuovi stridori che si avvertivano in San Pietro per la presa di posizione di 329 parroci austriaci che, con una lettera, avevano formalizzata la loro determinazione nel mettere mano al rinnovamento ed alla modernizzazione delle loro chiese.
Poche settimane prima, inoltre, in concomitanza con il viaggio in Messico di Benedetto XVI, il libro “La voluntad de no saber”, con dovizia di documenti, testimoniava come, fin dal 1944, la Curia Romana avesse occultati gli abusi sessuali su seminaristi ed i comportamenti licenziosi del sacerdote messicano, Marcial Maciel Degollado, fondatore nientepopodimeno che della Congregazione dei Legionari di Cristo (26 marzo 2012: “La voluntad de no saber”).
Per non parlare delle accuse di pedofilia che, in ogni angolo del mondo, avevano già fatto venire a galla le colpe di tanti preti cattolici.
Anche solo questo sarebbe bastato per comprendere quanto fosse fariseo quel pulpito dal quale, mentre si nascondeva con ostinazione omertosa tanto marciume, si aveva l'impudenza di lanciare una reprimenda alla volontà di cambiamento del clero austriaco.
In questi giorni, invece, sta emergendo l’altra faccia del Vaticano, quella che accomuna i palazzi del potere di ogni dove.
Ancora una volta è un libro, “Sua Santità. Le carte segrete di Benedetto XVI”, a squarciare i veli della losca realtà che si è radicata dentro le mura di San Pietro.
Che la Chiesa Cattolica, a dispetto degli insegnamenti di Gesù Cristo, sia impegnata con sfrontatezza, da secoli, per diventare un autentico impero economico e finanziario, mentre con parabole si gabbavano milioni e milioni di persone credulone ed in buona fede, non può essere certo una scoperta dei giorni nostri.
Che fosse poi inevitabile che un siffatto impero economico e finanziario attirasse frotte di falsi baciapile, sicuri che solo attraverso la Chiesa avrebbero potuto conseguire carriere miracolose o realizzare affari inimmaginabili, era prevedibile ed è un dato di fatto.
Che l’incontro tra i detentori di tanto potere ed ogni specie di carrieristi, faccendieri, trafficoni, furfanti, potesse far degenerare fino a questo punto il sistema vaticano non dovrebbe essere motivo di stupore.
Tra gli uni e gli altri, infatti, c’è stato lo scambio, fitto e reciproco, di esperienze, modi di agire, spietatezza, affarismo, propensione alla doppiezza.
Ma ci volevano proprio uno o più corvi per far sapere che tra le mura vaticane si annidano lotte di potere, complotti, carrierismo, affarismo, corruzione, efferatezza, ingordigia di ricchezza ?
Certo che no !
Ora, però, che la pentola è stata scoperchiata, Benedetto XVI, anche ispirandosi alla lettera dei parroci austriaci, dovrebbe rendersi conto che non è più il tempo delle parabole.
La Chiesa, sprofondata nelle acque melmose della peggiore decadenza, deve essere rinnovata, rivoltata sottosopra e ricostruita recuperando, possibilmente, le sue origini.
Nel frattempo ai credenti in Santa Romana Chiesa non resta altro che chiudere gli occhi e sperare nella … risurrezione !

lunedì 28 maggio 2012

Cosa nasconde l’ultimatum di Vendola e Di Pietro a Bersani ?


Curiosando qua e là tra quotidiani, blog e TV, a proposito dell’ultimatum dato a Bersani da Vendola e Di Pietro, ho notato l’impegno di molti a spiegarlo come “voglia di sinistra”, “desiderio di dar vita ad una grande coalizione riformatrice”, “necessità di rispondere ai bisogni del Paese con un programma che contrasti il grillismo”, ed altri argomenti del genere.
Forse dipende dalla mia propensione a non avere né stima né fiducia nell’attuale classe politica e nel loro sincero impegno per fare gli interessi del nostro Paese e non il loro, forse sarò condizionato dai risultati delle recenti amministrative, fatto sta che tutti questi tentativi di interpretare l’ultimatum mi hanno fatto sorridere.
Proverò a spiegare perché sorrido ipotizzando il probabile scenario 2013.
  1. Se i sondaggi hanno un significato, anche solo di tendenza, sugli italiani il grillismo continua a fare presa al punto che il 40% degli elettori non esclude del tutto la possibilità di dare il proprio voto al Movimento 5 stelle.
  2. Il serbatoio elettorale dal quale il M5S ha attinto e, molto probabilmente attingerà in futuro è soprattutto, ma non solo, lo stesso sul quale fanno affidamento i due partiti antagonisti, SEL e IdV.
  3. Se nei prossimi mesi il Parlamento dovesse trovare l'accordo per approvare finalmente una nuova legge elettorale, è verosimile attendersi che si passi ad un modello con collegi a doppio turno.
  4. Per le elezioni 2013, quindi, gli attuali partiti si troverebbero a fare i conti con le due lame di una forbice : la possibile significativa affermazione del grillismo e l’elezione dei loro parlamentari praticamente al secondo turno.
Non è casuale che Maroni abbia iniziato già a far circolare la voce che molto probabilmente la Lega non si presenterà nel 2013 alle elezioni. Evidentemente, il futuro segretario Maroni non vuole assumersi la responsabilità di veder scomparire la Lega dalle aule parlamentari per colpa della “forbice”, non intravedendo, in questo momento, la possibilità di un apparentamento con quello che potrà essere nel 2013 il PdL.
Anche Vendola e Di Pietro, il gatto e la volpe, hanno compreso che senza il congiungimento con il PD entrambi i loro partiti correrebbero il concreto rischio di essere esclusi dal parlamento o, quanto meno, di portare a Roma una rappresentanza del tutto irrilevante.  
Così come si rendono conto che nei casi in cui i loro candidati dovessero essere esclusi dal secondo turno, e questi casi potrebbero non essere pochi, i loro elettori sosterrebbero al secondo turno il candidato PD, regalando così possibili successi a Bersani.
Ma la vera afflizione del gatto e la volpe è che, per colpa della “forbice”, rimarrebbero tagliati fuori dai finanziamenti pubblici … porca miseria !
Da questa preoccupazione ha origine l'ultimatum ! 

domenica 27 maggio 2012

Vasto o non Vasto, questo è il problema !


“Vasto o non Vasto, questo è il problema: se sia più nobile d'animo sopportare gli oltraggi, i sassi e i dardi degli iniqui Vendola e Di Pietro, o prender l'armi contro Veltroni, Parisi e Fioroni e combattendo disperderli. Morire, dormire e con un sonno dirsi che poniamo fine al partito democratico e alle infinite miserie dell’era prodiana.”
In queste ore, circola la voce di un Pierluigi Bersani che, come l’Amleto scespiriano, trascorre le giornate turbato da un dilemma esistenziale.
Si mormora che vagabondi nella notte, sotto i lampioni del lungotevere, interrogandosi, ad alta voce, se raccogliere o no l’ultimatum che gli hanno dato Vendola e Di Pietro via etere.
Purtroppo, per colpa di quel suo carattere, ambiguo e tentennante, il povero Bersani è afflitto da una sofferenza inaudita e da un turbamento intimo, tutte le volte che deve fare una scelta e prendere una decisione.
Eppure, quei mascalzoni di Vendola e Di Pietro sono stati chiari ed ultimativi.
Lo hanno ribadito tutti e due insieme, comparendo in TV : “caro Bersani o indici subito gli stati generali del centro sinistra oppure noi andiamo avanti da soli, per conto nostro”.
Per Bersani avere a che fare con un “aut aut” è traumatizzante !
Aprire il cantiere costituente del centrosinistra con Vendola e Di Pietro, significherebbe far svanire per sempre il sogno dell’abbraccio con Casini nella rigogliosa prateria dei moderati.
Però, anche a Genova ed a Palermo si è avuta conferma che i candidati proposti da Vendola e Di Pietro hanno più presa sull’elettorato dei pupilli di Bersani.
Non accogliere l’invito del gatto e la volpe vorrebbe dire anche dare un dispiacere al compagno Fassina ed alla CGIL della Camusso.
Per contro, accogliere l’invito di Vendola e Di Pietro darebbe  il via alla fuga, verso l’area centrista di Casini, dei molti che hanno già digerita male la “camussodipendenza” di Bersani sulla riforma del lavoro.
Eppure, prima o poi, anche se meglio sarebbe prima delle elezioni politiche Bersani dovrà diradare le nebbie che da tempo mettono a disagio e destabilizzano i simpatizzanti del PD.
“Maledisione… ragassi… ma perché devo per forsa scegliere !”

sabato 26 maggio 2012

La Arcore Film presenta "Escort e bunga bunga al Quirinale"


Prima o poi c'era da aspettarselo che sarebbe balzato fuori dalle quinte del PdL per un coup de theatre che gli avrebbe fatte ottenere nuovamente le prime pagine.
Oddio, dopo che da settimane il devoto Angelino strombazzava ai quattro venti che, dopo le elezioni amministrative, Berlusconi avrebbe presentata "la più grande novità della politica italiana", sarebbe stato lecito attendersi qualcosa di più sensazionale della banale copia del sistema presidenziale francese.
Per questo alcune domande nascono spontanee e stimolano qualche riflessione.
Possibile che sia tutto qui ?
Perché il "presidenzialismo alla francese" Berlusconi non l'ha proposto negli anni in cui era a Palazzo Chigi e disponeva di una formidabile maggioranza ?
Cosa nasconderà realmente questa messinscena?
Si può supporre, ad esempio, che la batosta subita dal PdL, nelle ultime elezioni, abbia creati nel partito fibrillazioni e mal di pancia, così diffusi ed acuti, da consigliare di riporre nel cassetto la fantomatica proposta della "più grande novità".
Anche perché, la tangibile disaffezione verso tutti i partiti, confermata dagli elettori con livelli di astensionismo senza precedenti, avrebbe potuto seppellire sotto una valanga di pernacchie la proposta di un eventuale nuovo partito riaffiorante dalle macerie del PdL.
Allora che fare, si sarà chiesto Berlusconi, per recuperare visibilità e perseguire il suo obiettivo segreto ?
Scimmiottare Grillo ?
Studiare come ha fatto Hollande a vincere in Francia ?
Come fare per impedire che il Parlamento approvi una legge elettorale che, di fatto, gli sbarrerebbe la strada per diventare Presidente della Repubblica ?
Già, perché l'obiettivo di Berlusconi, oggi, non è più Palazzo Chigi, bensì il Quirinale, purché sia  investito di poteri così ampi da essere nella condizione di fare e disfare a suo piacimento, senza dover rendere conto a nessuno, e poter curare meglio gli interessi suoi e delle sue aziende.
Insomma, l'obiettivo sarebbe una dittatura presidenziale come quel modello che ha studiato con minuziosità nella dacia di Putin a Mosca.
Ma siccome Berlusconi deve fare in fretta, prima che gli caschi sul capo la condanna nel processo Ruby, la soluzione più semplice che aveva a portata di mano era il presidenzialismo alla francese.  
E quando il servile Angelino Alfano, in conferenza stampa, lo ha già chiamato "presidente della repubblica" Berlusconi, con una faccia tosta da premio oscar, ha tirata fuori la più grossa panzana imbottita di ipocrisia :  "io farò quello che mi chiederà di fare il popolo della libertà" !
Prepariamoci, perciò, all'idea che nelle multisala di tutto il mondo si potrebbe correre il rischio di vedere proiettato prossimamente il film "Escort e bunga bunga al Quirinale" 

giovedì 24 maggio 2012

Finalmente un bel esempio di saggezza politica

In Toscana, a poche decine di chilometri da Firenze, in quel di Valdarno ci sono due città, Figline con poco più di 17.000 abitanti, ed Incisa con oltre 6.000 abitanti.
Nei giorni scorsi il Sindaco di Figline, Riccardo Nocentini, ed il Sindaco di Incisa, Fabrizio Giovannoni, con le delibere dei rispettivi Consigli comunali, si sono presentati dal Presidente della Regione Toscana, Enrico Rossi, latori di una lettera con la quale hanno richiesto alla Giunta Regionale di scrivere ed approvare una proposta di legge per fondere i due comuni.
Con la consegna della lettera, di fatto, si è dato inizio ufficialmente all'iter per indire il referendum consultivo attraverso il quale le cittadinanze dei due Comuni dovranno dare il loro assenso alla fusione di Figline ed Incisa in un unico Comune.
In realtà, ricorrendo ad un sondaggio, Nocentini e Giovannoni avevano già verificato che oltre l'85% degli abitanti è favorevole alla creazione di un nuova unica amministrazione comunale.
Se, come previsto, il referendum si svolgerà nel 2013, gli elettori saranno chiamati alle urne nel 2014 per eleggere il nuovo Sindaco ed i nuovi Consiglieri.
Per rendere possibile la fusione, il Sindaco di Figline Valdarno, Nocentini, nel momento stesso della sua elezione nel maggio 2011, aveva dichiarata la sua disponibilità a dimettersi, prima della scadenza del mandato, per consentire le nuove elezioni amministrative nel 2014.
Dal 2014, quindi, invece di due Sindaci ce ne sarà solo uno, invece di 9 Assessori ce ne saranno 6, invece di 32 Consiglieri ce ne saranno 16.
Roba da matti, incredibile !
E' mai possibile che in Italia ci siano politici che vadano contro corrente ed invece di moltiplicare poltrone, compensi e benefici, li taglino a metà ?
Si prevede che il nuovo Comune risparmierà ogni anno oltre 100.000 euro di costi della politica che potranno essere destinati a migliorare i servizi, l'assistenza, gli asili, la gestione di 4 musei e 2 biblioteche, etc.
Finalmente un modo intelligente e sensato di fare politica a vantaggio dei cittadini !
Mi domando: quanto si potrebbe risparmiare, ogni anno, in costi della politica se l'esempio di Figline ed Incisa venisse seguito da almeno parte degli 8.094 comuni italiani ?
Già, ma purtroppo questo è il Paese dove da anni, in campagna elettorale tutti i partiti promettono di eliminare le Province... ma non se ne fa mai nulla !

mercoledì 23 maggio 2012

Dopo elezioni : se Sparta piange Atene non ride


Le elezioni amministrative 2012 vanno in archivio  lasciando molti segnali sui quali tutta la politica, ormai sempre più obsoleta ed autoreferenziale, dovrebbe meditare senza spocchia.
Il primo indicatore è il crescente assenteismo.
Dal già allarmante, in base ai dati storici, 66,88% del primo turno l’affluenza alle urne è precipitata, nel secondo turno, al 51,38%.
Di fatto, 1 elettore su 2 ha ritenuto di non dover esercitare il proprio diritto di voto e, conseguentemente, i sindaci eletti hanno ottenuto, nel migliore dei casi, il suffragio da non più del 30% dell'elettorato potenziale. Un po’ poco per sentirsi riconosciuti nel ruolo dalla maggioranza delle loro comunità. 
Il secondo segnale, forte e chiaro, viene dall’imprevisto successo del Movimento 5 stelle in un capoluogo di provincia, Parma, sbaragliando, con un netto 60,23% a 39,77% il candidato del PD, prodotto tipico dell’apparato partitico.
Il terzo insegnamento è che “se Sparta piange Atene non ride”, vale a dire che tutti i partiti tradizionali, chi più e chi meno, sono usciti con qualche acciacco da queste elezioni amministrative.
Tutti segnali che evidenziano il sempre più chiaro e crescente allontanamento della società civile dai partiti tradizionali che dovrebbero rappresentarla.
Eppure, ascoltando le dichiarazioni, rilasciate a caldo dagli esponenti politici di primo piano, si intuisce che, persistendo nella loro tracotanza, non hanno capito nulla né intendono prestare ascolto ai moniti dell’elettorato.
Neppure un cenno di autocritica ! Nessun impegno per cambiare !
Angelino Alfano, davanti alla decomposizione del PdL, non solo al nord Italia, ma anche in quella che era considerata da sempre la roccaforte del partito, Palermo, trova il modo di consolarsi vagheggiando che gli elettori del PdL siano rimasti a casa “… piuttosto che votare candidati diversi”.
Il meschino ha dimenticato innanzitutto che al primo turno il PdL era presente ovunque con molti suoi candidati messi subito fuori gara, finge di non capire che il successo del “grillino”, a Parma, sia stato possibile grazie ai voti di elettori transfughi dal PdL, ed infine ignora che il PdL in conclusione abbia ceduti ben 58 comuni, tra i quali 8 capoluoghi di provincia.
Dal canto suo Pierluigi Bersani, patetico ed un po’ puerile nello sbandierare, con toni trionfalistici, il grafico dei comuni conquistati dal PD, ha avuto l’ardire di spingersi perfino a celebrare una “vittoria senza se e senza ma” !      
Anche Bersani, meschinello, finge di ignorare, ad esempio, che il candidato del PD a Palermo abbia presa una sonante sventola dal candidato di IdV (a proposito, dove è finita la foto di Vasto ?), che a Genova sarà sindaco non colui che il PD avrebbe voluto candidare, ma soprattutto che a Parma un esponente PD dell’apparato sia stato annientato perché meno credibile ed affidabile di uno sconosciuto “grillino”. Quando poi Bersani, pur di  non ammettere la batosta,  afferma che a Parma "il PD non ha perso ma non ha vinto perché l'amministrazione precedente era PdL" sfiora il ridicolo ! 
Bersani, inoltre, dimostra di avere la vista corta perché non tiene conto che se, oggi, il PD ha potuto ottenere risultati accettabili facendo il pieno di voti dei suoi elettori, qualora  l’affluenza alle urne ritornasse ai livelli storici, il PD vedrebbe i sorci verdi.
Conunque, se dopo questo tsunami i vecchi partiti non si rendessero conto di dover fare punto ed a capo, incominciando con svecchiare sia le idee che i propri esponenti e leader, finirebbero per offrire su un piatto d'argento nuovi successi al "grillismo" !

martedì 22 maggio 2012

La mia libertà finisce dove inizia la tua


Martin Luther King, che nessuno potrà mai tacciare di essere stato un reazionario fascista, ispirandosi ad un precetto dell’antico diritto romano “Iuris praecepta sunt: honeste vivere, alterum non laedere”, lo decodificò con la celebre frase “la mia libertà finisce dove inizia la tua”.
Sono parole delle quali dovrebbero fare tesoro quanti ritengono, con una fraudolenta interpretazione, di poter fare scempio dell’art. 21 della nostra Costituzione : “tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione”.
Dalle dichiarazioni di alcuni politici e sindacalisti e dalle pagine di una certa stampa trapela, infatti, il palese intendimento di stravolgere l’articolo costituzionale quando si ergono a difesa di quei deprecabili atti di violenza che fanno degenerare, delegittimandole, le giuste e sacrosante manifestazioni di dissenso e malcontento.
Affermando, come fanno alcuni, che il contrasto alla violenza è il segnale del ritorno al fascismo, in Italia ed in Europa, non solo dimostrano di non aver capito proprio nulla del messaggio di Martin Luther King, ammesso che sappiano chi sia stato, ma soprattutto danno prova di disprezzare le regole fondamentali di una società civile.
Se gruppuscoli di violenti provocatori si intrufolano nei cortei di “No Tav”, degli “Indignados” o di precari e disoccupati, per mettere a ferro e fuoco una città, incendiare  autovetture, sfasciare vetrine di negozi e banche, razziare merci dai magazzini, lanciare sampietrini e bottiglie molotov contro le forze dell’ordine, tentare di occupare gli uffici di Equitalia, compiono atti non solo contrari alla legge ma soprattutto ostili nei confronti di molti cittadini, dei quali stanno ledendo i diritti.
Atti che non hanno nulla a che vedere con l’art. 21 della Costituzione !
Non arrivare a comprendere, perciò, che l'esercizio di un diritto non autorizzi a pregiudicare i diritti degli altri, significa essere indegni e tagliati fuori dalla società civile e democratica.
Partecipando a molte manifestazioni, alcune rovinate proprio dalle azioni preordinate dei soliti violenti, mi sono convinto che il modo migliore per diffondere e far comprendere ai più ottusi il messaggio di Luther King sia quello di ribaltarne lo schema formale per poter affermare che "la tua libertà finisce dove inizia la mia" !

lunedì 21 maggio 2012

Quando l’anti berlusconismo può farsi paranoia


Come possono testimoniare le pagine di questo blog, non sono mai stato indulgente e tenero con Berlusconi ed i suoi modi di fare, né con il derivato berlusconismo, ed ancora meno con i berluscones che, secondo me, sono l’incarnazione impietosa degli effetti insalubri che produce, sulle personalità, la scelta di idolatrare il potente di moda, per meschino tornaconto, rinunciando alla propria coscienza critica.
Però, navigando tra blog ed aggregatori di notizie mi sono reso conto che l’anti berlusconismo, soprattutto se gratuito e becero, provoca effetti altrettanto deplorevoli, perché può spingere un individuo a mettere in atto una “avversione a prescindere”, che diventa maniacale ne più ne meno di quella dei berluscones .
Da sei mesi, ormai, il signore di Arcore ha lasciato lo scranno di Premier ed, almeno formalmente, non si atteggia più a dominus assoluto del nostro Paese.
È vero, per contro, che nell’agone politico sia sempre presente proprio la peggiore genia di berluscones, da Cicchitto a Gasparri, da La Loggia a La Russa, da Napoli a Quagliarello, da Santanché a Stracquadanio, per citare solo i più televisti.
E’ altrettanto vero, ugualmente, che tali individui non muovano foglia che il dominus non voglia.
Prendere spunto, però, da questo stato di cose per spingersi fino a far risalire sempre a Berlusconi la colpa di tutti gli accadimenti, sgradevoli ed intollerabili, che accadano in Italia, rassomiglia ad una vera e propria paranoia.
Lo affermo perché ho appena terminato di leggere il post, pubblicato da un blogger, che racconta di monsignor Miccichè, Vescovo di Trapani, che la Curia romana ha sollevato dall’incarico perché coinvolto in una inchiesta per reati finanziari.
Poiché, però, nell’inchiesta monsignor Miccichè risulterebbe non indagato ma addirittura parte lesa, è lecito ipotizzare che il Vescovo di Trapani sia stato rimosso perché inviso a qualche pezzo grosso vaticano e non per l’inchiesta in corso.
L’ipotesi potrebbe essere anche condivisibile, ma il blogger commenta la notizia con queste parole “…complotto nato dentro e fuori la Chiesa, Berluska ha fatto scuola anche in Vaticano !”.
Ora, leggendo queste parole mi sono domandato: per arrivare a un commento così sconclusionato ed irrazionale non è che l’anti berlusconismo  abbia fatto precipitare questo blogger in una paranoia patologica ?

domenica 20 maggio 2012

L’astensionismo, menefreghismo o testimonianza ?


Tra oggi e domani, nei comuni che non hanno eletto il sindaco al primo turno, si voterà per i ballottaggi.
Come storicamente dimostrato, al secondo turno l’astensionismo di solito aumenta.
Per questo, è opportuno riflettere sul fenomeno dell’astensionismo registrato al primo turno perché, allora, il totale degli elettori chiamati alle urne sfiorava un considerevole numero, quasi 9.500.000, distribuito pressoché uniformemente sul territorio nazionale.
Il 33,1% degli aventi diritto non si è presentato alle urne, con un incremento del 6,9%, negli stessi comuni, rispetto alle precedenti consultazioni amministrative.
Se all’astensionismo sommiamo il 2,5% di schede bianche o nulle, si può affermare che circa 3.400.000 degli aventi diritto si sono rifiutati di partecipare al voto, vale a dire 3,5 elettori su 10 !
L’astensionismo, a questo punto, non può essere solo un tema per dare voce ai sondaggisti  o per noiose conversazioni salottiere, ma è un segnale forte e chiaro fatto pervenire alla classe politica.
Può essere utile ricordare il celebre invito “turiamoci il naso ma votiamo…” rivolto agli elettori da Gaetano Salvemini, nel 1948, e ripreso poi da Indro Montanelli, nel 1976, per renderci conto che la voglia di rimanere lontani dalle urne non sia un sintomo esclusivo dei nostri giorni.
Tutt’al più, ciò che va messo in evidenza è che, nei giorni 6 e 7 maggio scorsi, è mutata la distribuzione del livello di astensionismo sul territorio, e questo richiede una specifica chiave di lettura.
Storicamente, per motivi facilmente intuibili, erano le regioni del sud e del centro sud a far registrare gli indici più elevati di astensione.
Questa volta, invece, è stato diverso; l’astensionismo si è confermato di più nei comuni del nord e del centro nord.
In Liguria si sono astenuti 43 elettori su 100, in Toscana e Friuli Venezia Giulia 39 su 100, in Lombardia 37 su 100 !
Sono le aree nelle quali si avverte maggiormente il disagio sociale, provocato da precariato, cassintegrazione, disoccupazione, indigenza.
Se, in queste aree, domandassimo ad un astensionista perché non si sia recato alle urne, la risposta ricorrente sarebbe: “sono disgustato da tutti i partiti, dal loro disinteresse per i più deboli, dalla loro immoralità, dall’uso che fanno dei nostri soldi, insomma non meritano il mio voto”.
Se all’astensionismo sommiamo poi i voti indubbiamente di protesta, confluiti sulle liste del movimento 5 stelle, potremmo affermare che 1 italiano su 2 testimonia di non riconoscersi nell’attuale sistema partitico e, non condividendolo, rinuncia ad esercitare il diritto a partecipare.
Dobbiamo, quindi, prendercela con gli astensionisti ed attribuire loro tutti i torti ?
Oppure dobbiamo riconoscere che con la astensione richiamano l’attenzione di tutti noi sul fatto che abbiamo a che fare con una classe politica, vecchia ed obsoleta, che da decenni presenta le stesse facce tracotanti, che si rintana sempre più in una Casta esosa ed inefficace, che accoglie tra le sue fila corrotti e corruttori, indagati e condannati, piduisti e mafiosi ?
L’astensionismo sollecita un cambiamento; ma sarà possibile ?
Il buon senso indurrebbe ad escluderlo, perché le leve del potere, in tutti i partiti, sono nelle mani dei soliti politici mummificati che, per la paura di essere sfrattati, arrivano perfino a disconoscere agli elettori il diritto di eleggere i loro rappresentanti con il voto di preferenza.
Quindi ?  
Non una certezza ma una speranza. I francesi festeggiano il 14 luglio, presa della Bastiglia, noi festeggiamo il 25 aprile, liberazione dal nazifascismo, auguriamoci che ci possa essere una data in cui le future generazioni festeggino la rottamazione di questa classe politica mummificata. 

sabato 19 maggio 2012

Giornate italo europee, confuse ed inquietanti


È un periodo, questo, in cui le giornate si susseguono cariche di incertezze e quando una situazione sembra risolversi ecco che se ne presenta un’altra ancora più inquietante.
Domenica prossima, dopo il ballottaggio, dovrebbe essere chiaro, perlomeno si spera, quale partito possa considerarsi più soddisfatto … o, per meglio dire, meno penalizzato dal voto amministrativo.
Finalmente conosceremo anche quale posto gli elettori avranno riservato ai “grillini” sulla bancarella della politica italiana.
Dovremo aspettare, invece, fino al 17 giugno per sapere se la Grecia continuerà a far parte della zona euro o se ne uscirà. Fino ad allora dovremo vivere angosciati dai mercati finanziari, dalla speculazione internazionale, dalla schizofrenia dello spread. E poi ?
Per contro, sarà solo questione di ore, o tutt’al più di qualche giorno per scoprire quale partito, di questa insensata maggioranza, giocando sull’infida scacchiera della politica deciderà di dare scacco matto al Governo Monti.
È ormai noto a tutti che le norme di contrasto alla corruzione ed al malaffare sono indigeste ai berlusconiani.
In questi giorni, sugli scranni delle commissioni Affari Costituzionali e Giustizia i berlusconiani patiscono e si contorcono per la sofferenza di dover assistere all’approvazione di norme detestate dal loro dominus.
Nel contempo, Bersani ed i suoi gregari sanno come provocare le convulsioni ai berlusconiani e, pur di non perdere occasione per mettere il coltello nella ferita, si accordano ora con IdV, ora con UDC, ora con FLI pur di indispettire i pidiellini.
Sempre più il Parlamento italiano rassomiglia ad uno spettacolo estemporaneo, nel quale improvvisati giullari e ciarlatani si esibiscono mettendo a nudo i loro limiti, la loro irresponsabilità, le loro incapacità, ma soprattutto il loro esclusivo interesse di bottega.
Per questo, non ci sarebbe da stupirsi se uno dei partiti di questa sconclusionata maggioranza, pur di perseguire il proprio tornaconto, facesse trovare a Mario Monti, di ritorno dal G8, valige e bauli sul portone di Palazzo Chigi per notificargli lo sfratto.
Ed allora ? dell’Italia, della crisi economica, dei cassintegrati, dello spread, del debito pubblico, delle speranze di sviluppo, della disoccupazione giovanile, degli esodati, cosa ne sarebbe ?
Ma chi se ne frega !
C'è veramente qualcuno che creda ancora che, per i berliscones, queste preoccupazioni della gente comune siano più importanti che non salvare dalla galera un "castaiolo" colto con le mani nella marmellata della corruzione o del falso in bilancio ?

venerdì 18 maggio 2012

La Francia chiama … ma l’Italia è sorda


Appena rientrato a Parigi, dopo il tête-à-tête con Angela Merkel, ieri François Hollande ha convocato il primo Consiglio dei Ministri, presenti Jean-Marc Ayrault ed i 34 Ministri e Sottosegretari, per munirsi di forbici e tagliare del 30%, con effetto immediato, lo stipendio suo e di tutti i Ministri !
Lo stipendio di Hollande e di Jean-Marc Ayrault è passato, così, da € 21.300 ad € 14.910, mentre quello dei Ministri si è ridotto da € 14.200 ad € 9.940 !
Nello stessa riunione i Ministri si sono impegnati a tagliare del 10% sia gli organici che i budget di spesa dei loro ministeri.
Ciliegina sulla torta: Hollande ha invitati i Ministri a respingere ogni tipo e forma di regali ed a privilegiare il treno all’aereo per le loro missioni.
All’ordine del giorno del prossimo consiglio dei ministri è già previsto il taglio degli stipendi, per i manager pubblici; stipendi che dovranno essere compresi nel rapporto massimo di 1 a 20 in relazione al salario percepito dal loro dipendente con la retribuzione più bassa.
Bel colpo Monsieur Hollande ! Chapeau !
Però la fatalità ha voluto che, per una perversa e provocatrice coincidenza, mentre   a Parigi venivano fatte scelte moralizzatrici, a Roma, in Campidoglio, scoppiava invece la rivolta dei consiglieri comunali.
Ieri mattina, ad ogni consigliere capitolino, era stata recapitata una lettera, inviata dal Segretario Generale Liborio Iudicello, che conteneva l’invito a “viaggiare in classe economy in aereo, in seconda classe in treno, ed a pernottare in alberghi a tre stelle” nel caso di viaggi per missioni proprie dell’incarico.
Con la stessa missiva il Segretario Generale informava i consiglieri di aver impartite disposizioni agli uffici di controllo affinché non rimborsassero spese anomale, non documentate o non giustificabili e, nel caso rilevassero “profili di responsabilità anche solo omissivi provvedessero senza indugio a produrre apposita denuncia ai competenti organi dell’autorità giudiziaria”.
Apriti cielo ! Al grido di “lesa maestà” i consiglieri capitolini sono entrati in agitazione.
Ma come può permettersi, il Segretario Generale, di disconoscere i privilegi della Casta ?
Nel pandemonio generale, tra i più esagitati il consigliere del PdL, Federico Mollicone, che, secondo copione, sbraitava “…noi siamo stati eletti dal popolo sovrano, non può trattarci come suoi impiegati !”.
Ecco saltare fuori puntuale il “popolo sovrano” dal quale il consigliere Mollicone ignora di essere stato eletto non per spendere e spandere sperperando il denaro dei contribuenti, cioè proprio il denaro di quel “popolo sovrano” che oggi sta vivendo momenti di lacrime e sangue.
Mi verrebbe quasi voglia di urlare “Vive Hollande et vive la France!”.