sabato 28 febbraio 2015

Governo, ancora una figuraccia internazionale

Mentre i soliti codini non perdono occasione per prendersela con coloro che, a livello internazionale, dileggiano le nostre debolezze, ieri il Governo Renzi ha fatto, ed ha fatto fare al Paese una brutta figura da peracottaro.
Solo un governo incauto e sprovveduto, infatti, poteva presentarsi in Parlamento per chiedere il voto e far approvare due mozioni i cui contenuti apparivano, anche ai più distratti e profani, in palese contrasto tra loro.
A Montecitorio era all’ordine del giorno la relazione del Ministro degli affari esteri, Paolo Gentiloni, sulla politica italiana nello scenario internazionale particolarmente gravido di tensioni.
Riferendosi alla situazione mediorientale il Ministro dichiarava che il governo vedeva con favore “l’impulso parlamentare a promuovere il riconoscimento di uno stato palestinese” (Sic !).
Sennonché, poco dopo, il Sottosegretario agli esteri, Benedetto Della Vedova, a nome del governo dava parere favorevole per sottoporre al voto dell’aula due mozioni.
La prima presentata da deputati del PD, con la quale si impegna il governo a sostenere in tutte le sedi opportune il riconoscimento di uno “Stato di Palestina che conviva in pace, sicurezza e prosperità accanto allo Stato d’Israele”.
La seconda proposta da Area Popolare e Scelta Civica, cioè forze politiche membri anch’esse del governo, con la quale si impegna il governo a “promuovere il raggiungimento di una intesa politica tra il gruppo islamico Hamas ed il suo antagonista Al-Fatah” affinché riconoscano lo Stato d’Israele e cessino azioni violente, condizioni queste pregiudiziali al riconoscimento di uno Stato Palestinese.
In pratica il Parlamento si è trovato di fronte un governo di cani sciolti che chiedeva il voto su due mozioni contrastanti.
Poiché, però, su entrambe le mozioni il Parlamento ha espresso voto favorevole (NdR: la mozione PD ha ricevuti 300 voti a favore e 45 contrari, mentre quella presentata dalle altre componenti del governo è stata approvata con 237 voti a favore e 84 contrari) non posso fare a meno di pensare che la maggior parte di quegli individui che stazionano a Montecitorio o sono sciocchi burattini, manovrati dal burattinaio di turno, oppure non sono in grado di capire neppure quello che votano.
Possibile che non si siano resi conto della cantonata che stavano prendendo votando a favore dell’una e dell’altra mozione ?  
Fatto sta che appena le agenzie di stampa hanno diffusi i risultati delle due votazioni è apparsa chiara la figura da peracottaro che aveva fatto il Governo Renzi.
Infatti, subito l’Ambasciata di Israele a Roma si è sentita in dovere di emanare una nota con cui si è compiaciuta della “scelta del parlamento italiano di non riconoscere lo Stato palestinese e di aver preferito sostenere il negoziato diretto fra Israele ed i palestinesi”.
Ma, negli stessi minuti Hanan Asharawi, rappresentante dell’OLP, ha giudicato “unfortunate”, cioè sciagurato, il mancato impegno del governo italiano al riconoscimento “incondizionato ed ufficiale dello Stato di Palestina”.
Solo per completezza di informazione ricordo che dal 2012 lo Stato palestinese è stato ammesso alle Nazioni Unite come membro osservatore, mentre è stato già formalmente riconosciuto da alcuni Paesi dell’UE quali Svezia, Bulgaria, Polonia, Ungheria.

giovedì 26 febbraio 2015

Ad indignare non è la responsabilità delle toghe

Che colui che commetta un errore con colpa grave paghi per il danno provocato mi sembra un assioma giusto, almeno sotto il profilo etico.
Già avviene da anni, ad esempio, per i medici.
Per questo non mi turba affatto la introduzione della responsabilità civile per i magistrati, anche se ho il timore che d’ora in poi assisteremo a molte sentenze da farsa, stilate ad arte perché siano un paracadute per i giudici.
Mi indigna, invece, anzi mi fa incazzare che ad aver votata, ad ampia maggioranza, la legge di riforma sulla responsabilità civile dei magistrati sia un Parlamento sui cui scranni siedano molte decine di onorevoli condannati, onorevoli indagati, onorevoli imputati, ed onorevoli prescritti.
Cosa avranno mai di così “onorevole” questi individui da arrogarsi il diritto di legiferare ?
Un Parlamento privo di etica che, mentre vota la responsabilità civile dei magistrati, non fa nulla per cancellare la vergogna dei vitalizi che lo Stato paga, ogni mese, ad ex parlamentari ed ex amministratori locali colpiti da sentenze definitive, o segregati addirittura nelle patrie galere.
Cosa pensare, ad esempio, del caso di Marcello Dell’Utri, rinchiuso nella casa circondariale di Parma dal giugno 2014 dopo la condanna definitiva per concorso esterno in associazione mafiosa, che riscuote dallo Stato un vitalizio mensile di € 4.400?
E che dire del vitalizio di € 8.000 che lo Stato paga a Silvio Berlusconi, condannato in via definitiva per frode fiscale e falso in bilancio, mentre a carico dei contribuenti ci sono anche gli ingenti costi sostenuti per assicurare al pregiudicato la nutrita scorta di uomini e mezzi 24 ore su 24.
A Totò Cuffaro, invece, condannato con sentenza definitiva per mafia e detenuto da oltre tre anni nel carcere di Rebibbia, il vitalizio di € 6.000 è stato revocato solo due mesi fa, e non per decisione del Parlamento ma per iniziativa dell’Avvocatura Generale dello Stato.
Anche Cesare Previti, condannato nel 2006 in via definitiva a 6 anni per corruzione in atti giudiziari con interdizione perpetua dai pubblici uffici, da nove anni riceve ogni mese, dalle casse statali, un vitalizio di € 4.300.
L’elenco di ex parlamentari ed ex amministratori che beneficiano di questa scandalosa elargizione di denaro pubblico, pur se condannati in via definitiva per reati di ogni genere, potrebbe continuare ma preferisco fermarmi qui per non acuire l’incazzatura mia e di chi legge questo post.
Tutto ciò mentre in Italia 7 milioni di pensionati riscuotono meno di mille euro al mese !
Eppure, per eliminare questa sconcezza non occorre una legge.
Basterebbe semplicemente che l’Ufficio di Presidenza della Camera ed il Consiglio di Presidenza del Senato si riunissero e decidessero insieme di modificare i loro regolamenti.
Però, nonostante le ripetute sollecitazioni del Presidente Grasso e della Presidente Boldrini, fino ad oggi non è stato possibile convocare la riunione congiunta perché sia il PD che Forza Italia si oppongono.
D’altra parte, con tutti gli onorevoli condannati, onorevoli indagati, onorevoli imputati, radicati in Parlamento, possiamo illuderci che rinuncino al loro futuro di beneficiari dei ricchi vitalizi?
Certo il governo potrebbe prendere l’iniziativa, ma Matteo Renzi ha ben altro per la testa, lui è sempre più preoccupato di dover onorare, una dopo l’altra, tutte le cambiali che ha firmate a Berlusconi con la “tresca del Nazareno”, ultima, solo in ordine di tempo, la cessione a Mediaset delle torri di RAI WAY.

martedì 24 febbraio 2015

Governo Renzi genuflesso alle lobby

Potrebbe sembrare che, per partito preso, abbia il dente avvelenato con il nostro Presidente del Consiglio.
Nel giro di quarantotto ore, infatti, mi ritrovo a sottolineare come i suoi infantili atteggiamenti da fanfarone siano regolarmente svergognati dalla realtà.
Il fatto è che il meschino sembra convinto che gli italiani vivano con le fette di salame sugli occhi e come rimbambiti trangugino tutte le fandonie che lui spara a raffica.
Venerdì scorso, al termine del consiglio dei ministri, si è presentato in sala stampa e con compiacimento ha informati gli astanti che il governo aveva approvato il Disegno di Legge sulla Concorrenza che produrrà benefici per i cittadini.
Poiché, però, ha avuto paura che i giornalisti potessero smascherare queste nuove balle, Renzi ha subito abbandonata la sala stampa e, in attesa che fosse distribuito il testo del disegno legge, ha lasciato al ministro Federica Guidi il compito di fare un rapido cenno ai suoi contenuti.
Leggendo il testo, però, si scoprono, una dopo l’altra, le gentili concessioni che Matteo Renzi ha fatte ad alcune lobby ben rappresentate nella compagine governativa.
Così, dopo aver letto che con il patrocinio della ministro Lorenzin la lobby delle farmacie l’ha spuntata impedendo ancora una volta la liberalizzazione dei farmaci di “Fascia C” (NdR: vedi post del 22 febbraio u.s. “Renzi sconfitto dalla lobby delle farmacie”), dal testo spunta fuori anche il generoso regalo che il governo ha fatto alla lobby dei gestori di telefonia.
In Italia dal 2007 la legge 40, nota come legge Bersani, tutelava gli utenti di telefonia, di reti televisive e di comunicazione elettronica, consentendo loro di disdire il contratto e cambiare gestore senza alcun vincolo temporale e senza dover riconoscere alcun indennizzo al precedente operatore.
Una legge benaccetta che in questi anni ha consentito a decine di milioni di cittadini di cambiare gestore per godere condizioni di miglior favore.
Che ti fa, oggi, il governo Renzi ?
Piegatosi, senza pudore, alle pressioni della lobby dei gestori di telefonia, Matteo Renzi cancella con un colpo di spugna la legge 40 del 2007 e decide che l’utente, che vorrà cambiare operatore, in caso di risoluzione anticipata del contratto dovrà pagare al precedente gestore una penale commisurata al valore residuo del contratto e della promozione goduta.
In pratica il disegno di legge lascia che la determinazione del quantum della penale sia affidata alla discrezionalità del gestore, il quale potrà pretendere rimborsi tali da limitare la libertà dell’utente, dissuadendolo cioè dal cercare presso un altro operatore tariffe più favorevoli e servizi migliori.
È vero che il disegno di legge sarà sottoposto al vaglio del Parlamento, dove peraltro le lobby sono ben radicate, ma come non essere esterrefatti di fronte al susseguirsi di scelte governative mirate a sfavorire i cittadini e ad agevolare le lobby ? 

domenica 22 febbraio 2015

Renzi sconfitto dalla lobby delle farmacie

Se a qualcuno venisse in mente di girare un film che racconti delle debolezze umane, sono convinto che nel fare il casting per il ruolo dello spaccone non ci sarebbe gara.
Quel ruolo spetterebbe di diritto a Matteo Renzi, il nostro Presidente del Consiglio.
Fare il gradasso con i deboli e dimostrarsi pecora con i forti è una sua peculiarità, della quale abbiamo avuti molti riscontri nel primo anno del suo soggiorno a Palazzo Chigi.
Parole, parole, parole, sparate a raffica con profusione di tweet, slogan, annunci, così vanesi e così avventati.
Aveva proclamato, ad esempio, che sarebbe andato a Bruxelles per scardinare le politiche di austerità dell’UE, ma appena sbarcato all’aeroporto di Charleroi  si è allineato senza fiatare ai diktat della teutonica Angela Merkel e dell’inflessibile Wolfang Schäuble.
Nei giorni scorsi, vagheggiando una improbabile gara ciclistica Roma – Berlino, ha virtualmente inforcata una bicicletta e si è messo a sbraitare: “Come Paese manifatturiero siamo dietro alla Germania, ma la raggiungeremo”.
Ieri, dopo un consiglio dei ministri si è presentato in sala stampa e con tono compiaciuto ha annunciato ai giornalisti che era stato approvato il DdL sulla concorrenza.
Il meschino, però, non ha avuto il coraggio di confessare ai giornalisti che da quel consiglio era uscito scornato proprio su uno dei progetti di liberalizzazione.
Infatti, presentatosi baldanzoso per liberalizzare la vendita dei farmaci di “Fascia C”, cioè quelli utilizzati per patologie di lieve entità, ha finito per assoggettarsi al diniego del ministro Lorenzin, vessillifera della lobby dei farmacisti.
Era il 9 gennaio 2012 quando, su questo blog, criticavo l’allora Presidente del Consiglio Mario Monti per non aver saputo imporre la liberalizzazione dei farmaci di “Fascia C” alla lobby delle farmacie, spalleggiata dai soliti padrini politici.
Eppure è sotto gli occhi di tutti che, avvalendosi della tacita connivenza della classe politica, le farmacie hanno incrementati business e guadagni appropriandosi, via via, di prodotti che costituivano lo scopo di altre attività commerciali.
Come non rendersi conto, ad esempio, che i rivenditori di ottica, erboristeria, ortopedia, profumeria, dietetici, prodotti per l’igiene personale, siano stati e sono tuttora danneggiati dalla cecità, o forse è meglio dire dalla complicità con cui la politica ha lasciato che le farmacie diventassero dei bazar ?
Questi rivenditori, evidentemente, non sono tutelati da lobby così facoltose e potenti da far gola ai politici.
Dal gennaio 2012 sono trascorsi altri tre anni e nulla è cambiato !
Non si tratta di mettere in discussione la concessione di cui godono da sempre le farmacie per la vendita in esclusiva di farmaci e preparati galenici, cioè prodotti sottoposti per legge all’autorizzazione del Ministero della Salute.
Una esclusiva più che logica, giustificata dalla necessità che colui che vende medicinali disponga di una opportuna preparazione e competenza professionale.
Oggi, però, le farmacie non distribuiscono solo farmaci, ma si dedicano alla vendita di cosmetici, prodotti dietetici, occhiali da vista e da sole, corsetti, calze più o meno curative, prodotti di erboristeria e molto altro, cioè prodotti per i quali la competenza professionale del farmacista c’entra come i cavoli a merenda.
Per questo mi domando: al rigetto della liberalizzazione dei farmaci di “Fascia C”, motivato dalle farmacie con il richiamo alla loro mission costitutiva, perché il governo non contrappone con fermezza, ad esempio, una norma che imponga alle farmacie di limitare la loro attività a quella che è la vera mission, cioè la esclusiva distribuzione di farmaci ?
Scommetto che, di fronte allo spauracchio di questa norma, la lobby delle farmacie, fatti due conti, non insisterebbe più nel rifiutare la liberalizzazione dei farmaci di “Fascia C”.
Business is business !
Se, invece, le farmacie accettassero di rientrare nel loro alveo naturale e di rinunziare a vendere tutti quei prodotti che non necessitano, per legge, della autorizzazione ministeriale, allora si libererebbero interessanti quote di mercato di cui oggi beneficiano abusivamente le farmacie-bazar.
Il risultato: si spalancherebbero molte opportunità per i giovani  interessati e propensi ad avviare nuovi esercizi commerciali per la vendita di ottica, ortopedia, profumeria, erboristeria, dietetici, prodotti per l’igiene personale, etc.
Purtroppo, per contrastare le lobby non servono le spacconate ma occorrono gli attributi, dei quali il supermarket di Palazzo Chigi è da tempo sprovvisto.

giovedì 19 febbraio 2015

Brunetta solo soletto al Quirinale

I veneziani ben due volte lo hanno bocciato come candidato sindaco convinti che un caramogio sindaco sarebbe stato ben presto sommerso ed affogato da uno dei fenomeni di acqua alta della laguna (NdR: il Vocabolario degli Accademici della Crusca nel 1729 definiva caramogio una persona piccola, contraffatta, ridicola).
Scartato dai veneziani, Renato Brunetta ha cercato conforto alla corte di Berlusconi che lo ha accolto a braccia aperte perché solo la presenza di un caramogio lo avrebbe fatto sentire un corazziere.
Fatto sta che, dopo averlo ammesso a corte, il signore di Arcore dapprima lo ha nominato ministro della Pubblica Amministrazione e per l’Innovazione, poi lo ha imposto ai deputati forzisti come capo gruppo alla Camera.
Malaccetto sia agli amici che ai nemici, per la velenosità ed il malanimo dei suoi modi di dire e di fare, martedì 17 febbraio ultimo giorno di carnevale Brunetta è salito solo soletto al Colle per incontrare il Capo dello Stato.
È immaginabile l’intimo stupore che deve aver provato Sergio Mattarella quando, dopo l’annuncio di rito “Signor Presidente la delegazione di Forza Italia attende di essere ricevuta”, si è visto comparire davanti in tutta la sua imponenza un solitario Brunetta.
Credo, però, che non solo Sergio Mattarella ma anche molti osservatori si saranno domandati perché mai al Colle, in rappresentanza dei parlamentari forzisti, si fosse presentato solo Brunetta, senza essere accompagnato ad esempio dal capo gruppo dei senatori, Paolo Romani.
È pur vero che, dopo le nefandezze avvenute alla Camera per l’esame della riforma del Senato, la richiesta al Capo dello Stato di incontro era stata inoltrata formalmente da Brunetta a nome di Forza Italia, ma è altrettanto vero che mezz’ora dopo, per parlare dello stesso tema, la delegazione di SEL si sarebbe presentata al completo e che nei prossimi giorni al Colle si presenteranno le delegazioni e non singoli esponenti del M5S e della Lega Nord.
Cosa può significare, perciò, l’irrituale scelta di inviare al Quirinale solo il capo gruppo dei deputati forzisti ?
Una prima spiegazione, certo la più banale, è che Paolo Romani, imbottigliato nel traffico romano, non sia arrivato in tempo all’appuntamento.
Potrebbe anche essere, invece, che Brunetta si sia messo a fare i capricci ed a pestare i piedi pretendendo di essere lui solo a parlare con il Presidente della Repubblica; a quel punto Paolo Romani, persona per bene ed equilibrata, conoscendo la aggressività e la incontinenza del suo compagno di partito, avrebbe preferito rinunciare all’incontro per non essere coinvolto in una eventuale figuraccia con Mattarella.
Ci sarebbe poi anche una spiegazione meno banale: nel serraglio di Forza Italia regna sovrano un gran casino tra falchi, cerchi magici, pitonesse, colombe, in armoniosa divergenza su tutto.
Così, mentre loro si accapigliavano per decidere chi avrebbe dovuto andare al Quirinale, Brunetta, giovandosi della sua felina conformazione, sarebbe sgattaiolato tra le gambe dei litiganti e, tuffatosi nella prima auto blu sia corso ad incontrare Mattarella.
Perché non immaginare, però, anche una diversa e più pratica spiegazione ?
In cuor suo Berlusconi è convinto che il flirt con Renzi, superata questa crisi passeggera, riprenderà più intrigante di prima.
Perlomeno se lo auspica perché sono ancora molti gli interessi suoi personali e delle sue imprese da tutelare, e non riesce proprio a rinunciare all’idea di condizionare ancora l’amico Matteo.
È vero che al Quirinale non è andato quel Presidente che gli avrebbe concessa la grazia, ma Berlusconi nutre ancora la speranza, in cuor suo, che la maliziosa manina di Renzi, in compenso, infili ancora tra le norme la cancellazione di quel reato fiscale per cui è stato condannato dalla Cassazione.
Non solo ma, ad esempio, per scongiurare possibili danni a Mediaset Berlusconi sa molto bene di dover mettere le briglie alla riforma della RAI, ed al tempo stesso di dover ottenere che il governo conceda a Mediaset uno sconto milionario sui diritti d’uso delle frequenze televisive.
Insomma, mandando il caramogio da solo al Colle, a vomitare veleni su quel “bullo” di Renzi, un domani Berlusconi potrà sempre prendere le distanze e convincere Renzi, prima, e Mattarella, poi, che Brunetta parlava soltanto a titolo personale.
Nulla di nuovo sotto il sole: non sarebbe la prima volta, infatti, che il signore di Arcore, da abile saltimbanco, si esibisca in una funambolica capriola per negare la realtà dei fatti.

lunedì 16 febbraio 2015

Italia, mani in alto !

Non volevo crederci !
Speravo di aver capito male e mi sono dato da fare per cercare la conferma di aver scioccamente frainteso.
Ero ossessionato dalla voglia di sapere, per la miseria, che avevo presa una fottuta cantonata.
Per la prima volta mi sono augurato di aver prese lucciole per lanterne !
Internet, radio, televisione, però, sono stati impietosi.
Quella incredibile notizia era purtroppo vera.
In alto mare, a 50 miglia da Tripoli, una motovedetta della Guardia Costiera italiana durante le operazioni di soccorso ad una carretta del mare stracolma di migranti, è stata accostata e minacciata da un barchino con a bordo quattro individui armati di kalashnikov.
I quattro pirati (NdR: non so come definirli diversamente) con la minaccia delle armi hanno intimato ai marinai della motovedetta italiana di sbrigarsi a trasbordare i migranti, ordinando di lasciare a loro l’imbarcazione una volta svuotata di quei poveracci.
Purtroppo non è la sceneggiatura di un telefilm ma è quanto accaduto oggi domenica 15 febbraio 2015 alle ore 15:30.
Già immagino come la notizia sarà riportata e commentata dai media internazionali.
Però, aldilà di tutto mi sembra che da questo episodio ne esca malconcia non solo l’immagine della Guardia Costiera, ma anche quella del nostro Paese.
Innanzitutto perché l’equipaggio a bordo delle motovedette della Guardia Costiera è composto da militari e non da diportisti della domenica.
Per questo è pazzesco ed inammissibile che militari italiani non solo non reagiscano alle minacce di quattro pirati armati, ma si sottomettano anche ad eseguirne gli ordini.
Qualche commentatore ha subito tentato di giustificare l’accaduto affermando che le motovedette della Guardia Costiera non hanno alcuna dotazione di armi.
Spero che si tratti di una spiegazione priva di fondamento perché sarebbe molto grave che mezzi, sui quali per le operazioni di soccorso sono imbarcate centinaia di individui sconosciuti, tra i quali potrebbero annidarsi violenti, terroristi o criminali, non siano dotati delle armi necessarie per contrastare possibili tentativi di sollevazione.
Se veramente le unità della Guardia Costiera, infatti, non fossero dotate di armi, la notizia solleticherebbe la fantasia dei jihadisti, arrivati ormai sulle coste libiche, che potrebbero tentare, nascondendosi tra i migranti, di impossessarsi con le armi di motovedette italiane per scorrazzare a loro piacimento nel Mediterraneo e raggiungere senza difficoltà le nostre coste.
Poiché Isis ha schedata l’Italia come paese di crociati ed ha lanciata la sua minaccia “siamo a Sud di Roma”, non possiamo “star sereni”

domenica 15 febbraio 2015

Lo stupro della democrazia parlamentare

Considerando la sua età credo che del ventennio fascista conosca solo ciò che ha appreso leggendo i libri di storia o, tuttalpiù, ascoltando i racconti dei nonni.
Ho la sensazione, però, che ne sia rimasto così stregato da essersi messo in testa di emulare le nefandezze ed le scelleratezze di quell’infausto periodo.
Alludo a Matteo Renzi che, nei primi dodici mesi di insediamento a Palazzo Chigi, ha già dimostrato di voler mortificare il confronto democratico perché si crede infallibile e depositario della verità assoluta.
Fin dai primi giorni ha fatto il possibile per dimostrare che la democrazia parlamentare è solo un pantano, mentre il Parlamento è un fronzolo superfluo popolato, a secondo dei casi, da gente maldisposta, da gufi, da uccelli del malaugurio.
L’abnorme abuso che il governo Renzi ha fatto, in questi mesi, dei decreti legge, sparati a raffica come spot pubblicitari, ne è una conferma.
Decreti che, privi dei regolamenti attuativi, anche se pubblicati in Gazzetta Ufficiale sono solo provvedimenti fantasma.
E che dire della “ghigliottina parlamentare” alla quale ha fatto ricorso per impedire che alla Camera si svolgesse il dibattito sul decreto IMU-Bankitalia con il quale il governo regalava al sistema bancario i 4,6 miliardi di euro derivanti dalla rivalutazione delle quote di via Nazionale ?
Ma il più vergognoso ed infame stupro della democrazia parlamentare Matteo Renzi lo ha compiuto in questi giorni.
Alla Camera era all’ordine del giorno la riforma costituzionale per l’abolizione del Senato elettivo.
Esame, dibattito ed approvazione delle norme per cancellare e modificare la Parte Seconda – Titolo I – Art. 57 e seguenti, della Carta Costituente della Repubblica Italiana, avrebbero dovuto essere  uno dei momenti più solenni della vita parlamentare di questa XVIIma Legislatura.
Invece, anche in occasione di un evento di questa rilevanza, Renzi ha voluto dar prova di quanto lui disprezzi l’attività del Parlamento.
Ha fatto di tutto perché quello che avrebbe dovuto essere un momento solenne si trasformasse in uno spettacolo disgustoso, contrassegnato da urla, risse, intemperanze di ogni genere, insulti a gogò.
Con la sua illiberale arroganza, che oramai non tenta neppure più di nascondere, Renzi ha imposto alla Presidenza della Camera una cervellotica scadenza entro la quale dover approvare la riforma del Senato.
Cervellotica perché in assenza di un qualsiasi termine di decadenza da rispettare.
Fatto sta che, assillata da Renzi e dai suoi galoppini, la Presidenza della Camera non solo è ricorsa ad inammissibili sedute notturne ma, quel che è più grave ed intollerabile, è arrivata a contingentare il tempo concesso ad ogni parlamentare per esprimere il suo parere sulle norme e sugli emendamenti proposti.
Forse non è oltraggioso concedere ai parlamentari un minuto di tempo, cioè sessanta secondi, per formulare la loro valutazione su una norma costituzionale ?
Una pagliacciata che non poteva concludersi che con una irreparabile ferita istituzionale: l’abbandono dell’aula da parte di tutti i deputati delle opposizioni.
Davanti a tanta oscenità i Padri Costituenti si saranno rivoltati nelle loro tombe.
E mentre nell’aula semideserta procedeva il fasullo esame della riforma costituzionale, in una sala attigua un bellicoso Renato Brunetta, per minacciare dura opposizione a Renzi ed al suo governo, non trovava di meglio che servirsi di una famosa espressione usata dalla propaganda del regime fascista: “Vedranno i sorci verdi” !
Insomma, alla fine son volati stracci da un fascista all’altro.

sabato 14 febbraio 2015

FIOM, come avvelenare i pozzi d’acqua nel deserto

È doveroso precisare che la frase “è come se volessimo avvelenare i pozzi d’acqua nel deserto”, riferita allo sciopero indetto dalla FIOM a Pomigliano per sabato 14 febbraio, non è farina del mio sacco ma sono parole del Segretario Generale UILM Campania, Giovanni Sgambati.
Dato a Cesare quel che è di Cesare veniamo ai fatti.
La Panda, autovettura prodotta nello stabilimento Fiat Chrysler di Pomigliano d’Arco, sembra godere in questi giorni di un trend di vendite positivo, superiore alle previsioni elaborate dall’Azienda.
Per far fronte a questa inaspettata impennata della domanda e per evadere gli ordini dei clienti, la Direzione aziendale ha programmati turni di lavoro straordinario per sabato 14, 21 e 28 febbraio prossimi.
Non l’avesse mai fatto !
Per tutta risposta Maurizio Landini, Segretario Generale FIOM-CGIL, senza pensarci su ha indetto uno sciopero di otto ore per sabato 14 febbraio.
Ha motivato lo sciopero accusando FIAT Chrysler di ricorrere al lavoro straordinario invece di far rientrare in fabbrica i lavoratori che attualmente sono in contratto di solidarietà (CDS).
Ovviamente a Landini non poteva far mancare il suo sostegno nientepopodimeno che Paolo Ferrero, segretario del partito di Rifondazione Comunista.  
Nel tentativo di dar forza alle sue argomentazioni Landini è arrivato perfino a citare le parole di Papa Francesco: “la solidarietà unisce e quel poco che abbiamo se condiviso diventa ricchezza”.
Mi sembra cervellotico e puerile strumentalizzare il pensiero del Papa che, con il caso Pomigliano, avrebbe tuttalpiù come attinenza il solo uso della parola “solidarietà” che si ritrova nella tipologia di contratto di quei lavoratori che sono esclusi dal ciclo produttivo.
Per contro non è la prima volta, invece, che Landini e Ferrero dimostrano di capire poco o nulla sia di organizzazione del lavoro che di processi di produzione.
Ad esempio, con toni saccenti Landini invita FIAT Chrysler ad “istituire il terzo turno ed attivarlo quando lo richiede il mercato” dando prova di non aver afferrato che il vero problema aziendale, oggi, è quello di fronteggiare una contingenza e non di ridefinire strategie produttive.
Cioè una situazione che per i lavoratori di quello stabilimento, purtroppo, si esaurirà con i tre sabato di straordinario.
Non solo, ma né Landini né Ferrero sembrano rendersi conto che se l’Azienda impiegasse nelle tre giornate di sabato i lavoratori attualmente in CDS e non qualificati per il processo produttivo in atto, non solo il fatto non li sdoganerebbe dal loro stato di cassintegrati, ma si correrebbe il rischio, invece, di pregiudicare, per qualità ed output, il programma di produzione dei tre giorni.
Va ricordato che lo stabilimento di Pomigliano d’Arco, sull’orlo della chiusura solo qualche anno fa, da gennaio 2013 è diventato l’unico sito europeo per la produzione della Panda (NdR: fino a dicembre 2012 il precedente modello della Panda si produceva in Polonia).
In un territorio, il Sud d’Italia, in cui è drammatica l'assenza di opportunità occupazionali mi sembrano inspiegabili ed imperdonabili sia la rigidità mentale che la cecità ideologica con cui Landini affronta una contingenza che costituisce, e sottolineo purtroppo, solo un caso isolato.
Per questo non posso che condividere le parole del Segretario Generale UILM Campania che giudica dannoso per le prospettive soprattutto del Sud “… contrastare i picchi di produzione con relazioni sindacali più orientate al passato che al futuro”.

venerdì 13 febbraio 2015

Democrazia tragicomica in salsa tricolore

Che Matteo Renzi, per poter approvare alcune riforme grottesche e la nuova legge elettorale (NdR: il cui nome dovrebbe essere “Opprobrium”) usi lo spauracchio delle elezioni anticipate per ricattare quei deputati e senatori che non vogliono mollare la poltrona redditizia alla quale si sono avvinghiati, beh ! lo trovo ripugnante ed umiliante.
Ripugnante, perché è un modo di fare che maleodora di taglieggiamento mafioso, invece del pizzo estorce voti.
Umiliante, perché tradisce quei pochi cittadini che ancora si illudono che la politica sia fatta, almeno in parte, da individui interessati a risolvere i guai del Paese e non ad assicurare al loro deretano uno scranno parlamentare.
Purtroppo le sceneggiate della politica, alle quali siamo costretti ad assistere da tempo, non fanno che confermare come, in Italia, la democrazia sia di fatto una leggenda metropolitana per turlupinare i creduloni, e come il Parlamento sia ridotto ad un inutile e costoso orpello che saccheggia le casse dello Stato e grava sulle tasche dei contribuenti.
Se Renzi avesse voluto davvero risanare il Paese, afferrando il toro per le corna, avrebbe dovuto iniziare non da questa riforma del Senato, che i libri di storia ricorderanno ai posteri come una buffonata monumentale, bensì dalla moralizzazione degli usi e costumi parlamentari.
Camera e Senato vergognosamente disertati durante i lavori, sedute sospese per mancanza del numero legale, risse furibonde che stuprano i luoghi delle istituzioni, assenteismo cronico che grida vendetta, insulti da bettole di infimo ordine, parlamentari che si prostituiscono a chi offre loro uno straccio di incarico di sottogoverno, minuetto di trasmigrazioni da un partito all’altro, voti segreti avvelenati dai franchi tiratori, questo è lo squallido spettacolo che il Parlamento manda in scena da anni.
Come se ciò non bastasse da giorni ci tocca vedere parlamentari "forzati del cronometro", costretti ad esporre in sessanta secondi il loro pensiero nientedimeno che sulle riforme costituzionali.
Stiamo davvero raschiando il fondo del barile di un sistema democratico tragicomico.
E perché, che dire dei dispettucci infantili che da qualche giorno si fanno Matteo Renzi e Silvio Berlusconi, insoddisfatti del loro amorazzo innaturale ?
Un anno fa, incontratisi al Nazareno, un colpo di fulmine li aveva fatti invaghire l’uno dell’altro al punto da giurarsi complicità reciproca per fare gli affari loro e turlupinare gli italiani.
Una attrazione patologica, fondata sulla promessa del “se tu dai una cosa a me poi io do una cosa a te”.
Ne è nata una tresca, dai contorni sfumati e dai contenuti oscuri, che ha tenuto con il fiato sospeso, per dodici mesi, un Paese già martoriato dal drammatico degrado economico e sociale.
Però, come tutte le relazioni disdicevoli anche la “tresca del Nazareno” doveva finire e sembra che così stia accadendo, perlomeno osservando i rancori e le ripicche che Matteo e Silvio si scambiano in questi giorni.
Se davvero a causare la rottura è stata l’elezione di Mattarella a Presidente della Repubblica, che cavolo di inciucio losco conteneva la “tresca del Nazareno” ?  
In questi giorni, da una parte c’è un contrito Berlusconi che si lagna per essere stato sedotto ed abbandonato, dall’altra c’è uno spavaldo Renzi che già sembra consolarsi con nuove presenze compiacenti.
In questa incredibile pantomima l’aspetto più grottesco è che, per Berlusconi, la stessa legge elettorale che fino a pochi giorni fa ordinava ai suoi subalterni di approvare con voto favorevole, nelle ultime ore è improvvisamente diventata non solo inaccettabile ma addirittura pericolosa per la sua deriva autoritaria.
Penso che gli elettori di Forza Italia dovrebbero legittimamente domandarsi: ma Berlusconi ci prendeva per i fondelli prima, quando imponeva ai suoi parlamentari di votare la nuova legge elettorale senza se e senza ma, oppure ora che la critica così aspramente ?     
A me sembra che, per il suo squallore, questa fase politica sia la più angosciante, ma al tempo stesso la più grottesca dei 70 anni di vita repubblicana.

mercoledì 11 febbraio 2015

Rubate pure … ma senza esagerare

Non c’è quotidiano, non c’è telegiornale che in questi giorni non abbia dato risalto allo “scandalo SwissLeaks”, le rivelazioni sui miliardi di euro, franchi svizzeri, dollari, yen, depositati presso la banca inglese HSBC allo scopo di evadere il fisco, riciclare denaro sporco, finanziare il terrorismo, investire nel traffico di armi.
Tra i centomila individui disonesti che si sono avvalsi dei compiacenti servizi di HSBC spuntano fuori i nomi di 7.000 italiani dei quali si sta occupando la Guardia di Finanza.
Ebbene, mentre lo “scandalo SwissLeaks” solleva tanto clamore la Commissione Giustizia di Palazzo Madama sta per essere chiamata, nei prossimi giorni, ad esaminare le norme sul “reato di falso in bilancio” che il Guardasigilli Andrea Orlando ha rabberciate dopo l’accordo con la maggioranza di Governo.
Dalle anticipazioni sulle norme emerge con chiarezza, ancora una volta, quanto il Governo Renzi si preoccupi più di proteggere i disonesti che non di rendere giustizia agli onesti.
Checché se ne pensi, infatti, il falso in bilancio è considerato in ogni dove un reato, commesso scientemente per frodare il fisco quando non addirittura il fisco e gli azionisti, avvalendosi di documentazione e/o di omissioni ingannevoli.
Tra l’altro la falsificazione dei bilanci serve spesso per favorire la provvista di fondi neri destinati alla corruzione.
In Italia, fino al 2003 il reato di falso in bilancio era penalmente perseguibile d’ufficio e non erano previste restrizioni dell’area di punibilità.
Fu nel 2003 che il Governo Berlusconi introdusse la non punibilità penale del reato nei casi in cui falsità ed omissioni, apportate al bilancio, comportassero una variazione inferiore al 5% del risultato economico di esercizio, vale a dire dell’utile di impresa, od inferiori  all’1% del patrimonio netto.
In parole povere una vera e propria licenza a falsificare i bilanci… purché non si esageri.
Grazie a quelle norme “ad personam”, ad esempio, Berlusconi riuscì ad ottenere la assoluzione nei processi All Iberian 2 e SME perché i Giudici dovettero prendere atto che la legge non prevedeva più  il fatto come reato.
Ad onor del vero dal 2003 in poi non è stato solo Berlusconi a trarre beneficio dalla depenalizzazione del reato di falso in bilancio.
Per questo, anche dopo l’invito ad intensificare la lotta alla corruzione ed al malaffare, rivolto alle Camere riunite dal neo Presidente della Repubblica nel suo discorso di insediamento, sarebbe stato logico attendersi dal Governo Renzi e dal suo Ministro della Giustizia un vigoroso impegno nel disincentivare le condotte di falso in bilancio, ad esempio cancellando le soglie di non perseguibilità penale che sembrano fatte apposta per incentivare la falsificazione dei bilanci.
L’emendamento che il Governo Renzi ha predisposto, invece, ricalcherebbe le norme del 2003 del Governo Berlusconi, cioè per intenderci quelle ispirate al principio del “rubate pure ma senza esagerare”.
L’unica differenza sarebbe la reintroduzione della perseguibilità d’ufficio del reato.
Ciò che ha del paradossale è che, in Senato, il Guardasigilli Andrea Orlando, per giustificare la scelta del Governo Renzi, abbia data prova di una straordinaria faccia tosta affermando che la norma recepisce, in sostanza, le istanze di Confindustria, CNA e Confartigianato, preoccupate del fatto che il falso in bilancio possa essere perseguito come reato senza concedere alcuna tolleranza agli imprenditori disonesti !
Insomma, è un po' come chiedere a Totò Riina, Bernardo Provenzano, Gaetano Badalamenti di collaborare a legiferare sui reati di mafia,  
A questo punto c’è da aspettarsi che prima o poi il Governo Renzi saprà dimostrarsi altrettanto tollerante ed indulgente anche verso altri reati quali, ad esempio, le rapine, i sequestri di persona, gli omicidi, l’usura, etc.
A proposito del falso in bilancio desidero concludere riportando, non per sentito dire ma per conoscenza diretta, il caso di una impresa commerciale campana.
In quell’azienda, che fatturava ogni anno tra i 50 ed i 60 milioni di euro, si faceva ricorso alle vendite in nero per un ammontare tra i 4 ed i 5 milioni di euro all’anno, ovviamente redigendo bilanci falsi con l’aiuto di scafati commercialisti.
In occasione delle verifiche fiscali, susseguitesi negli anni, sarebbe bastato raffrontare la contabilità ufficiale di magazzino con le reali esistenze dei materiali sugli scaffali per scoprire la palese falsità dei dati di bilancio.
Ma come si dice da quelle parti, pure i controllori tengono famiglia !
Così dopo anni ed anni di questo andazzo, quando l’imprenditore, ormai malandato in salute, ha ritenuto di aver accumulati capitali in abbondanza per vivere nell’agiatezza lui, la sua famiglia e le generazioni future, da un giorno all’altro decise di far fallire l’azienda mettendo sulla strada 250 dipendenti.
Senza dubbio quell’imprenditore ha esagerato, però mi domando se sia giusto che il Governo Renzi invece di incoraggiare gli imprenditori ad essere onesti si preoccupi di più di incentivarli perché truffino.

lunedì 9 febbraio 2015

Lo smemorato di Arcore

Si dice che invecchiando si torna un po’ bambini, capricciosi, dispettosi e con la voglia matta di fare tutto ciò che è vietato.
Se poi alla senilità si accompagna la caduta vertiginosa del raziocinio, allora si arriva a farneticare e straparlare, dicendo cose che spesso suscitano risolini di compatimento ma, a volte, crasse risate.
Ieri sera, ad esempio, nell’ascoltare il video messaggio di Berlusconi, mandato in onda dalle televisioni Mediaset più volte come se fosse un spot pubblicitario, ammetto di aver provato un po’ di compassione per quel mio coetaneo invecchiato così male.
Ho però riso a crepapelle ascoltando alcuni passaggi di quel video che rivelavano una mente così corrosa dal tempo e dagli stravizi da vaneggiare fino a negare la realtà dei fatti.
Per esempio, nel suo farneticare Berlusconi ha detto: “per come si sta delineando la nuova legge elettorale, con una sola Camera eletta dal popolo, avvertiamo il rischio che vengano meno le condizioni indispensabili per una vera democrazia e che ci si possa avviare verso una deriva autoritaria”.
Possibile che in lui la smemorataggine senile sia così grave da non ricordare, a distanza di pochi giorni, che è con i voti di Forza Italia che è stata approvata la legge elettorale ?
Proprio quella legge che non solo farebbe venir meno “le condizioni indispensabili per una vera democrazia”, ma rischierebbe addirittura di “avviare verso una deriva autoritaria”.
Le cronache hanno riferito che sia stato Berlusconi ad ordinare ai parlamentari di Forza Italia di votare senza indugio la legge elettorale, tacitando anche i molti mal di pancia che tormentano il suo partito.
Oggi, però, lo smemorato di Arcore dimentica che i parlamentari di Forza Italia hanno votata anche la riforma che supera il bicameralismo perfetto, quella riforma, cioè, che prevede appunto “una sola Camera eletta dal popolo”.
Di fronte a prove così evidenti di insufficienza mentale ed etica, qualsiasi comunità procederebbe d’ufficio alla interdizione politica dell’individuo, per impedirgli di propagare menzogne avvelenate che, distorcendo la realtà, alimentino la disinformazione.
In Italia, invece, Berlusconi può dire ciò che di volta in volta gli fa più comodo senza che nessuno dei presenti osi contraddirlo.  
Ma per cogliere tutta la grettezza del rancore che Berlusconi dimostra nei confronti di Renzi è sufficiente soffermarsi su un altro passo del video messaggio.
Mi riferisco al passaggio in cui Berlusconi dice: “Avevamo creduto di poter fare insieme le riforme istituzionali e la legge elettorale e di avere un Presidente della Repubblica condiviso”.
Cosa vuol dire “avevamo creduto di poter fare insieme le riforme” quando è sotto gli occhi di tutti che le ha decise ed approvate insieme a Renzi ?
A meno che, pover’uomo, non voglia farci credere che solo oggi si è accorto all'improvviso di aver contribuito a riforme che potrebbero non solo far venir meno le “condizioni indispensabili per una vera democrazia”, ma addirittura contenere una  “deriva autoritaria”.
Allora, cosa è successo per scatenare tanto risentimento ?
Solo perché al Quirinale è stato eletto Sergio Mattarella, cioè un Capo dello Stato non “condiviso” da lui ?
Non è questa la sede per disquisire dell’autentico significato di “condivisione”, una parola che, nella accezione più attuale in uso ad esempio nei social network, vuol dire semplicemente portare alla conoscenza di altri un pensiero, un testo, una foto, un video, etc.
Resta il fatto che sembrano assolutamente incomprensibili questi capricci senili di Berlusconi anche tenendo presente che, nonostante la sua condizione di pregiudicato con espiazione della pena in corso, il neo Presidente della Repubblica gli ha spalancate le porte del Quirinale invitandolo alla cerimonia ufficiale di insediamento.
Non solo ma lo stesso Berlusconi si era affrettato a riconoscere le qualità morali e le competenze di Sergio Mattarella inviandogli un telegramma di felicitazioni e di auguri.
Perché, dunque, scatenare tanto casino fino a denunziare la rottura della “tresca del Nazareno” ?
Solo per la presunta non condivisione della scelta del Capo dello Stato ?
Il vero motivo, invece, potrebbe essere che Berlusconi si fosse illuso di cogliere, tra le pieghe della “tresca del Nazareno”, la possibilità di realizzare un suo inconfessato obiettivo.
L’obiettivo, cioè, di assicurarsi che al Colle salisse un Presidente della Repubblica che gli garantisse la concessione della grazia, come primo atto del suo mandato.
Ora, poiché è ragionevole pensare che Mattarella quell’atto di grazia non lo firmerà mai, il pregiudicato Berlusconi si sarà detto: ma se non posso ottenere la grazia che senso ha mantenere ancora in vita la “tresca del Nazareno” ?