giovedì 31 dicembre 2015

2016 … Buona fortuna Italia !

Proviamo ad immaginare quali e quanti danni irreparabili potrebbe provocare un elefante lasciato libero di girondolare in una esposizione di cristalleria.
Ebbene, a me sembra che, dopo i primi venti mesi di permanenza a Palazzo Chigi di Matteo Renzi, l’Italia si ritrovi oggi nelle stesse rovinose condizioni in cui l’elefante avrebbe lasciata quella esposizione.
Ho la convinzione che come l’elefante anche Renzi si muova con la stessa irresponsabile incoscienza.
Infatti, checché ne dica lui, abile imbonitore, credo che la realtà comprovi che i danni da lui provocati alla società italiana, oltre che alla Carta Costituzionale ed alla democrazia siano incalcolabili ed inquietanti
D’altra parte non è marginale che, in un lasso di tempo così breve Renzi, ad esempio, sia riuscito a suscitare risentimento e frustrazione di insegnanti e di studenti, di pensionati e di piccoli risparmiatori, di medici e di paramedici, di dipendenti pubblici e di giovani disoccupati, di vigili del fuoco e di poliziotti, senza dimenticare gli oltre sette milioni di italiani che vivono (NdR: si fa per dire !) in stato di povertà assoluta o relativa.
Si è messo di buzzo buono, il nostro premier, per umiliare le categorie più tartassabili, avendo cura di non trascurarne nessuna.
Per questo non è casuale che a tessere le sue lodi siano, invece, Confindustria, banchieri, bancarottieri, boiardi di Stato, inquisiti, oltre alle solite marionette leopoldiane.
Nel mentre, però, da un lato si dava un gran da fare per annientare le aspettative degli italiani, dall’altro ha proceduto con diabolica perversione a minare i fondamenti della democrazia attuando lo strisciante smottamento verso un regime assolutista.
Ha iniziato mettendo fuori gioco il Parlamento al quale ha impedito, di fatto, il confronto e la discussione, blindando i provvedimenti decisi dal governo sia con il malefico espediente della “ghigliottina parlamentare”, sia con oltre 40 voti di fiducia, ad una media di 2 voti di fiducia al mese.
Renzi ha fatto cartastraccia della Carta Costituzionale che, nel disegnare l’impianto istituzionale, contempla che il nostro Paese sia una “Repubblica parlamentare” nella quale al Parlamento sia attribuito il potere di legiferare e non il solo umiliante compito di fungere da mero organo di ratifica dei provvedimenti decisi dal governo.
Ma, quatto quatto continuando a strisciare Matteo Renzi ha inflitti altri due colpi esiziali alla nostra Costituzione facendo approvare una scellerata legge elettorale.
L’Italicum, infatti, da un lato prevede che una formazione politica, anche se votata da non più del 25% degli elettori, possa ottenere al ballottaggio oltre alla maggioranza assoluta in Parlamento, anche il potere dispotico di insediare suoi tirapiedi ai vertici di tutte le istituzioni.
Dall’altro depreda i cittadini del diritto di eleggere i propri rappresentanti che, invece, saranno scelti dai capibastone dei diversi schieramenti.
Da scafato imbonitore Renzi continua a turlupinare i gonzi spacciando per cambiamento questo che non è altro, invece, che uno sfrontato golpe.
Purtroppo, se e quando gli italiani si sveglieranno dalla narcosi del renzismo sarà troppo tardi.
Ah … ma stavo dimenticando l’ultima perla di Matteo Renzi, che sintetizzerei con “urrà evasione”.
Grazie infatti alla “legge di stabilità 2016” (NdR: ovviamente approvata con voto di fiducia), che ha elevato a € 3.000 il limite per i pagamenti in contanti, da domani chiunque di noi potrà saldare in nero gli onorari di avvocati, commercialisti, dentisti, professionisti vari, i quali, ben felici di potere evadere il fisco ci concederanno generosi sconti.
Nel contempo, dal momento che la transazione avverrà in nero, noi eviteremo anche di pagare IVA, bolli e balzelli vari.
Che genio questo nostro premier !
Buona fortuna Italia ! 

venerdì 25 dicembre 2015

In cocci le palle dell’albero di Natale

Avevo pensato di addobbare l’albero di Natale con molte delle variegate palle che il nostro premier ha raccontate agli italiani negli ultimi dodici mesi.
Naturalmente, il loro numero spropositato mi ha costretto a selezionare solo alcune delle palle più recenti per non compromettere armonia e stabilità dell’albero.
Purtroppo, nonostante procedessi con tutte le attenzioni del caso, l’albero però non ne ha retto il peso e le palle, una ad una, si sono sfracellate al suolo.
La prima a finire in cocci è stata la palla, esibita più volte e con irritante faccia tosta, della marea di posti di lavoro che il governo Renzi avrebbe creati con il “Jobs Act”.
Mentre ne stavo raccattando i cocci mi sono accorto che su uno di questi c’era scritto “ISTAT – occupati al 28 febbraio 2014: 22.216.000”, mentre su un altro “ISTAT – occupati al 30 ottobre 2015: 22.443.000”.
Cioè, mi sono detto, nonostante le tanto sbandierate riprese della economia e del PIL, e nonostante i miliardi di euro in regalie e sgravi fiscali, concessi alle imprese con il “Jobs ACT” e con gli altri decreti governativi, in oltre venti mesi si sono avuti soli 227.000 nuovi occupati ?
Oddio ! è già qualcosa ma come fa l’imbonitore di Rignano sull’Arno a vantarsi sulle pubbliche piazze di aver creati in pochi mesi oltre 600 mila nuovi posti di lavoro ?
Mentre stavo raccogliendo questi cocci, a terra è stramazzata un’altra palla.
Era quella rigonfiata dalle stizzite critiche alla Francia, per aver inviati i suoi aerei a bombardare le postazioni del Isis, ed impreziosita dall’impegno che l’Italia, mai e poi mai, sarebbe scesa in campo per combattere il califfato.
Anche questa, però, era una palla troppo pesante per l’albero natalizio.
Così andando in frantumi dalla palla è sbucata fuori una verità un po’ diversa.
Renzi, infatti, eseguendo senza fiatare gli ordini ricevuti da Obama, invierà 450 militari in Iraq a Masul, cioè nel cuore del territorio che è sotto il controllo del califfato islamico.
Per fortuna che la Ministro Roberta Pinotti garantisca che i nostri militari non andranno in Iraq per fare la guerra.
Possiamo immaginare, quindi, che ai militari italiani, invece delle consuete armi convenzionali, saranno date in dotazione mazze da golf, racchette da tennis, bici da ciclocross, skateboards, palloni da calcio, etc.
E se invece non fosse proprio così, perché nascondere agli italiani la verità sui gravi rischi di questa missione ?
Una dopo l’altra a schiantarsi ed a ridursi in frantumi sono state tutte le palle renziane, da quella sul salvataggio di Banca Etruria a quella sul canone RAI in bolletta, dalla “Buona scuola” alla chimerica riduzione delle tasse, dalla inafferrabile “riforma della PA” ai biliosi pettegolezzi sul presunto assenteismo dei parlamentari grillini, e via dicendo.
Però, suvvia, oggi è Natale ! 

giovedì 24 dicembre 2015

Auguri !

Un sincero grazie a quanti, anche nel 2015, hanno voluto premiare con le loro frequentazioni questo blog.
Ha sorpreso ma gratificato riscontrare l’interesse di lettori che vivono in Paesi molto lontani da noi, attenti però agli accadimenti, politici e non, dell’Italia.
A tutti ancora grazie con i miei migliori auguri di Buone Feste e l’auspicio che il 2016 sia un anno di serenità e pace.

Alex di Monterosso 

domenica 13 dicembre 2015

Una Leopolda spaccapidì

Oramai credo non possano più esserci dubbi.
Fino ad ieri, lo ammetto, non ne ero del tutto convinto, ma dopo aver ascoltate le parole con cui ha aperto la kermesse della sesta Leopolda non ho più dubbi: Matteo Renzi “c’è e non ci fa” !
Sono sempre più persuaso, infatti, che tra il cervello di Renzi, la sua lingua ed il suo iPod ci sia un black out permanente che gli fa dire e scrivere cose tanto insensate quanto inopportune.
Ad esempio, ieri, dal palco della Leopolda ha detto: “Chi viene qui per parlare di correnti può restare a casa”.
Un invito, quello di restare a casa, assolutamente inutile e fuori luogo perché, a Firenze, leopoldini e leopoldotte non hanno motivo per parlare di correnti perché sono ben coscienti di fare parte già di una corrente, quella renziana.
Tuttalpiù ai leopoldini ed alle leopoldotte può non essere chiaro se siano membri di una corrente del Partito Democratico, oppure di Forza Italia o, ancora, di un vaneggiato Partito della Nazione.
Di certo, però, sanno molto bene di appartenere ad una corrente politica.
D’altra parte come potrebbero avere ancora dubbi ?
Infatti, nel momento in cui Matteo Renzi promuove una convention riservata non a militanti e dirigenti del Partito Democratico, di cui lui è in ogni caso segretario nazionale, ma ai suoi supporter e compagni di merende, come negare che alla Leopolda si celebri la sagra di una corrente politica ?
È sempre più evidente, infatti, che Matteo Renzi si sia servito del Partito Democratico, e perfino di Forza Italia, per appagare la sua sfrenata ambizione di accomodarsi a Palazzo Chigi.
Una volta raggiunto il suo obiettivo, però, dapprima ha scaricata Forza Italia, minandola con la complicità di Verdini & Co., ed ora si dà un gran da fare per sbarazzarsi del Partito Democratico, che gli è indigesto perché non è monolitico nel sottomettersi alle bizzarrie della sua gestione del potere.
Ecco perché si può dire che il servizio funebre del Partito Democratico sia iniziato di fatto in questo week end.
In quarantotto ore, infatti, alla Leopolda, si ritrovano i renziani, al teatro Vittoria di Roma, Bersani, Cuperlo e Speranza danno vita alla loro assemblea del Partito Democratico, mentre a Napoli gli ex-PD, Fassina e D’Attorre, riuniscono Sinistra Italiana.
Mi domando: perché e come fanno tutti questi soggetti a vivere ancora insieme sotto il tetto del Nazareno, procedendo felici e beati verso il suicidio collettivo ?

sabato 12 dicembre 2015

Salvataggio con istigazione al suicidio

Purtroppo bastano quattro scarne ma brutali parole per delineare, in sintesi, la decisione con la quale il governo Renzi ha voluto salvare dal crac la banche Marche, Etruria, Carife e Carichieti, fottendosene degli effetti devastanti che avrebbe provocati su decine di migliaia di piccoli risparmiatori, truffati da banchieri disonesti e bancarottieri.
A Civitavecchia c’è stato il primo, e temo non sarà l’unico, suicidio di una persona che, raggirato da questi banchieri malfattori, ha persi tutti i suoi risparmi.
Ignoro se, ad oggi, una qualche Procura della Repubblica abbia aperto almeno un fascicolo di indagine, dal momento che si tratta di reati finanziari indiscutibili per i quali la legge prevede sanzioni penali ed amministrative.
Un fascicolo che non dovrebbe essere aperto neppure “a carico di ignoti”, perché nel caso delle quattro banche i responsabili sono facilmente individuabili e di loro si conoscono nomi e cognomi, anche se i media di regime, fino ad oggi, si sono guardati bene dallo sbatterli in prima pagina.
Qualcuno, infatti, può dubitare che il dissesto di Banca Marche, Etruria, Carife e Carichieti sia imputabile ai loro presidenti, vice presidenti, consiglieri di amministrazione, direttori generali che si sono succeduti negli anni ?
Forse che il dissesto non è conseguenza soprattutto dell’aver utilizzato il denaro, depositato dalla clientela, per appagare politica e clientelismo, foraggiando cani e porci senza curarsi della loro solvibilità ?
Non è forse assodato che, per nascondere e rinviare il dissesto annunciato, siano stati loro, presidenti, vice presidenti e consiglieri di amministrazione a deliberare l’emissione smodata di “bond subordinati”, per rastrellare liquidità ?
“Bond subordinati” da rifilare per lo più ai piccoli investitori, più predisposti di altri ad essere truffati proprio da quei loro “amici”, direttori e sportellisti, ai quali per anni avevano affidati i loro risparmi ?
Ebbene, nonostante queste evidenze e nonostante le banche siano commissariate da mesi, nei confronti dei veri ed unici responsabili di questi crac non è stato preso ancora nessun provvedimento.
Non solo ma i media di regime si guardano bene dal divulgare i loro nomi che metterebbero in guardia la pubblica opinione ed eviterebbero che i risparmiatori, tra qualche mese, se li ritrovassero ai vertici di altre banche.
La assurdità è che in Italia, salvo errori ed omissioni, ad oggi sono 16 gli istituti bancari sottoposti a commissariamento, e di questi ben 15 lo sono da epoca antecedente al febbraio 2015, data in cui fu commissariata la banca dell’Etruria, per cui lascia sconcertati prendere atto che il governo Renzi si sia preoccupato, in fretta e furia, di salvare solo quattro tra le banche commissariate.
“A pensar male si fa peccato ma spesso ci si indovina”, soleva ripetere Giulio Andreotti e … certamente anch’io sto per peccare.
Infatti, come non immaginare che la improvvisa fretta di Matteo Renzi nel salvare banca Marche, Carife e Carichieti, ma soprattutto l’ultima commissariata in ordine di tempo, vale a dire Banca Etruria e Lazio, sia stata dettata dal fatto che vice presidente di questo istituto fosse Pierluigi Boschi, cioè il padre di Maria Elena Boschi, Ministro per le Riforme Costituzionali del governo Renzi ?
Se così fosse saremmo in presenza di una nuova porcata del governo Renzi.

lunedì 7 dicembre 2015

Scorte ed auto blu, una vergogna italiana

Quando, nel febbraio 2014, venni a sapere che, in Danimarca, il primo ministro Helle Thorning Schmidt con i 23 ministri del suo esecutivo, dopo aver inforcate le loro biciclette, si erano recati pedalando al castello di Amalienborg, per giurare nelle mani della Regina Margrete, pensai di rivivere la moderna versione di una amabile fiaba di Hans Christian Andersen.
Nel nostro Belpaese stampa e TV di regime, per non indisporre la casta, evitarono di dare troppo rilievo a quella notizia che avrebbe evidenziato lo sconcio italiano dell’abuso di scorte e di auto blu che, ogni anno, costa ai contribuenti, molte centinaia di milioni di euro.
Ripensando, perciò, ai ministri danesi oggi non riesco proprio a non incazzarmi osservando la foto di Massimo D’Alema ritratto mentre, scortato da due agenti in borghese, porta a spasso il cane.
Perché mai D’Alema, cioè un “ex” che attualmente non è più neanche parlamentare, ha necessità della scorta e dell’auto blu?
Mi chiedo: quali pericoli correrebbe D’Alema se passeggiasse con il cane senza scorta ?
Lo scandalo è che in Italia sono più di 1.500 gli individui ai quali è riservato un servizio con livelli vari di protezione.
Si parte dai 585 soggetti che godono di scorte, di cui ben 411 dispongono inoltre anche di una o più auto blindate, per giungere fino agli individui, meschini, ai quali lo Stato assicura solo il presidio delle loro residenze.
Certo è che scorrendo l’elenco di queste centinaia di “tutelati” c’è da avere un travaso di bile.
Perché mai, infatti, devono godere di scorte e di auto blu, ad esempio, giornalisti come Bruno Vespa, Vittorio Feltri, Emilio Fede, Maurizio Belpietro, Alessandro Sallusti, oppure ex ministri od ex presidenti di Camera e Senato che si sono ormai ritirati a vita privata ?
Perché mai i contribuenti devono sobbarcarsi il costo della assurda scorta assegnata a Claudio Lotito, presidente della Società Sportiva Lazio ?
Di fronte a questo indecente uso delle scorte lo Stato ha ritenuto, però, di non dover proteggere il sacerdote Pino Puglisi ed il giornalista Beppe Alfano, uccisi dalla mafia, o il giuslavorista Marco Biagi, assassinato dalle brigate rosse.
Della possibilità di ottenere un congruo risparmio da una radicale riduzione delle scorte e delle auto blu, ne avevano fatto oggetto delle loro relazioni i due commissari alla spending review, Carlo Cottarelli e Roberto Perotti, … ma il rottamatore Matteo Renzi ha preferito “liberarsi” di loro piuttosto che intervenire su scorte ed auto blu.   
Eppure è sufficiente dare una occhiata oltre confine per renderci conto di quanto sia spregevole questo scandalo italiano.
Negli USA, ad esempio, FBI assicura la sola tutela del Presidente e del suo Vice, mentre chiunque, politico e non, avvertisse la necessità di essere protetto non avrebbe altra scelta che quella di pagare di tasca sua il servizio di protezione fornito da agenzie private.
In Germania la scorta è assegnata solo al presidente del Bundestag, al Cancelliere ed ai ministri.
In Francia, invece, oltre ai presidenti in carica di Assemblea e Senato, hanno diritto alla scorta il Presidente della Repubblica, il premier ed i suoi ministri.
Anche in Spagna ormai hanno diritto alla scorta il Re, il primo ministro ed il presidente del Congresso dei deputati.
Infine, in Gran Bretagna, Austria ed Olanda la scorta è riservata ai Capi di Stato ed ai Premier.
Domanda: quante decine di migliaia di bisognosi si riuscirebbero a sfamare ponendo fine a questo scandaloso sperpero di denaro pubblico?

mercoledì 2 dicembre 2015

“Sai ched’è la statistica ?” si chiedeva Trilussa

Anche questo mese ISTAT ci illumina con il suo rapporto “Economia e Lavoro” dal quale risulterebbe che il tasso di disoccupazione ad ottobre sia sceso al 11,5%, vale a dire al valore minimo degli ultimi tre anni.
Nella struggente attesa di leggere il tweet con cui Matteo Renzi, con toni raggianti, si pavoneggerà e si attribuirà il merito di questo risultato, ripenso agli arguti versi con cui Trilussa rispondeva alla domanda: “Sai ched’è la statistica ?”.
Imponendomi la massima concentrazione riesco perfino a ricordare alcuni versi:
“Me spiego: da li conti che se fanno
seconno le statistiche d’adesso
risurta che te tocca un pollo all’anno:
e, se nun entra nelle spese tue,
t’entra ne la statistica lo stesso
perch’è c’è un antro che ne magna due”.
Come saggiamente evidenziava Trilussa un dato statistico può distorcere la realtà.
Bisogna, perciò, accostarlo, quando possibile, ad altri indicatori che ne possano addirittura influenzare il significato.
Ecco perché sono cauto nel prestare fede a quel 11,5% del tasso di disoccupazione senza averlo dapprima comparato con altri indicatori contenuti nel rapporto ISTAT.
Infatti, ad esempio, rilevo che nello stesso mese di ottobre il numero degli occupati, rispetto a settembre, si sia ridotto di 39.000 unità.
Perbacco! Com’è possibile che la disoccupazione sia diminuita, se nello stesso periodo si è ridotto anche il numero di coloro che lavorano ?
Secondo logica, infatti, al diminuire degli occupati si dovrebbe rilevare un aumento della disoccupazione.
L’osservazione sembrerebbe ineccepibile!
Sennonché nelle statistiche ISTAT ogni mese intervengono dinamiche che cambiano, di fatto, le basi di calcolo.
Così nel mese di ottobre, per esempio, ha inciso il fatto che 32.000 soggetti disoccupati hanno rinunciato a cercare un posto di lavoro, perché delusi e frustrati, diventando per ISTAT “inattivi”, cioè, ex-disoccupati e quindi esclusi dalla base statistica (NdR: negli ultimi 12 mesi sono ben 196.000 i disoccupati che hanno desistito dal cercare un lavoro!).
Perciò in ottobre il tasso di disoccupazione è diminuito ma non perché sia aumentato il numero di occupati (NdR: occupazione che, anzi, come si è visto si è ridotto di 39.000 unità), bensì solo perché 32.000 disoccupati, per lo più giovani, si sono rassegnati a non cercare più un lavoro.
Mi domando: qualche giornalista avrà il coraggio e gli attributi per spiegarlo a Renzi quando gonfiandosi il petto si incenserà, davanti ai microfoni, asserendo che grazie a lui la disoccupazione sta diminuendo?
A conferma ulteriore, però, che ogni dato statistico vada preso con le molle interviene un altro indicatore riportato nel rapporto ISTAT.
Il PIL del terzo trimestre 2015 (NdR: luglio-settembre) è aumentato dello 0,2% rispetto al secondo trimestre.
Vero ! Solo che a determinare, in parte, questo risultato hanno contribuito però le quattro giornate lavorative in più rispetto al trimestre precedente, giornate il cui apporto è stato decisivo per conseguire quel +0,2%.
Proprio le incertezze, che continuano a contrassegnare il trend del PIL, hanno indotto ISTAT a rivedere nel rapporto di oggi la previsione a fine 2015, riducendo ad un possibile stentato +0,8% l’indice che, fino allo scorso mese, era ancorato ad un +0,9%.
Insomma, è la riprova di quanto sia imprudente abboccare alle sparate con cui i nostri governanti, strumentalizzando i dati statistici, cerchino di portare l’acqua al loro mulino, soprattutto all’avvicinarsi di tornate elettorali.
È provato, infatti, che ogni dato statistico per sua natura dica sempre e solo una mezza verità ... quella che fa comodo.

domenica 29 novembre 2015

Poletti, meglio se parroco di campagna

Non so perché ma ogni volta che mi capita di vedere in TV Giuliano Poletti, non posso fare a meno di immaginarmelo con indosso un consunto abito talare, circondato da anziani parrocchiani in una sperduta chiesetta delle valli di Comacchio.
Invece, purtroppo per noi, lui è nientepopodimeno che il Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali dell’attuale governo.
Nulla di scandaloso, sennonché negli ultimi tempi per non essere da meno del suo boss Renzi, l’indefesso battutista, anche Poletti ha deciso di cimentarsi nel fare battute su temi sociali e del lavoro, temi però che ignora o, quantomeno, conosce solo per sentito dire.
Basta scorrere il suo curriculum, infatti, per apprendere che una volta conseguito il diploma di perito agrario il suo percorso professionale si è concretizzato soltanto attraverso incarichi di amministratore comunale e provinciale, fino a presiedere, per evidenti meriti politici, la Legacoop di Emilia e Romagna.
Insomma non è fuori luogo affermare che la poltrona di Ministro del Lavoro sia occupata oggi da un signore che non ha lavorato neppure un’ora in una fabbrica o in un ufficio, e che non avendo mai vissuto lo status di dipendente di una impresa, manifatturiera o del terziario, ne ignora le problematiche.
Con queste premesse è facile comprendere come mai il Ministro Poletti inciampi troppo spesso in divagazioni senza senso ed inspiegabili.
Così nei giorni scorsi si è rivolto ai giovani, universitari di oggi e di domani, suggerendo: “Prendere 110 e lode a 28 anni non serve a un fico, è meglio prendere 97 a 21 anni. Così un giovane dimostra che in tre anni ha bruciato tutto e voleva arrivare”.
È chiaro, in primo luogo, che Poletti ignori che, oltre alle cosiddette lauree brevi, ci siano corsi di laurea di durata maggiore che prevedono anche anni di specializzazione per poter accedere alla professione.
Non solo, ma come non sorridere alle parole “dimostra che in tre anni ha bruciato tutto e voleva arrivare”.
Poletti sembra essere all’oscuro che, secondo ISTAT, il tasso di disoccupazione giovanile, riferito a giovani di età compresa tra i 15 ed i 24 anni, superi il 44%.
Cioè, proprio la fascia di età in cui rientrerebbero quei giovani che si sono laureati a 21 anni, con qualsiasi voto, per “arrivare”.
Ma arrivare dove ?
Possibile che al Ministro del Lavoro sfugga che i giovani ci sono e sono impazienti di lavorare ma è il lavoro che non c’è ?
Pur di sorprenderci con un’altra delle sue amenità il battutista Poletti, dopo aver spronati i giovani con le sue perle di saggezza, ha cambiato argomento ed ha affermato: “Dovremmo immaginare contratti che non abbiano come riferimento l’ora-lavoro”.
E qui la sua incompetenza, del mondo del lavoro e delle variegate esigenze che lo attraversano, viene a galla in modo macroscopico.
Probabilmente, ospite di qualche convegno, Poletti, tra una dormitina e l’altra, deve aver captato che i convenuti stavano parlando di una attività, a lui sconosciuta: il cosiddetto “telelavoro” che, in effetti, non può essere misurato con il parametro “ora-lavoro”.
Il pacioso parroco di campagna che intravedo in Poletti, prima di sparare cavolate si sarebbe umilmente informato su cosa sia il “telelavoro”.
Invece no, lui è il Ministro del Lavoro e perdindirindina perché non approfittarne per buttar lì un’altra corbelleria ?
Il guaio è che Poletti, così estraneo al mondo delle imprese e del lavoro, ignora, ad esempio, che la “ora-lavoro” è indispensabile, prima di tutto, per organizzare le attività di una fabbrica o di un supermarket.
Da ciò consegue (NdR: ma forse lui non lo sa) che i lavoratori occupati prestano la loro opera in funzione di una organizzazione che prevede turni di lavoro, orari di apertura dei punti vendita, durate di accesso ai servizi, etc..
Diverso sarebbe stato se Poletti avesse affermato che i contratti dovrebbero prevedere retribuzioni più articolate e premianti per “ora-lavoro” in funzione dei diversi comparti e delle loro tipicità.
Ma tant’è, sarebbe troppo pretendere questo da un Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali del governo Renzi. 

sabato 28 novembre 2015

Bufale per l’albero di Natale

Ho il sospetto che nei sotterranei di Palazzo Chigi ci siano due aule universitarie.
In un’aula, frequentata da premier e ministri, si rilasciano lauree in ciarlataneria con master in turlupinatura.
Nell’altra aula, riservata a giornalisti e commentatori politici, si conferiscono lauree in servilismo con master in lecchinismo.
Chi non è in possesso di una di queste lauree con relativi master, infatti, non ha libero accesso né ai palazzi del potere né al soporifero salotto di “Porta a porta”.
Bruno Vespa, ad esempio, per confermare la sua cortigianeria è solito concordare con gli ospiti più importanti quali giornalisti di loro gradimento, ovviamente con master in lecchinismo, possano accedere al salotto.
Non è, però, su “Porta a porta” e sui suoi garbugli che desidero soffermarmi oggi.
Mi sembra più interessante e sollazzante, invece, dedicare un po’ di attenzione alle ultime ciarlatanate che, in questi giorni, Matteo Renzi ha dedicate ai soliti gonzi che pendono dalle sue labbra.
I media di regime, nessuno escluso, hanno dedicato ampio spazio a celebrare le generose provvidenze che il premier ha annunciato a favore dei giovani diciottenni e dei poliziotti.
Renzi, infatti, con nonchalance ha dichiarato che al compimento del loro diciottesimo anno di età a tutti i giovani sarà elargito, una tantum, un “bonus cultura” di 500 euro.
Mentre ai poliziotti, Renzi dixit, sarà erogato quel bonus Irpef mensile di 80 euro già concesso dal maggio 2014 ai lavoratori dipendenti ed assimilati.
Sorpresa ed ovvia esultanza per i milioni di italiani, destinatari di questa inattesa strenna natalizia.
Per curiosità ho cercato, a dritta e a manca, di capire da quale mese i poliziotti, insieme allo stipendio, avrebbero ricevuto il bonus di 80 euro, e da quale giorno il compimento del diciottesimo anno di età sarebbe stato festeggiato con i 500 euro del “bonus cultura”.
Mistero ! Nessun media accenna alla decorrenza !
Possibile che radio, TV e stampa, senza distinzioni, nel commentare compiaciuti le parole di Renzi si siano dimenticati di far sapere agli interessati da quando avrebbero goduto dei benefici promessi ?
Incredibile ma vero, i media non ne parlano !
Sennonché ho scoperto in un trafiletto di quarta pagina che il Ministro Padoan, rispondendo alla domanda di un giornalista, ha precisato che il bonus sia per i poliziotti che per i diciottenni non è nell’agenda del governo e che, comunque, se ne potrà riparlare, eventualmente come ipotesi, solo nella primavera 2016 qualora l’UE concedesse la flessibilità dei conti che l’Italia ha già richiesta ma per destinarla ad altri capitoli di spesa.
Insomma, carissimi poliziotti e diciottenni … “campa cavallo che l’erba cresce” !
Ovverosia, abbiamo ancora una conferma che il premier Renzi ha conseguita la laurea in ciarlataneria con 110 e lode, e che giornalisti e commentatori politici hanno seguite con profitto le lezioni di spudorato lecchinismo.
Morale: solo bufale per decorare l’albero di Natale di alcuni milioni di italiani.

giovedì 26 novembre 2015

17 secondi per rischiare un conflitto ?

Uno Stato membro della Alleanza Atlantica, la Turchia governata da Recep Tayyip Erdoğan, un despota ritenuto “democratico” dal occidente, ha abbattuto in tempo di pace un caccia russo con il pretesto che avrebbe violato lo spazio aereo.
Mi domando: perché l’abbattimento intenzionale di un aereo (NdR: ad esempio il jet russo saltato in aria sul Sinai) se fatto da Isis è atto terroristico, mentre se compiuto dalla Turchia riscuote solidarietà ed approvazione del Pentagono ?
Che USA e gli scodinzolanti governi europei si turino il naso per considerare loro sodale il despota Erdoğan è un dato di fatto assodato.
Che, però, Obama ed i governanti europei non si rendano conto che questo atto inconsulto, voluto da Erdoğan, costituisca una palese azione di guerra nei confronti della Russia, è da insensati e da irresponsabili.
Dato e non concesso che il caccia russo abbia violato lo spazio aereo turco, il suo abbattimento era l’unica opzione possibile ?
Oppure Erdoğan ha solo portata a termine una missione che qualcuno gli aveva affidata (NdR: il Pentagono (???)), cioè provocare un incidente per infliggere una punizione a Putin, reo di sostenere militarmente Assad nella lotta contro i ribelli siriani, finanziati ed armati dagli USA, e contro il sedicente Califfato ?
Certamente io sono troppo ignorante per comprendere le ragioni politiche di quello che sta accadendo, però da uomo della strada assisto agli avvenimenti e mi incazzo al pensiero che le popolazioni civili debbano subire le conseguenze di scelte che, fottendosene di loro, qualche imbesuito capoccione politico adotta perseguendo interessi inconfessabili.
A chi giova, in questo momento, inasprire le relazioni con Putin ?
Non credo, infatti, che la Russia incasserà il colpo senza reagire, soprattutto perché dalla sua ci sarebbe anche la scusante di dover vendicare la morte di due piloti, mitragliati dagli insorti siriani dopo essersi lanciati con il paracadute.
Di certo Putin è troppo astuto per vendicarsi abbattendo un aereo turco.
E' più probabile, invece, che colga l’occasione per rinsaldare la presenza della Russia nella regione, potenziando l’intervento militare russo in Siria anche con truppe di terra per cacciare oltre confine i ribelli siriani ed i jihadisti, in modo da spingerli verso est ad occupare territori iracheni e turchi.
L’obiettivo potrebbe essere quello di liberare la Siria da ribelli e tagliagole e di rifilarli da un lato ai turchi e dall’altro agli americani presenti in Iraq.
In Iraq è presente, però, anche un contingente italiano che, per non dire di no ad Obama, lo scodinzolante Renzi ha deciso di mantenere e potenziare.
Così l’Italia, che fino ad oggi ha adottato un atteggiamento pilatesco, si troverebbe in prima linea a fronteggiare con i suoi militari i tagliagole del Califfato.
Uno scenario inquietante, da quel momento l’Italia potrebbe trovarsi al posto della Francia e diventare l'obiettivo preferito del terrorismo islamista. 
C'è solo da augurarsi che una spia si accenda nei cervelli ottenebrati dei nostri governanti per impedire che ciò accada.
Spero anche che il tremebondo Matteo Renzi tiri fuori gli attributi per dissociarsi dalle parole insensate di Obama che, per giustificare lo abbattimento del caccia russo, ha dichiarato: “Ankara ha diritto a difendersi”.
Ma Mr. Obama, a difendersi da chi ? 
Da un aereo che, secondo un comunicato ufficiale di Ankara, avrebbe violato lo spazio aereo turco per la durata di soli 17 secondi?
Suvvia Mr. Obama, per favore provi a contare almeno fino a 1000 prima di scivolare in dichiarazioni così avventate ed assurde !

domenica 22 novembre 2015

Colpirne 100 per educarne 1 ?

Scoloritasi la paura ed attenuato il ricordo di quel 11 settembre 2001, ci avevano fatto credere che il terrorismo fosse stato debellato.
Infatti, per l’egoismo imperante rifiutavamo di vedere, o perlomeno ci mostravamo indifferenti di fronte agli eccidi e agli atti terroristici che hanno continuato a macchiare di sangue molte aree del pianeta.
Inoltre, per ipocrisia abbiamo continuato ad etichettare come atti terroristici solo quelli che colpivano noi occidentali e non quelli che noi occidentali commettevamo ai danni di altre popolazioni.
Mi sono sempre domandato, ad esempio, se è moralmente onesto giustificare come una banale azione di guerra e non condannare, invece, come atto terroristico le bombe “intelligenti” scagliate su un mercato iracheno, gremito di donne, bambini ed anziani, oppure su un corteo nuziale afgano.
Lo stesso dubbio che mi cruccia di fronte agli indiscriminati scempi compiuti dagli israeliani sulla popolazione civile palestinese come reazione agli attentati commessi dai seguaci di al-Fatah.
Ricordo che negli anni ‘70 ed ‘80 i terroristi di casa nostra, brigatisti rossi e neri, latravano una loro parola d'ordine “colpirne uno per educarne cento”.
La sensazione che ho da qualche tempo è che per debellare il terrorismo, dalla “seconda Guerra del Golfo” in poi, noi occidentali abbiamo adottata una strategia del tutto rovesciata rispetto a quella dei brigatisti nostrani.
Nel senso che la logica con cui si vorrebbe combattere il terrorismo sia quella di “colpirne cento per educarne uno”, come dimostrano, ad esempio, i raid aerei americani, francesi & Co, su Siria ed Iraq.  
Nei territori siriani ed iracheni occupati dall’Isis, infatti, non vivono solo jihadisti e tagliagole ma anche la popolazione civile che non è ancora riuscita a fuggire dalle grinfie del Califfato.
Uomini, donne, bambini, anziani, vittime innocenti di grappoli di bombe che, nelle intenzioni, dovrebbero debellare il terrorismo.
Grappoli di bombe, tra l’altro, che, con il pretesto della guerra al Califfato, la Russia lancia sulle zone occupate dagli oppositori di Assad, e la Turchia usa per colpire i combattenti curdi del PKK, il movimento politico che avversa il presidente Erdoğan.
Per questo, nella mia ignoranza di persona comune mi domando: questo mietere vittime soprattutto tra i civili non può esacerbare gli animi e fomentare l’odio verso l’occidente in generale e  l’Europa in particolare, creando così terreno fertile per la propaganda dei jihadisti ?
Non solo ma come non rimanere allibiti e sgomenti dopo che Putin, nel recente G20 svoltosi ad Antalya, ha denunziato senza giri di parole, e quel che è ancora più grave senza che nessuno lo abbia smentito, che a quel tavolo erano presenti anche Paesi che finanziano ed armano Isis.
In breve mi sono detto: se tra i Capi di stato e di governo, riuniti ad Antalya per decidere come combattere il terrorismo, c’erano anche quelli che il terrorismo lo armano e lo finanziano, quel G20 è stata una ignobile presa per il culo delle vittime del terrore e di noi tutti. 

lunedì 16 novembre 2015

Solidarietà al popolo francese, ma …

Semplicemente infame e ripugnante.
Non saprei come definire diversamente l’indegno sciacallaggio che individui irresponsabili, come Matteo Salvini, Daniela Santanchè e Maurizio Gasparri, hanno messo in atto già nei minuti immediatamente successivi al dramma degli attacchi terroristici a Parigi.
Di fronte a decine di vittime ed a centinaia di feriti il solo ed unico pensiero di questi inqualificabili personaggi è stato quello di speculare sulla tragedia parigina, dichiarazioni e tweet con lo squallido proposito di infiammare gli animi di altri spregevoli soggetti o, forse, solo per becero protagonismo.
Se per qualche istante avessero meditato sulle responsabilità della loro parte politica, nell’originare e mantenere le condizioni perché questi scellerati eventi accadano, si sarebbero evitata questa figuraccia da avvoltoi.
E figuracce altrettanto repellenti se le potevano evitare anche i dozzinali giornalucoli ed imbrattacarte a loro vicini.
Desidererei, però, partire proprio dalle idiozie dette e scritte da questi individui per fare qualche considerazione da cittadino che considera deprecabili e vigliacchi gli attentati terroristici di Parigi così come lo era stato quello avvenuto a Beirut due giorni prima.
L’atto terroristico, chiunque lo faccia, dovunque avvenga e chiunque ne sia vittima, è una bestiale vigliaccata che non può avere nessuna giustificazione e che dovrebbe turbare sempre le coscienze di tutti gli esseri umani che abitano i cinque continenti.
Noi occidentali, invece, rimaniamo sconvolti, ci commuoviamo ed insorgiamo solo quando il terrorismo agisce e colpisce in casa nostra.
Credo che ciò accada soprattutto perché l’occidente è  impregnato di ipocrisia.
L’occidente è ipocrita quando ha la spocchia di stabilire chi sia un dittatore e chi no, quali dittatori vadano combattuti ed eliminati ed a quali, invece, accordare amicizia e favori.
È ipocrita quando si arroga il diritto di esportare, con le bombe ed i carri armati, il suo modello di democrazia in quei paesi che intende conquistare per interessi economici o politici.
È ipocrita quando fa spallucce di fronte al dramma della Palestina, quando finge da decenni di non vedere che in quella guerra tra Davide e Golia, per reazione agli atti di terrorismo palestinese continuano a morire, sotto le bombe israeliane, migliaia di bambini, donne ed anziani.
È ipocrita quando, con i suoi interventi di aggressione militare mette a soqquadro intere aree del pianeta, ne turba gli equilibri, provoca condizioni di insicurezza e di indigenza per le popolazioni, salvo poi dimostrare la incapacità a ridare la pace a quei popoli.
Etc. etc. etc. !
La responsabilità di tanta ipocrisia è sicuramente degli Stati Uniti, ma anche di quegli striscianti governanti europei che assecondano, sempre e senza fiatare, le risoluzione degli USA.
La storia degli ultimi quindici anni è testimone che, da George Bush in poi, l’occidente è stato agente inquinante della pace e della sicurezza in molte aree del pianeta, non solo mediorientali.
Sincera solidarietà, perciò, al popolo francese ma …

sabato 14 novembre 2015

Un nodo al fazzoletto di Renzi

È probabile che gli stravizi dei bunga bunga abbiano lasciato come strascico una confusione mentale permanente.
È possibile, invece, che la perdita della capacità di collegare tra loro parole, date ed eventi sia niente altro che un disturbo irreversibile provocato dalla senilità.
Fatto sta che, ospite nello stucchevole salotto del servile Bruno Vespa, Berlusconi ha dette cose a dir poco inquietanti.
È ritornato a dissertare, ad esempio, del “patto del Nazareno” rivelando che tra gli accordi ci sarebbe stato l’impegno di Renzi a modificare la Legge Severino per ridargli l’agibilità politica dopo la condanna.
Poiché Renzi, però, “ha mancato di rispetto alla parola data”, secondo Berlusconi il “patto del Nazareno” è stato fatto a pezzi.
Una nuova versione che dovrebbe sorprendere noi comuni mortali ai quali, fino ad oggi, Berlusconi ed i suoi scagnozzi avevano narrato che a rompere il “patto” fosse stata la elezione di Mattarella a Capo dello Stato, decisa da Renzi senza un accordo con Forza Italia.
Boh ! Quale sarà la verità ?
Siamo forse di fronte a verità che ci possono essere svelate solo a spizzichi e bocconi ?
Personalmente non ho mai creduto che il “patto del Nazareno” fosse il semplice accordo per fare insieme le riforme, come volevano darcela a bere i due compari.
Era da allocchi, infatti, credere che due affaristi, marpioni e senza scrupoli, come Berlusconi e Renzi, si fossero incontrati al Nazareno, in quel freddo sabato del gennaio 2014, per parlare solo di riforme.
D’altra parte, nelle settimane successive, sotto gli occhi di tutti Berlusconi si era sfacciatamente adoperato per far sì che Renzi defenestrasse Enrico Letta e scalasse Palazzo Chigi.
E' lapalissiano, infatti, che solo dopo essere diventato premier Renzi avrebbe potuto, magari con un DL ad personam, modificare la Legge Severino per ridare la agibilità politica al suo compare pregiudicato.
Oggi, però, la domanda da porsi è: come mai Berlusconi, dopo aver continuato per mesi con la panzana della elezione di Mattarella, solo ora abbia deciso di svelare questo primo e parziale arcano del Nazareno ?
È probabile che dopo aver visto Renzi attuare uno dopo l’altro gli accordi segreti del Nazareno, dalla eliminazione delle tasse sulla casa allo stop dell’asta per le frequenze TV, dal aumento della soglia nell’uso del contante fino al ripescaggio del ponte sullo stretto, Berlusconi si sia sentito preso in giro e perciò si sia incazzato.
“Ma come, sta facendo tutto ciò che avevamo pattuito al Nazareno tranne l’unica cosa che a me interessava sul serio: la modifica delle Legge Severino ?” si sarà detto fra sé e sé, a voce alta perché sentissero anche gli ultimi tirapiedi che ancora gli sono vicini.
E così, affinché a Renzi giungesse un inquietante ma velato avvertimento, il perfido Berlusconi, fingendo di inciampare in un lapsus, prontamente rilevato da Vespa, ha assestato il suo minaccioso “tu sai che io so”.
Ad un certo punto del suo soliloquio, infatti, Berlusconi riferendosi al futuro del centrodestra ha detto che tutti saranno i benvenuti con i loro contributi ed ha precisato “… la grinta  la porterà Matteo Renzi, la determinazione la porterà Giorgia Meloni ed io porterò la mia esperienza”.
Con questo lapsus, costruito ad arte, ha messo in guardia Renzi, ma ha fornito l’indizio per individuare un altro dei patti segreti.
Il riferimento potrebbe essere all’impegno, assunto al Nazareno in vista delle elezioni politiche del 2018, di dar vita al “Partito della Nazione” nel quale dovrebbero confluire Renzi con i suoi scagnozzi, dopo aver smantellato il PD, insieme ai berlusconiani DOC, e perché no anche agli alfaniani ed ai gregari della Meloni.
Una strategia nata dal bisogno di mettere in campo una forza politica che sia in grado di sconfiggere il M5S e, nel contempo, di relegare ai margini sia la Lega che i movimenti di sinistra.
Prima di uscire allo scoperto, però, Renzi ha bisogno di tempo per sbarazzarsi del PD, ed in attesa Berlusconi non ha voluto perdere l’occasione per fargli un nodo al fazzoletto.