Da
quel 6 dicembre 2010, quando varcò i cancelli di Arcore per far visita a
Berlusconi nella sua villa, Matteo Renzi deve essere rimasto così ammaliato da
non riuscire, neppure oggi dopo tre anni, a fare a meno del Cavaliere che nel
frattempo è stato messo alla porta dal Senato perché pregiudicato.
Una
ostinazione, la sua, che potrebbe insinuare il sospetto che, in quella
occasione, Renzi sia stato stregato da Berlusconi con una qualche
pozione magica.
Per
carità, sarà pur vero che Renzi incontrò Berlusconi, allora presidente del
consiglio, perché da sindaco di Firenze voleva caldeggiare i bisogni della sua
città, però avergli fatto visita nella sua residenza privata e non averlo
incontrato, invece, in una sede istituzionale suscitò non poche perplessità.
In
realtà, i due hanno continuato ad annusarsi a distanza, ed in particolare
Berlusconi, astuto incantatore, non ha persa occasione per circuire il sindaco
fiorentino, a volte lanciando messaggi del tipo “un po’ mi somiglia perché è fuori dagli schemi”, altre volte irretendolo
con un “bravo Matteo, io ti avevo capito
quella volta che sei venuto ad Arcore”.
Ed
il vanitoso Matteo, al solo ricordo delle ore trascorse ad Arcore, va in brodo
di giuggiole.
Poco
conta, a quanto sembra, che da allora siano trascorsi tre anni, che molta acqua
sia passata sotto i ponti, e che lui oggi sia il neo-segretario del PD, se di
fatto resta immutata la accondiscendenza di Renzi nei confronti di Berlusconi.
Una
accondiscendenza che Renzi riconferma anche quando, con fervore, vorrebbe battersi
per pungolare le forze politiche a mandare definitivamente in soffitta l’ignominioso “porcellum”.
Una
accondiscendenza che si palesa con sconcertanti ed insensate modalità.
Sconcertante,
ad esempio, l’iniziativa presa da Renzi, dopo la sua nomina a segretario del
PD, di rivolgersi alle forze politiche per proporre loro tre possibili modelli
elettorali, senza aver avvertita l’esigenza, prima di tutto, di confrontarsi con
la direzione del suo partito.
Sarebbe
stato sensato, infatti, innanzitutto condividere con la direzione PD, il
modello elettorale prescelto, e verificare, solo in seguito, la convergenza sullo
stesso delle diverse parti politiche.
Renzi,
invece, ha fatta una scelta contrassegnata oltre che da scarsa considerazione per
la sua parte politica, anche da una sconcertante ingenuità.
Perfino
uno sciocco sarebbe stato in grado di prevedere che, di fronte a tre alternative,
ogni partito avrebbe manifestata la preferenza per il modello che più degli
altri privilegiasse gli interessi di bottega, vanificando così la convergenza su
questo o quel modello.
Ed
allora perché lo ha fatto ?
Probabilmente
Renzi, ancora in trance per il risultato
delle primarie, è ricorso alla proposta dei tre modelli elettorali per dare
sfogo alla sua smania di protagonismo.
Certo
è che Renzi conferma scarso rispetto per la direzione del suo partito anche quando la
convoca, con all’ordine del giorno la scelta della legge elettorale, per lunedì
20 gennaio, cioè solo dopo l'incontro con Berlusconi per accordarsi sulla
linea da seguire.
Una
scelta insensata ed inspiegabile.
Insensata
perché, anche se Berlusconi rimane il vero padre-padrone di Forza Italia, dopo
la condanna in via definitiva e la sua espulsione dal Parlamento, non ha più alcun
ruolo istituzionale che giustifichi tanta insistenza nel voler definire con lui
la legge elettorale.
L’anomalia
tutta italiana, infatti, è che, pur se raggiunto oramai da sei mesi da sentenza
definitiva, Berlusconi non è ancora ridotto in stato di detenzione domiciliare a
causa di arzigogolate procedure giudiziarie che gli consentono di condurre, a
tutto oggi, una vita pubblica.
D’altra
parte, se il vero obiettivo di Renzi fosse solo quello di confrontarsi con
Forza Italia sul possibile modello elettorale, di cosa avrebbe discusso nei
giorni scorsi con Denis Verdini, esponente di primissimo piano di quel partito
?
Non
solo, ma come mai Renzi non ha chiesto di incontrare i capi gruppo di Forza
Italia, alla Camera ed al Senato, figure
istituzionali accreditate di quel partito ?
Evidentemente
Renzi si propone di trovare, con Berlusconi, una intesa su un qualche inconfessabile
inciucio come, ad esempio, la messa a punto di modalità e tempi per far cadere
il Governo Letta ed andare al voto nei prossimi mesi.
Sarebbe
fantapolitica immaginare che un Renzi, sempre più pieno di sé, proponga a
Berlusconi di fornirgli una stampella che lo disseppellisca dalla estinzione politica
?
Se
così fosse, Matteo Renzi si darebbe la zappa sui piedi, pregiudicando in modo definitivo
qualsiasi parvenza di innovatore, esponendosi alla contestazione da parte di
quella stessa base del PD che lo ha eletto segretario e, forse, compromettendo
anche l’eventuale secondo mandato da sindaco di Firenze.
Certo è che se il “cambiamento”
di cui Renzi continua a professarsi messia è ancora l’inciuciare con
Berlusconi, beh … il fiorentino Dante Alighieri sicuramente declamerebbe: "lasciate ogni speranza o voi elettori del centrosinistra".
2 commenti:
ottima analisi !
Grazie !!!
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