giovedì 30 gennaio 2014

Dal “porcellum” al “truffarellum”

Che il popolo italiano sia, in generale, un popolo di individualisti tronfi del proprio “io”, non lo scopriamo di certo oggi.
Che questa peculiarità induca troppi di noi a sognare un proprio movimento politico personale, lo dimostrano i risultati di tutte le consultazioni elettorali che si sono svolte dal 1948 in poi.
Pretendere, perciò, che da un giorno all’altro il quadro politico si semplifichi forzosamente, riducendo a due o tre le forze politiche con rappresentanza parlamentare, è una bestialità che solo la cricca Renzi - Berlusconi poteva architettare con la legge elettorale che sarà al vaglio del Parlamento nei prossimi giorni.
Per rendersi conto quanto sia irragionevole la legge proposta basta dare una occhiata ai risultati della tornata elettorale, svoltasi il 24 e 25 febbraio 2013, e prendere atto che hanno ottenuti voti ben 47 partiti e movimenti politici.
Dei 47, però, solo 10 sono presenti, di fatto, in Parlamento.
Facendo due conti si può notare che, dei 34.002.523 voti validi, pari al 72,5% del corpo elettorale, 2.444.694 voti non si sono tradotti in una rappresentanza parlamentare.
Saranno questi i “partitini” ai quali Matteo Renzi ha dichiarata guerra?
Certamente no, perché in Parlamento sono presenti, invece, gli eletti da 4.067.806 di cittadini che hanno dato il loto voto a quei partiti, partitini e movimenti che, pur con percentuali da prefisso telefonico, si sono salvati perché aggregati ad una coalizione.
Si tratta di: Lega Nord, Fratelli d’Italia, Sinistra Ecologia Libertà, Centro Democratico, SVP, Unione di Centro.
Coalizioni che, comunque, si sono disgregate dopo il voto.
Ecco perché ha ragione la Consulta quando, a proposito delle coalizioni, motivando la incostituzionalità del porcellum,  ha scritto: … accordi tra le liste al fine di accedere al premio (ndr: di maggioranza) … in contraddizione con l’esigenza di assicurare la governabilità, stante la possibilità che, anche immediatamente dopo le elezioni, la coalizione beneficiaria del premio si sciolga o uno o più partiti che ne facevano parte ne escano”.
La coalizione appare, dunque, come un meccanismo truffaldino ideato per imbrogliare gli elettori.
Infatti, senza l’inganno delle coalizioni, dissoltesi come neve al sole, i risultati del 24 e 25 febbraio avrebbero provocato un diverso destino della legislatura, perché in realtà gli elettori avevano così tributati i loro voti:
1.         Movimento 5 Stelle: 8.689.168 voti, pari al 25,55% dei voti validi;
2.        Partito Democratico: 8.644.187 voti, pari al 25,42% dei voti validi;
3.        Popolo della Libertà: 7.332.667 voti, pari al 21,56% dei voti validi;
4.        Scelta Civica: 2.824.001 voti, pari all’8,30% dei voti validi.
Ma il sistema è truffaldino anche perché si arroga il diritto di attribuire alle coalizioni i voti ottenuti dai  movimenti che, pur coalizzati, non superino la soglia di sbarramento.
Ad esempio, a febbraio 2013 il Centrodestra si è visti assegnati i 534.251 voti ottenuti da partiti, partitini e movimenti che, inclusi nella coalizione, sono rimasti fuori dal Parlamento, e cioè: La Destra, Grande Sud, MIR Moderati in rivoluzione, Partito Pensionati, Intesa Popolare, Liberi per una Italia Equa.
Nonostante queste evidenze, la legge elettorale, concertata dalla cricca Renzi – Berlusconi, si incardina ancora una volta sul meccanismo delle coalizioni ma, avendo alzata la soglia di sbarramento per i partiti coalizzati, risulterà più truffaldina del porcellum.
Per di più è anche imbastardita dalla clausola “salva Lega”.
Sarà sufficiente, cioè, aggregare il maggior numero possibile di partiti, partitini e movimenti per fare in modo che i voti da loro ottenuti, anche non superando la soglia di sbarramento del 4,5%, contribuiscano, comunque, ad una vittoria fasulla della coalizione.
Il Capo dello Stato firmerà una legge così fraudolenta ?
Cosa ne penserà la Corte Costituzionale ?

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