Non so se sia fantapolitica cercare di comprendere se, anche in politica,
due più due faccia quattro.
Certo è che non può essere passato inosservato il susseguirsi, curioso e
sospetto, di eventi insoliti che hanno avuto al centro Beppe Grillo ed il M5S.
Dopo il risultato elettorale del 24 e 25 febbraio, a stupire, per primo,
è stato Jim O’Neill, presidente della Goldman Sachs, che a poche ore dall’apertura
delle urne aveva accreditato il responso elettorale come “abbastanza entusiasmante”, aggiungendo che il risultato ottenuto
dal M5S poteva essere il “segnale dell’inizio
di qualcosa di nuovo”.
A sorprendere, più che le parole, era stato il ruolo ricoperto dal
personaggio che le aveva pronunciate.
Eppure, la Goldman Sachs era stata oggetto delle intemperanze di Beppe
Grillo che, con il solito linguaggio virulento, l’aveva tacciata in più
occasioni di essere una banca di ebrei e di vampiri.
Per questo, la strizzatina d’occhio a Grillo ed al M5S, da parte di O’Neill,
ha suscitato un qualche stupore.
Passano soli pochi giorni, però, ed ecco che l’Ambasciatore americano a Roma,
David Thorne, parlando agli studenti del liceo Visconti rivolge loro l’invito
ad “agire come il Movimento 5 Stelle per
le riforme ed il cambiamento”.
Ohibò ! Stai a vedere che gli americani sono stati sconvolti da un colpo
di fulmine per Beppe Grillo ed il suo movimento !
Ieri accade che il guitto si presenti al Quirinale, insieme ai
capigruppo del M5S, per conferire con il Presidente della Repubblica sulle
consultazioni per il nuovo governo, e subito si diffonde la notizia che, dopo
il colloquio con Napolitano, i tre si recheranno in Via Veneto per incontrare l’Ambasciatore
americano.
Cosa sarà mai successo ? L’Ambasciatore li avrà chiamati a rapporto per
ragguagliarlo sull’incontro con il Capo dello Stato ?
In realtà, poi, l’incontro presso l’Ambasciata americana non si è svolto
ed è stato rinviato alla prossima settimana.
Come non pensare ad un dejà vu
?
Infatti, in Italia, agli inizi degli anni ’90 accaddero altre circostanze
altrettanto poco nitide, ma sempre tinteggiate a stelle e strisce.
Erano gli anni nei quali il Procuratore di Milano, Francesco Saverio
Borrelli, con il pool di magistrati lavoravano alle indagini su
tangentopoli.
Protagonista, allora, di ambigui accadimenti fu un anonimo magistrato del
pool, Antonio Di Pietro che risultò, dopo anni, essere
stato al centro di un particolare interesse, da parte di autorevoli rappresentanti
degli Stati Uniti, e di inusuali relazioni.
Come ha dichiarato, al quotidiano “La
Stampa”, l’ex Ambasciatore americano in Italia, Reginald Bartholomew, Antonio
Di Pietro nel corso delle inchieste di “mani
pulite”, intratteneva rapporti assidui con Peter Semler, Console generale americano
di Milano.
Lo stesso Semler ha ammesso, in più occasioni, di essere stato
regolarmente informato, sugli sviluppi delle inchieste in corso, da Di Pietro, resosi reo così della palese violazione del segreto istruttorio.
Non solo, ma nell’ottobre 1992, cioè nel momento top di quelle inchieste
che avrebbero messo a soqquadro la scena politica italiana, l’ente governativo
USIA (United States Information Agency)
ospitò per due settimane negli USA proprio Antonio Di Pietro, e non certo per
turismo.
I dubbi sulla correttezza del modo di agire, dell’allora PM Antonio Di
Pietro, nessuno li ha mai dissipati.
Certo è che “mani pulite”, con
o senza una regia a stelle e strisce, decretò la fine di un importante periodo
storico della democrazia italiana.
Ecco perché mi sorge un dubbio !
Vuoi vedere che, dopo 20 anni, da oltre oceano hanno pensato di affidare, a Beppe Grillo il compito di sigillare la fine di un’altro ciclo della nostra storia democratica per destabilizzare ancora una volta il nostro Paese ?
Vuoi vedere che, dopo 20 anni, da oltre oceano hanno pensato di affidare, a Beppe Grillo il compito di sigillare la fine di un’altro ciclo della nostra storia democratica per destabilizzare ancora una volta il nostro Paese ?
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