Sono anni che Marco Travaglio, dagli schermi TV, fa l’ammazzasette con
il beneplacito del rodomonte Michele Santoro, e lancia critiche, accuse e
disapprovazioni veementi a questo o quel personaggio pubblico.
È una sceneggiata che si ripete da anni, con un copione molto preciso: assoluta
assenza di un contraddittorio per la non presenza dei soggetti
contro i quali Travaglio lancia i suoi strali.
Un giorno, però, accadde qualcosa d’imprevedibile.
Fu l’occasione, per i telespettatori, di giudicare finalmente il livello
di mediocrità moralistica ed intellettuale della consolidata coppia Santoro –
Travaglio.
Era la sera del 10 gennaio 2013, su LA7 andò in onda una puntata di “Servizio Pubblico”.
Michele Santoro, sempre affamato di protagonismo, aveva deciso di tirare
la campagna elettorale a Berlusconi e lo invitò alla puntata di “Servizio Pubblico”.
Come argutamente commentò qualche ora dopo Beppe Grillo, fu chiaro a
tutti, fin dalle prime battute, che a giocare in casa fosse Berlusconi e ad
essere ospiti del programma fossero Santoro e Travaglio.
Infatti, sia il rodomonte che l’ammazzasette furono solo mediocri figuranti, sgomenti e maldestri, messi alla gogna
da uno più gigione di loro.
Non solo Travaglio non ripropose una delle sue filippiche contro
Berlusconi ma, con la coda tra le gambe, si lasciò svillaneggiare, in lungo e
in largo, proprio da colui contro il quale si era da sempre accanito.
Sono trascorsi solo due mesi da quella sera e nessuno dei due, né rodomonte
né ammazzasette, sembra aver imparata la lezione.
Infatti, l’altra sera Travaglio decide di scagliarsi, con il suo abituale
livore, contro Pietro Grasso, ex magistrato, da pochi giorni assurto alla
carica di Presidente del Senato.
Ovviamente, l’interessato non è presente e l’ammazzasette declama la sua
filippica senza contraddittorio.
Grasso, però, non ci sta ad essere vilipeso da Travaglio, prende il
telefono, chiama in diretta e sfida l’ammazzasette ad un confronto televisivo.
Travaglio sbianca, non proferisce sillaba, rivolge il suo sguardo sbigottito
verso Santoro per chiedere aiuto.
Il rodomonte, che fiuta lo scoop, invita Pietro Grasso alla successiva puntata
di “Servizio Pubblico”, ma il rifiuto
è netto perché il confronto deve avvenire subito, nel giro di pochi giorni.
I giornalisti di LA7 vanno in fibrillazione, Gad Lerner, Corrado
Formigli, Enrico Mentana, intravedendo in quel “duello” televisivo una ghiotta opportunità si affrettano ad
offrire i loro programmi.
Pietro Grasso dà la sua disponibilità a tutti, purché si faccia presto.
L’ammazzasette, però, è recalcitrante, ha paura di affrontare il
confronto senza essere fiancheggiato da Santoro e dalla solita claque.
Travaglio cerca ogni pretesto per sottrarsi al confronto, fino a
ricorrere all’infantile scusa che lui ha un contratto che lo lega a “Servizio Pubblico”.
Balla colossale, innanzitutto perché il confronto sarebbe ospitato,
comunque, da una trasmissione diffusa dalla stessa rete, LA7, e poi perché il menzionato
contratto già non gli aveva impedito di partecipare ad altre trasmissioni della
rete, come ospite, ad esempio, di Mentana e di Gruber.
Conclusione: Travaglio sfuggirà al confronto, avvalorando la convinzione
che la sua abilità sia solo quella di infierire contro qualcuno al quale, però,
non sia concessa la facoltà del contraddittorio.
Lunedì sera, invece, Pietro Grasso dovrebbe essere ospite di Corrado
Formigli, avendo come convitato di pietra Marco Travaglio.
Nel giro di due mesi, due figuracce iscritte nel curriculum di Marco Travaglio la dicono lunga su questo meschino ammazzasette.
Nel giro di due mesi, due figuracce iscritte nel curriculum di Marco Travaglio la dicono lunga su questo meschino ammazzasette.
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