venerdì 16 dicembre 2016

Nebbioline sul Colle

Se è vero, e non ho motivi per dubitarne, che al centro degli incontri che Paolo Gentiloni sta avendo in questi giorni a Bruxelles, c’è la pressante richiesta dei vertici europei, di rimuovere con impegno e rigore la “polvere lasciata sotto il tappeto” dal governo Renzi, immagino che al neo premier tremino i polsi e non sappia a che santo votarsi.
Nonostante gli apprezzamenti di rito espressi a Gentiloni, nelle stanze dei bottoni della Commissione Europea serpeggia il timore, infatti, che a causa della sordina bruxelliana sulle criticità italiane, messa in atto per non interferire con il referendum costituzionale, i governanti del nostro Belpaese si siano distratti e ne abbiano approfittato per trascurare le cose da fare.
A Bruxelles sarebbero preoccupati, in particolare, per le difficoltà in cui versa il nostro sistema bancario, per l’incerto futuro del Monte dei Paschi, per le sofferenze dei risparmiatori-clienti delle quattro banche salvate da Renzi, ma tecnicamente collassate, per la crescita del debito pubblico, per la manovra finanziaria che, priva delle coperture per diversi miliardi, richiederà una manovra integrativa già nei primi mesi del 2017.
Ora, l’invito rivolto dall’UE a Gentiloni perché non indugi a rimuovere la “polvere lasciata sotto il tappeto”, suscita in me, uomo della strada, perplessità sul modo in cui il Capo dello Stato abbia gestita la crisi e mi propone alcuni punti interrogativi.
Ad esempio:
1.     se persino l’UE si era accorta della “polvere sotto il tappeto”, possibile che Sergio Mattarella ne fosse all’oscuro?
2.     Siccome Renzi era stato sfiduciato, è vero, ma da venti milioni di elettori e non dal Parlamento, come mai il Capo dello Stato non ha ritenuto opportuno respingere le sue dimissioni e non lo ha rinviato alle Camere affinché prima di andarsene risolvesse tutte le rogne che stava lasciando, compreso l’Italicum ?
3.     Non lo ha fatto, forse, perché dovendo adottare decisioni impopolari  e ripudianti alcune scelte dei 1000 giorni di governo,  Renzi si è rifiutato di restare a Palazzo Chigi ?
4.     Sergio Mattarella aveva compreso che quei venti milioni di “NO” referendari contenevano anche una indubbia istanza di cambiamento ?
5.     E nel caso lo abbia compreso come mai ha consentito che agli italiani fosse riproposta una compagine governativa che di fatto è l’inquietante duplicato del governo Renzi ?
6.     Chi è stato l’autore del coup de theatre con il quale dal cilindro è uscito fuori il nome di Paolo Gentiloni ?
7.     Ascoltando, infatti, le dichiarazioni delle delegazioni che hanno partecipato alla sceneggiata delle consultazioni, nessuna, compresa quella del PD, ha ammesso di aver fatto il nome di Gentiloni.
Ora, posso comprendere che per Sergio Mattarella si trattava della sua prima volta (NdR: nascita di un nuovo governo) e, quindi, ha pagato lo scotto del noviziato, però non credo che al Capo dello Stato mancassero illustri e preziosi punti di riferimento con i quali confrontarsi prima di assumere decisioni di cotanta importanza per la vita e l’immagine dell’Italia.
A meno che Sergio Mattarella non abbia ascoltati unicamente i consigli di Giorgio Napolitano, solo in tal caso si spiegherebbe perché sia venuto fuori un pasticciaccio di questo tipo.  

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