Nell’apprendere
la decisione del TAR di Napoli di rimettere Luigi de Magistris sullo scranno di
primo cittadino di Napoli, non ho potuto fare a meno, giorni fa, di manifestare
il mio sconcerto e le mie perplessità sulla scombinata giustizia italiana con
il post “Giustizia? … siamo alle solite”.
Non
erano trascorse neppure 24 ore, da quel momento, che stampa e TV hanno data
notizia della volontà di Renzi di modificare la cosiddetta Legge Severino, vale a dire il Dlgs
235 del 31 dicembre 2012.
Un po’
sorpreso mi sono domandato con quali propositi il nostro Presidente del
Consiglio intendesse intervenire.
Ingenuamente
ho pensato: stai a vedere che vuole rendere più sicuro ed immediato l’allontanamento
dai pubblici incarichi di parlamentari ed amministratori disonesti, corrotti,
corruttori, indagati, condannati, etc..
Neppure
per sogno !
L’intenzione
di Renzi, infatti, sarebbe invece quella di modificare il disposto della Legge Severino, per quanto concerne gli
amministratori locali, prevedendo di far scattare la sospensione dall’incarico non
più al momento in cui fossero condannati in primo grado, bensì solo al momento
in cui nei loro confronti fosse emessa una sentenza definitiva di condanna.
Ora,
che Renzi dimostrasse una certa predilezione per disonesti e pregiudicati già lo
si era capito molto bene quando, appena eletto segretario del PD, il suo primo
pensiero era stato quello di accordarsi con l’ex cavaliere per la “tresca del Nazareno”.
Che,
però, questa sua predilezione lo induca oggi perfino a modificare la Legge Severino per salvaguardare gli
amministratori locali, condannati in primo grado da un Tribunale della
Repubblica Italiana, mi sembra davvero una dissennata corbelleria.
Innanzitutto
perché permetterebbe ad un amministratore locale, condannato in primo grado, di
continuare a gestire la cosa pubblica in attesa che arrivi, dopo anni, una
sentenza definitiva, concedendogli così la possibilità di perpetrare a lungo nuove
malefatte.
Renzi
forse ignora che il Consiglio di Stato, nell’ottobre 2013, si è espresso
affermando che una condanna di primo grado sia di per se “un requisito negativo per la capacità di continuare ad esercitare un
pubblico ufficio”.
Inoltre,
Renzi dovrebbe sapere che, per la stramberia delle nostre leggi e per le
lungaggini della giustizia, senza troppa fantasia si possa prevedere che, prima
di arrivare ad una sentenza definitiva, scatti in molti casi la prescrizione
del reato, materia questa di cui il suo connivente Berlusconi è un esperto professore.
In
altre parole ciò significherebbe che un amministratore locale, sia esso un governatore
regionale, un sindaco od un consigliere, pur condannato in primo grado, finirebbe
per essere inamovibile non per una assoluzione ma per la prescrizione del reato
da lui commesso.
Beh !
Se questa è la strada che Renzi intende perseguire per moralizzare la vita
pubblica del nostro Paese, ai cittadini onesti, e sono più di quelli che Renzi
immagina, non resta che augurarsi la rapida caduta di questo governo.
Infatti,
se davvero volesse fare un passo avanti per moralizzare le istituzioni, la Legge Severino andrebbe sì modificata, ma
disponendo la ineleggibilità e l’espulsione immediata dal Parlamento di deputati
e senatori non appena colpiti da una condanna di primo grado.
Già,
ma siccome questa ipotetica norma decimerebbe Camera e Senato, occupati, di
fatto, da decine e decine di “abusivi”, questa modifica della Legge Severino
non la proporrà né Renzi né alcun altro esemplare della kasta.
Anzi, dopo
le parole pronunciate oggi da Berlusconi “…
la decisione del TAR di Napoli di rinviare alla Consulta la Legge Severino, che
ha causato la mia ingiusta espulsione dal Senato, fanno sperare che dopo tanti
mesi oscuri la giustizia possa prevalere”, sono colto dallo assillante sospetto
che anche la abrogazione della Legge
Severino sia, invece, una delle abominevoli concessioni che Renzi ha fatto al
pregiudicato con la “tresca del Nazareno”.
Mi domando: anche queste derive in aiuto della illegalità
fanno parte del progetto renziano per “cambiare l’Italia” ?
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