lunedì 8 dicembre 2014

Il Paese dei paradossi

Non so cosa pensare del fatto che nessuno, nel nostro Paese, si sorprenda e si indigni perché un pregiudicato, che dovrebbe ritrovarsi agli arresti, almeno domiciliari, con una faccia tosta stupefacente metta il becco nello scandalo “fasciomafioso” che sta squassando il Comune di Roma, e si permetta di chiedere le dimissioni del Sindaco e della Giunta.
Eppure, quel pregiudicato è stato condannato a quattro anni non per il furto di caramelle ma per frode fiscale, cioè per aver truffato lo Stato.
Non solo, ma proprio quel pregiudicato, nel 2009 quando era presidente del Consiglio, rigettò la richiesta del Prefetto di  Latina di sciogliere il consiglio comunale di Fondi per “chiare connessioni tra figure di vertice del Comune ed alcuni membri di organizzazioni di stampo mafioso legate a Cosa Nostra, alla ‘ndrangheta ed al clan dei Casalesi”.
Mi domando: possibile che tra i molti sedicenti giornalisti, che ogni giorno ci spacciano opinioni e giudizi, nessuno si sia ricordato di questo precedente ed abbia avuto l’ardire di rammentarlo al pregiudicato esortandolo a zittirsi ?
Che tristezza prendere atto che la nostra democrazia soffra di un sistema informativo strisciante e piaggino nei confronti del potere reale ed apparente.
Perché forse non è anche meschina piaggeria quella dimostrata dai cronisti che, con microfoni e notes, erano impegnati a registrare le ultime dichiarazioni di Matteo Salvini, il segretario della Lega ?
Con la sfrontataggine che da sempre caratterizza ogni suo atto o parola, Salvini è arrivato a proporre un sindaco leghista per moralizzare l’amministrazione comunale di Roma.
Ma in forza di quale integrità della Lega l’impudente Salvini osa ipotizzare che un primo cittadino leghista potrebbe bonificare il comune capitolino ?
Salvini dà a vedere di non ricordare che proprio la Lega sia stata colta con le mani nella indecente truffa per i rimborsi elettorali commessa dai suoi vertici.
Possibile che lui, come i cronisti che lo intervistavano, abbiano dimenticato che in Lega si siano usati milioni e milioni di euro, dei rimborsi elettorali, per comprare gioielli, lauree in Albania, automobili di lusso per i figli del boss, e per ristrutturare case private ?
Ma Salvini di certo non può esibire come referenza di correttezza neppure l’ex governatore leghista del Piemonte, Roberto Cota, rinviato a giudizio per peculato, truffa e finanziamento illecito dei partiti.
L’integerrimo Cota è stato beccato nel servirsi del denaro pubblico, dei rimborsi ai gruppi regionali, anche per comprarsi mutande ovviamente di colore verde come impone l’usanza leghista.
Mi sembra paradossale che, in Italia, da un lato osino predicare la moralizzazione proprio individui con un passato truffaldino nel loro curriculum e, dall’altro, che il sistema dell’informazione si presti a fare eco a questi individui diffondendo passivamente ogni spudorata dichiarazione.

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