Nel corso delle numerose e tronfie conferenze stampa, interviste, comparsate televisive, twitt, il premier Enrico Letta si è dimenticato di citare, ohibò, che la cancellazione del finanziamento pubblico dei partiti non è opera sua, né del suo governo, ma di 31.225.867 cittadini elettori che, con voto plebiscitario, già nell’aprile 1993 ne avevano decisa l’abrogazione.
Quindi, dal 1993 ad oggi, cioè per oltre venti anni, i partiti politici hanno commessa un vera e propria ruberia, arraffando denari dalle casse dello Stato (cioè dalle tasche dei contribuenti), fregandosene bellamente del risultato di un referendum popolare abrogativo.
Una ruberia che, secondo le stime di alcuni addetti ai lavori, sarebbe costata, alle casse statali, oltre due miliardi e settecento milioni di euro.
A lasciare esterrefatti, perciò, è la compiaciuta sfrontatezza con cui Enrico Letta non solo si pavoneggia per il decreto legge approvato dal suo governo, ma fa sapere agli italiani che, comunque, la ruberia proseguirà ancora per tre anni, cioè fino al 2017, anche se gradualmente ridimensionata.
Porcaccia di una miseria, ma ci vuole una bella faccia tosta per vantarsi di una indecenza così odiosa.
Comunque, siccome quello, di cui si vanta Letta, è solo un decreto legge che dovrà passare sotto le forche caudine di Camera e Senato, è verosimile che quei marpioni che bivaccano in Parlamento lo stravolgeranno, in tutto od in parte, a tutto vantaggio dei partiti.
Intanto, dal testo del decreto legge si apprende che, già con la dichiarazione dei redditi 2013, i cittadini potranno riservare il 2 per mille ad un partito.
Quello che a me risulta incomprensibile, però, è il perché se io, cittadino contribuente, decidessi di non concederlo a nessun partito, del mio 2 per mille se ne dovrebbe appropriare lo Stato.
Trattandosi, infatti, di un chiaro gesto di liberalità che sarebbe nella mia disponibilità, di cittadino contribuente, perché mai non mi dovrebbe essere concessa la facoltà di destinare il 2 per mille per finanziare, ad esempio, associazioni di volontariato, sicuramente più etiche e molto più utili alla collettività di un qualsiasi partito politico ?
Prima di concludere un’ultima considerazione: pavoneggiandosi per questa tardiva cancellazione dell’immorale finanziamento ai partiti, Enrico Letta ha fatto finta di non ricordare che i partiti ricevono, più o meno indirettamente dallo Stato (e perciò dai contribuenti), anche altre tipologie di sovvenzione.
Mi riferisco, ad esempio, alle molte decine di milioni di euro che lo Stato elargisce a quotidiani e periodici di partito.
Una materia, questa, che per la sua singolarità mi riservo di commentare in un prossimo post.
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