Come
recita il verso di una famosa canzone napoletana, che è poi il titolo di questo post, spesso non occorrono doti divinatorie, né bisogna essere
chiaroveggenti, per comprendere e leggere cosa si nasconda nel modo di fare e
nelle intenzioni di molti nostri simili.
Prendiamo,
ad esempio, Beppe Grillo.
Che
fosse un buffone, molto prima di “laurearsi” cialtrone, lo si era intuito
assistendo alle sue performance sia in teatro che sui teleschermi.
Il
successo come buffone, anzi, lo ha ottenuto proprio grazie alla televisione
pubblica, la RAI sulla quale oggi sputa le sue invereconde e velenose
offensive.
È noto
a tutti che, dal marzo 1981 all’aprile 1984, Grillo non solo abbia poppati ingenti
compensi dalle mammelle di “mamma RAI”, ma a spese della televisione pubblica si
sia sollazzato in lussuosi viaggi in giro per il mondo con lo scopo di
realizzare due programmi: “Te la do io l’America”
e “Te lo do io il Brasile”.
È lecito
supporre che, proprio con il denaro spillato a “mamma RAI”, Grillo oggi possa
godersi la splendida villa di Sant’Ilario, a Genova, con i suoi 24 vani, le due
piscine, di cui una ovviamente coperta e riscaldata, ed uno sconfinato prato
all’inglese.
Però,
da autentico cialtrone e da fasullo moralista e censore dei vizi umani, Grillo
si è arrangiato per far sì che il suo principesco maniero fosse accatastato
come un modesto villino in modo da pagare meno tasse.
Ma il vero
guaio è che Grillo, oltre ad essere fasullo come moralizzatore, è anche e soprattutto
un fascista sovversivo che ha in spregio la democrazia, le istituzioni, la
legalità.
Lo manifesta
da anni perseguendo lo sfascio delle istituzioni e di ogni principio che facilita
la coesistenza democratica ed il confronto delle idee.
A fugare
ogni dubbio, anche dei più ottusi tra noi, sulla vocazione fascista e sfascista
di Grillo, ci ha pensato la kermesse del M5S che si è svolta in questi giorni
al Circo Massimo di Roma.
Infatti,
mentre il cialtrone si esibiva in uno dei suo consueti sproloqui senza capo né coda,
dietro di lui sul fondale del palco veniva proiettato lo slogan “O NOI O LA DEMOCRAZIA” che, credo, non
abbia bisogno di commenti.
D’altra
parte il burattinaio Casaleggio, che ispira e manovra il burattino Grillo, gli
ha fatto capire che loro non potranno mai vincere per via democratica e, per
convincerlo, continua a rinfacciargli il flop delle recenti elezioni europee.
A
maggio, infatti, Grillo era così sicuro di trionfare che, smargiassando con lo
slogan “VINCIAMONOI” era arrivato a
giurare che, se il M5S non avesse vinto, lui si sarebbe ritirato dalla scena
politica.
Ora,
come tutti sanno, il M5S non solo è uscito sconfitto dalle urne, ma ha subita una
vera e propria debacle e, ciononostante, il cialtrone è ancora lì, abbarbicato a
quella miniera d’oro che è il movimento.
Dal
palco del Circo Massimo Grillo ha rispolverato lo slogan “VINCIAMONOI” ma, questa volta, affinché non ci fossero più dubbi
sulle sue intenzioni golpiste, lo ha associato al nuovo slogan “O NOI O LA DEMOCRAZIA”.
Ma non
basta ancora !
Dallo
stesso palco nel suo farneticare Grillo ha detto: “Questa gente (NdR: il riferimento è al governo Renzi) va fermata con l’esercito. L’esercito deve
stare con gli italiani”.
Queste
parole non sono forse un ulteriore segno della vocazione golpista del burattino
genovese e del burattinaio Casaleggio ?
Già qualche
mese prima Grillo aveva tentato, senza successo, di istigare alla sedizione le
forze dell’ordine invitandole a non difendere le istituzioni ma ad unirsi al “movimento
dei forconi” che manifestava in piazza.
Insomma,
la democrazia non piace proprio né al burattinaio né al suo burattino per cui, siccome
i media sono parte integrante della vita democratica, li si aggredisce
disprezzandoli, insultandoli, denigrandoli.
Al
Circo Massimo Casaleggio si è rivolto, ai pochi giornalisti che cercavano di
intervistarlo, con queste parole: “Mi
serve che voi vi togliate dai coglioni !”.
E che
dire dell’assolutismo che regna nello stesso M5S ?
La storiellina
del “uno vale uno”, ripetuta a
pappagallo dai pentastellati, di fatto è riconosciuta da tutti, all’interno del
movimento, come l’accettazione del fatto che a decidere qualsiasi cosa sia
sempre e solo “uno”, cioè Beppe
Grillo in quanto portavoce di Casaleggio.
Coloro
che già avevano capito questo andazzo e hanno dimostrato di non condividerlo
sono stati epurati, secondo le usanze fasciste, oppure hanno preferito lasciare
il movimento.
Se è vero che la dittatura attecchisce più facilmente quando
la ignoranza della gente riempie le piazze ogni volta che parla un cialtrone, in
Italia c’è di che preoccuparsi.
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