Basta
scorrere qualche pagina di storia, non solo italiana, per rendersi conto di
quali nefande conseguenze possano provocare i fanatismi, qualunque sia la loro
matrice.
Per
questo ho provata una amara sensazione di smarrimento e di angoscia di fronte ai segnali
di sordo settarismo che sono giunti sabato, da piazza San Giovanni, e domenica,
dalla ex stazione della Leopolda.
Mi è
parso di rivivere lo stesso sconforto che, negli ultimi venti anni, mi aveva
provocato il cieco fanatismo che accompagnava ogni pubblica apparizione dell’ex
cavaliere.
La
differenza, però, è che in questo weekend ho avuta l’impressione che in campo
ci siano due fanatismi così ottusamente contrapposti da rendere impossibile la ricerca
di un qualsiasi punto di mediazione.
Infatti,
sperare che i “landiniani” smettano
di credere alle favole che raccontano loro Landini e Camusso, irriducibili
predicatori di un mondo del lavoro che non esiste più da anni, credo che sia ingenuo
e soccombente.
Così
come, per contro, illudersi che i “renziani”
rinsaviscano nel rendersi conto che il loro feticcio è, di fatto, solo un
ducetto da operetta, che ha scambiato Palazzo Chigi, l’Italia e l’Europa, per palcoscenici sui quali esibirsi sparando panzane e tweet, mi sembra, almeno per il momento, una
battaglia persa.
Il
guaio vero è che tra il fanatismo dejà vu
del “landinismo”, e quello crescente del
“renzismo”, in mezzo ci sono le molte
e drammatiche difficoltà del nostro Paese, vale a dire di tutti noi.
Un
weekend, dunque, che mi ha lasciato oltre all’amaro in bocca anche alcune preoccupazioni
di fondo.
Ho il
timore, innanzitutto, che questa zuffa tra opposti fanatismi finisca per inasprire
le tensioni sociali con conseguenze funeste per l’esistenza e la sicurezza
degli italiani.
Ho il
sospetto, poi, che Renzi, con la ostinata ricerca dello scontro all’interno del
partito democratico, si proponga di far saltare il banco per portare il Paese a
nuove elezioni nella primavera del 2015.
Un
sospetto, questo, alimentato anche dai troppi indizi che hanno fatto seguito
alla “congiura del Nazareno”, ultimo
dei quali, visti i sondaggi, la inspiegabile accondiscendenza di Berlusconi all’ipotesi
di modificare l’Italicum aggiudicando il premio di maggioranza non alla
coalizione ma alla lista.
Se così fosse, come non ipotizzare che la nave
Italia rimasta senza timone ed in fiamme, nel bel mezzo di una burrasca, non
possa essere costretta a lanciare il “mayday”
raccolto, volenti o nolenti, dalla famigerata Troika che si insedierebbe sul
ponte di comando ?
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