martedì 28 ottobre 2014

Un weekend di opposti fanatismi

Basta scorrere qualche pagina di storia, non solo italiana, per rendersi conto di quali nefande conseguenze possano provocare i fanatismi, qualunque sia la loro matrice.
Per questo ho provata una amara sensazione di smarrimento e di angoscia di fronte ai segnali di sordo settarismo che sono giunti sabato, da piazza San Giovanni, e domenica, dalla ex stazione della Leopolda.
Mi è parso di rivivere lo stesso sconforto che, negli ultimi venti anni, mi aveva provocato il cieco fanatismo che accompagnava ogni pubblica apparizione dell’ex cavaliere.
La differenza, però, è che in questo weekend ho avuta l’impressione che in campo ci siano due fanatismi così ottusamente contrapposti da rendere impossibile la ricerca di un qualsiasi punto di mediazione.
Infatti, sperare che i “landiniani” smettano di credere alle favole che raccontano loro Landini e Camusso, irriducibili predicatori di un mondo del lavoro che non esiste più da anni, credo che sia ingenuo e soccombente.
Così come, per contro, illudersi che i “renziani” rinsaviscano nel rendersi conto che il loro feticcio è, di fatto, solo un ducetto da operetta, che ha scambiato Palazzo Chigi, l’Italia e l’Europa, per palcoscenici sui quali esibirsi sparando panzane e tweet, mi sembra, almeno per il momento, una battaglia persa.
Il guaio vero è che tra il fanatismo dejà vu del “landinismo”, e quello crescente del “renzismo”, in mezzo ci sono le molte e drammatiche difficoltà del nostro Paese, vale a dire di tutti noi.
Un weekend, dunque, che mi ha lasciato oltre all’amaro in bocca anche alcune preoccupazioni di fondo.
Ho il timore, innanzitutto, che questa zuffa tra opposti fanatismi finisca per inasprire le tensioni sociali con conseguenze funeste per l’esistenza e la sicurezza degli italiani.
Ho il sospetto, poi, che Renzi, con la ostinata ricerca dello scontro all’interno del partito democratico, si proponga di far saltare il banco per portare il Paese a nuove elezioni nella primavera del 2015.
Un sospetto, questo, alimentato anche dai troppi indizi che hanno fatto seguito alla “congiura del Nazareno”, ultimo dei quali, visti i sondaggi, la inspiegabile accondiscendenza di Berlusconi all’ipotesi di modificare l’Italicum aggiudicando il premio di maggioranza non alla coalizione ma alla lista.  
Se così fosse, come non ipotizzare che la nave Italia rimasta senza timone ed in fiamme, nel bel mezzo di una burrasca, non possa essere costretta a lanciare il “mayday” raccolto, volenti o nolenti, dalla famigerata Troika che si insedierebbe sul ponte di comando ?

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