Tra l’incapacità del Governo
Letta di affrontare i veri problemi del Paese e lo stato confusionale di
Berlusconi, testimoniato da Vittorio Feltri, c’è poco da star allegri.
Anche il Presidente della
Repubblica, nel disperato tentativo di mantenere in vita quell’aborto di
governo che lui si è inventato, ci mette del suo per alimentare l’insopportabile
clima d’incertezza con il quale conviviamo da mesi.
Eppure, il giorno in cui
Napolitano ha partorita la brillante idea di mettere insieme PD e PdL, non
ignorava che da lì a pochi mesi la Cassazione avrebbe potuto condannare con
sentenza definitiva Berlusconi.
Ha preferito non tenerne conto
pur conscio della cagnara che il PdL avrebbe scatenata a difesa del suo padre
padrone.
Oddio, anche il PD era
perfettamente informato di quello che sarebbe successo ma, spinto dalla fregola
di occupare qualche poltrona ministeriale, ha accettato senza riserve un pastrocchio
dal quale non avrebbe potuto uscirne che con le ossa rotte.
In realtà, però, a me, come
penso a milioni di italiani, non ce ne po’
frega’ de meno se il PdL sia angosciato per la sorte del suo leader
pregiudicato, o se il PD abbia persa definitivamente la faccia di fronte ai
suoi elettori.
Agli italiani preoccupa,
invece, che dopo i sacrifici, imposti dal governo Monti, per ridare credibilità
al nostro Paese, sui mercati finanziari, l’Italia stia tornando ad essere meno
affidabile perfino della Spagna, e che le aste per finanziare il debito
pubblico ricomincino a registrare aumento dei tassi.
Perché è inesorabile che, prima
o poi, toccherà ai cittadini sobbarcarsi l’onere dei maggiori interessi sul
debito pubblico.
Non so se e quando il
pasticciaccio della decadenza di Berlusconi potrà avere termine, è lecito
immaginare, però, che se dovesse andare avanti ancora per qualche mese il Paese
si ritroverà nuovamente sull’orlo del precipizio.
Sull’orlo del precipizio
Berlusconi aveva già trascinato l'Italia nell’autunno 2011 e non è detto che a
distanza di due anni non ci riesca nuovamente.
Sconcerta, però, che,
nonostante i molti segnali inquietanti, Enrico
Letta ostenti così tanta sicurezza, fingendo di non rendersi conto di essere
seduto su una bomba che potrebbe saltare in aria da un momento all’altro.
Possibile che non capisca che
mentre lui si pavoneggia in giro per il mondo, in Italia per le classi più deboli ed
indifese le condizioni di vita peggiorino giorno dopo giorno?
Ha fatto in fretta il nostro
Presidente del Consiglio a dimenticare gli impegni che aveva assunti come sue
priorità, davanti alle Camere ed a tutti gli italiani lo scorso 29 aprile, con
il discorso programmatico di insediamento.
Che fine hanno fatto priorità
come la lotta alla disoccupazione, la riduzione del cuneo fiscale, il rilancio
dei consumi, il freno dell’IVA?
La riduzione del carico
fiscale sul lavoro aiuterebbe, oltre che a favorire la ripresa ai consumi,
anche a sostenere la creazione di nuovi posti di lavoro.
Con il non aumento dell’IVA
verrebbero scongiurati sia una ulteriore contrazione dei consumi, sia un
aumento dei prezzi che colpirebbe soprattutto i cittadini già gravemente provati
dalla crisi.
Secondo Confindustria, per
ridurre il carico fiscale sul lavoro, servirebbero dai tre a quattro miliardi.
Mentre, secondo il Ministero
del Tesoro, per evitare l’aumento di un punto dell’IVA, occorrerebbe un
miliardo.
Quindi, con un investimento
tra i quattro ed i cinque miliardi Enrico Letta potrebbe mantenere fede alle priorità
che costituivano i primi impegni da lui presi con gli italiani il 29 aprile.
Già, ma quei soldi sono
serviti a Letta per pagare la cambiale sottoscritta a Berlusconi pur di sedere
a Palazzo Chigi.
Così, facendo omaggio a
Berlusconi ed al PdL della cancellazione dell’IMU, Enrico Letta si è giocati oltre
4 miliardi che avrebbero potuto essere utili per dare un po’ di fiato al
sistema Italia.
Ed ora Letta cosa prospetta ai
disoccupati, ai cassa integrati, ai precari, agli esodati, ai cinque milioni di
cittadini in condizione di povertà assoluta?
Parole … parole … parole …
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