Da settimane, sulla carta
stampata ed in TV, continuano ad incrociarsi e ad accavallarsi grida di allarme
su immaginari rischi che correrebbe la democrazia in Italia.
All’origine di questa ridicola
campagna allarmistica c’è la decisione che dovrà prendere la Giunta del Senato
sulla decadenza da senatore di un pregiudicato, Silvio Berlusconi.
Tra i più invasati, nel
promuovere la grottesca operazione, Santanchè,
Brunetta, Cicchitto, Alfano, Gasparri.
Daniela Santanchè, una farneticante
a tempo pieno, è arrivata a bollare come “drammatiche
per la democrazia” le parole del Capo dello Stato, ed a gridare ai quattro
venti “ci attende un’altra battaglia, la
più importante, quella della democrazia”.
Alfano, invece, ha parlato di “sospensione della democrazia”, mentre
Brunetta, nel suo piccolo, si è limitato a sproloquiare di “decadenza
della speranza di democrazia”.
Credo, però, che il fatto
stesso che questi esseri possano proferire impunemente così tante sciocchezze,
rappresenti la prova provata che nel nostro Paese la democrazia sia stabilmente
di casa.
La realtà è che i soggetti
della loro casta non si accontentano, invece, di una democrazia che garantisca libertà
di pensiero e di parola, valorizzata dalla discrezionalità e dal godimento di
diritti.
Ebbene no!
Per loro, democrazia
significa godere di benefici indecenti, mettere le mani nelle casse dello
Stato, agire al di sopra ed al di fuori delle leggi, comportarsi da corruttori
e da corrotti, restando sempre impuniti.
Insomma, una democrazia contraffatta
a loro uso esclusivo e perpetuo.
La verità è che, proprio da
soggetti della loro specie, la vera democrazia, quella con la “D” maiuscola, è calpestata,
violentata, vilipesa.
Per colpa loro, infatti, ad
essere espropriati dei diritti democratici sono i cittadini, cioè coloro che,
invece, dovrebbero essere i veri protagonisti di una democrazia.
In questi giorni, ad esempio, come
cittadino elettore sono incazzato, perché mi sento derubato proprio di alcuni
dei miei diritti democratici.
È un ladrocinio che viene da
lontano, vale a dire da quando loro mi hanno sottratto il diritto di scegliere,
con il voto, il mio rappresentante in Parlamento.
Un fatto già grave a
sufficienza per poter affermare che mi hanno depredata una parte della mia
democrazia, perché, come recitava Giorgio Gaber “la libertà non è star sopra un albero e neppure il volo di un moscone,
la libertà è partecipazione”.
Como posso sentirmi libero se
non mi è concesso di partecipare, con il voto, a fare le mie scelte?
E l’incazzatura lievita quando
penso che, a breve, mi sarà sottratto un altro dei miei diritti democratici.
Infatti, fra una settimana, un
mese od un anno, i senatori saranno chiamati a votare a favore o contro la
decisione della Giunta sulla decadenza del pregiudicato Silvio Berlusconi.
Per un ignobile e disdicevole
costume i senatori si pronunceranno con voto segreto.
L’utilizzo del voto segreto,
da parte di individui che sono lì non a titolo personale ma in rappresentanza
dei cittadini, è un atto di una viltà e di uno squallore intollerabili.
Con il voto segreto, infatti, si
impedirà agli elettori di conoscere e valutare la scelta che ogni loro
rappresentante farà su un caso che potrebbe condizionare la vita politica e
sociale del nostro Paese nei prossimi anni.
Non solo, ma il voto segreto
si presta ad ambiguità ed inciuci di cui
i nostri politici hanno saputo dare reiterate dimostrazioni.
Con il ricorso al voto
segreto, a me, cittadino elettore, sarà impedito, pertanto, di riconoscermi, o
no, nelle scelte che faranno i miei rappresentanti.
È, o no, questo un ulteriore caso in cui il mio
diritto di partecipazione democratica sarà calpestato e violentato?
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