Sono trascorsi soli sette
giorni da quando, con altro post, rivendicavo il diritto del popolo sovrano di conoscere
come i suoi rappresentanti, al Senato, esprimeranno il loro voto sulla
delibera, della Giunta delle elezioni e delle immunità, che, quasi sicuramente,
proporrà la decadenza da senatore di Berlusconi.
D’altra parte, dopo che
agli elettori, cioè al popolo sovrano, è stato scippato il diritto di
scegliere i propri rappresentanti, con il voto di preferenza, il ricorso al
voto segreto costituisce un nuovo atto di spregevole bassezza perché si
prefigge di nascondere inciuci, accordi perversi e mercimonio di voti.
Il dubbio che possano
essere in corso manovre, per condizionare il voto sull’affaire
Berlusconi, deve essersi fatta strada in questi giorni anche tra i senatori del
M5S che hanno richiesto, al Presidente Grasso, il
voto palese.
D’altra parte, non sarebbe
la prima volta, nel Parlamento italiano, che il mercimonio di voti cambi l’esito
di una votazione.
Ne ha fatte le spese, ad
esempio, il Governo Prodi, come ha rivelato ai Magistrati di Napoli l’ex
senatore Sergio De Gregorio, confessando di aver venduto, per tre milioni di
euro, il suo voto a Berlusconi per far cadere il governo.
Figurarsi, quindi, se per
salvare il loro datore di lavoro i lacchè berlusconiani non si stiano dando da fare per corrompere franchi tiratori che affossino la probabile delibera
della Giunta.
È ributtante dover
prendere atto che in Parlamento si annidino individui squallidi, disposti a
vendere il loro voto, ed individui ancora più spregevoli che usano l’arma della
corruzione per raggiungere i loro turpi fini.
Al momento, la proposta del
M5S, apparentemente provocatoria, è stata accolta con favore da PD, UdC, SEL
e Lega.
Invece, e non ci potevano
essere dubbi, la proposta è stata respinta nettamente dal Popolo della Libertà,
per bocca di Renato Schifani che si è appigliato al regolamento.
Il PdL, infatti, confida di
poter contare sull’aiuto di una quarantina di franchi tiratori per bocciare la proposta
di decadenza da senatore di Berlusconi.
Sembra che il mercimonio di
voti sia già in corso.
A tessere la ragnatela per
la compravendita di voti dovrebbe essere il senatore Denis Verdini che,
peraltro, è così disinteressato a seguire i lavori del Senato che, in questi primi
mesi di legislatura, ha già raggiunto il record di assenteismo del 94%!
Forse che sia affaccendato in
tutt’altre faccende?
Sembrerebbe proprio di si, se è
vero, come si insinua, che abbia già rassicurato Berlusconi sulla disponibilità
di un numero sufficiente di franchi tiratori per scongiurare la decadenza.
È chiaro, però, che qualora
il Senato ricorresse al voto palese, le manovre corruttive di Verdini farebbero fiasco.
Per questo è importante chiedersi:
ma il voto palese, richiesto dal M5S e fatto proprio da Lega, PD, UdC e SEL, sarebbe
compatibile con il regolamento del Senato?
Le modalità di votazione del
Senato sono disciplinate al Capo XIII, Art. 113 (1) (2) (3) del Regolamento sul
quale, in data 6 maggio 1993, è intervenuto il parere vincolante della Giunta
per il Regolamento che ha disposto:
“… le
deliberazioni sulle proposte della Giunta delle elezioni e delle immunità
parlamentari, in materia di autorizzazioni a procedere in giudizio, siano
sottoposte alla disciplina generale relativa ai modi di votazione e, pertanto, debbano essere votate in maniera palese.
E ciò, in quanto le deliberazioni stesse costituiscono
espressione di una prerogativa dell’Organo parlamentare nell’ambito del
rapporto con altri Organi dello Stato e, dunque, non rappresentano in senso
proprio “votazioni riguardanti persone”, ai sensi e per gli effetti di cui all’art.
113, comma 3 del Regolamento. In applicazione del comma 4 dello stesso articolo
113, il ricorso al voto segreto si
rende possibile per le autorizzazioni a procedere concernenti la sottoposizione
all’arresto, la perquisizione personale e domiciliare, o altra privazione o limitazione delle
libertà personale, attenendo le deliberazioni stesse ai rapporti di cui agli
articoli 13 e seguenti della Costituzione.
La nuova interpretazione entra immediatamente in vigore.”
Per Schifani, e per i sodali
del PdL, la decadenza da senatore rientra forse tra una delle circostanze per
le quali la Giunta del Regolamento prevede il voto segreto?
Cosa
ne pensa il Presidente del Senato, Piero Grasso, che non può ignorare questo
parere della Giunta del Regolamento?
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