martedì 19 novembre 2013

A “baffino di ferro” è indigesto il cambiamento

L’accanimento, con cui Massimo D’Alema esterna la sua avversione per Matteo Renzi, è quantomeno sospetto.
Può anche darsi che il sindaco di Firenze non sia il candidato migliore, per la segreteria del Partito Democratico, ma criticarlo ed insultarlo, ogni giorno, come va facendo D’Alema, uno dei più navigati mestieranti della politica, sorprende e genera sconcerto non solo nei militanti.
Forse che tanto livore abbia origine nella decisione di D’Alema di lasciare il Parlamento per prevenire la rottamazione renziana ?
Oppure, Massimo D’Alema, gran maestro di inciuci e di appeasement, anche con Berlusconi e le sue aziende, teme che la strada del rinnovamento radicale del partito, auspicato da Renzi, non gli lasci più spazi per i suoi maneggi ?
Fa sorridere, però, che mentre non sarebbe all'altezza come segretario del partito, Matteo Renzi sia sponsorizzato proprio da D’Alema come candidato premier.
Così come sorprende che a dimostrare astio nei confronti di Renzi, con particolare virulenza, siano Massimo D’Alema ed il suo compare, l’eterno sconfitto Pier Luigi Bersani.
Credo che a tormentarli sia soprattutto l’amarezza che quel “ignorante di Matteo Renzi”, come lo ha definito D’Alema, piaccia ai segretari ed ai militanti, dei circoli del partito, che, con le votazioni svoltesi in queste settimane, gli hanno attribuito il 46,7% dei consensi, lasciando al 38,4% Gianni Cuperlo, il prediletto di “baffino di ferro”.
Oddio, che Matteo Renzi, proprio per la proclamata volontà di “rinnovare e ricostruire” il partito, sia malvisto dalla nomenklatura del Partito Democratico, è cosa nota anche ai gatti randagi del Nazareno.
Mi chiedo: se com’è prevedibile Renzi dovesse prevalere alle “primarie aperte e libere” dell’8 dicembre, D’Alema avrà l’umiltà, ma più di tutto il buon senso di riconoscere che i suoi giudizi erano ingiustificati e superficiali ?
Oppure, D’Alema, Bersani e gli altri potenti mummificati della nomenklatura boicotteranno le scelte del nuovo segretario, per impedire il rinnovamento del partito e sottrarsi, così, al loro fatale collocamento a riposo ?
In questi giorni appare evidente che il vivace vento di rinnovamento stia soffiando sullo scenario della politica italiana.
Dopo vent’anni, Berlusconi ha visto andare in frantumi la sua egemonia sul partito da lui creato per l’esclusiva difesa dei suoi interessi, mentre D’Alema si vede messo in difficoltà proprio dagli stessi militanti che, per anni, avevano creduto ciecamente al “baffino di ferro”.
Purtroppo, però, mentre i politicanti, di ogni parte e colore, sono impegnati nella partita delle poltrone, milioni di italiani continuano a patire, ogni giorno, i terribili effetti di una crisi contro la quale la politica si dimostra inetta.

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