Nel leggere le proposte, che politicanti e politologi si affannano a formulare, per una
nuova legge elettorale, sono stato colto dal dubbio di aver smarrita, con il
passare degli anni, la conoscenza semantica della lingua italiana.
Per
questo ho cercato conforto nelle pagine amiche del dizionario Le Monnier dove, alla voce “coalizione”, ho incontrata questa
definizione: “Unione, per lo più
temporanea, tra gruppi, partiti o stati per il conseguimento di obiettivi
comuni”.
Mentre
ho potuto tirare un sospiro di sollievo, rassicurato che la conoscenza della
mia lingua madre non fosse svanita del tutto, mi sono chiesto, però, come mai
tutte le proposte di legge elettorale abbiano in comune il riferimento alle “coalizioni”.
Il
dubbio nasce dalla constatazione che tutte le coalizioni, presentatesi alle elezioni
politiche del 24 e 25 febbraio scorso, abbiano registrato il fallimento
generale del loro presunto “conseguimento
di obiettivi comuni”.
Ad
esempio, la coalizione di centro-destra
aveva visti aggregati il PdL (con il
21,56% dei voti), la Lega Nord (con
il 4,08%) e Fratelli d’Italia (con l’1,95%),
oltre a 6 altre formazioni, ognuna delle quali si era fermata a meno dell’1% di
voti.
Che
gli improbabili “obiettivi comuni”,
della coalizione di centro-destra, fossero una patacca per turlupinare gli
elettori lo si è capito non appena il PdL ha deciso di far parte del cosiddetto
“governo delle larghe intese”, mentre
i conviventi della coalizione, Lega Nord e Fratelli d’Italia, si sono schierati
all’opposizione.
A
conferma dell’imbroglio, infatti, i 9.923.109 elettori che avevano votato, alla
Camera, confidando in una solida coalizione di centro-destra, hanno visto che i
loro voti, nella misura di 7.332.667 voti, quelli del PdL, sono serviti ai
berlusconiani per entrare nel governo, mentre gli altri 2.056.191 si sono accomodati
sui banchi dell’opposizione.
I
534.251 voti, sparpagliati tra le altre 6 formazioni, sono serviti invece solo per
fare un po’ di fumo.
Non
è andata meglio per la arlecchinata imbastita dalla coalizione di
centro-sinistra che aveva visti insieme il PD (con il 25,42% di voti) e Sinistra Ecologia Libertà (con il 3,20%) oltre a due formazioni
che hanno ottenuto meno dell’1% di voti.
Anche
per il centro-sinistra la bufala degli immaginari “obiettivi comuni” si è volatilizzata subito dopo le elezioni.
Infatti,
il PD, con i suoi 8.644.187 voti, ha scelto l’amplesso contro natura con il
PdL, partecipando al governo delle larghe intese, mentre 1.089.442 di voti, ottenuti
da Sinistra Ecologia Libertà, sono andati ad infoltire le file dell’opposizione.
Altrettanto
disastroso l’esito della coalizione di centro, tra Scelta Civica ed Unione di
Centro che hanno divorziato ancor prima di arrivare al talamo nuziale.
Perché,
allora, politicanti e politologi perseverano, ancora oggi, nell’intestardirsi a
proporre leggi elettorali incentrate su supposte coalizioni, quando i fatti hanno
confermato che si è trattato solo di grossolane truffe ai danni degli elettori
?
La
verità è che, senza il pretesto delle coalizioni, sarebbe arduo giustificare quell’indecente
premio di maggioranza che si vuole assegnare alla coalizione che risulti vincente.
Come
comprovato, peraltro, il premio di maggioranza non serve affatto ad assicurare “governabilità”
al Paese, un'altra favola propinata agli italiani.
Non
solo, ma è grazie all’artificio delle coalizioni se molti politicanti possono occupare, oggi, i loro redditizi scranni in Parlamento anche se i loro partiti non hanno superata la “soglia di sbarramento del 4%” prevista dalla
attuale legge elettorale.
Infatti,
senza la scappatoia truffaldina delle coalizioni, il 24 e 25 febbraio scorso sarebbero
rimasti a casa, fuori dal Parlamento, i rappresentanti di Fratelli d’Italia, Sinistra Ecologia
Libertà, Unione di Centro.
E c’è
qualcuno così ingenuo da non riuscire a comprendere come mai siano così numerosi
i politicanti che si incaponiscano per mantenere in vita le coalizioni ?
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