Da molti anni, nel nostro
Paese, percepiamo l’approssimarsi delle feste natalizie non per le luminarie che
addobbano le strade cittadine né per la presenza di abeti ornati con palline
multicolore, ma per il battage pubblicitario che dà risalto a due eventi ormai ricorrenti come il Natale:
la programmazione nelle sale cinematografiche di uno o più film panettone e la
comparsa nelle librerie di un nuovo polpettone di Bruno Vespa.
Sui film panettone c’è poco
da disquisire, cambiano solo i luoghi in cui le pellicole sono ambientate, ma
interpreti e copioni sono più o meno sempre gli stessi, procaci donzelle e gaudenti
stupidotti.
Diverso, invece, è il caso
dei dozzinali polpettoni di Bruno Vespa, dati alle stampe, ovviamente, da
Mondadori, casa editrice della famiglia Berlusconi.
Già, perché il fido Bruno
Vespa, devoto maggiordomo dei palazzi berlusconiani, ottiene ogni anno una
intervista esclusiva dal Cavaliere che diventa, così, il protagonista principale
dei polpettoni in salsa natalizia.
D’altra parte Berlusconi nutre
un’innegabile gratitudine per Vespa, che si è fatto usare come spalla nei tanti
show televisivi che il Cavaliere ha messi in scena negli studi di “Porta a Porta”; autentici momenti di
svago e di crasse risate per molti telespettatori.
Chi non ricorda, ad esempio,
il famoso “contratto con gli italiani”,
la colossale bufala andata in scena l’8 maggio 2001, oppure il viscido baciamano
di Vespa a Berlusconi per annusarne l’ “odore
di santità” ?
Questa volta, però, le
anticipazioni sull’ultima fatica dello scribacchino prefigurano un polpettone molto
simile alla “sagra delle cazzate”.
Come definire diversamente,
infatti, questa avventata e disgustosa affermazione di Berlusconi che lo
scrivano di corte riporta con soddisfazione: “i miei figli dicono di sentirsi come dovevano sentirsi le famiglie
ebree in Germania durante il regime di Hitler”.
Ora, mi domando: è mai possibile
che il Signorotto di Arcore sia rimbambito al punto di scambiare ristoranti di
lusso, night e discoteche, liberamente frequentati dai suoi figli milionari,
con i campi di concentramento ed i forni crematori in cui sono morti milioni di
ebrei ?
Ma la “sagra delle cazzate” si arricchisce di un’altra arrogante affermazione
di Berlusconi, registrata fedelmente da Vespa: “mi dicono che per avere la grazia bisogna aver iniziato a scontare la
pena. Dunque Napolitano sarebbe ancora in tempo”.
Parole che rivelano tutta la
boria e la tracotanza del signorotto brianzolo.
Berlusconi, infatti, ha
sempre escluso di voler richiedere la grazia perché, fin dal primo giorno, ha rifiutato
di riconoscere ed accettare la condanna definitiva inflittagli dalla Corte di
Cassazione.
Ora, mal consigliato dallo
stuolo di avvocati, lautamente remunerati, pretenderebbe che fosse il
Capo dello Stato a concedergliela.
Possibile che nessuno tra così
eminenti avvocati gli abbia spiegato che, innanzitutto, lui la pena non ha
ancora incominciato ad espiarla, nonostante siano già trascorsi più di tre mesi, e
poi che, con tutti i procedimenti a suo carico ed una condanna in primo grado a
7 anni di reclusione ed a 6 anni di interdizione dai pubblici uffici, per il
processo Ruby, neppure il Padreterno, sceso sulla terra, potrebbe concedergli
un atto di clemenza ?
Per concludere, però, una semplice
considerazione: ma è mai possibile che Bruno Vespa sia così sottomesso e servile,
nei confronti di Berlusconi, da non avere neppure osato sospettare che
dichiarazioni, come quelle citate, se pubblicate avrebbero trasformato il suo
polpettone in una “sagra delle cazzate”
?
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