C’è un antico adagio
popolare sul quale dovrebbe riflettere Matteo Renzi: “la gatta frettolosa fa i gattini ciechi”.
Posseduto, infatti,
da una fregola isterica più che riformista, il nostro Presidente del Consiglio
sembra interessato piuttosto a conquistare un primato cronometrico che non a
rimuovere seriamente le afflizioni del sistema politico ed istituzionale.
Lo si era già
intuito quando, nel presentare il suo improbabile crono programma, si illudeva
di poter realizzare una riforma al mese, sottovalutando la complessità dei
problemi da affrontare.
Lo si è compreso,
poi molto bene, quando ha scommesso su proposte riformiste qualificabili, con
eufemismo, tra il nefasto ed il ridicolo.
È fin troppo chiaro
che si comporti, in modo così superficiale ed avventuroso, perché vorrebbe
vincere, tra sette settimane, le elezioni europee, ma commetterebbe un errore
fatale se pensasse di scopiazzare il suo sodale Berlusconi nel turlupinare gli
italiani.
Rischierebbe di
pagarla molto cara.
Ha fatto approvare
in prima lettura, dalla Camera, una oscena legge elettorale, ricattando i suoi
stessi compagni del PD e negando ai parlamentari un confronto democratico per
apportare possibili miglioramenti e modifiche.
Tutto ciò perché doveva
onorare la cambiale che aveva firmata, al Nazareno, al vero estensore di quella
scandalosa legge, Berlusconi.
Sempre con l’arma
del ripetuto ricatto, “o si fa così o
andiamo tutti a casa”, ha ottenuta l’approvazione, dalla Camera, del DL
Delrio che non abolisce le Province, come Renzi continua a strombazzare in ogni
occasione, ma semplicemente le congela.
Infatti, continueranno
ad essere di competenza delle Province la pianificazione del territorio, dei
trasporti, dell’ambiente, della rete scolastica, oltre alla gestione della
edilizia scolastica ed al controllo dei fenomeni di discriminazione in ambito
occupazionale e promozionale.
L’unica novità è che
il Presidente della provincia ed il consiglio provinciale, in futuro, non
saranno più eletti dai cittadini ma dai sindaci e dai consiglieri comunali dei
comuni della Provincia.
Quindi Matteo Renzi
racconta una panzana quando favoleggia che sono state eliminate le Province.
Si intuisce, però,
che Renzi ricorrerà ancora all’arma del solito ricatto anche per la riforma del
Senato.
Una riforma
cervellotica e senza capo né coda.
I sondaggisti
rilevano che la cancellazione del bicameralismo perfetto sia auspicata dall’80%
dei cittadini italiani, ma sarebbe una follia farsi forte di questo dato per inventare
un nuovo ed assurdo Senato.
Un Senato, cioè, quello
che vorrebbe Renzi, del quale dovrebbero entrare a far parte a titolo gratuito,
vale a dire senza indennità aggiuntive, 127 amministratori locali, regionali e
comunali, e 21 senatori eletti dal Capo dello Stato per “altissimi meriti nel campo sociale, scientifico, artistico e
letterario”.
Mi domando, ma se
gli amministratori locali svolgessero con serietà ed a tempo pieno il mandato
affidato loro dai cittadini, come potrebbero trovare anche il tempo per
partecipare alle sedute di questo improbabile “Senato delle Autonomie” ?
Non solo, ma Matteo
Renzi si è reso conto che più che di un “Senato
delle Autonomie” si dovrebbe parlare di un “Porto di mare senatoriale”, nel quale approderebbero e dal quale
salperebbero amministratori costretti ad avvicendarsi, a livello locale, per alternanze
delle giunte, rimpasti, inchieste giudiziarie, processi ?
Stai a vedere che è proprio vero che “la gatta frettolosa fa i gattini ciechi”
!
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