Non è da oggi che l’economia
italiana appare come una autovettura costretta a procedere con il freno a
mano tirato.
A tirare il freno a
mano sono le arcaiche fisime del sindacalismo nostrano, interessato più ad
ampliare e tutelare i diritti di chi un posto di lavoro ce l’ha, piuttosto che
a preoccuparsi per chi il posto di lavoro l’ha perso o non l’ha mai avuto.
L’atteggiamento dei
sindacati, ed in particolare della CGIL, influenza i comportamenti anche di
numerosi politici della sinistra, rendendoli miopi di fronte ai disagi
reali di disoccupati, precari e cassintegrati.
Questo ottuso modo
di affrontare le problematiche del mondo del lavoro, si è riproposto, ancora
una volta, in questi giorni.
Prendiamo il decreto
sul lavoro il cui testo originale, licenziato dal governo, prevedeva, ad
esempio, che un datore di lavoro potesse prolungare fino a tre anni un
contratto a tempo determinato, ricorrendo ad 8 opzioni di rinnovo.
A seguito dei
capricci della CGIL, che in ogni contratto di lavoro non a tempo
indeterminato scorge il mostro della precarietà, gli esponenti della sinistra
del PD si sono dati da fare, in Commissione Lavoro, per ridurre le opzioni da 8
a 5.
Se avessero provato
a mettersi nei panni di un disoccupato, che da anni si sbatte in cerca della
dignità di un lavoro, si sarebbero resi conto di quanto stupida sia la modifica
introdotta al decreto.
Infatti, se il
disoccupato non è uno scansafatiche ed è alla ricerca di una occupazione per lavorare
con serietà, gli interesserebbe poco o nulla se il possibile datore di
lavoro gli rinnovasse per 5 o per 8 volte il contratto.
Anzi, per quel
disoccupato sarà molto più importante, con le
sue capacità ed il suo impegno, convincere il datore di lavoro a rinnovargli il contratto per tutti i tre anni
e, magari, a prolungarlo anche oltre.
Già, ma agli ottusi,
trincerati a difendere uno Statuto dei lavoratori fuori dal tempo, poco importa
che ad un disoccupato sia offerta l’opportunità di un lavoro che, oltre ad un corrispettivo
economico, gli dia anche la dignità di protagonista del mondo produttivo.
Sono così ottenebrati
dalla conservazione del passato che non si sono ancora resi conto che il mondo,
intorno a loro, è cambiato.
Così, quando in
occasione delle recenti festività di Pasqua, Pasquetta, 25 Aprile e 1° Maggio, molte
imprese commerciali hanno deciso di tenere aperti i loro punti vendita, per
offrire un servizio oltre che a milioni di cittadini, rimasti in città, anche a
milioni di turisti, Susanna Camusso si è indignata.
A parte il
fatto che la maggior parte dei lavoratori aveva manifestata la propria
disponibilità ad essere presente, cogliendo anche il beneficio delle maggiorazioni per il lavoro
festivo, il sindacato ha persa un’altra occasione per cavalcare la situazione.
Perché, ad esempio,
invece di sbraitare, la signora Camusso non ha avanzata alla Confcommercio la proposta di
integrare gli organici dei punti vendita, nei giorni festivi, con giovani
disoccupati da impiegare nelle attività di più facile apprendimento ?
È pur vero che
avrebbero lavorato solo pochi giorni ma, oltre a guadagnare qualche euro,
avrebbero avuta l’opportunità di un primo accostamento al mondo del lavoro e,
forse, di mettere in evidenza le loro capacità.
Ma che orrore !!! Un’altra
modalità di precariato !!!
P.S. – Per correttezza devo confessare che l’idea mi è
stata suggerita da alcuni giovani in cerca di un lavoro anche occasionale. Già,
perché il sindacato non lo sa, ma molti giovani volenterosi, piuttosto di
bighellonare, si accontenterebbero anche di lavori occasionali.
Nessun commento:
Posta un commento