Nato, cresciuto e
vissuto sempre in città, immaginavo che la frase “è peggio dell'erba gramigna” fosse solo un modo di dire popolare che
non avesse alcuna attinenza con la realtà.
Poi, un giorno, un giardiniere
mi mostrò la gramigna, una erbaccia strisciante e ramificata che, se non estirpata, muovendosi
bassa sul terreno può infestare coltivazioni e giardini.
Fu allora che compresi
non solo il senso del modo di dire popolare, ma, per similitudine, pensai che, in
realtà, l’erba gramigna vanta molti emulatori tra gli esseri umani.
Non so come mai, ma
subito mi venne in mente Renato Brunetta.
Infatti, animato da
un istinto demolitore Brunetta imperversa sulla scena politica, proprio come la
gramigna fa nei prati.
È continuamente ostile
a tutti ed a tutto.
Soffre, ad esempio,
di un complesso di inferiorità nei confronti del genere femminile, come ha
dimostrato, anche di recente, osteggiando con sberleffi le stesse sue
colleghe di partito impegnate, nel dibattito parlamentare, per far accogliere
nella legge elettorale il principio della “parità di genere”.
Oggi, poi, dileggia Maria
Elena Boschi, Ministro delle riforme ed i rapporti con il Parlamento, colpevole
solo di voler far approvare, nei tempi previsti, una riforma del Senato.
Anche se, ad onor
del vero, la riforma proposta è oggettivamente mostruosa ed improponibile, ricorrere
al dileggio personale rimane un modo di fare riprovevole.
La realtà è che
Brunetta, caricato a molla come quei fantocci che gli ambulanti esibiscono qua
e là nei mercatini rionali, si esprime solo attraverso conati velenosi contro
chiunque non la pensi come lui, ma soprattutto non sia osservante dei voleri
del suo padrone, Silvio Berlusconi.
Annoverato tra i
falchi di Forza Italia (nel suo caso sarebbe
più appropriata la definizione di falchetto) Brunetta non lesina critiche,
in queste ore, neppure a Denis Verdini nei confronti del quale, per di più, nutre
una morbosa invidia per l’illimitato accesso che gli è consentito al soglio berlusconiano.
Il falchetto rimprovera a Verdini i
tentativi per mantenere in vita il “patto
del Nazareno”, concluso in quel cruciale 18 gennaio tra Berlusconi e Renzi.
Svolazzando in testa
ad un nutrito stormo di falchi e sparviere, Brunetta vive il “patto del Nazareno” come un “abbraccio mortale” dal quale, a suo
dire, a trarne vantaggio sarebbe solo Matteo Renzi.
Il falchetto non ha ancora capito che non si
tratta di un “abbraccio mortale”, bensì
di un “abbraccio di salvataggio”
fortemente voluto da Berlusconi per uscire dalla ghettizzazione politica in cui
si era cacciato anche per le sue vicende giudiziarie
Il fatto è che la inagibilità
politica di Berlusconi, che dovrebbe essere sancita nei prossimi giorni dal
Magistrato di sorveglianza, l’approssimarsi delle elezioni europee, i presagi dei
sondaggisti, aumentano, con il passare delle ore, la irrequietezza del falchetto che ha paura di capitombolare
definitivamente nell’oblio politico.
Sarebbe la sua rovina
personale.
Infatti, non lo attornierebbero
più nugoli di compiacenti cronisti, sempre pronti a raccogliere le sue convulsioni
verbali.
I commessi di
Montecitorio potrebbero non scattare più sull’attenti al suo passaggio.
Perderebbe l’autorità
per comandare a bacchetta i componenti del gruppo parlamentare di Forza Italia
di cui, come ha bisogno di riaffermare ad ogni piè sospinto, lui è il
presidente.
Le sue sfuriate
contro il Presidente del Consiglio, la Presidente della Camera, il Capo dello
Stato, la Magistratura, la Consulta, e via dicendo, rischierebbero di essere
subissate da una valanga di pernacchie.
Insomma, una
sciagura che lo ridimensionerebbe … perfino sul piano politico.
Ecco perché il
falchetto combatte la sua personale battaglia per far saltare in aria il “patto del Nazareno” a dispetto degli
sforzi di Verdini per tenerlo in vita.
Il falchetto, meschinello, non ha ancora capito
che solo grazie al “patto del Nazareno”
anche a lui sarebbe concesso di apparire tra coloro che partecipano a riformare
il nostro Paese.
Eppure, ho sempre sentito dire che i falchi abbiano
una vista straordinaria !
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