sabato 26 aprile 2014

Matteo, il topolino in trappola

Se avessi ancora nipotini in età da apprezzare le favole, oggi saprei cosa raccontare loro.
C’era una volta un …? Assolutamente no !
Il racconto lo inizierei più semplicemente con queste parole: nelle nostre contrade si aggira un topolino tanto presuntuoso quanto grullo.
Eppure, papà topo si era preoccupato di farlo studiare, mentre mamma topo aveva dedicato anni alla sua educazione, facendo in modo che frequentasse la Chiesa, l’oratorio, i bivacchi dei mice scout.
Quel topolino, però, crescendo si era montato la testa convinto, giorno dopo giorno, di essere un grande leader perché i suoi amici apprezzavano e si divertivano alle facezie che lui squittiva con scilinguagnolo toscano.
Gli anni passano ed il nostro topolino, spinto da una ambizione senza uguali, si annoia ad essere un semplice leader di provincia ed a trascorrere le sue giornate in un Palazzo Vecchio.
Il suo sogno era di andarsene da quel Palazzo Vecchio, diventare un principe, anzi il principe assoluto per entrare nelle potenti e damascate stanze dei bottoni da cui signoreggiare su tutto il Paese.
Un sogno grandioso ed affascinante ma, proprio per questo, impossibile da realizzare senza l’aiuto spregiudicato di qualche vecchio marpione.
Pensa che ti ripensa il topolino si ricorda di aver sentito tanto parlare di un vecchio gatto spelacchiato, oramai ghettizzato dopo una vita dissoluta e manigolda, ma con una esperienza impareggiabile in espedienti, imbrogli, raggiri e tranelli per conseguire qualsiasi obiettivo.
Fu così che il topolino ambizioso, ma sempre più grullo, decise di bussare alla porta del gatto spelacchiato per implorare da lui qualche consiglio su come realizzare il suo sogno.
Anche se vecchio ed emarginato, quel gatto lestofante non aveva smarrita però la perfida prontezza nel comprendere che quel topolino, così sempliciotto ed incauto, avrebbe potuto tornargli molto utile.
Il topolino, invece, felice ed esaltato per aver acquisita l’attenzione di un così esperto e smaliziato furbacchione, non si rese conto, tra una tazza di tè ed un pasticcino, di infilarsi in una trappola perversa.
Fatto sta che, tra salamelecchi, squilli di tromba e sbandierate, il gatto promise al topolino non solo di agevolargli l’accesso alle dorate stanze dei bottoni, ma anche di sostenerlo ed agevolarlo in quella nuova esperienza.
In cambio, il topolino avrebbe dovuto tirar fuori il gatto dalla fastidiosa ghettizzazione, in cui si era cacciato lui stesso con i suoi misfatti, ed introdurlo al gran ballo a corte, in pompa magna, mascherato da riformatore e padre della patria.
Detto fatto !
Il topolino, con imbrogli e raggiri, si è infilato nelle auree stanze dei bottoni, ma …
Già c’è sempre un ma a rompere l’incanto.
Infatti, il gatto marpione, una volta uscito dal ghetto e dopo aver avuto accesso al gran ballo a corte, ha dimenticato di punto in bianco l’impegno con il topolino di sostenerlo e assecondarlo nella nuova esperienza.
Non solo ma, da navigato imbroglione, si è messo a fare di tutto e di più per sconfessare i patti e fare la festa al topolino.
Morale della favola: non ti fidare di chi, pensando al proprio tornaconto, si professa tuo alleato. Prima o poi ti volterà le spalle.

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