Se avessi ancora
nipotini in età da apprezzare le favole, oggi saprei cosa raccontare loro.
C’era una volta un …?
Assolutamente no !
Il racconto lo
inizierei più semplicemente con queste parole: nelle nostre contrade si aggira un
topolino tanto presuntuoso quanto grullo.
Eppure, papà topo si
era preoccupato di farlo studiare, mentre mamma topo aveva dedicato anni alla
sua educazione, facendo in modo che frequentasse la Chiesa, l’oratorio, i bivacchi
dei mice scout.
Quel topolino, però,
crescendo si era montato la testa convinto, giorno dopo giorno, di essere un grande
leader perché i suoi amici apprezzavano e si divertivano alle facezie che lui
squittiva con scilinguagnolo toscano.
Gli anni passano ed
il nostro topolino, spinto da una ambizione senza uguali, si annoia ad essere
un semplice leader di provincia ed a trascorrere le sue giornate in un Palazzo
Vecchio.
Il suo sogno era di andarsene
da quel Palazzo Vecchio, diventare un principe, anzi il principe assoluto per
entrare nelle potenti e damascate stanze dei bottoni da cui signoreggiare su tutto
il Paese.
Un sogno grandioso ed
affascinante ma, proprio per questo, impossibile da realizzare senza l’aiuto spregiudicato
di qualche vecchio marpione.
Pensa che ti ripensa
il topolino si ricorda di aver sentito tanto parlare di un vecchio gatto
spelacchiato, oramai ghettizzato dopo una vita dissoluta e manigolda, ma con
una esperienza impareggiabile in espedienti, imbrogli, raggiri e tranelli per
conseguire qualsiasi obiettivo.
Fu così che il
topolino ambizioso, ma sempre più grullo, decise di bussare alla porta del
gatto spelacchiato per implorare da lui qualche consiglio su come realizzare il
suo sogno.
Anche se vecchio ed emarginato,
quel gatto lestofante non aveva smarrita però la perfida prontezza nel
comprendere che quel topolino, così sempliciotto ed incauto, avrebbe potuto
tornargli molto utile.
Il topolino, invece,
felice ed esaltato per aver acquisita l’attenzione di un così esperto e smaliziato
furbacchione, non si rese conto, tra una tazza di tè ed un pasticcino, di infilarsi
in una trappola perversa.
Fatto sta che, tra salamelecchi,
squilli di tromba e sbandierate, il gatto promise al topolino non solo di agevolargli
l’accesso alle dorate stanze dei bottoni, ma anche di sostenerlo ed agevolarlo in
quella nuova esperienza.
In cambio, il
topolino avrebbe dovuto tirar fuori il gatto dalla fastidiosa ghettizzazione, in
cui si era cacciato lui stesso con i suoi misfatti, ed introdurlo al gran ballo
a corte, in pompa magna, mascherato da riformatore e padre della patria.
Detto fatto !
Il topolino, con
imbrogli e raggiri, si è infilato nelle auree stanze dei bottoni, ma …
Già c’è sempre un ma
a rompere l’incanto.
Infatti, il gatto marpione,
una volta uscito dal ghetto e dopo aver avuto accesso al gran ballo a corte, ha
dimenticato di punto in bianco l’impegno con il topolino di sostenerlo e assecondarlo
nella nuova esperienza.
Non solo ma, da navigato
imbroglione, si è messo a fare di tutto e di più per sconfessare i patti e fare la
festa al topolino.
Morale della favola: non ti
fidare di chi, pensando al proprio tornaconto, si professa tuo alleato. Prima o
poi ti volterà le spalle.
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