La superficialità ed
il dilettantismo che ha dimostrati, in questi mesi, Matteo Renzi nel gestire il
governo del Paese sono clamorosi.
Con quel permanente
sorriso canzonatorio, stampato sul viso, il marpione è convinto di poter gabbare
gli italiani, che chiaramente lui considera poveri sudditi ebeti, propinando
loro qualsiasi fregnaccia, anche la più assurda.
Probabilmente, da bonaccione quale è non si è ancora reso conto che aver fatto il sindaco, con più ombre che luci,
di una città seppure importante come Firenze, ha costituito per lui un impegno
ben lontano da quello richiesto al capo del governo di un Paese travagliato da
una miriade di problemi e difficoltà; una situazione che farebbe tremare i
polsi anche a personaggi ben più qualificati e capaci di lui.
Ho l’impressione che
Renzi, dopo aver fatto un giretto con il pattino nel mare piatto della riviera
romagnola, sotto lo sguardo vigile del bagnino, si sia montata la testa al
punto da volersi mettere ai comandi di un transatlantico, pur ignorando le più
elementari regole della navigazione.
Imbarcati su quella
nave, purtroppo, ci sono sessanta milioni di italiani il cui destino è nelle
mani di un maldestro e sprovveduto comandante.
Ecco perché, ad una
settimana dall’ultima malinconica navigazione della Costa Concordia verso il
porto di Genova, continuo ad essere sorpreso di quante analogie si possano ravvisare
tra le sventure di quella nave da crociera ed il governo Renzi.
Ai comandi della Costa Concordia c’era un individuo maldestro
e scriteriato che portò la nave sugli scogli per lo stupido desiderio di “fare
l’inchino” all’isola del Giglio.
Il caso vuole che
anche il governo italiano rischia di finire sugli scogli per l’altrettanto insulsa
smania di Renzi di “fare l’inchino”
alla residenza di Arcore ed al suo signorotto.
Pur di fare l’inchino all’isola del Giglio quell’incapace
comandante ignorò che era suo fondamentale dovere salvaguardare la sicurezza dei
passeggeri a lui affidati, causando la perdita di 32 vite umane ed il ferimento
di alcune centinaia di persone.
Dal canto suo Renzi,
più preoccupato di fare salamelecchi a Berlusconi che non a risolvere le
difficoltà degli italiani, non fa nulla per evitare che migliaia di imprese
cessino le loro attività, che la disoccupazione giovanile si avvicini a grandi
passi al 50% e che più del 20% delle famiglie italiane “navighi” in condizioni
di povertà assoluta o relativa.
Dopo trenta mesi di industriose e complesse manovre, la
Costa Concordia è stata finalmente rimossa dallo sciagurato stato in cui era
stata scaraventata dalla incapacità e dalla sconsideratezza del suo comandante,
provocando alla società armatrice il pesante onere di almeno un miliardo e
mezzo di euro.
È difficile
prevedere se, come e quando il governo Renzi potrà tirare fuori il Paese dal malessere
che lo attanaglia, ammesso e non concesso che ci riesca; è ancora più difficile,
però, prevedere quale potrà essere il tributo “lacrime e sangue” che gli
italiani saranno costretti a pagare per l’imperizia e la superficialità del
loro comandante.
@ @ @
In questo frangente confesso che mi piacerebbe, solo per
un momento, poter indossare l’uniforme del capitano di fregata Gregorio De
Falco, capo della sala operativa della Capitaneria di porto di Livorno, ed urlare
a squarciagola: “Renzi, scenda subito da quella nave … cazzo !”
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