lunedì 4 agosto 2014

Renzi e Schettino, dilettanti allo sbaraglio

La superficialità ed il dilettantismo che ha dimostrati, in questi mesi, Matteo Renzi nel gestire il governo del Paese sono clamorosi.
Con quel permanente sorriso canzonatorio, stampato sul viso, il marpione è convinto di poter gabbare gli italiani, che chiaramente lui considera poveri sudditi ebeti, propinando loro qualsiasi fregnaccia, anche la più assurda.
Probabilmente, da bonaccione quale è non si è ancora reso conto che aver fatto il sindaco, con più ombre che luci, di una città seppure importante come Firenze, ha costituito per lui un impegno ben lontano da quello richiesto al capo del governo di un Paese travagliato da una miriade di problemi e difficoltà; una situazione che farebbe tremare i polsi anche a personaggi ben più qualificati e capaci di lui.
Ho l’impressione che Renzi, dopo aver fatto un giretto con il pattino nel mare piatto della riviera romagnola, sotto lo sguardo vigile del bagnino, si sia montata la testa al punto da volersi mettere ai comandi di un transatlantico, pur ignorando le più elementari regole della navigazione.
Imbarcati su quella nave, purtroppo, ci sono sessanta milioni di italiani il cui destino è nelle mani di un maldestro e sprovveduto comandante.
Ecco perché, ad una settimana dall’ultima malinconica navigazione della Costa Concordia verso il porto di Genova, continuo ad essere sorpreso di quante analogie si possano ravvisare tra le sventure di quella nave da crociera ed il governo Renzi.
Ai comandi della Costa Concordia c’era un individuo maldestro e scriteriato che portò la nave sugli scogli per lo stupido desiderio di “fare l’inchino” all’isola del Giglio.
Il caso vuole che anche il governo italiano rischia di finire sugli scogli per l’altrettanto insulsa smania di Renzi di “fare l’inchino” alla residenza di Arcore ed al suo signorotto.
Pur di fare l’inchino all’isola del Giglio quell’incapace comandante ignorò che era suo fondamentale dovere salvaguardare la sicurezza dei passeggeri a lui affidati, causando la perdita di 32 vite umane ed il ferimento di alcune centinaia di persone.
Dal canto suo Renzi, più preoccupato di fare salamelecchi a Berlusconi che non a risolvere le difficoltà degli italiani, non fa nulla per evitare che migliaia di imprese cessino le loro attività, che la disoccupazione giovanile si avvicini a grandi passi al 50% e che più del 20% delle famiglie italiane “navighi” in condizioni di povertà assoluta o relativa.
Dopo trenta mesi di industriose e complesse manovre, la Costa Concordia è stata finalmente rimossa dallo sciagurato stato in cui era stata scaraventata dalla incapacità e dalla sconsideratezza del suo comandante, provocando alla società armatrice il pesante onere di almeno un miliardo e mezzo di euro.
È difficile prevedere se, come e quando il governo Renzi potrà tirare fuori il Paese dal malessere che lo attanaglia, ammesso e non concesso che ci riesca; è ancora più difficile, però, prevedere quale potrà essere il tributo “lacrime e sangue” che gli italiani saranno costretti a pagare per l’imperizia e la superficialità del loro comandante.
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In questo frangente confesso che mi piacerebbe, solo per un momento, poter indossare l’uniforme del capitano di fregata Gregorio De Falco, capo della sala operativa della Capitaneria di porto di Livorno, ed urlare a squarciagola: “Renzi, scenda subito da quella nave … cazzo !”

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